Introduzione
Introduzione
Il presente lavoro di tesi nasce dall’esigenza di realizzare una tecnica
innovativa che apporti un miglioramento nelle attuali metodologie per
l’acquisizione digitale di oggetti di dimensioni elevate in forma
tridimensionale.
Il problema fondamentale che si riscontra, allorchØ si voglia digitalizzare
con un sistema di tipo ottico, la superficie di un oggetto, è relativo alla
ricostruzione della superficie complessiva per mezzo dell’unione di piø
acquisizioni parziali (in genere per la ricostruzione in formato digitale della
superficie di un oggetto è necessario fare numerose scansioni per ottenere
una copertura totale nell'acquisizione).
Con gli attuali metodi si riscontrano notevoli difficoltà in tale ambito a
causa di particolari motivi quali l’impossibilità, per i reperti, di essere
rimossi dalla loro posizione e di apporre opportuni marker di
riconoscimento (utilizzati come riferimenti nell’assemblaggio delle viste)
sulle superfici.
L’obiettivo della tecnica studiata è per quello di superare queste difficoltà
che sono intrinseche al problema ed a cui gli attuali metodi in uso non
consentono di dare una risposta soddisfacente.
La tesi, che si articola in quattro capitoli, inizia con una panoramica sugli
attuali metodi di acquisizione digitale, soffermandosi sui metodi di tipo
ottico ed in particolare sul laser scanning. Successivamente, analizzata la
problematica in esame, viene sviluppata la tecnica, attraverso la risoluzione
del problema geometrico ad essa legato, ed infine implementata in un
procedura di calcolo. La fase sperimentale, descritta nel terzo capitolo,
consiste nell’acquisizione della superficie di un oggetto con tale tecnica, al
fine di verificarne, successivamente nel quarto capitolo, la validità in
relazione ai risultati ottenuti.
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
Capitolo 1
Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di
forme
1.1 Introduzione
Con il termine Reverse Engineering (RE) si individua una metodologia che
consente, partendo dal modello fisico, di risalire alla sua descrizione
matematica. Piø precisamente, mentre i comuni processi dell’ingegneria
tendono a realizzare la trasformazione di idee, concetti e modelli in oggetti
reali, le tecniche di reverse engineering sono volte a realizzare l’operazione
inversa, cioè la trasformazione di oggetti esistenti in modelli e concetti, da
impiegare come punto di partenza per eventuali analisi o rielaborazioni [1].
In questo primo capitolo, dunque, dopo una panoramica relativa alle varie
fasi in cui è articolato l’intero processo o ciclo di RE, sarà illustrato piø
dettagliatamente la fase di rilievo di forma e delle tecniche ottiche
impiegate, in particolare la fotogrammetria attiva e passiva, impiegata nella
fase sperimentale del presente lavoro di tesi.
Il rilievo di forma è uno degli argomenti di maggiore attualità nel campo
dell’ingegneria industriale, trovando una vasta gamma di possibili
applicazioni oltre a quelle nell’ambito del reverse engineering (come
vedremo meglio nel corso del capitolo la fase di acquisizione dei dati altro
non è che la creazione di un formato digitale di superfici reali); si va infatti
dall’analisi della concorrenza attraverso la restituzione digitale delle forme
al controllo di qualità dei prodotti industriali, dalla creazione di modelli da
inserire in ambienti creati attraverso la realtà virtuale alla ricostruzione o al
restauro di manufatti appartenenti al campo dei beni culturali.
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
1.2 Reverse Engineering
Le tecniche di RE ricoprono un ruolo di fondamentale importanza
all’interno del processo d’individuazione di una descrizione 3D in formato
digitale, quale per esempio un modello CAD (Computer-Aided Drafting), di
un oggetto fisicamente esistente.
Tale processo, che può essere definito multi stadio, si realizza attraverso
una prima fase in cui l’oggetto viene acquisito e digitalizzato, per mezzo di
sensori di misura della posizione, che definiscono le coordinate dei punti
della superficie; il risultato di questa fase è la cosiddetta “nuvola di punti”
(points cloud). Una volta acquisiti i dati, devono essere opportunamente
elaborati per essere gestiti nella successiva ed ultima fase che riguarda la
ricostruzione del modello CAD.
L’enorme esplosione dei processi di RE negli ultimi anni è,
fondamentalmente, da attribuire a due fattori: mentre da una parte le
aziende hanno sentito l’esigenza di avere sistemi rapidi per ottenere
modelli CAD di oggetti di forma complessa (free form), dall’altra i sistemi
hardware (processori, schede grafiche, ecc.) necessari per gestire la grande
mole di informazioni acquisite con un sistema di RE (si consideri che molto
spesso si tratta di milioni di punti) sono arrivati sul mercato e sono divenuti
economicamente piø accessibili; tutto ciò ha contribuito, in modo decisivo,
alla nascita e allo sviluppo di una moltitudine di tecniche.
E’ lecito osservare, tuttavia, che la grande varietà di metodologie in uso,
testimonia l’assenza di un sistema totalmente soddisfacente e, soprattutto, la
mancanza di una univoca direzione di sviluppo che sia in grado di
realizzare, in un unico strumento, le doti di accuratezza, velocità, versatilità
e facilità di impiego richieste da industriali e ricercatori.
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
Piø in dettaglio, il processo di ricostruzione di modelli in formato digitale
ha inizio, come detto, eseguendo il rilievo della superficie dell’oggetto in
esame mediante l’uso di tecniche di scansione tridimensionale.
La digitalizzazione della superficie consente di ottenere un insieme di punti
campionati, che rappresenta l’elemento di partenza del processo di
ricostruzione del modello.
Proprio perchØ l’intero processo parte dall’acquisizione in formato digitale
del particolare d’interesse, questa fase risulta essere di fondamentale
importanza, in quanto eventuali errori commessi si propagano per tutto il
processo.
La fase successiva all’acquisizione dell’insieme di punti è la ricostruzione
della superficie dell’oggetto rilevato. Tale attività richiede l’uso di
strumenti software per l’editing delle nuvole di punti.
I dati acquisiti, infatti, contengono sempre una certa quantità di punti non
appartenenti all’oggetto ma relativi alle aree limitrofe quali possono essere
supporti o piani di appoggio. Inoltre, quando sono necessarie piø
acquisizioni per rilevare interamente l’oggetto in esame, è richiesta
un’operazione di allineamento e merging,ovvero un processo di
ordinamento spaziale,delle nuvole di punti. Ciò implica la necessità di
gestire una grande mole di dati che devono essere manipolati per ottenere
l'insieme finale di punti a partire dal quale verrà poi ricostruito il modello
digitale.
In generale il processo di Reverse Engineering può essere suddiviso in tre
fasi distinte [4]:
Costruzione del
Acquisizione dei dati Segmentazione
modello CAD 3D
Successivamente alla digitalizzazione della superficie è necessario
effettuare la segmentazione della nuvola di punti [2,5]. Tale fase consiste
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
nel raggruppare i punti in insiemi ai quali è possibile riuscire ad
approssimare un’unica superficie opportunamente scelta. Con tale
operazione si provvede, quindi, a suddividere l’insieme dei punti rilevati in
aree regolari all’interno delle quali è piø semplice operare.
Di seguito alla fase di segmentazione, è possibile effettuare il passaggio
dagli insiemi di punti alle superfici che compongono il modello completo
dell’oggetto [2], creando una superficie per ognuna delle aree nelle quali è
stata suddivisa la nuvola di punti, e, dunque, un modello geometrico
dell’oggetto originario [3].
La maniera piø immediata per ricostruire un oggetto scandito è quello di
creare una mesh, quasi sempre triangolare, piø o meno ottimizzata, della
superficie a partire dai punti rilevati. In genere, per applicazioni piø
specifiche si ricorre ad un surface fitting eseguito con la metodologia piø
appropriata. Si può avere l’utilizzo di superfici implicite, approssimazioni
con superfici polinomiali, approssimazioni con polinomi ortogonali oppure,
come nella maggior parte dei software commerciali, l’approssimazione con
superfici parametriche, siano esse superfici di BØzier, B-Spline o superfici
NURBS [7].
Volendo riassumere l’intero processo descritto finora, dalla prima fase di
acquisizione dell’oggetto, si passa alla gestione dei punti con eventuali
operazioni di registrazione e merging fino ad ottenere un’unica nuvola di
punti; successivamente si triangolarizza l’insieme e si estrapolano le curve
caratteristiche che verranno poi rimodellate mediante sistemi CAD.
Il modello virtuale può eventualmente essere importato in formati standard
da sistemi CAM(Computer-Aided Manufacturing) per la creazione del
modello reale.
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
1.3 Metodi per l’acquisizione digitale 3D
L’acquisizione digitale dell’oggetto consiste essenzialmente nell’effettuare
la misura delle coordinate di alcuni punti giacenti sulla superficie; questo
consente di ottenere un insieme piø o meno denso a cui viene dato il nome
di nuvola di punti.
L’acquisizione della nuvola di punti può essere effettuata adottando sistemi
basati su differenti principi di funzionamento che possono essere classificati
in due grandi categorie:
• metodi a contatto
• metodi non a contatto
Suddivisione metodi di acquisizione
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Cap. 1 Reverse Engineering: tecnologie ottiche per il rilievo di forme
Mentre i primi sono sempre metodi di acquisizione attivi (prevedono un
contatto o comunque l’interazione con qualche forma di energia), i secondi
possono essere anche passivi.
I metodi a contatto sono costituiti da set-up di misura che prevedono il
contatto fra la superficie da rilevare ed un elemento sensibile, posto al
vertice di un’articolazione di bracci concatenati mediante giunti o slitte.
Tale elemento permette di individuare le coordinate del punto di contatto
relative ad un riferimento cartesiano definito sul sistema d’acquisizione.
Gli strumenti di misura piø comunemente utilizzati, che adottano questi
metodi, sono:
• macchine CMM (Coordinate Measuring Machines)
• bracci meccanici (o articolati)
Mentre i primi sono di tipo automatico, i secondi sono invece manuali.
Il loro pregio fondamentale è la grande precisione della misura, mentre a
loro svantaggio oltre alla lentezza nell’effettuare la misura stessa e, per
alcune applicazioni, il contatto fra oggetto e strumento (ci riferiamo a pezzi
in materiale delicato, che possono essere rovinati, e a quelli in materiale
flessibile, come gli elastomeri, in cui la misura può essere falsata).
La seconda categoria comprende set-up di misura che sfruttano diversi
principi:
• ottici
• magnetici
• acustici
Questi vengono definiti riflessivi e si distinguono da quelli trasmissivi,
come la tomografia.
Tali metodi permettono il rilievo delle nuvole di punti senza il bisogno che
avvenga il contatto fra l’elemento sensibile e l’oggetto. All’interno di
questa categoria i metodi piø adottati sono quelli ottici, che permettono di
velocizzare molto il processo d’acquisizione della nuvola di punti. Le
metodologie impiegate sono diverse: l’interferometria, lo “spot ranging”, la
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