quel trasferimento dello strumento progetto dal mondo della tecnica e dei
rapporti quantitativi a quello degli uomini, delle donne e della qualità delle
relazioni. Oggi la nuova sfida è rappresentata dall’esigenza di rivedere il
paradigma stesso dello sviluppo, i presupposti teorici sui quali si è basato e
proporre soluzioni nuove che trovino nelle realtà locali la loro base teorica e
applicativa. Una possibile via alternativa è costituita da interventi di sviluppo
locale supportati da una cooperazione decentrata che permettono di contrapporsi
a questa visione ancora troppo eurocentrica dello sviluppo e aiutano a stimolare
la capacità e la creatività locale creando nuove possibilità per contratare
l’occidentalizzazione del mondo2. Un progetto nato in un contesto locale
dovrebbe rispondere in maniera più adeguata alla realtà, dal momento che viene
definito da attori locali che ne saranno anche i beneficiari e dal momento che
questi hanno una migliore conoscenza della realtà in cui si realizzerà il progetto.
Uno dei problemi maggiori dell’aiuto è infatti l’ incapacità, da parte di un
numero ridotto di “esperti” in un tempo forzatamente corto, di poter
comprendere ciascuna di queste singole parti della realtà e l’interazione di queste
componenti.
Questo lavoro nasce dall’esigenza di studiare possibili alternative legate a
contesti locali, di capire che ruolo possa avere l’università come centro di
creazione di sapere ma anche di possibile motore del cambiamento e di analizzare
questi aspetti legandoli a un progetto di gestione di un bacino idrografico, tema di
estrema importanza in un contesto mondiale in cui l’acqua sempre più sta
diventando il nuovo petrolio del domani.
La scelta di analizzare il progetto, ancora in fase di studio, di gestione
integrale del bacino idrografico del Zaza è stata dettata da una serie di motivi qui
esposti. In primo luogo si tratta di un progetto nato in un contesto locale, dall’idea
di un gruppo di ricercatori dell’università di Sancti Spiritus in collaborazione con
i ricercatori dell’unità locale del Ministero di Scienza, Tecnologia e Ambiente
(CITMA) , ha buoni presupposti per essere un progetto costruito sulle reali e locali
2
Latouche 1989
6
esigenze e problemi. Allo stesso tempo è legato ad un contesto internazionale di
cooperazione interuniversitarie con l’università di Milano e di Ancona, si tratta di
un modello di cooperazione decentrata ancora poco sviluppata ma con enormi
potenzialità. L’università svolge un ruolo fondamentale per la creazione della
futura classe produttiva e intellettuale e può avere un’importante influenza sul
proprio territorio. Il progetto analizzato riguarda proprio il legame fra università
e la sua realtà locale. Poter creare legami forti fra ricerca e applicazione in contesti
specifici e attraverso persone che conoscono il territorio risulta un fattore decisivo
per il miglioramento economico e sociale di molte realtà. Inoltre la cooperazione
interuniversitaria permette lo scambio di informazioni e conoscenze direttamente
in un contesto operativo di ricerca-azione. A questo proposito è importante
ricordare il processo che è in corso nel paese di “universalizzazione delle
università”, che dota i territori di istituzioni universitarie prima inesistenti
creando così le “università del territorio”. L’universalizzazione consiste infatti
nell’integrazione delle università nei municipi delle sedi provinciali. Questo
processo è di fondamentale importanza per poter creare progetti locali come
quello del Zaza dal momento che tali centri potenziano le capacità scientifiche di
un maggior numero di persone che prima non avevano accesso all’università,
raggruppano le persone qualificate di ciascuna regione e migliorano le relazioni
fra realtà, università e contesto locale3. Souza4 lo ha definito “modelo contexto-
centrico” per sottolineare come il contesto sia la chiave per la costruzione sociale
della conoscenza. Nelle comunità locali la presenza dell’università è stata accolta
come la nascita di un nuovo attore, necessario per lo sviluppo del territorio, dal
quale ci si aspetta una partecipazione attiva alle dinamiche locali. Per la
popolazione e i governi locali, l’universalizzazione può essere la possibilità che la
scienza si incorpori ai propri problemi quotidiani. Inoltre i centri universitari che
si trovano nei diversi municipi svolgono un’importante doppia funzione:
agiscono infatti come attore locale ma essendo parte di un sistema nazionale e
3
Nunez Jover, Felix Montalvo e Perez Ones 2006 in AAVV 2006
4
Souza e altri 2001
7
globale. Si trovano in una speciale posizione che gli permette, come sostiene
Arocena, di ”pensar global y actuar local”.5 Gonzales6, professore dell’università di
Sancti Spiritus, sottolinea che si tratta delle uniche istituzioni cubane con queste
caratteristiche: essere un sistema di pensiero di integrazione nazionale che ha le
sue radici un ogni località e che allo stesso tempo interagisce con entità simili di
tutti i continenti. L’integrazione nello sviluppo locale è un processo in corso che
va esplorato, valorizzato e potenziato tenendo conto del contesto e della
multidimensionalità. Esiste infatti il rischio che tale potenzialità, anzichè portare
all’integrazione e alla valorizzazione degli elementi locali, introduca
nell’università territorializzata gli schemi delle grandi istituzioni pubbliche e
riproduca su scala locale la gestione centrale. Al contrario i centri universitati
devono lavorare per creare il proprio patrimonio scientifico, costruire una
conoscenza basata sulla complessità e sull’identità locale radicandosi nel proprio
contesto e utilizzandone le risorse. Questo approcio potrebbe costituire un
importante elemento di riscatto per i territori, modelli realmente locali e
alternativi di sviluppo che possono dialogare con la realtà globale.
In secondo luogo è interessante la struttura che è stata creata nel paese per
gestire i bacini idrografici. Nel 1996 il governo creò il consiglio di bacino a
carattere nazionale e provinciale, si tratta di un’istituzione che raggruppa diversi
ministeri ed enti operativi sul territorio. Questo ha rappresentato il primo
riconoscimento del bacino idrografico come unità territoriale di integrazione nella
gestione ambientale. Tale evento ebbe una grande importanza sul piano della
teoria della gestione e della pianificazione territoriale, si dichiarava l’importanza
di utilizzare il metodo interdiscipliare nei processi di gestione. Inoltre, fu scelto di
favorire un processo di gestione orientato alla specificità dell’oggetto e non
eccessivamente condizionato dalle strutture burocratiche che lo amministrano.
Questa evoluzione si può interpretare come un tentativo che mirava a sviluppare
un’interazione fra le strutture antropiche e l’ambiente naturale secondo un’ottica
5
Arocena 2004
6
Gonzales 2007
8
sistemica, nel rispetto dell’integrità dell’ambiente naturale7. Nonostante questi
presupposti il consiglio oggi lavora però con molte difficoltà e limiti. Questo è
dovuto sia a una visione ancora trazionale dell’ambiente naturale sia alla poca
considerazione che viene date alle attività socio-economiche sul territorio. È però
importante ricordare che potenzialmente è una struttura di grande importanza
che pochi paesi a livello latinoamericano possiedono, si tratta di migliorarne
l’attività e di inserire altre istituzioni che operano nel settore sociale, elemento
ancora troppo marginale. L’ambiente è determinato dall’uomo e quindi lo studio
delle condizioni sociali risulta fondamentale così come l’inserimento attivo della
popolazione che non dev’essere semplicemente coinvolta nei processi in atto ma
deve esserne protagonista.
Infine il tema della gestione integrata dei bacini idrografici è un tema molto
attuale e discusso in questi ultimi anni particolarmente all’ interno dall’
Organizzazione Mondiale per l’ Alimentazione e l’ Agricoltura (FAO) che, a
partire dal 2002, insieme ad altre organizzazioni, ha iniziato un lavoro di analisi
dei progetti realizzati nell’arco degli ultimi 10 anni al fine di poter elaborare nuovi
programmi di gestione integrata dei bacini idrografici basata su diversi modelli.
Le nuove linee guida per la realizzazione di questo tipo di progetti sono state
definite alla fine di quattro riunioni internazionali sul tema attraverso la
Dichiarazione di Sassari, dove si trovano raccomandazioni destinate alle autorità
normative e attraverso una pubblicazione8. Si sottolinea come per migliorare la
gestione di questo tipo di progetti ci si stia spostando da una concezione di
progetto onnicomprensivo verso una collaborazione fra i programmi di gestione
di un bacino idrografico e altre istituzioni che lavorano per il miglioramento della
qualità di vita, in modo da poter trattare in modo più rapido ed efficace le
tematiche ambientali e socioeconomiche. Si sta cercando di realizzare progetti che
armonizzino gli interventi già in corso sul territorio e lavorino in modo coordinato
inserendosi nella realtà locale.
7
Gonzales 2007
8
FAO 2007
9
Il progetto del bacino idrografico del Zaza costituisce in questa panoramica
un esempio di possibile intervento locale di gestione integrata delle risorse che si
affida a strutture esistenti ed operative e che utilizza l’università e le sue
potenzialità. È infatti importante ricordare che questo lavoro insieme a quello di
un altro studente costituiscono il primo apporto nel campo della ricerca della
collaborazione interuniversitaria fra il centro di Sancti Spiritus e l’università di
Milano Bicocca.
La tesi presenta una panoramica dei concetti di gestione integrata di bacino e
di cooperazione locale e decentrata focalizzando l’attenzione al contesto
latinoamericano e cubano in particolare. La parte relativa all’analisi di campo è
stata realizzata nella città di Sancti Spiritus e in alcune zone del bacino del Zaza.
Lo studio ha come obbiettivo quello di analizzare che tipo di risorse sono presenti
nel territorio del bacino del Zaza, come sono usate e come potrebbero essere
potenziate. Questo ha significato realizzare una serie di interviste ai principali
attori istituzionali che lavorano sul territorio per capire in che modo operano e
come potrebbero partecipare in azioni comuni e coordinate per la gestione del
bacino Individuare questi ruoli è fondamentale per poter parlare di gestione
integrata non solo a livello ambientale. Nello specifico ho realizzato un’analisi del
settore agricolo, uno dei maggiori utilizzatori delle risorse del bacino, prima di
tutto dell’acqua. Lo studio ha riguardato le azioni dei contadini nell’area del
bacino, i modi e i tipi di produzione, il tipo di partecipazione e comunicazione.
Questi elementi sono di fondamentale importanza per capire in che modo si sta
realizzando la partecipazione in questo settore e come utilizzare questi elementi
già in atto a favore di un progetto integrato. Per confrontare le informazioni e le
esigenze istituzionali con quelle percepite dalla popolazione è stato sottoposto un
questionario pilota ad una parte degli abitanti di Kilo 12, un municipio della città
di Sancti Spiritus. Questi elementi hanno permesso di individuare una serie di
variabili da considerare nel progetto che non erano state sottolineate dalle
istituzioni.
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