impossibile fornire un’immagine complessiva di tutto quello che sta
succedendo attualmente in Turchia senza rivolgersi alla storia che ne ha
fornito le premesse.
Il primo capitolo della tesi consiste in una descrizione del clima che ha
caratterizzato la scena pubblica turca agli inizi del 2007, quando l’inizio del
dibattito sull’elezione del nuovo presidente della repubblica é stato il
principale motivo dello scoppio della crisi politica, che è durata fino alla
elezione a questa carica di Abdullah Gul e per certi versi dura ancora. Nella
prima parte si offre una presentazione della situazione di crisi: la reazione
alla candidatura di Gul di quello strato della popolazione che crede nei
principi di democrazia e laicismo voluti da Ataturk a fondamento della
repubblica e intende difenderli da quelle che considera minacce ad essi
rivolte, i fallimentari turni del voto presidenziale in sede parlamentare e il
quasi-intervento diretto delle Forze Armate nel contesto politico. In altre
parole, in questa parte del lavoro sono riportati tutti gli avvenimenti che
hanno causato il ricorso ad elezioni legislative anticipate e che come
conseguenza hanno dato luogo ad una campagna elettorale ridotta nei tempi
ma molto intensa ed interessante.
Nel secondo capitolo della tesi vengono esaminati i cinque partiti
politici che apparivano destinati ad essere i più votati in tutti i sondaggi
pubblicati, iniziando dalla loro evoluzione storica per far capire come siano
evolute alcune delle loro ispirazioni ideologiche e come questi
cambiamenti siano stati recepiti dall’elettorato. In questo senso, esaminare
la storia dei partiti politici significa operare una ricerca che fornisce quasi
tutte le informazioni indispensabili sulla storia politica del paese, in quanto
alcuni dei partiti politici oggi presenti sulla scena esistono, malgrado le
interruzioni che la loro attività ha dovuto subire in fasi particolarmente
turbolente, dagli anni Cinquanta, e la loro presenza è una testimonianza
dell’evoluzione del paese. Questi partiti sono oggi chiamati ad adottare
4
politiche decisive per il futuro, sia sul piano economico sia su quello
propriamente politico, data la delicatezza delle sfide che attendono la
Turchia sul piano interno e su quello internazionale, a partire dalla
controversa questione dell’adesione all’Unione Europea e
dell’atteggiamento da tenere dei confronti del terrorismo indipendentista
curdo. L’argomento viene affrontato nel secondo capitolo attraverso
un’analisi dei manifesti politici – cioè delle piattaforme programmatiche –
di questi cinque partiti, che sono analizzati sia sotto il profilo del contenuto
propositivo in ordine ai problemi reali del paese, sia sotto quello delle
critiche rivolte agli avversari. In questo capitolo vengono riportati anche i
principali slogan che hanno contraddistinto le manifestazioni, i volantini di
propaganda e le affissioni pubblicitarie dei partiti, esaminandoli nel
dettaglio nei paragrafi dedicati alle campagne elettorali dei singoli partiti.
Il terzo capitolo ha come argomento specifico il periodo della
campagna elettorale e il ruolo che in essa hanno svolto gli altri attori. Prima
di tutto vi sono esaminati i maggiori temi della campagna, che a volte
hanno varcato i limiti della politica estendendosi a vicende personali
riguardanti i più noti esponenti politici. Gli scambi di battute polemiche
avvenuti fra questi ultimi vengono direttamente riportati per far capire al
lettore come i leader turchi esprimono le proprie opinioni.
Successivamente, nello stesso capitolo è esaminato il contesto dei media in
Turchia per capire come e in che misura la campagna elettorale sia stata
illustrata dai vari mezzi di comunicazione. Il contesto dei media viene qui
esaminato tramite l’analisi di cinque quotidiani e sei canali di televisione,
con alcuni esempi dei programmi speciali realizzati in occasione delle
elezioni. I mezzi d’informazione sono stati analizzati anche sotto il profilo
della proprietâ, cioè riguardo alla relazione esistente fra l’imprenditorialità
del proprietario e l’imparzialità della comunicazione stessa.
5
Riassumendo, la presente tesi presenta un’analisi del contesto politico
di un paese alla prova delle elezioni anticipate, in una fase delicata in cui
anche le tradizionali rivendicazioni storiche dei diversi settori ideologici si
sono evolute insieme ai partiti, all’opinione pubblica e ai mezzi di
comunicazione, per finire a dar vita ad dibattito multilaterale a cui hanno
preso parte in primo luogo i fondamentalisti islamici, i nazionalisti ed i
socialdemocratici, non dimenticando ovviamente la formazione degli
indipendenti, che di fatto ha rappresentato, nella campagna elettorale, la
componente etnica dei curdi. Questo lavoro si propone di analizzare il
periodo della crisi politico-elettorale, mettendo in evidenza tutti i suoi
attori: in primo luogo i partiti politici, che hanno il potere di cambiare la
situazione odierna e che si sono sforzati di comunicare nel modo più
efficace con il loro potenziale elettorato in questo periodo; in secondo
luogo i mezzi di comunicazione di massa, che si sono dimostrati influenti
attori coprotagonisti delle vicende qui analizzate, sia per la loro funzione di
filtrare i messaggi politici prima di trasmetterli al pubblico, sia per la
capacità che alcuni di essi hanno di condizionare le politiche persino dei
governi; in terzo luogo il popolo, cioè l’elettorato della Turchia, le cui
reazioni, se da un lato hanno garantito un secondo successo di Erdogan e
del suo partito, riconfermandoli al governo, dall’altro hanno dato vita alle
più grandi manifestazioni della storia repubblicana del paese.
6
CAPITOLO I :
LA FASE DI PRE-CAMPAGNA ELETTORALE
1. L’elezione dell’ 11˚ Presidente della Repubblica:
Il dibattito che ha portato la Turchia alle elezioni anticipate è
cominciato all’inizio del 2007. Anche se sia i politici che il popolo si erano
già accorti da molto prima che il cinquantanovesimo governo della
Repubblica Turca, espressione dell’AKP e guidato da Erdogan, avrebbe
eletto l’undicesimo Presidente della Repubblica nell’ultimo anno del suo
mandato. Avvicinandosi la scadenza del mandato del decimo Presidente,
cioè nei mesi di gennaio e febbraio, il dibattito su chi sarebbe stato il
candidato del governo occupava molto spazio nella stampa turca. I tre nomi
considerati più probabili erano il primo ministro R. Tayyip Erdogan, il capo
del Parlamento Bulent Arınc ed il ministro degli esteri Abdullah Gul, che
erano i tre fondatori del partito, detti anche la “troika del AKP”. Sia i
giornali che i canali televisivi già dal mese di gennaio iniziarono a fare dei
sondaggi sugli eventuali candidati e il tardivo annuncio della scelta del
candidato accelerò il dibattito.
La conseguenza fu l’esplodere di una reazione della parte laica del
popolo turco, che come Capo dello Stato non voleva vedere una persona
legata ad un’ideologia che desidera trasformare i principi dello stato
democratico di diritto.
Prima di spiegare le motivazioni di questa reazione, ritengo opportuno
spiegare la normativa turca sulla elezione del Presidente della Repubblica e
delle sue competenze. Secondo l’articolo 102 della Costituzione,
“l’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto
a maggioranza di due terzi del Parlamento. Nel quarto turno è sufficiente
la maggioranza assoluta fra i due maggior votati del terzo turno”. Nello
7
stesso articolo è specificato anche che l’elezione deve aver luogo entro
trenta giorni dopo la fine del mandato dell’ex-Presidente e, nel caso in cui
anche nel quarto turno nessun candidato riesca a raggiungere la
maggioranza assoluta dei membri, si ricorre immediatamente alle elezioni
di un nuovo Parlamento.
Il legislatore del 1982 che ha formulato la Costituzione ancora vigente
ha stabilito questo sistema di elezione perché nella storia repubblicana
precedente a quella data la maggior parte delle elezioni del Capo dello
Stato avevano creato periodi lunghi e problematici di confusione. Una delle
motivazioni che spinsero il legislatore a mettere il limite di trenta giorni fu
la necessità di accorciare il tempo della votazione e non avere elezioni che
duravano tre o quattro mesi.
Fino alla crisi del 2007 la figura del Presidente della Repubblica è
stata sottovalutata e poco considerata dal popolo turco perché esso lo
vedeva come il capo simbolico dello stato con la sola competenza di
opporre il veto alle proposte di legge del governo sino a che questo non
fosse riuscito a farle approvare per tre volte, con qualche modifica, dal
parlamento. Invece, il Presidente della Repubblica Turca, considerato dalla
Costituzione (art. 104) “Capo dello Stato”, ha delle competenze legislative,
esecutive e giurisdizionali che lo trasformano nel garante dello
funzionamento dello Stato e della democrazia. Soprattutto per questa
ultima considerazione, la candidatura di uno dei fondatori dell’AKP è stata
vista da una parte della società come una minaccia per la democrazia
vigente nel paese.
8
2. Le manifestazioni più grandi della storia turca: i meeting
repubblicani.
Giâ prima della candidatura di Gul, la parte laica del popolo turco
dimostrò la propria reazione organizzando manifestazioni di un’ampiezza
mai vista nella storia repubblicana, che riunirono cittadini appartenenti a
schieramenti politici molto diversi. La prima manifestazione fu organizzata
dalla ADD – Fondazione del pensiero Kemalista
1
- il 14 Aprile 2007 ad
Ankara, e vi parteciparono secondo i dati ufficiali 370 mila persone. Il
corteo partì dalla piazza Tandogan, dove c’è il mausoleo di Ataturk
(Anitkabir), che simboleggia il pensiero laicista e democratico del
fondatore della Repubblica Turca. Contestando i dati ufficiali, ADD
sostenne che avevano partecipato circa un milione di persone contrarie alle
politiche del governo, che allontanavano il paese dai principi di Ataturk, e
all’eventuale candidatura dei tre fondatori del AKP per la Presidenza della
Repubblica.
Un fatto interessante di questa manifestazione è stata la scarsissima
copertura dei media turchi. L’unico canale televisivo che la trasmise in
diretta fu Kanalturk, noto come il maggiore oppositore del governo e
dell’ideologia anti-laica dell’AKP. Gli altri canali televisivi hanno concesso
uno spazio di pochi minuti nei telegiornali e sono stati criticati da più parti.
Alcuni hanno giustificato la mancata trasmissione con il fatto che la
manifestazione era di tipo politico puro, sostenendo che non ritenevano
giusto trasmetterla per non apparire una voce parziale.
1
ADD “Atatürkçü Düşünce Derneği, fondato il 19 Maggio 1989: cfr. www.add.org.tr
9
La piazza Tandoğan. 19 Aprile 2007
Nella manifestazione di Tandogan, tutti i partecipanti portavano
bandiere della Turchia e gli slogan piu interessanti erano:
ξ “Türkiye laiktir, laik kalacak!”, cioè “La Turchia è laica e rimarrà
laica”,
ξ “Çankaya’nın yolları şeriata kapalı!”, “Le vie di Çankaya son chiuse
alla sciaria
2
”.
ξ “Kasımpaşa imami satamazsin vatani”, “Imam di Kasımpaşa, non
puoi vendere il paese
3
”.
Oltre ai leader del CHP e del DSP (partiti di sinistra) erano presenti
anche rettori universitari, avvocati, professori ma anche rappresentanti
degli alti gradi delle Forze Armate.
Il capo del parlamento Arınc e il governo cominciarono a fare contro-
propaganda già prima della manifestazione e criticarono i manifestanti
accusandoli di essere “folle imbarcate”, affermando che se avessero
organizzato loro una manifestazione avrebbero raccolto più persone. Di
conseguenza, dopo quanto detto del governo uno degli slogan della seconda
2
Çankaya è un quartiere di Ankara dove c’è il Quirinale.
3
Kasımpaşa è la periferia di Istanbul dove è cresciuto Erdogan.
10
manifestazione di Istanbul fu “Tayip baksana, kaç kişiyiz saysana”,
“Tayip
4
, hai visto quanti siamo?”.
Fotografia satellitare della piazza Caglayan ad Istanbul il 29 Aprile 2007
La seconda manifestazione fu organizzato da ADD in collaborazione
con CYDD
5
(Fondazione per lo sviluppo della vita moderna), il 29 Aprile
nella piazza Caglayan ad Istanbul. La partecipazione a questo secondo
corteo è stata argomento di dibattito perche le Forze di Polizia di Istanbul
hanno dichiarato la partecipazione di un milione di persone mentre nelle
fotografie satellitari si vedeva una folla di almeno tre milioni. Oltre alle
organizzazioni non-governative e a sindacati come ADD, CYDD, DISK
6
(Confederazione dei sindacati di lavoratori rivoluzionari), KESK
7
(Confederazione dei sindacati degli impiegati pubblici) e l’Albo degli
avvocati di Istanbul, parteciparono anche i partiti politici CHP (Partito
4
Recep Tayip Erdogan
5
“Çağdaş Yaşamı destekleme Derneği” è un’istituzione di volontariato fondata nel 1989.
6
“Türkiye Devrimci İşçi Sendikaları Konfederasyonu” è stato fondato il 13 Febbraio 1967 dai sindacati separati
dalla “Türk-İş”. Cfr. www.disk.org.tr
7
“Kamu Emekçileri Sendikaları Konfederasyonu” è stato fondato il 8 Dicembre 1995. Cfr. www.kesk.org.tr
11
Repubblicano del Popolo), DSP (Partito Democratico di Sinistra), SHP
(Partito social-democratico del Popolo), IP (Partito del Lavoratore) e GP
(Partito Giovane) e numerosi scrittori, giornalisti, artisti, cantanti, ma anche
imprenditori.
Gli slogan piu interessanti furono;
ξ “ABDullah ananı da al, git”, “ABDullah, prendi la mamma e vai
via!
8
”,
ξ “Laik, demokrat Kemal’in askerleriyiz”, “Siamo laici e democratici
guerrieri di Kemal”,
ξ “Ne ABD ne AB, tam bağımsız Türkiye!” “Né USA, né UE! Turchia
indipendente!”.
La motivazione fondamentale dei manifestanti era la paura di perdere
la democrazia e trasformarsi in un paese amministrato con le regole della
sciaria, parziale nei confronti delle minoranze e sempre più dipendente
dalle forze internazionali. I manifestanti che urlavano “Né USA, né UE!
Turchia indipendente” erano quelli che vedevano il pericolo degli
investimenti stranieri nel paese che avrebbero trasformato l’economia turca
rendendola sempre più dipendente dagli Stati Uniti a causa
dell’indebitamento dello Stato col tasso di interesse estremamente alto.
Le manifestazioni repubblicane continuarono con quelle di Izmir in
piazza Gundogdu del 13 maggio, di Samsun in piazza Cumhuriyet del 20
maggio e di Denizli in piazza Demokrasi del 26 maggio, offrendo
un’immagine di un popolo legato alla propria Repubblica e ai principi di
Ataturk.
8
Questo slogan nella prima parte faceva riferimento al candidato alla Presidenza Abdullah Gul, le cui prime tre
lettere del nome significano USA e nella seconda al detto di Erdogan “prendi tua mamma e vai via!” ad un
contadino che si lamentava dei prezzi bassi del limone e diceva di non poter più mantenere neanche la mamma.
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