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Un INCONTRO
"Quanto lontani siamo dal vecchio adagio -
fa della tua vita un' opera d' arte -, perchè
noi non siamo la nostra opera d'arte".
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Ho incontrato Lou Salomè durante questi anni di studi universitari. Prima era solo uno
dei pochi nomi di donne elencati nel manuale di storia della filosofia, compreso nella
biografia di Friedrich Nietzsche.
"...nel 1882 Nietzsche conosce Lou Salomè, una giovane russa di 24 anni. Egli
crede in lei."(Reale, Antiseri)
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Seguendo un corso monografico su Nietzsche l'ho ritrovata appassionatamente descritta
dal filosofo nelle lettere:
"Di tutte le conoscenze che ho fatto, la più preziosa e feconda è stata per me quella
della signorina Salomè. Solo dal momento in cui la conobbi, io divenni maturo per
il mio Zarathustra."
"Lou è un piccolo genio. E' la figlia di un generale russo e ha vent'anni; è acuta
come un'aquila e coraggiosa come un leone, ma in fondo è una bimba, molto
femminile..." (Friedrich Nietzsche)
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Nella vita di Nietzsche occupa un posto importante la breve e intensa amicizia che lo
lega alla giovane studentessa russa. Dopo una vacanza trascorsa vicino al filosofo, Lou
Salomè elabora l'idea di una convivenza intellettuale con Paul Rèe e Nietzsche,
finalizzata a studi comuni; il progetto naufraga, travolto dai malintesi che sorgono tra i
tre amici e dall'ostilità della famiglia di Nietzsche. L'allontanamento della donna è
descritto con sofferente risentimento dal filosofo:
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"Quest'ultimo boccone di vita è stato per me finora il più duro da masticare ed è
pur sempre possibile che io ne rimanga soffocato (...) (Friedrich Nietzsche)
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"Avevo creduto che un'angelo m'era stato inviato... un angelo che mi avrebbe
sollevato dai fardelli più pesanti, che il dolore e la solitudine aveva reso troppo
pesanti, un angelo di coraggio e di speranza. Ma non era un angelo."
"... superficiale, immorale, senz'anima."
"... E' fatta, non c'è dubbio, per la prigione o il manicomio." (Friedrich Nietzsche)
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Con sorpresa ho ritrovato il nome di Lou Salomè nel manuale di storia della psicoanalisi,
alla scuola di Freud. Solo più tardi ho saputo del ruolo fondamentale che aveva nel
frattempo esercitato nell' evoluzione poetica di Rilke.
"Con uno stile barocco, esuberante, personalissimo, questa psicanalista
(affettivamente molto vicina a Freud) teorizza un' esperienza complessiva, che
chiama femminile, senza peraltro ancorarla ad alcuna specificità biologica,
caratterizzata dalla felicità” (Vegetti Finzi)
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.
Nel 1912, pochi mesi dopo averla conosciuta, Freud chiede a Lou di analizzare il
rapporto tra psicoanalisi e femminilità: "... un gentile contributo, forse un articolo che
affronti il rapporto della psicoanalisi con i problemi della vita femminile a Lei cari..."
(Sigmund Freud)
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Il maestro le riconosce grandi capacità, la definisce "quella che capisce",
"che aggiunge quello che manca".
"Non mi è certo capitato spesso di ammirare un lavoro psicoanalitico invece di
criticarlo. Questa volta devo farlo. E' la cosa più bella che ho letto di Lei, una prova
straordinaria della Sua superiorità su tutti noi, conforme alle altezze dalle quali Lei
è scesa a noi." (Sigmund Freud)
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Questa donna attraversa la cultura mitteleuropea di fine secolo, creando insoliti nessi tra
personalità di primario spessore intellettuale. Affascinata da questa presenza ricorrente,
ho iniziato a cercare la sua voce, a leggere i suoi scritti, convinta di potere ritrovare i
segni della eccezionalità che caratterizza la sua vita.
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Lou Salomè scrive romanzi, articoli di critica letteraria, biografie, favole per bambini,
diari di viaggio, lettere, poesie, saggi di psicologia, la propria biografia: in tutto una
ventina di libri e un centinaio di articoli.
Nell' apparente disordine di generi e contenuti, alcune linee di discorso mi hanno colpito
per la loro attualità.
Il tema della femminilità costituisce il centro delle ricerche e delle opere letterarie
dell'autrice: nei suoi scritti ho ritrovato argomenti che rimandano alle odierne riflessioni
delle donne in ambito filosofico e psicologico. Lou riconosce con consapevolezza la
necessità di un discorso femminile sul mondo, che esprima la ricchezza della "profonda
diversità", della "essenziale differenza"
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tra i due sessi, non riducibile ad una svalutante
dicotomia. Lontana dalla concretezza della rivendicazione sociale, prende le distanze "da
qualsiasi movimento della donna e di tutto ciò che va sotto questo nome"
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, individuando
nell' ideologia femminista il rischio di una deprivante omologazione a modelli maschili.
Entra nel movimento psicoanalitico e vi partecipa con entusiamo, ma nella Scuola
Viennese mantiene una posizione di outsider: esercitando il suo spirito critico, distilla
dalla teoria freudiana solo quanto corrisponde alle sue intime convinzioni e al suo
personale sentire - Sono una donna, dopotutto! -.Costruisce un discorso errante, che
segue il fluire sfuggente della riflessione interiore o del racconto orale, sintetizza le
conoscenze accumulate nelle disparate esperienze intellettuali, filtrate dal suo sguardo
creativo. Definisce uno spazio simbolico organizzato secondo un ordine altro, fondato
sulla fedeltà alla propria origine
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e pervaso dal rispetto dovuto al corpo e all'anima
femminili. Fa riferimento all'origine materna per delimitare i confini della propria
esperienza, secondo una misura femminile che si esprime nella "competenza nel campo
della felicità".
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La conoscenza è costruita a partire da sè, radicata e sostenuta da un
potente narcisismo che lei stessa riconosce come istanza psichica primaria.
Lou Andreas Salome’ IN ITALIA
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"Poichè la fama è in fondo solo l'insieme dei
malintesi che si addensano intorno ad un
nuovo nome". (Rilke)
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Il suo nome diviene noto al pubblico italiano a partire dal 1975, quando appare una
traduzione dell’ autobiografia
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, pubblicata in Germania nel 1951. Negli anni settanta
vengono tradotti anche alcuni saggi di argomento psicoanalitico
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e la biografia di
Nietzsche
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; nel 1977 esce la sua biografia realizzata dallo studioso americano
H.F.Peters.
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Nello stesso anno Liliana Cavani racconta la relazione tra Lou, Nietzsche e
Rèe nel film "Al di là del bene e del male".
L' interesse si concentra sulle vicende della sua vita, di cui vengono enfatizzati gli
elementi potenzialmente scabrosi e il suo ruolo di ispiratrice di talenti. "Lo sguardo del
voyeur"
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trasforma Lou Andreas Salomè in cortigiana, essere androgino o vecchia
strega, secondo le esigenze di uno stile scandalistico, vicino al rotocalco di cronaca rosa.
La sua autobiografia viene fantasiosamente intitolata "Il mito di una donna", facendo
apparire come una seducente confessione automitobiografica quello che è
sostanzialmente un lascito filosofico.
"Della sua autobiografia si dovrebbe, prima di ogni altra cosa, dire che non
è "il mito di una donna". O meglio, che quel titolo è il lapsus di una intera
cultura, il cui sguardo, fortemente inquinato di voyeurismo, vuole-
costruisce mito. Il lapsus dice un desiderio che domanda la forma
spettacolare di una bildung, e in ciò costringe il proprio oggetto ad
assumere quella forma." (Ciampa, Fusini)
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Nella biografia di Peters viene immortalata come "sorella e sposa" di Rèe, Nietzsche,
Rilke e Freud, coinvolta in trame romanzesche al fianco di uomini famosi.
"Di fatto, la biografia di Peters ha qualcosa del pettegolezzo ed è scritta in
parte nello stile del romanzo illustrato". (Ross)
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Ernest Jones, nella sua opera su Freud
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, nomina Lou Andreas Salomè con reticenza e le
attribuisce "carattere mascolino", oltre che "notevole fiuto (!) per i grandi uomini, tanto
che tra i suoi amici ve ne erano molti, da Turgheniev a Tolstoj, Strindberg, Rodin, Rainer
Maria Rilke e Arthur Schnitzler. Di lei era stato detto che si era attaccata (!!) ai due più
grandi uomini del XIX e XX secolo, cioè a Nietzsche e a Freud." (Jones)
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"Musa - discepola - amante di alcuni dei più bei nomi della cultura europea dell'epoca"
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,
le viene sempre dedicato uno sguardo velato da luce riflessa, che definisce la sua
presenza come satellite di grandi uomini.
Il film dedicatole da Liliana Cavani pone Lou al centro del racconto, ma ne inserisce l'
immagine in un quadro di pratiche e commerci erotici che copre ogni attività intellettuale,
proponendone un seducente ritratto da "etera fin de siècle" (Valtolina)
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.
"La fiaba della bella Lou" (Ross)
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viene tuttora tramandata nelle ricostruzioni
biografiche anche molto recenti pubblicate in Italia. Dietro la dimensione fantastica si
nasconde probabilmente la difficoltà di immaginare uno spazio storico, concreto dove gli
stereotipi a cui si vuole associata la vita di una donna non vengono rispettati.
Carolyne Heilbrun,
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analizzando numerose biografie femminili, sostiene che solo
recentemente è divenuto possibile rappresentare anche scelte e sentimenti che si
discostano dai modelli di femminilità tradizionale, segnati dalla dipendenza da figure
maschili.
"-Gli uomini possono essere uomini soltanto se le donne restano donne
senza ambiguità- (...). Che cosa significa essere donna senza ambiguità?
Significa porre un uomo al centro della propria vita e permettere che accada
solo ciò che rende onore a quel suo privilegio." (Heilbrun)
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La libertà con cui Lou ha vissuto le relazioni famigliari e sociali e l' impegno dedicato
come scrittrice e psicoanalista alla valorizzazione della femminilità, costituiscono
probabilmente fondati motivi di ambiguità. La ricerca e l' espressione nei suoi scritti dei
significati suscitati dal proprio sentire, indissolubilmente legato al fluire delle esperienze,
rinforzano il senso di estraneità rispetto a modelli riconosciuti.
In Italia la vita di Lou Andreas Salomè rimane tuttora un romanzo di appendice, che
rinchiude la sua esperienza nei clichè a cui si era sottratta.
Questa tesi vuole raccontare la sua vita e seguire il suo percorso intellettuale, non solo
come amica o musa ispiratrice di uomini celebri, nè come erudita interprete del fervente
clima intellettuale di fine secolo. Della sua vita mi hanno affascinato le scelte
provocatorie, che ancora oggi appaiono trasgressive; il coraggio di reinventarsi le
relazioni e di ignorare le regole non scritte di un lessico familiare apparentemente
immutabile; la capacità di sostenere ed esprimere il valore di uno sguardo femminile sul
mondo; e poi il suo “non risolto”, le contraddizioni, che mi appartengono e continuano a
farmi riflettere, e l'umiltà di saperle accettare.
Nella attribuzione di significati mi hanno guidato le parole di altre donne, che hanno
saputo costruire uno spazio simbolico in cui trova dicibilità il valore della sua esperienza e
del suo pensiero.
1
Lou Andreas Salomè, Il mio ringraziamento a Freud, op. cit., p. 33
2
Reale, Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi La Scuola, Brescia, 1983, vol. III, p.328
3
F. Nietzsche, Lettera a Gast, 1882, in Frammenti postumi, vol. VII, tomo I, parte prima, Adelphi,
Milano, 1982.
4
F. Nietzsche, Lettera a Overbeck, 1882, in Frammenti postumi,vol.VII, parte prima, Adelphi, Milano
1982.
5
F.Nietzsche, lettera a Ree, citato in Psicoanalisi al femminile, op. cit., p.191.
6
Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano, 1986, p.85
7
S. Freud, Lettera a Lou, 1912, in Eros e conoscenza, Boringhieri, Torino, 1983.
8
S. Freud, Lettera, 1931, ivi, in riferimento a "Il mio ringraziamento a Freud", 1931
9
Lou Salomè, Ciò che consegue al fatto che non è stata la donna ad ammazzare il padre, p.175
10
Lou Andreas Salomè, L'Umano come donna, op. cit, p.11