Un tema di governance ambientale: amministrazioni locali, cittadini e raccolta dei rifiuti
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obiettivi di raccolta differenziata fissati dalla legge
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. Successivamente si è
passati ad analizzare le differenti modalità di raccolta e riciclaggio dei rifiuti
urbani e i metodi assunti dalle diverse realtà locali in materia di incentivazione
alla raccolta differenziata.
In primo acchito si è potuto notare che solo nelle amministrazioni locali
con una elevata percentuale di raccolta differenziata si è dato avvio ad un
nuovo sistema di raccolta dei rifiuti, progetto che consiste nell’eliminazione
dei cassonetti stradali e nell’attivazione di un servizio di raccolta domiciliare,
porta a porta, delle seguenti frazioni merceologiche: organico, carta, vetro,
plastica, alluminio e indifferenziato. Tale modello ha supportato la
configurazione di un nuovo sistema tariffario (il sacco pre-pagato)
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e di
conseguenza, l’abolizione della tassa sui rifiuti (TARSU)
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.
La realizzazione di questo progetto ha comportato grossi cambiamenti
nelle abitudini dei cittadini, per questo è stata data molta importanza alla
campagna informativa. Tali amministrazioni hanno saputo mettere in atto
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Per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata, gli obiettivi minimi fissati dal decreto sono pari
al 35% entro il 3 marzo 2003.
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L'Art. 49 del Decreto Legislativo 22/97, il cosiddetto Decreto Ronchi, obbliga i Comuni italiani a istituire la Tariffa
seguendo i termini indicati dalla Legge Finanziaria 2000 (n. 488/99), determinati in base al grado di copertura finanziario
dei costi di gestione ottenuto dagli stessi Comuni nell'anno 1999.
La Tariffa è calcolata su coefficienti presunti di produzione di rifiuti, stabiliti dalla normativa in corso, e non dall'effettiva
produzione di ogni utenza. Questi coefficienti Kc e Kd sono determinati dal D.P.R. 158/99 in base alle varie tipologie di
attività produttiva, alle fasce territoriali (Nord/Centro/Sud) e agli intervalli di produzione (misura minima - misura
massima). I coefficienti da applicare per il calcolo della TARIFFA sono approvati con atto Deliberativo del Consiglio
Comunale e sono determinati nell'ambito degli intervalli tra misura minima e misura massima stabilita dalle tabelle 4a e
4b dell'Allegato 1 al D.P.R. 158/99. Inoltre, bisogna anche tener conto che i costi della tariffa non riguardano
esclusivamente la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti prodotti da ciascuna utenza, ma anche tutti quei costi sostenuti
indipendentemente dalla produzione dei rifiuti (spazzamento stradale, vuotatura di cassonetti, etc.).
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La TARSU è la tassa sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani, che si paga per il servizio di smaltimento dei rifiuti ffettuato
dal Comune direttamente mediante appalto a ditta appositamente incaricata. Essa viene calcolata in base alla superficie dei
locali occupati a prescindere dal numero di persone che li detengono. Oltre a variare da Comune a Comune la TARSU
cambia anche a seconda dell’uso cui l’immobile è destinato.
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politiche bi-direzionali e dialogiche sia con gli stakeholder
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che con i cittadini-
utenti tenendo conto anche dell’aspetto della partecipazione.
Ciò non corrisponde al semplice scambio di informazioni, ma contiene
in sé un elemento di feed-back nel confronto tra le parti e come tale costituisce
una parte saliente nel processo di riforma della governance, nell’ottica di una
costruzione comune di fiducia e consenso sulle scelte politiche in campo della
raccolta differenziata.
La partecipazione serve a garantire un consenso, una creatività del
sistema e una innovatività di soluzioni; l’informazione è il primo passo per
raggiungere una più elevata partecipazione, essa deve essere il più trasparente
e chiara possibile poiché un linguaggio specialistico non è democratico in
quanto non capito da tutti. La legge infatti sancisce il diritto del cittadino ad
avere informazioni.
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Il termine “stakeholder” definisce tecnicamente “i portatori di interesse” cioè tutti quei soggetti che hanno
un interesse nei confronti di un’organizzazione e che con il loro comportamento possono influenzarne
l’attività. Il termine indica normalmente tutti i soggetti che hanno un interesse legittimo (stake) nell’attività
dell’impresa, sia essa ente pubblico o privato, che manifestano attese e interesse nei suoi confronti e che
influenzano o sono influenzati dalle decisioni prese. Gli Enti locali hanno un complesso sistema di
stakeholder e il punto di vista di ciascuno di loro è fondamentale per la gestione democratica e responsabile
delle azioni intraprese, soprattutto in campo ambientale. Attualmente il termine viene molto abusato e, in
effetti, to hold a stake implica che non sia l’organizzazione a riconoscere ad un soggetto quel ruolo, ma che
sia quest’ultimo ad averlo e ad esercitarlo. A sua volta questo implica che lo stakeholder sia consapevole di
esserlo e che abbia l’interesse a sviluppare una relazione (positiva, negativa, neutrale) con l’organizzazione
sulla quale produce (o dalla quale subisce) conseguenze. In senso stretto gli stakeholder di una organizzazione
sono identificabili e questo è molto utile per una migliore economia della comunicazione.
Può essere utile aggiungere una categoria di stakeholder potenziali (e allora ai primi andrebbe aggiunto il
termine di attivi): coloro cioè che se solo fossero informati dell’organizzazione e delle sue attività (e quindi
resi consapevoli) avrebbero interesse ad una relazione con l’organizzazione perché le attività di quest’ultima
produce conseguenze su di loro e/o viceversa. In quest’ultimo è l’organizzazione stessa a decidere chi sono gli
stakeholder potenziali. E questo, a sua volta, implica che la relazione con loro va avviata dall’organizzazione
con un messaggio di natura persuasiva, atta cioè ad attirare la loro attenzione, mentre nel primo caso, quello
degli stakeholder attivi, la relazione è facilitata dall’esplicito interesse di entrambi alla relazione. Alcune
tipologie di stakeholder sono: i sindacati, le Associazioni professionali e di categoria, le imprese, la scuola e
l’Università, le Asl (Aziende Sanitarie Locali), Associazioni con o senza fini di lucro, Enti pubblici e privati o
singoli uffici degli stessi.
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Si è potuto notare invece che nelle amministrazioni pubbliche con una
percentuale di raccolta differenziata inferiore a quella fissata per legge, il
sistema adottato è quello della distribuzione sull’intero territorio di cassonetti,
campane del vetro e della carta e di conseguenza, il cittadino non sapendo
quanta immondizia indifferenziata produce è costretto a pagare la tassa sui
rifiuti (TARSU).
In questo caso è stata attivata una campagna informativa debole e non si
è verificata da parte dei cittadini un’elevata partecipazione e quindi si è
riscontrata una cattiva governance da parte delle amministrazioni locali.
Per conseguire buoni risultati è infatti indispensabile il coinvolgimento
e la partecipazione attiva al progetto di tutti i cittadini e per far ciò è
necessario trovare forme di trasmissione adeguate, valorizzare il sapere del
cittadino e dialogare con esso.
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1. GOVERNANCE AMBIENTALE: STRUMENTI E STRATEGIE
Il processo di innovazione nell’ambito della programmazione regionale
e locale, nella direzione di una maggiore integrazione fra i diversi strumenti,
soggetti e territori, coinvolge profondamente la pubblica amministrazione.
La volontà di perseguire un percorso di programmazione che adegui il
modello per strategie settoriali alla metodologia della programmazione
integrata e orientata agli obiettivi comporta la necessità di agire sempre di più
nel contesto di una collaborazione sociale e istituzionale che sappia far
interagire i diversi mondi, pubblici e privati. È necessario quindi continuare a
sostenere e a rafforzare il metodo della concertazione inteso come processo
che favorisce la cooperazione e l’interazione tra soggetti diversi su obiettivi
condivisi di interesse collettivo e coerenti con gli indirizzi e le finalità locali.
In questo modello, le pubbliche amministrazioni sono gli interlocutori
di primo piano, in grado di attivare il partenariato sul piano comunale
divenendo le sedi principali di coordinamento e di concertazione in ambito
territoriale (Bianucci, Bonanno, Contini, 2004, pag. 11).
Una delle chiavi di volta nell’adeguamento e rinnovamento del proprio
sistema istituzionale è la programmazione intesa sia come strumento plurale a
disposizione per stimolare e indirizzare le realtà territoriali locali, istituzionali
e non, che come mezzo attraverso il quale ascoltare e raccogliere umori,
proposte, indirizzi con i quali costruire le proprie politiche di sviluppo.
Una programmazione ricca di aggettivi e significativi: decentrata,
territorializzata, negoziata e negoziale ha come finalità quella di passare da un
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modello strategico di tipo settoriale ad uno integrato ed indirizzato ad obiettivi
condivisi e partecipati.
Scopo finale del percorso di rinnovamento del sistema istituzionale
intrapreso è chiaramente quello di promuovere e consolidare una modalità di
governo del territorio contraddistinta da governance partecipativa
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su tutti i
livelli istituzionali locali, in coerenza con le riforme e le norme che hanno
segnato l’ultimo decennio (Bianucci, Bonanno, Contini, 2004, pag. 22).
La buona governance con i suoi principi di partecipazione, apertura,
responsabilità, efficacia, coerenza, sussidiarietà e proporzionalità dell’azione
pubblica rappresenta indubbiamente un riferimento stimolante ed interessante
per il rinnovamento della pubblica amministrazione, sia per le opportunità di
crescita diffusa dei livelli di democratizzazione nelle comunità che per gli
aspetti di promozione e incentivazione delle relazioni pubblico-privato e per
gli effetti di reciproco riconoscimento e modificazione nell’interesse delle
comunità territoriali nel loro complesso.
Tra tutti i principi che sostanziano e identificano la governance, quello
della coerenza delle politiche pubbliche, all’interno del sistema complesso che
va dal locale al comunitario è la sfida più interessante nonché l’occasione più
significativa per avviare, concretamente, modifiche sostanziali nelle relazioni
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Il processo di costruzione degli obiettivi e delle priorità locali da parte delle amministrazioni pubbliche, deve avvenire
attraverso una programmazione negoziata con il cittadino-utente, che dovrebbe diventare una sorta di regia in grado di
recepire, coordinare, approfondire e supportare lo sviluppo coerente delle proposte programmate. Deve essere inteso come
“luogo” per la definizione di analisi e scenari condivisi, rispetto ai quali concordare obiettivi di medio-lungo termine ed
azioni strategiche, con le relative modalità di attuazione, per il loro conseguimento.
La “governance” è definita come l’esercizio dell’autorità economica, politica e amministrativa di un paese, cioè come la
gestione della complessità delle relazioni sociali a tutti i livelli. Ciò include i meccanismi, i processi e le istituzioni
attraverso i quali i cittadini e i gruppi promuovono i loro interessi, esercitano la difesa dei loro diritti, affrontano i loro
doveri e mediano rispetto alle loro differenze. Si afferma anche che la “governance” non è caratterizzata da strutture
specifiche ma da una serie di procedure e pratiche che si distinguono dalle tradizionali forme di governo. Il termine
governance, assume quindi la complessità dei modelli e la pluralistá degli agenti pubblici e privati che partecipano ai
processi decisionali.
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interistituzionali tra enti e amministrazioni pubbliche (Bianucci, Bonanno,
Contini, 2004, pag. 23).
Tali amministrazioni comunali gestendo i settori economici, sociali e
ambientali, rappresentano il livello di governo più vicino ai cittadini e quindi
devono svolgere un ruolo fondamentale di sensibilizzazione, devono
rispondere alla cittadinanza per promuovere lo sviluppo sostenibile
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, devono
dialogare con i cittadini, con le organizzazioni locali e le imprese.
Solo attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le
amministrazioni pubbliche imparano dalla comunità locale e acquisiscono le
informazioni necessarie per formulare le migliori strategie. Primario è il
processo della consultazione
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che intende accrescere la consapevolezza della
famiglie sulle problematiche dello sviluppo sostenibile; il consenso
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invece è
essenziale e si raggiunge con fatica perché deve essere un consenso reale e
comporta continue fasi di revisione e adattamento.
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Il concetto di sviluppo sostenibile così come lo intendiamo comunemente oggi deriva dalla definizione indicata dalla
Relazione Brundtland (World Commission on Environment and Development, Commissione mondiale per l’ambiente e lo
sviluppo, 1987) secondo cui per sviluppo durevole e sostenibile s’intende uno sviluppo che risponde alle esigenze del
presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. Questa definizione è
stata poi completata nel 1991 dal lavoro svolto dalla World Conservation Union, dal Programma delle Nazioni Unite per
l’Ambiente e dal WWF precisando che per sviluppo durevole e sostenibile s’intende un miglioramento della qualità della
vita che non porti ad eccedere le capacità di carico degli ecosistemi di sostegno.
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Le amministrazioni locali devono avviare un processo di consultazione per raggiungere un consenso nel progetto della
raccolta differenziata. Ogni amministrazione locale deve dialogare con i propri cittadini-utenti, le organizzazioni locali e
le imprese private. Questa consultazione permetterà alle amministrazioni di acquisire informazioni preziose per formulare
le migliori strategie. Il processo di consultazione renderà inoltre più chiaro ai cittadini il concetto di raccolta differenziata.
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Il progetto di comunicazione dovrà essere impostato secondo logiche che garantiscano la chiarezza, la continuità, in
un’ottica di medio e lungo periodo. La comunicazione dovrà essere rivolta al target più vasto possibile, sia pure con
modalità, mezzi e linguaggi variabili in funzione del singolo destinatario, con l’obiettivo di spiegare le motivazioni che
inducono ad attivare servizi di raccolta differenziata, di informare in ordine alle corrette modalità di effettuazione della
raccolta, di fornire ampie assicurazioni sull’effettivo riciclaggio dei materiali separati, di sottolineare i vantaggi,
economici ed ecologici, che ne derivano: tutto ciò deve servire a stimolare il massimo consenso, di partecipazione, di
collaborazione perché la raccolta abbia successo. Il consenso popolare è sempre stato la chiave di questo successo. Il
consenso è essenziale perché la raccolta differenziata chiede a tutti di cambiare qualcosa nel proprio atteggiamento nei
confronti dei rifiuti domestici, chiede di modificare comportamenti individuali e familiari consolidati da anni, necessita di
una piccola rivoluzione culturale.
Un tema di governance ambientale: amministrazioni locali, cittadini e raccolta dei rifiuti
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2. RIFIUTI E EDUCAZIONE AMBIENTALE
2.1. Raccolta differenziata e cittadini
Il riciclaggio al giorno d’oggi è un problema risolvibile, si tratta di
disporre di sistemi di raccolta differenziata adeguati e di impianti per il
trattamento di quanto raccolto, di assicurare un mercato alla “materia
seconda” così ottenuta, di progettare i beni perché siano più facilmente
riciclabili, di dare informazioni semplici e chiare ai consumatori, di diffondere
la pratica reale del riciclaggio attraverso incentivazioni economiche alle
aziende e ai singoli, di incidere sui comportamenti attraverso l’Educazione
Ambientale.
Secondo la carta di Fiuggi “l’Educazione Ambientale forma alla
cittadinanza attiva e consente di comprendere la complessità delle relazioni tra
natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare, da trasmettere e
dinamiche della produzione, del consumo e della solidarietà” (Salomone,
2005, pag. 36).
L’Educazione Ambientale ha finito così per coincidere con la
formazione alla cittadinanza attiva. Essa è globale e comprende l’istruzione
formale, la sensibilizzazione e la formazione; si protrae per tutta la durata
dell’esistenza, deve divenire componente organica di tutte le politiche
pubbliche, quelle formative ed ambientali e deve orientare l’intervento delle
istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa.
Un tema di governance ambientale: amministrazioni locali, cittadini e raccolta dei rifiuti
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Non è soltanto conoscenza dell’ambiente che ci circonda, ma è impegno
per l’ambiente e quindi richiede coinvolgimento e azione; è quindi educazione
e istruzione/formazione, ma anche comunicazione/sensibilizzazione
ambientale, divulgazione e informazione (Salomone, 2005, pag. 50).
L’obiettivo di una pubblica amministrazione è quello di educare i
cittadini ai valori della sostenibilità e a formare atteggiamenti consapevoli,
schemi di comportamento, stili di vita e modelli di consumo, alfabetizzare alle
questioni ambientali e promuovere alla pratica di un’etica ambientale.
Educazione Sostenibile significa agire sul piano dei valori fondanti, del
curriculum, della valutazione e dei controlli, dell’organizzazione, della
gestione, dell’edilizia scolastica, del rapporto con la comunità locale, delle
metodologie, dell’attenzione per gli allievi, degli stili di insegnamento e di
apprendimento, della concezione stessa di apprendimento (Salomone, 2005,
pag. 56).
Se vogliamo cambiare i comportamenti bisogna informare i cittadini e
dare loro le competenze necessarie; l’informazione deve essere riconosciuta,
più che mai, come uno strumento che permetta ai cittadini di porre scelte
ponderate, sulla base dei propri principi etici e che corrispondano alle loro
preoccupazioni ambientali, il cui livello è globalmente elevato (Salomone,
2005, pag. 93).
Il tema dell’informazione deve assumere i tratti distintivi di una vera e
propria “politica” per lo sviluppo del territorio. Per dare corpo all’insieme di
tale politica appare l’esigenza di stabilire degli snodi di coordinamento che
garantiscano la programmazione, il sostegno ed il supporto costante ai soggetti
pubblici e privati. La centralità di questo argomento sta nel bisogno di
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modificare i processi “produttivi” tradizionali introducendo progressivamente
elementi di innovazione tecnologica nella catena della comunicazione, al fine
di attivare uno sviluppo locale indotto.
Le pubbliche amministrazioni devono prevenire puntando sullo “star
bene”, sullo sviluppo di comunità, in modo tale che la protezione
dell’ambiente si fondi sempre di più, da un lato, sulla condivisione degli
obiettivi costruiti attraverso un percorso paziente di ascolto e di dialogo e,
dall’altro, sulla spontanea adesione dei cittadini a comportamenti
ambientalmente corretti, come ad esempio il rispetto delle norme, attenzione
ai propri consumi e al proprio stile di vita per renderlo il più possibile eco-
compatibile (Salomone, 2005, pag. 90).
2.2. Raccolta differenziata e scuola
Secondo una circolare del ministero della pubblica Istruzione (n. 996
del 04/02/89) “l’Educazione Ambientale deve stimolare negli studenti una
particolare sensibilità per i problemi legati all’ambiente, al fine di creare una
nuova cultura che trasformi la visione antropocentrica del rapporto uomo-
natura, in quella biocentrica che considera l’uomo quale componente della
biosfera” (Salomone, 2005, pag. 34).
La scuola è la vetrina del nostro Paese, in essa il Paese si rispecchia,
attraverso di essa comunica la scala di valori, attraverso di essa interagisce con
la più vasta comunità sociale e civica, attraverso di essa comunica la sua idea
di futuro.