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Questa tesi vuole affrontare un problema di “dipendenza” molto evidente nella società
contemporanea in un ottica diversa dai consueti lavori di ricerca.
“Oggi sappiamo bene che l’alcolismo non è un vizio ma una vera e propria malattia.
Inoltre, la morte alcolica risulta certamente superiore a quella di molti tumori.
Eppure questo fatto interessa assai poco sia la libera professione, sia i responsabili della
salute pubblica, perchØ si ritiene che contro questa malattia, l’alcolismo, non si possa
fare niente.
Il problema non è tanto che l’alcol venga assunto, ma quando e in che misura viene
assunto e quando, in certe situazioni, va smesso. L’attenzione in realtà andrebbe
anticipata a livello delle motivazioni per le quali l’alcol viene ingerito. Tutto questo
però viene, da parte di noi medici, delegato alla psicologia e alla psichiatria, piø per
scaricarsi di un problema che non per prendere una posizione piø razionale e operativa,
come converrebbe”. Era il 20-10-1997, partecipavo come membro di Alcolisti Anonimi,
ad un convegno tenutosi a Roma: Alcolismo. La malattia, la prevenzione, il recupero,
un dibattito per la società in trasformazione. Le parole introduttive sopra riportate erano
del Professor Nicola Dioguardi, Direttore Scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di
Milano.
L’alcolismo raccontato e analizzato da un alcolista è il cuore di questo lavoro che
intende, innanzitutto, evidenziare la condivisione di un problema comune attraverso dei
gruppi di “autoaiuto”, dove “le sofferenze private potranno essere pensate e vissute
come problemi condivisi, comuni”.
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Condivisione che parte dall’osservazione di un problema personale, ma che per la
portata e le modalità possiamo tranquillamente estendere a problema sociale, e che nel
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Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, p. 11
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divenire arriva ad affrontare un concetto di “spiritualità” immanente che apre ad altri
orizzonti di discussione.
Si percorrono varie fasi del problema, a partire dall’accettazione della propria
condizione psicofisica, tutt’altro che scontata, che grazie alla condivisione libera la
mente da pregiudizi esistenziali ed avvia “il malato” a un’apertura mentale che gli
permette di far nascere dentro di sØ il desiderio di uno stile di vita nuovo.
La sofferenza che si trasforma in gioia di vivere attraverso la “trasmissione del
messaggio” a chi è ancora sofferente e non vede via d’uscita .
Dopo questa breve premessa, utile a chi legge per poter almeno parzialmente percepire
da dove nasce l’imprinting per lo sviluppo della tesi, si passa a descrivere piø
dettagliatamente il progetto della stessa secondo il pensiero attuale di chi scrive che
tiene conto, ovviamente, dei limiti intellettuali, ma che si fonda su un’esperienza di 15
anni di frequentazione dei gruppi di Alcolisti Anonimi.
Si parte dal titolo “Un risveglio spirituale” nel quale è racchiuso il senso del cammino
percorso. Esso vuole evidenziare lo sgonfiamento dell’IO inteso come forma di
egocentrismo ed il passaggio a un progetto di vita concreto che ha come fondamento un
risveglio spirituale che armonizza l’interiorità individuale con le relazioni sociali.
Trasformazione che avviene grazie all’aiuto di un programma guida composto di Dodici
Passi e Dodici Tradizioni, alle testimonianze individuali, al servizio all’interno e
all’esterno dell’associazione, al gruppo o ai gruppi nel loro insieme, alla letteratura A.A.
e, soprattutto, alla trasmissione del messaggio ovvero il 12° Passo che enuncia:
<<Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo
cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi
in tutte le nostre attività>>.
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2
Dodici Passi Dodici Tradizioni, p. 8,9
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Quindi, nella prima parte della tesi si tenta di spiegare i meccanismi del gruppo A.A.
ovvero, l’attrazione che esercita sul nuovo arrivato. << Dopo esservi levata dalla mente,
signori nuovi venuti o gentili turisti in cerca di sensazioni forti, l’idea che l’alcolista è
un vizioso, dovete liberarvi dall’immagine, ohi ohi quanto fallace, secondo cui
l’alcolista è obbligatoriamente un miserabile pezzente tramortito su uno squallido
marciapiede fra i catarrosi sputi dei passanti. Otto alcolisti su dieci non è così, per lo
meno, che hanno iniziato la loro brillante carriera. Invece di stramazzare sui
marciapiedi, spesso stramazziamo su soffici tappeti persiani. Quanto al vestire io mi
ubriacavo in smoking…>>.
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Si prova ad analizzare quanto e come la frequenza a un gruppo, il programma di
recupero di riferimento e la letteratura suggerita siano fondamentali affinchØ il nuovo
venuto “apra la mente” ad un approccio nuovo e complementare a quello medico.
<<La politica delle nostre relazioni pubbliche è basata sull’attrazione piuttosto che sulla
propaganda; noi abbiamo bisogno di conservare sempre l’anonimato personale a livello
di stampa, radio e filmati>>.
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La seconda parte analizza gli aspetti comportamentali, i cambiamenti, le aspettative che
il soggetto in recupero interiorizza e le difficoltà che nascono dalla trasformazione in
atto. In altre parole l’influenza di un “Potere Superiore” che inizia a farsi largo nelle “24
ore” e di quanto ne influenzi e rivoluzioni la sua vita. “Siamo il popolo delle 24 ore
viviamo l’oggi con la consapevolezza che possiamo dare il meglio di noi senza
rammaricarci se non ci riusciamo”.
Infine, la trasmissione del messaggio attraverso un “Risveglio Spirituale” è il vero
obiettivo della tesi, affrontato nell’ultima parte. Arrivare a creare i presupposti per
capire che un nuovo stile di vita è possibile e che quando ci lasciamo andare alla
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Carlo Coccioli, Uomini in fuga, p. 37
4
Dodici Passi Dodici Tradizioni, p. 14
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disperazione morale e materiale quando tocchiamo “il nostro fondo” c’è sempre una
nuova luce, una diversa visione delle cose che potrebbe aiutarci a ritrovare la giusta
serenità. Una pace interiore che si esteriorizza nei modi, nei comportamenti, nell’amore
per se stessi ed il prossimo. Una conoscenza soggettiva nuova di un concetto
trascendentale di “Potere Superiore” che ognuno di noi può chiamare come meglio
crede. <<Il mio amico suggerì ciò che allora sembrava un’idea nuova. Egli disse:
”PerchØ non scegli la tua concezione di Dio?”. Questa dichiarazione mi andò dritta al
cuore. Fece sciogliere la montagna di ghiaccio intellettuale all’ombra della quale ero
vissuto e avevo tremato per moltissimi anni. Ero finalmente in piedi, alla luce del
sole>>.
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Alcolisti Anonimi, p. 12
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I
Sette Agosto Millenovecentonovantasei dove tutto ha inizio
Era il sette agosto del millenovecentonovantasei, la solitudine e la disperazione
alimentavano dei sensi di colpa che era impossibile arginare, mi sentivo sconfitto e
perso in pensieri che non riuscivo piø a controllare, tremavo e sudavo, avevo freddo e
sentivo caldo, ridevo e piangevo, ero morto ma vivevo.
Da tempo l’alcol era un problema, anzi “il problema”, mi chiedevo come era possibile
che Io non riuscissi a “controllare” a “gestire” l’uso di alcol senza dover ogni volta
finire nel profondo di un fondo senza fondo, mi sentivo un’anima persa nell’inferno di
Milton.
“Me miserevole! Per quale varco potrò mai fuggire l’ira infinita e l’infinita
disperazione? PerchØ dovunque fugga è sempre l’inferno; sono io l’inferno (…)”
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PerchØ sono finito in questo tunnel e non riesco ad uscirne? Come mai ogni volta giuro
a me stesso di farla finita e poi ci ricasco? Quante volte mi sono fatto queste domande
quando stavo male, per poi dimenticarle quando riacquistavo un po’ di lucidità, mi
dimenticavo completamente del malessere precedente e mi ripromettevo di bere solo un
po’ come fanno tutti. Ma non era così, non era mai così, finivo sempre per sprofondare
nell’abisso e piø passava il tempo e piø perdevo il controllo. Ero completamente
impotente di fronte all’alcol ma non lo sapevo! Credevo con convinzione che un giorno
avrei smesso e tutto sarebbe finito, ma quel giorno non arrivava mai, la mia vita si
spengeva e Io ero lì a piangermi addosso a cercare una soluzione che mi restituisse un
po’ di serenità.
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John Milton, Paradiso Perduto, libro IV, vv. 76,78
http://it.wikipedia.org/wiki/inferno
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La mattina del sette agosto del millenovecentonovantasei tremante e incapace di
coordinare le parole con le emozioni, avevo un solo pensiero: bere! Bere per fermare
tutti quei tremori, bere per riacquistare la parola, bere per accendermi, bere per non
morire.
Allora non pensavo assolutamente che un qualsiasi Dio potesse aiutarmi, credevo
solamente nelle mie forze che purtroppo erano miserevolmente svanite e di questo si
che mi rendevo conto. Cercavo qualcosa o qualcuno che potesse spiegarmi cosa mi
succedeva anche se nei miei pensieri era chiaro che l’alcol mi stava inesorabilmente
sovrastando, non ero piø Io il padrone, ormai ero completamente in balia di quel
meccanismo assurdo che mi costringeva a bere senza controllo. Pensavo di essere un
miserabile “viziato” che non si riusciva a controllare e combinava danni sempre piø
evidenti e sempre piø umilianti, i sensi di colpa che provavo erano talmente potenti che
mi calpestavano continuamente fino a schiacciarmi.
Era già da un po’ che pensavo di chiedere una qualche forma di aiuto e mi informavo
sulle conseguenze e sul perchØ facessi abuso di alcol, avevo già sperimentato un
particolare centro benessere per disintossicarmi, ma dopo un periodo di relativo
benessere fisico ricadevo. Ricordo di aver visto lì un film dove si parlava degli Alcolisti
Anonimi. Comunque, quella mattina dopo aver bevuto qualche birra utilizzata come
medicina, ho telefonato al centralino degli A.A., il cui numero avevo trovato sull’elenco
telefonico. Una voce rassicurante, che contrastava con la mia incerta e impastata, si è
subito presentata: <<Ciao io mi chiamo Paolo e sono un alcolista>>. Poi ha cominciato
a raccontarmi qualche episodio della sua vita in rapporto all’alcol, dopodichØ mi ha
invitato a partecipare, senza nessun impegno da parte mia, ad una riunione A.A. e mi ha
indicato alcuni gruppi che erano operativi quella sera. Scelsi il gruppo “Spartaco”
perchØ non era troppo lontano da casa mia, ma neanche troppo vicino, non volevo che
qualcuno che mi conosceva potesse vedermi, insomma avevo una dignità, in fondo