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1: L’Insubria è una
regione storico - geo-
grafica, corrispondente
all’antico territorio in
passato abitato dagli
Insubri, popolazione
celtica che ha abitato
la regione dei laghi
prealpini nel IV -V
secolo a.C.
1. Svizzera e Ticino
1.1. Inquadramento Territoriale
La Svizzera è uno stato interno dell’Europa, si estende nella parte centro-
occidentale del sistema alpino; ha confini con la Francia, la Germania, il
principato di Liechtenstein, l’Austria e l’Italia. Per eccellenza è uno stato di
montagna, che ha saputo trarre profitto dalla sua particolare posizione
geografica, trovandosi in un’ area di intenso traffico tra l’Europa centrale
e quella meridionale, tra il mondo germanico e quello latino. Il nucleo
originario della Svizzera si è formato nel XIII secolo con l’unione dei tre
cantoni di Schwyz, Uri e Unterwalden, come “stato di valico”, che si è poi
esteso da un lato verso il Giura e la valle del Reno, dall’altro verso le valli
che immettono nella pianura padana.
Attualmente la svizzera è composto da 26 stati detti tradizionalmente
Cantoni, anche se tra stati e cantoni non sempre c’è corrispondenza
fisica.
Il Canton Ticino è il cantone più meridionale della Svizzera, sul versante
sud delle Alpi. Prende il nome dal fiume Ticino che lo attraversa dalla
sorgente: il Passo della Novena, fino al Lago Maggiore. Il territorio
cantonale rappresenta l’area più settentrionale dell’Insubria
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e
l’Amministrazione Cantonale è membro di diritto della comunità della
Regio Insubrica.
1.1.1 Geografia
Più del 60% del territorio svizzero rientra nell’area alpina, che ne occupa
la parte centro-orientale e quella meridionale. Appartiene alla Svizzera il
versante settentrionale delle Alpi Pennine e, più a Est, quello delle Alpi
Lepontine, di cui però ne possiede anche la massima parte di quello
meridionale. Un’altra area montuosa si estende nella parte nord-
occidentale della Svizzera, tra il lago di Ginevra e il corso del Reno: è la
regione del Giura, costituita da una serie di catene parallele, le cui vette
non arrivano a 1700 metri; queste catene orientate da sud-ovest a nord-
est, sono separate da numerose e ampie valli longitudinali; non mancano
delle valli trasversali, rappresentate da gole profonde chiamate “cluses”,
per le quali defluiscono i corsi d’acqua. Tra le Alpi e il Giura e tra il lago
di Ginevra e quello di Costanza si estende un’area centrale di altipiani e
di colline, ricca di fiumi e di laghi: è il “Mittelan” o regione centrale, tale
non solo per la sua posizione mediana e inquadrata tra rilievi, ma
soprattutto perché è il vero centro economico e demografico del paese.
Le Alpi, l’altopiano centrale e il Giura sono dunque le tre parti essenziali
della Svizzera, ciascuna delle quali si distingue per particolari aspetti del
paesaggio, per proprie condizioni naturali e umane.
Il Canton Ticino è quasi completamente circondato dall’Italia, con la
quale confina a est, ovest e sud. A nord-ovest confina con il Canton
Vallese ed a nord con il Canton Uri, mentre a nord-est con il Canton
Grigioni. La sua superficie è di 2812 kmq, dei quali circa tre quarti sono
considerati territorio produttivo. Le foreste coprono circa un terzo
dell’area del Cantone, ma anche i laghi compongono una parte
considerevole del territorio.
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Il Ticino è il principale fiume del Cantone. Gran parte del Sopra-ceneri, la
parte settentrionale del Cantone, è stata modellata dal fiume, che vi
forma un’ampia valle conosciuta come Piano di Magadino.
Gran parte del territorio è tradizionalmente considerato come parte delle
Alpi ma la punta meridionale, il Mendrisiotto, può essere accorpata alla
piana del fiume Po. Il Cantone è tradizionalmente diviso in due grosse
regioni separate dal Monte Ceneri, dette per l’appunto Sopraceneri e
Sottoceneri.
1.1.2 Demografia
Alla fine del 2008, la popolazione della Svizzera era di circa 7.600.00
abitanti, suddivisa in lingua e cultura tedesca, francese e italiana. La
maggior parte si concentra nell’area compresa tra le Prealpi e il Giura;
altre aree di elevata densità sono le sponde dei maggiori laghi e alcune
vallate che attraversano le Prealpi, mentre una vasta area disabitata si
estende nelle parti più alte delle Alpi e comprende quasi un terzo del
territorio.
Nel Canton Ticino, a fine 2007 la popolazione cantonale ammontava
a 328.500 abitanti, ma circa 100.000 ticinesi vivono all’estero
soprattutto in Italia, Germania e Francia. Attualmente la popolazione
del Ticino è composta, per quasi un quinto, da persone di diversa
nazionalità come: italiani, portoghesi, spagnoli, turchi, albanesi e
greci.
1.1.3 Lingua
Le lingue parlate in Svizzera sono fondamentalmente quattro, che per dati
risalenti all’anno 2000, sono così differenziate: il tedesco è parlato dal
63,7% della popolazione, il francese dal 20,4%, l'italiano dal 6,5% e il
romancio dallo 0,5%. Le prime tre sono lingue "nazionali e ufficiali" a
livello federale. Dal 1938 anche il romancio è "lingua nazionale" e dal
1999 è pure lingua ufficiale nei rapporti con le persone di lingua
romancia". Vale a dire che ogni documento ufficiale pubblicato in
Svizzera deve essere disponibile in tedesco, francese e italiano, mentre se
ne fornisce una versione in romancio solo su richiesta.
La lingua ufficiale del Canton Ticino è l’italiano, ancora molto diffusa,
specie nelle valli, l’utilizzazione di forme dialettali. Nel corso del XX secolo
in Ticino si è assistito ad un progressivo accrescimento della comunità di
lingua tedesca. Molte persone si sono infatti spostate dai Cantoni di
lingua tedesca, al sud delle Alpi. A questi, si aggiunge annualmente
durante la stagione estiva un gran numero di turisti. La lingua tedesca
gode quindi in Ticino di uno status particolarmente elevato, ed è
conosciuta da ampi strati della popolazione.
1.1.4 Economia
Fin dalle origini la Svizzera è stata un paese commerciale, che ha tratto
grande vantaggio dalla sua posizione lungo le più importanti vie del
commercio europeo. Inizialmente l’area montana, con la sua funzione di
transito, aveva un ruolo principale nello sviluppo iniziale della Svizzera,
oggi il posto più importante spetta all’altopiano centrale;
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è qui che da paese commerciale in origine è divenuto poi paese
industriale. Questa trasformazione ha avuto conseguenze notevoli anche
sull’agricoltura, che progressivamente si è specializzata verso la coltura
dei prati e dei pascoli con sviluppo dell’allevamento del bestiame.
Attualmente i prati e i pascoli occupano il 41,8% della superficie totale.
L’industria ha avuto negli ultimi 100 anni uno sviluppo considerevole
soprattutto quella orologiera, diventando uno dei settori più importanti.
L’800 vide nascere in terra elvetica anche molte banche, alcune delle
quali oggi diventate dei colossi del mercato globale, come l’UBS, dopo le
varie fusioni e il Credit Suisse. Oggi la Svizzera si basa soprattutto sul
settore dei servizi ed è sede di molte multinazionali.
Nel Canton Ticino ci sono numerose valli, in particolare quelle superiori
della Vallemaggia, che sono sfruttate intensivamente a partire dagli anni
‘60 per la produzione di energia idroelettrica. Nelle aree settentrionali
permangono comunque anche l’allevamento di bestiame e l’agricoltura
di montagna. Il paesaggio, i laghi, il clima mite del Cantone, in
particolare se confrontati con i Cantoni dell’Oltralpe, attraggono molti
visitatori dal resto della Svizzera e dal nord Europa. Il turismo, dopo le
prime esperienze di fine ‘800, è stato a lungo il settore economico più
importante del Cantone; soltanto a partire dal secondo dopoguerra vi è
stata una progressiva diversificazione dell’economia, con un’accresciuta
rilevanza del settore finanziario.
Per quanto riguarda il settore secondario, nel Canton Ticino è presente
un’industria leggera, concentrata principalmente nelle aree circostanti le
tre città principali: Lugano, Locarno, Bellinzona. Il Mendrisiotto, grazie
alla vicinanza con l’Italia, sta sviluppando negli ultimi anni una vocazione
ad attrarre centri logistici, per lo smaltimento di merci in partenza verso i
mercati del nord. Sul Piano di Magadino e nell’area a nord di Lugano si
segnalano inoltre diverse imprese a carattere innovativo.
1.2 Cenni storici
1.2.1 La Svizzera
Un importante avvenimento per la storia del Ticino e della Svizzera e stata
l’immigrazione dei Celti, la data dell’avvenimento non ha una posizione
certa, di sicuro il mondo alpino, prealpino e la Pianura Padana subirono
notevoli cambiamenti dovuti alla migrazione dei Celti, che dilagarono
nella Pianura Padana, sconfissero gli Etruschi e vi si insediarono. Le
popolazioni alpine si fusero rapidamente con essi assorbendone la
cultura, tecniche artigianali, concezioni artistiche, modi di organizzazione,
alcuni culti e la lingua. Infatti l’arte casearia con le tecniche di
lavorazione del latte, l’alpeggio e il pascolo derivarono dai Celti. Le
prime notizie certe risalgono all’epoca delle campagne di Cesare. Da
quest’epoca comincia la colonizzazione latina della Svizzera, che fu
intensa, sebbene la regione non raggiunse mai l’alto grado di civiltà delle
altre province centrali dell’Impero. Gli Elvezi divennero leali sudditi di
Roma, che rafforzò il suo dominio con colonie di veterani.
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Il territorio che sarebbe poi stato della Confederazione svizzera fu diviso,
dopo la fine del dominio romano, nel gruppo cattolico (Burgundi) e in
quello pagano (Alemanni). Solo i Grigioni rimasero chiusi all’invasione
germanica. Le valli subalpine erano sotto la dominazione dei Longobardi.
La storia della Confederazione ha inizio nel 1291, quando i tre Cantoni
originari rinnovarono e rinsaldarono un patto precedente, ottenendo il
riconoscimento giuridico da parte di Ludovico il Bavaro.
La Confederazione saldamente costituita iniziò la politica di espansione,
entrando in lotta con i Visconti per le valli subalpine, rallentando sempre
più i vincoli che l’obbligavano all’Impero.
Ormai matura per l’indipendenza completa la Confederazione batteva
nel 1499 gli Auburgo e la Lega Sveva: nella pace di Basilea,
Massimiliano I lasciava cadere tutti i processi iniziati dalla Camera
imperiale contro i Cantoni per il loro rifiuto di accedere alla nuova
riforma generale dell’impero. Vinta la sua prima “guerra nazionale”, la
Svizzera manifestò la sua indipendenza non partecipando alla ricezione
del diritto romano che avveniva allora in Germania e completando la sua
espansione con l’accettazione dei tre nuovi Cantoni di Basilea, Sciaffusa e
Appenzell. Una svolta fu segnata dalle guerre d’Italia del primo
Cinquecento, che, con il servizio mercenario e con il sistema delle
“pensioni” agli uomini politici svizzeri, incrinò l’unità dei Cantoni: i
contrasti tra Cantoni occidentali e orientali provocò la sconfitta di
Marignano e la fine dell’invincibilità della fanteria svizzera. L’alleanza
perpetua con la Francia suggellò questo periodo di lotte per l’espansione
al di qua delle Alpi.
Diffusesi nel secondo Settecento le idee dell’Illuminismo, che della
Svizzera da allora fecero la tipica “mediatrice spirituale”, la rivoluzione
francese vi fu considerata con entusiasmo nelle campagne e nei paesi
sudditi: le idee vi furono propagate soprattutto da F.C. de La Harpe e P.
Ochs. Sorte analoga alle altre formazioni del genere ebbe la francese
Repubblica Elvetica del 1798-1803; il periodo napoleonico, regolato
dall’Atto di Mediazione, vide ritornare, con le autonomie locali, anche
molte situazioni reazionarie e segnò l’abbandono di ogni tradizione
militare e della secolare neutralità svizzera.
Per l’azione di Alessandro I le potenze della Santa Alleanza riconobbero,
alla seconda pace di Parigi (1815), la nuova Confederazione di 22
Cantoni, affermando solennemente il principio della neutralità perpetua
(armata della Svizzera) come corrispondente ai veri interessi politici
dell’intera Europa. Durante la Restaurazione il movimento liberale prese
lentamente piede nella Confederazione, divenuta nel frattempo rifugio di
emigrati di tutti i paesi d’Europa. Esso trionfò nel 1831, ma condusse di
nuovo alla scissione dei due gruppi radicale e conservatore, nella
questione della revisione della Costituzione in senso unitario. Lo scontro
armato evitato nel 1830-31, non si potè evitare una quindicina di anni
dopo e fu la guerra del Sonderbund, finita con la vittoria dei radicali
prima ancora che le potenze conservatrici dell’Europa avessero potuto
intervenire a favore dei cattolici. Poco dopo, le rivoluzioni del 1848
lasciarono la Confederazione libera di compiere le proprie riforme.