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Presentazione
“Cambiare la città tenendo conto delle esigenze dei bambini non
significa soltanto migliorare i servizi per l’infanzia ma pianificare
lo spazio urbano in modo da consentire ai più piccoli di vivere la
città in autonomia, libertà e sicurezza.”
La città contemporanea limita le esperienze infantili poiché è stata
pensata , progettata secondo il parametro del cittadino medio, che
corrisponde all‟adulto, maschio e lavoratore. I bambini sono i
soggetti che subiscono maggiori danni nella città odierna, che non
tiene conto dei loro bisogni fondamentali. Bisognerebbe
riprogettare la città tenendo conto delle esigenze dei più piccoli: una
città dove essi possano camminare liberamente, mettersi alla prova,
sperimentare i propri limiti, conoscere le proprie possibilità, ma
soprattutto dove non vengano negati i loro diritti. Quella di oggi è
una città insostenibile, capace solo di produrre ricchezza e incurante
delle ripercussioni prodotte sull‟ambiente.
Nella tesi ho affrontato, in chiave pedagogica, il rapporto
bambino-città, cercando di mettere in evidenza le serie difficoltà
che hanno i bambini nell‟appropriarsi dello spazio urbano.
Nel primo capitolo, ho analizzato il cambiamento che la città ha
subito nel corso del processo di espansione della civiltà urbana e la
conseguente trasformazione del territorio. Inizialmente, infatti, la
città nasce come luogo chiuso e difeso, mentre il territorio come
luogo aperto dove l‟elemento predominante era la “natura”. Oggi,
invece, la città comprende il territorio all‟interno della sua
organizzazione, divenendo così un'unica realtà. La città a causa
6
delle profonde trasformazioni fisiche e sociali, ha raggiunto un
ingrandimento non programmato e quasi ingovernabile ed è
diventata una realtà fuori misura che non riesce più ad elaborare
un‟immagine di sé in cui potersi riconoscere. Questo perché viene
privilegiata la sua struttura, il suo aspetto, la sua economia e
marginalizzata la sua cultura e le sue qualità.
Il secondo capitolo è dedicato all‟argomento centrale: una città che
prenda in considerazione il bambino come parametro di
cambiamento. Oggi i bambini sono costretti a vivere
esclusivamente in spazi protetti, perché la città è diventata enorme e
pericolosa. Gli spazi perdono ogni caratteristica peculiare, ma
nonostante ciò si rimane passivi ad osservare il degrado che
avanza. Sembra quasi che i bambini non esistano! Le strade e le
piazze da luoghi d‟incontro, di gioco e di comunicazione si sono
trasformate in luoghi di transito automobilistico: i bambini
accompagnati dagli adulti, vengono trasportati nelle auto da un
luogo all‟altro. Così lo spazio esterno diventa proibitivo e non
rimane altro che lo spazio interno, quello della casa, pensata come
luogo confortevole e rassicurante. Ma tutto ciò produrrà maggiore
isolamento. I bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo
in luoghi chiusi, dove svolgono attività organizzate e controllate
dagli adulti, ed hanno una mobilità autonoma estremamente
limitata. Questa emarginazione impedisce loro di ritenersi capaci di
assumere un ruolo attivo nel modellare il proprio ambiente.
Nel terzo capitolo, ho evidenziato l‟importanza del gioco nella
crescita del bambino. Il gioco rappresenta l‟espressione più
autentica e spontanea dell‟infanzia e attraverso l‟attività ludica il
bambino comincia a costruire il suo rapporto con la realtà. Il gioco
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è occasione di socializzazione e di apprendimento; è formazione ed
educazione; stimola l‟inventiva, la curiosità, la manualità, la
creatività. Ma la città moderna assume sempre più l‟aspetto di un
insieme di spazi recintati, di piccole dimensioni, destinati a funzioni
definite. Sono luoghi livellati, dotati di giochi già prestabiliti come
scivoli, altalene e giostrine e sono così poveri e prevedibili che
annullano ogni possibilità di invenzione o di fantasia. I bambini
hanno bisogno di giocare nelle strade e nelle piazze con altri
bambini e non solo della loro età, senza adulti che dettino le regole
del gioco. Oggi i giochi infantili stanno scomparendo, come, del
resto, la stessa infanzia.
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Capitolo primo
Città e territorio: luoghi in trasformazione
9
Introduzione
Da secoli la città è un concentrato straordinario di energie e di
contraddizioni, è il luogo in cui vivono e probabilmente sempre più
vivranno in futuro, in Italia, in Europa e nel Mondo, la gran parte
delle persone. Oggi l‟intero pianeta sembra avviarsi a costituire
un‟unica area urbanizzata nella quale la città celebra il proprio
trionfo, ma vede anche approssimarsi la fine dei suoi caratteri
distintivi. Non soltanto bisogna tener conto dell‟esistenza di
“diverse” città all‟interno di quel fenomeno “città” che finora
appariva universalmente condiviso, ma coesistono più città dentro
ogni città, in particolare entro ogni città metropolitana. Infatti
all‟interno della città, si sono creati mondi urbani indipendenti gli
uni dagli altri, riconoscibili in virtù della formazione di specifiche
interazioni tra il corpo individuale, il corpo sociale e il corpo della
città.
I modelli di insediamento urbano sono in costante trasformazione,
si contaminano, interagiscono come ogni organismo vivente e sono
lo specchio, talvolta deformato, della società che li abita, con le
opportunità, i problemi, le attenzioni, le diverse risorse, che le
comunità locali e nazionali possono in loro riversare.
La tendenza in essere sembra convergere verso un modello di città
diffusa, con un centro storico fortemente riconoscibile e una
indistinta periferia, che ingloba aree rurali a densità variabile,
costantemente segnata dalle infrastrutture di servizio, della mobilità
e dalle aree produttive, quasi senza soluzione di continuità, senza
più una netta distinzione tra le diverse parti della conurbazione
10
sparsa
1
. Le città sono quasi sempre state edificate da pochi per
molti, secondo precise gerarchie politiche, economiche, sociali: in
questo senso riflettono gli assetti di potere della società che le ha
costruite.
1
V. Bulgarelli (a cura di), Future città, nuovi cittadini, I quaderni di Camina 5, Imola, Editrice
La Mandragora,, 2004, p. 3.
11
1.1 Città e territorio
Storicamente, la città è nata in opposizione al territorio. La città
era il chiuso, il difeso, il costruito, mentre il territorio era il luogo
aperto dove si potevano subire attacchi, dove dominava
esclusivamente la natura, dove la presenza dell‟uomo era rara e
discontinua, dove le trasformazioni erano lente come i ritmi della
natura
2
.
Nel corso del processo di espansione della civiltà urbana, il
rapporto con il territorio si è via via modificato. La città ha
cominciato ad "esportare" parti scomode della sua struttura: le
prime sono state le fabbriche, allontanate dal tessuto urbano a causa
dell'inquinamento e collocate nelle nuove "zone industriali" in
periferia. Si è enormemente accresciuta, fin dalla metà del secolo
scorso, l'importanza dei trasporti e il territorio ha cominciato a
essere segnato da infrastrutture come le strade, le ferrovie, i canali
navigabili.
Nella seconda metà di questo secolo la mobilità sul territorio è
aumentata in misura eccessiva: è aumentata la rete delle
infrastrutture, che hanno creato a loro volta nuove convenienze per
l'insediamento di funzioni specializzate, ed è aumentata la loro
utilizzazione
3
.
Contemporaneamente sono aumentate le ragioni per uscire dalla
città e percorrere e usare il territorio: esigenze di contatto con la
natura, con ambiente incontaminati, esigenze di rigenerazione
psicofisica, di sport attivo, di ricreazione all‟aria aperta. Tutto
2
I. Licciardi (a cura di), Corpo, spazi e comunicazione. Una ricerca multiprospettica, Milano,
Franco Angeli, 2004, p. 218
3
L. Bortolotti, Storia, città e territorio, Milano, Franco Angeli, 2002, pp. 9-10.
12
questo ci ha condotto a usare il territorio in modo sempre più ampio
e frequente. Oggi, infatti, si può dire che il territorio non è più in
opposizione alla città: non è l‟altro, non è il fuori. La città, o più
precisamente la vita urbana, comprende il territorio. Oggi, non si
parla più di città e territorio come due realtà opposte, ma è più
esatto parlare di territorio urbanizzato come una realtà che
comprende insieme le città e il territorio
4
. Certo, il territorio
urbanizzato è formato da realtà tra loro molto diverse. In alcune
parti l‟urbanizzazione è più densa, la presenza umana è più forte, le
relazioni che legano tra loro le diverse persone e attività sono più
intense, la presenza della natura è più debole. In altre parti invece
succede il contrario: la presenza della natura è più marcata e più
debole è invece la presenza dell‟uomo, minore la densità
dell‟urbanizzazione e l‟intensità delle relazioni. La città si è estesa
al territorio, comprendendolo all‟interno della rete delle sue
esigenze e della sua organizzazione. Il territorio è il luogo delle
interazioni umane che si determinano all‟interno delle istituzioni
sociali, dove ogni essere umano ha uno specifico ruolo sociale. Gli
uomini, per potersi orientare e agire nel mondo, devono creare una
rappresentazione del mondo in cui vivono
5
. Nel processo di
interazione tra uomo e ambiente, ogni cosa è un oggetto ri-
conosciuto da un soggetto e attraverso questo processo interattivo di
conoscenza, il mondo si trasforma in una realtà strutturata e
manipolabile.
La città è il luogo della superficie terrestre dove è più evidente che
lo spazio geografico è una realtà artificiale. Essa è definita come la
4
I. Licciardi (a cura di), Corpo, spazi e comunicazione, op. cit. , pp. 219-223.
5
Ibidem.
13
capacità di organizzare il territorio circostante
6
. Se ogni territorio è
tale in quanto organizzato dagli esseri umani, la città è il luogo dove
si tirano le fila di tale organizzazione.
La città, infatti, nasce come luogo finalizzato e organizzato per
svolgere funzioni e soddisfare esigenze che i singoli uomini non
potevano svolgere da soli. E‟ originariamente legata alla difesa e
allo scambio: le mura e il mercato sono i primi elementi fondativi,
le prime funzioni urbane ed il luogo in cui è situata la città è scelto
in funzione delle esigenze della difesa e del commercio: le alture,
le isole nei fiumi, l‟incrocio di itinerari terrestri e di vie d‟acqua
sono gli elementi fisici e geografici, che riconosciamo nella prima
storia di quasi tutte le città del mondo
7
. Me le funzioni urbane, nel
tempo, si sono arricchite, infatti si sono aggiunte altre necessità e
funzioni comuni che si sono via via affermate: la religione , la
giustizia, la scuola , la politica e il governo. A queste funzioni
hanno corrisposto specifici luoghi, come i templi e le cattedrali, la
piazza e il foro, il tribunale, il palazzo del governo, che si sono
aggiunti al mercato per costituire i luoghi della comunità, i quali si
sono differenziati e distinti dalla casa, dal luogo della famiglia, in
quanto erano finalizzati ad esprimere, rappresentare e servire non
gli interessi del singolo individuo, ma la comunità; non i consumi
individuali, ma i consumi collettivi, dell‟uomo in quanto membro
della società. La città non è un insieme di case, non è il risultato
quantitativo dell‟aggregazione di edifici e di persone, non è il cieco
prodotto del mercato ma è qualcosa di più: è la casa della società, è
il luogo inventato, strutturato e organizzato in funzione di interessi
6
Ibidem.
7
L. Bortolotti, Storia, città e territorio, op. cit. , pp. 183-185.
14
ed esigenze collettivi, sociali, comunitari
8
. La città è il luogo della
comunità. I suoi luoghi centrali, i suoi “fuochi”, sono i luoghi
finalizzati al “consumo comune”, all‟uso della comunità: la piazza,
il mercato, la cattedrale, il palazzo civico. Senza l‟esistenza di una
comunità, di valori sociali condivisi, la città si dissolverebbe
nell‟anarchia
9
. Ed ha, nel suo insieme, un disegno, un armonia, che
ne fa un organismo unitario, riconoscibile, dotato di una sua identità
e di una sua bellezza.
La città è stata questo, fino a quando sono successi avvenimenti
che hanno prodotto uno sconquasso pesante. La città di oggi è
certamente molto diversa da quella che possiamo conoscere e amare
nei centri storici ed è difficile riconoscerla come la “casa della
società” ma è più facile definirla il luogo della lacerazione della
società. La città, oggi, è in una crisi profonda. Alcuni aspetti della
sua crisi attuale sono presenti nell'esperienza quotidiana di ciascuno
di noi. E‟ divenuta inospitale, e spesso nemica, per quelle persone
che appartengono alle categorie e alle condizioni più deboli, come
le donne e i bambini, i vecchi e gli immigrati, i malati e i poveri, a
causa del rumore, del pericolo, del prezzo delle case, dello stesso
disegno degli spazi pubblici, ma soprattutto del traffico.
Muoversi, spostarsi è diventato oggi un tormento, un'angosciosa
perdita di tempo, un'assurda dissipazione di risorse pubbliche e
private, un ingiustificato spreco di spazio e di energia, una
preoccupante fonte d'inquinamento. La crisi della mobilità non è
solo l'aspetto più appariscente e drammatico della crisi della città;
ne é anche l'aspetto più emblematico e paradossale. La città è stata
8
E. Salzano, Fondamenti di urbanistica, Roma.Bari, Laterza, 1998, pp. 58-64.
9
Ibidem.
15
infatti storicamente il luogo degli incontri e delle relazioni, dei
rapporti tra persone e gruppi diversi: sta degenerando, negli anni
della "civiltà dell'automobile", nel luogo delle segregazioni,
dell‟isolamento, delle difficoltà di comunicazione
10
. Fra le ragioni
della crisi della città ce n'è una centrale e nodale, nel senso che tutte
le altre si annodano attorno ad essa e ne sono conseguenze, o
aspetti.
All'enorme sviluppo della produzione di beni materiali e al
parallelo sviluppo della democrazia, entrambi provocati dal
processo di affermazione, evoluzione e trasformazione del sistema
capitalistico-borghese, hanno corrisposto, fin dalla fine del 700 e
dell'800, un poderoso aumento della popolazione e un parallelo
aumento della quota di popolazione accentrata nelle città. Più avanti
nel tempo, per effetto dell'evoluzione del medesimo processo, sono
aumentati in modo consistente i redditi delle famiglie. Come
conseguenza di tutto ciò le città sono aumentate enormemente di
dimensione. Da città formate da poche decine di migliaia di
abitanti, si è passati a città che contano centinaia di migliaia, e a
volte milioni, di abitanti. E sono città nelle quali, nonostante le
segregazioni e le differenze anche profonde, i cittadini sono tutti
ugualmente portatori di diritti, di esigenze che pretendono di essere
soddisfatte. Nasce quindi una fortissima domanda di fruizione di
funzioni urbane: di lavoro “libero”, di incontri, di scuola, di sport,
di spettacolo, di comunicazione, di cultura, di bellezza.
Parallelamente a queste gigantesche trasformazioni quantitative e a
questa esplosione della potenziale domanda urbana, c'è stata una
grave trasformazione nel sistema dei valori e delle regole. Si sono
10
I. Licciardi (a cura di), Corpo, spazi e comunicazione, op. cit. , p. 257.