Introduzione
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Introduzione
Il presente lavoro di tesi si propone di analizzare il paradigma mitico di Issione nel
Filottete di Sofocle.
Il paradigma, inteso come la menzione di un evento o di un personaggio per somiglianza a
quello discusso, è un espediente che ricorre spesso nella letteratura greca. Alcuni generi
letterari, in particolare l’epica, la lirica e la tragedia, si servono, perlopiù, di paradigmi
tratti dal mito. La finalità dei paradigmi mitici è, generalmente, esortativa o consolatoria.
Gli usi e le funzioni del paradigma mitico subiscono numerose evoluzioni nell’ambito dei
diversi generi letterari. I paradigmi mitici presenti nella produzione di Sofocle assumono
caratteristiche peculiari: perlopiù, presentano grandi differenze fra il comparatus e il
comparandus, falliscono nella loro funzione consolatoria e amplificano il dolore del
protagonista. Il paradigma di Issione nel Filottete risulta essere, nell’ambito della
produzione di Sofocle, l’esempio mitico in cui si avverte la maggiore distanza fra il
protagonista e il personaggio a lui paragonato: le sofferenze dell’innocente Filottete
vengono comparate a quelle dell’ingrato Issione; ne scaturisce un effetto di
amplificazione patetica delle pene di Filottete.
Nel primo capitolo, è mia intenzione presentare una trattazione del mito di Issione nella
produzione letteraria greca e latina. Intendo delineare le caratteristiche di Issione, che
risulta essere un personaggio decisamente negativo: Issione uccide il suocero Dioneo e,
dopo esser stato perdonato da Zeus, tenta di sedurre Era e subisce, per questo, una
punizione eterna. Caratteristiche precipue di Issione, soprattutto nella versione del mito
presente in Pindaro, che per primo offre un’estesa trattazione della vicenda, sono:
contaminazione per l’omicidio di Dioneo, ὕβρις, ingratitudine nei confronti degli dei e
assenza di χάρις nell’unione con Nefele.
Nel secondo capitolo sarà presente una sezione introduttiva, che riassume gli usi e le
funzioni degli esempi mitici contenuti in Omero, in Esiodo e nella lirica, seguita da una
sezione più ampia, che analizza tutti i paradigmi mitici presenti nella produzione di
Sofocle. La mia analisi si propone di mettere in luce alcune caratteristiche dei paradigmi
mitici in tragedia, ben diversi da quelli presenti negli altri generi, in particolare l’epica e la
lirica. I paradigmi mitici presenti nella produzione di Sofocle vengono, in genere, proposti
dal coro e rifiutati dall’eroe protagonista, che li avverte come inappropriati e ne respinge
la funzione consolatoria. Tali paradigmi mitici hanno, perlopiù, il solo fine di amplificare il
dolore dell’eroe.
Nel terzo capitolo, è mia intenzione proporre un’analisi del Filottete di Sofocle nelle sue
linee generali, al fine di mettere in luce la grande sofferenza di Filottete, che, più di tutti i
protagonisti delle tragedie di Sofocle pervenute, è condannato da una acerba e assoluta
Introduzione
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solitudine. Ho effettuato tale analisi sia attraverso un confronto del Filottete di Sofocle col
Filottete di Eschilo e col Filottete di Euripide, sia attraverso la delineazione delle
caratteristiche dei personaggi della tragedia di Sofocle. I comportamenti di Odisseo, di
Neottolemo e del coro testimoniano l’opportunismo del mondo che circonda Filottete e,
di consegenza, il totale isolamento dell’eroe e la disperazione della sua condizione, priva
di qualsiasi prospettiva consolatoria.
Nel quarto capitolo, è mia intenzione proporre un’analisi del paradigma mitico di Issione
nel primo stasimo del Filottete, con un commento sistematico allo stasimo. Da questo
capitolo emergerà che la scelta, da parte di Sofocle, di Issione – personaggio negativo –
come unico termine di paragone per il dolore di Filottete è in linea con la funzione e lo
scopo che in Sofocle hanno i paradigmi mitici: amplificare dolore e sofferenze come una
tragica e icastica cassa di risonanza del protagonista. Il paradigma di Issione ha, però,
un’ulteriore funzione: quella, cioè, di creare un raccordo fra lo stasimo e la prima parte
dell’opera, caratterizzata dalla narrazione delle sofferenze fisiche di Filottete. Allo stesso
modo, il riferimento a Eracle alla fine dello stasimo costituisce un’allusione alla
conclusione del Filottete, in cui Eracle apparirà come deus ex machina.
Infine, presenterò un’appendice dedicata all’iconografia relativa a Issione, basandomi sul
lessico LIMC, dal quale ho tratto le fotografie dei documenti iconografici su Issione.
Alla luce delle mie considerazioni, è mia intenzione evidenziare, dunque, il valore
principale del paradigma, un motivo che, per quanto possa apparire non del tutto
classificabile in un preciso genere, gode di una serie di caratteristiche funzionali e
programmatiche. Il paradigma è un elemento centrale nel profilo del comparandus, e
nella produzione di Sofocle sembra caratterizzarsi essenzialmente come un procedimento
per contrarium.
1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
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1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con
riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
1.1. Introduzione
Nel presente capitolo è mia intenzione affrontare la trattazione del mito di Issione nella
letteratura greca e latina, dedicando un paragrafo a ogni singolo autore che fa riferimento
a questo mito; fanno eccezione il paragrafo sull’età imperiale e quello sulla produzione
latina, dedicati a più autori. Ho inserito un paragrafo su Esiodo, benché Esiodo non faccia
alcun riferimento a Issione, in quanto tratta il mito di Endimione, estremamente simile a
quello di Issione. In questo capitolo sono, inoltre, presenti riferimenti a Coronide, a
Piritoo e ai Centauri, in quanto personaggi legati a Issione: Coronide ne è la sorella, Piritoo
è il figlio di Zeus e Dia – sposa di Issione – e i Centauri sono discendenti del Centauro,
figlio di Issione e Nefele.
Prima di affrontare la trattazione del mito di Issione nelle varie fonti letterarie, è
opportuno riassumere tale mito, per rendere meglio apprezzabili le differenze presenti
nelle versioni a noi pervenute. Un ottimo punto di partenza risulta essere l’Epitome I 20
alla Biblioteca di Pseudo-Apollodoro, una delle fonti più tarde:
Ὅτι ὁ Ἰξίων Ἥρας ἐρασθεὶς ἐπεχείρει βιάζεσθαι, καὶ προσαγγειλάσης τῆς
Ἥρας γνῶναι θέλων ὁ Ζεύς, εἰ οὕτως ἔχει τὸ πρᾶγμα, νεφέλην ἐξεικάσας
Ἥρᾳ παρέκλινεν αὐτῷ· καὶ καυχώμενον ὡς Ἥρα μιγέντα ἐνέδησε τροχῷ, ὑφ’
οὗ φερόμενος διὰ πνευμάτων ἐν αἰθέρι ταύτην τίνει δίκην. νεφέλη δὲ ἐξ
Ἰξίονος ἐγέννησε Κένταυρον
1
.
La leggenda di Issione, nella sua forma completa, ci è pervenuta in fonti più recenti,
rispetto all’età di Omero ed Esiodo, e varia in termini di genealogia e luogo della pena;
non si riscontrano, invece, variazioni significative riguardo al personaggio e all’oltraggio di
cui si macchiò. Issione, (il cui nome deriva da ἰσχύς
2
e ἰώ
3
) figlio di Flegia
4
, l’empio re dei
1
Issione, innamoratosi di Era, cerca di violentarla; e Zeus, dopo che Era glielo annunciò, volendo sapere se le
cose stessero così, dopo aver reso una nuvola simile a Era, la collocò al suo fianco. E poiché Issione si
vantava di essersi unito alla dea, Zeus lo legò a una ruota: per opera sua Issione paga il fio, spinto nell’etere
dai venti. Da Issione la nuvola generò il Centauro.
2
Forza
3
Luna
4
È detto figlio di Antione (Schol. ad Pind., Pyth. II 40b, II 38-39 Drachmann; Aesch., fr. 89 Radt), dell’empio
Flegia (Eur., fr. 424 Kannicht; Ferec., III fr. 51 ab Jacoby; Schol. in Ap. Rh. III 62, 218-219 Wendel), di Ares
(Schol. ad Pind., Pyth. II 40b, II 38-39 Drachmann; Hyg., Fab. LXII), di Pisione (Schol. ad Pind., Pyth. II 40b, II
38-39 Drachmann; Ferec., III fr. 51 ab Jacoby; Schol. in Ap. Rh. III 62, 218-219 Wendel).
1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
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Lapiti che viveva di scorrerie, acconsentì a sposare Dia, figlia di Dioneo (o Ioneo),
promettendo ricchi doni nuziali e invitando Dioneo a un banchetto. Ma scavò una fossa
dinanzi alla soglia del palazzo, con delle braci accese sul fondo, e Dioneo vi precipitò e
morì bruciato. Benché le divinità minori giudicassero orrendo questo crimine e
rifiutassero di purificare Issione, Zeus non soltanto lo purificò, ma lo invitò alla sua
tavola
5
. Come appare nella menzionata Epitome di Pseudo-Apollodoro (I 20), Issione si
dimostrò ingrato e meditò di sedurre Era che – egli pensava – sarebbe stata ben lieta di
vendicarsi delle molte infedeltà di Zeus. Ma Zeus, indovinando le intenzioni di Issione,
diede a una nuvola la forma di una falsa Era, e Issione, con la mente troppo offuscata dal
vino per accorgersi dell’inganno, si unì a essa. Zeus lo colse sul fatto e ordinò a Ermes di
fustigarlo senza pietà finché egli non avesse ripetuto le parole: “I benefattori devono
essere onorati”; poi lo legò a una ruota di fuoco che rotola senza posa nel cielo
6
(o
nell’Ade, secondo altre fonti
7
). La falsa Era, chiamata in seguito Nefele, generò a Issione il
bastardo Centauro che, divenuto adulto, si unì alle cavalle magnesie e generò a sua volta i
Centauri
8
.
1.2. Omero
La più antica fonte letteraria a noi pervenuta del mito di Issione è Omero. Omero
menziona Issione solo in qualità di coniuge di Dia, amata da Zeus
9
. Ad esempio, in Il. XIV
317, all’interno del breve catalogo degli amori di Zeus, c’è un riferimento a Dia, che, dopo
esser stata amata da Zeus, divenne sposa di Issione:
οὐδ’ ὁπότ’ ἠρασάμην Ἰξιονίης ἀλόχοιο
10
Gli scoli 317 c1 e 317 c2 (III 641 Erbse) sono concordi nel sostenere che la sposa di Issione
è Dia, figlia di Dioneo. Dia è la prima donna menzionata nel catalogo; seguono Danae,
Europa, Radamanto, Alcmena, Semele, Demetra, Latona ed Era
11
.
5
Secondo lo Schol. ad Od. XXI 303, II 702-703 Dindorf, Issione divise con gli dei nettare e ambrosia.
6
Pind., Pyth. II 21-48; Soph., Ph. 676-729; Philostr., Vita Apoll. VI 40; [Apollod.], Epit. I 20
7
Ap. Rh., III 62; Diod Sic., IV 69; Schol. ad Il. I 268, I 84 Erbse; Schol. ad Eur. Ph. 1185 I, 375 Schwarz; Luc., D.
Deor. IX; Verg., Georg. III 37-39; Ov., Met. IV 457-463; Hyg., Fab. LXII; Myth. Vat. I 14
8
Vd. RE 1920, X-2 1373-1384 s.v. Ixion; Graves 1955 186-187 s.v. Ixion; Roscher 1977-1978, II-1 766-772 s.v.
Ixion; DNP 1999, VI 119 s.v. Ixion
9
Vd. Blickman 1986, 194
10
Non quando amai la sposa di Issione.
11
Janko (1992, 203) ritiene significativo il fatto che il catalogo si apra con Dia, la quale nella letteratura
successiva sarà definita moglie di Issione e madre di Piritoo, due personaggi ritenuti partecipi di episodi
funesti da alcune fonti letterarie (Issione uccide il suocero Dioneo e tenta di stuprare Era; Piritoo tenta di
rapire Persefone). La menzione, da parte di Zeus, di Dia sembrerebbe, dunque, ripercuotersi negativamente
sullo stesso Zeus.
1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
9
È significativo il fatto che in Od. XI 568-614, nella νέκυια, siano presenti i penitenti Tizio,
Tantalo e Sisifo, ma manchi Issione. Ritengo che ciò sia una conferma del fatto che il mito
di Issione non fosse ancora presente in età omerica, nella sua forma completa. In Omero,
dunque, non si fa alcun riferimento alle empietà commesse da Issione, il quale in questa
sede non viene mai definito come un assassino.
Ritengo, a questo punto, opportuno citare i riferimenti a Piritoo e ai Centauri presenti in
Omero. Tali personaggi risultano strettamente legati a Issione: Piritoo viene generato da
Zeus e Dia, sposa di Issione; i Centauri discendono dal Centauro (figlio di Issione e Nefele)
e dalle cavalle magnesie
12
.
Le vicende di Piritoo erano ben note a Omero. Piritoo viene menzionato, ad esempio, in Il.
I 263, all’interno dell’intervento mediatore di Nestore nella lite fra Achille e Agamennone.
Nel suo intervento, Nestore richiama l’attenzione sull’orientamento corretto dell’ostilità
in un conflitto evocando il nemico, unico beneficiario della lite fra i due eroi. Poi, per
conferire maggiore risalto all’autorità che gli deriva dall’età venerabile e dal prestigio
acquisito fra i guerrieri delle precedenti generazioni, Nestore si dilunga in una
rievocazione catalogica dei nomi dei migliori eroi del passato, e fra gli altri cita Piritoo
13
.
Il. I 263
οἷον Πειρίθοόν τε Δρύαντά τε ποιμένα λαῶν
14
Secondo la versione nota dallo Schol. ad Il. I 263, I 83 Erbse, in occasione
dell’accoppiamento con Dia, Zeus avrebbe assunto l’aspetto di un cavallo. È, dunque,
possibile che anche Dia avesse assunto sembianze equine, tentando di sfuggire
all’amplesso: il nome di Piritoo sarebbe connesso con tale evento (ἀπὸ τοῦ περιθεῖν
ἵππῳ
15
). Piritoo appare, dunque, destinato a essere escluso da ogni scambio basato sulla
reciprocità e sulla χάρις
16
(termine che indica tutto ciò che è capace di provocare gioia o
12
Le fonti principali del mito di Piritoo sono: Il. I 262-268; II 740-742; XII 129, 182; XIV 317-318; Od. XI 631;
XXI 295-303; Plat., Rp. 391 c-d; Paus., V 10 8; X 26 2; Diod. Sic., IV 63, 1; IV 69, 3; IV 70 2; Plut., Theseus XXX;
[Apollod.], Bibl. I 68; III 310; Epit. III 14; Prop., II 2, 9-10; II 6, 17-19; Hor., Carm. I 18, 7-9; II 15, 5; Verg.,
Georg. II 455-457; Ov., Met. VIII 403-404, 597, 613; XII 210, 338; Epist. XVII 247-248; Hyg., Fab. XXXIII (RE
1937, XIX-1 114-131 s.v. Peirithoos; Graves 1955, 328-334 s.v. Theseos in Tartaros; Roscher 1977-1978, III-2
1758-1772 s.v. Peirithoos; DNP 2000, IX 478-479 s.v. Peirithoos). Le fonti principali del mito dei Centauri
sono: Il. II 741-743; Od., XXI 295-297, 303; Hes., Th. 542; Pind., Pyth. II 42-48; fr. 166 Maehler; Diod. Sic. IV
12, 70; Luc., Zeuxis III 4; Nonn., Dionys. XIV 143-145; 193-195; [Apollod.], Epit. I 21-22; Verg., Aen. VII 304;
Ov., Met. XII 210-535; Plin., Nat. XXXIII 155; Vitr. VII 5, 5 (RE 1921, XI-1 172-178 s.v. Kentauren; Graves 1955,
328-330 s.v. Lapits and Centaurs; Roscher 1977-1978, II-1 1032-1074 s.v. Kentauren; DNP 1999, VI 413-415
s.v. Kentauren).
13
Vd. Mirto in Paduano, Mirto 2012, 764
14
Come Piritoo e Driante, pastori di uomini.
15
Dallo sfuggire al cavallo.
16
In LSJ 1996, 1978 s.v. χάρις, il termine è glossato come grace, “grazia”.
1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
10
piacere
17
), poiché è stato concepito da un’unione equina
18
.
Piritoo viene definito figlio di Zeus anche in Il. II 740-741:
τῶν αὖθ’ ἡγεμόνευε μενεπτόλεμος Πολυποίτης
υἱὸς Πειριθόοιο τὸν ἀθάνατος τέκετο Ζεύς·
19
In Od. XI 630-631, Piritoo si trova presso gli Inferi assieme a Teseo:
καί νύ κ’ ἔτι προτέρους ἴδον ἀνέρας, οὓς ἔθελόν περ,
Θησέα Πειρίθοόν τε, θεῶν ἐρικυδέα τέκνα·
20
Secondo la tradizione antica, il verso 631 sarebbe stato aggiunto posteriormente da
Pisistrato (così come altri versi; ad esempio, Il. I 263). In realtà, la sequenza risulta essere
chiara. Nei versi precedenti, Odisseo attendeva l’arrivo di altri eroi, ragion per cui
vengono adesso citati Teseo e Piritoo
21
.
Oltre a Piritoo, anche il Centauro, nato dalla generazione di Issione e Nefele, era ben noto
a Omero. Il frutto dell’unione fra il Centauro e le cavalle magnesie è la stirpe dei Centauri,
selvatiche bestie montane (Il. I 268; II 743), dotate di doppia natura.
Il. I 267-268
κάρτιστοι μὲν ἔσαν καὶ καρτίστοις ἐμάχοντο
φηρσὶν
22
ὀρεσκῴοισι καὶ ἐκπάγλως ἀπόλεσσαν
23
.
Il riferimento, qui, è alla celebre lotta fra Lapiti e Centauri, quando alle nozze di Piritoo, re
dei Lapiti tessali, con Ippodamia, i Centauri ebbri di vino tentarono di far violenza alla
sposa e alle donne presenti. I tratti del Centauro, dotato di sembianze umane, e quelli
delle cavalle magnesie sono presenti entrambi nell’aspetto fisico della stirpe, ma si
mantengono distinti, senza mescolarsi, diversamente da quanto avviene in un’unione
basata su uno scambio e sulla χάρις. Il polo opposto alle azioni positive ispirate alla
χάρις è il comportamento caratterizzato da violenza e seduzione. Tale comportamento si
configura come violazione delle regole dello scambio reciproco e sottrae al prossimo la
17
Vd. Loew 1908, 2, 17, 19; Brillante 1998
2
, 42-43
18
Vd. Brillante 1998
2
, 53
19
Li guidava il valoroso Polipete, figlio di Piritoo, che generò Zeus immortale.
20
E avrei visto inoltre gli uomini antichi, che volevo, Teseo e Piritoo, gloriosi figli di dei.
21
Vd. Heubeck in Heubeck, Privitera 1983, 308-309. Dawe (1993, 464) afferma invece che Pisistrato inserì
nel testo il riferimento a Teseo, al fine di dare gloria ad Atene menzionando l’eroe ateniese più celebrato.
Secondo Dawe, non si spiegherebbe altrimenti il fatto che Odisseo, fra i tanti eroi che potrebbe augurarsi di
incontrare, si limiti a citare soltanto Teseo e Piritoo.
22
L’espressione φῆρες è forma ionica per θῆρες. Nell’Iliade, questo termine ricorre anche in II 743;
probabilmente, è un nome antico che indicava i Centauri (Latacz 2000, I 2, 108). Leaf (1900-1902, I 23)
sostiene che φῆρες, in Omero quanto in Pindaro, è un nome tribale.
23
Erano i più forti e combattevano coi più forti, coi Centauri montani, e li uccisero terribilmente.
1. Il mito di Issione nella letteratura greca e latina, con riferimenti a Coronide, a Piritoo e ai Centauri
11
possibilità di scelta
24
.
È possibile, dunque, osservare che, mentre probabilmente le vicende di Issione non erano
note a Omero nella loro forma completa, il mito di Piritoo e quello dei Centauri erano
rinomati già in età omerica.
1.3. Esiodo
In Esiodo non c’è alcun riferimento al mito di Issione; è tuttavia presente nelle Grandi Eèe
un accenno al mito di Endimione, molto simile a quello di Issione. L’inganno di Zeus (la
creazione, cioè, di una nuvola con le sembianze di Era), che sarà caratteristico del mito di
Issione, è presente nella versione esposta da Esiodo del mito di Endimione e del suo
amore per Era
25
:
Hes., fr. 260 M.-W.
τὸν δὲ Ἐνδυμίωνα Ἡσίοδος μὲν Ἀεθλίου τοῦ Διὸς καὶ Καλύκης, παρὰ Διὸς
εἰληφότα τὸ δῶρον †ἐν αυτῶι ταμίαν εἶναι θανάτου, ὅτε θέλοι ὀλέσθαι. ἐν δὲ
ταῖς μεγάλαις Ἠοίαις λέγεται τὸν Ἐνδυμίωνα ἀνενεχθῆναι ὑπὸ τοῦ Διὸς εἰς
οὐρανόν, ἐρασθέντα δὲ Ἥρας εἰδώλωι παραλογισθῆναι νεφέλης, καὶ διὰ τὸν
ἔρωτα ἐκβληθέντα κατελθεῖν εἰς ᾍδου
26
.
Un importante punto in comune fra la versione classica del mito di Issione, che esaminerò
nei paragrafi successivi, e la versione del mito di Endimione presentata da Esiodo è il fatto
che, in entrambi i casi, sia presente il tema dell’εἴδωλον
27
. In entrambi i casi, Zeus trae
l’εἴδωλον di Era da una nuvola, per ingannare un mortale (Issione in un caso; Endimione
nell’altro) che intende sedurre Era, pur avendo ricevuto benefici da Zeus. Mentre
l’epilogo delle vicende di Endimione è pressocché identico a quello delle vicende di
Issione, non vale lo stesso per la fase iniziale: Endimione non viene inizialmente
caratterizzato come un personaggio negativo, e solo dopo aver ricevuto benefici da Zeus
si macchia di ὕβρις. Issione, invece, come si evincerà nei paragrafi successivi, è
caratterizzato da ὕβρις fin da subito, ancora prima di ottenere favori da Zeus.
In origine, Issione era un eroe tessalo, noto solo in quanto Zeus giacque con la sua sposa.
24
Vd. Brillante 1998
2
, 42-43
25
Vd. Blickman 1986, 195-196
26
Esiodo dice che Endimione, figlio di Aetlio – figlio di Zeus – e di Calice, ricevette da Zeus il dono di essere
amministratore della propria morte, quando dovesse morire. Nelle Grandi Eèe, si dice che Endimione fu
portato in cielo da Zeus ma, innamoratosi di Era, fu ingannato dal simulacro tratto da una nuvola e, dopo
esser stato scacciato in virtù dell’amore, scese all’Ade.
27
Simulacro