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Le metodologie impiegate per l’analisi congiunta dei fenomeni verteranno
sull’elaborazione di dati statistici forniti dall’ ISTAT e dall’ENEA ,e
spazieranno dalla contabilità ambientale ai modelli di regressione lineare
e di analisi delle componenti principali,fino ad un modello innovativo di
previsione di tipo ponderale.
La relativa limitatezza dei dati ambientali disponibili su scala regionale
verrà così compensata da una prospettiva di indagine multifocale , per
permettere una visione integrata dei rapporti tra campi disciplinari distinti
ma fortemente correlati tra loro.
Una precisazione è d’obbligo: i dati elaborati in questa tesi non pretendono
di offrire una visione esaustiva della realtà territoriale molisana e delle
molteplici interrelazioni esistenti, ma costituiscono un semplice tentativo di
approccio metodologico allo studio scientifico di problemi complessi che
richiedono strumenti di indagine adeguati , per i quali le tecniche di ricerca
adottate rappresentano solo una soddisfacente approssimazione. Infatti ,la
contabilità ambientale e ,in generale, lo studio di fenomeni legati
all’ambiente sono tuttora un terreno di frontiera per la ricerca statistica,
effetto di una consapevolezza troppo tardiva alla questione ecologica e alla
necessità di integrare i metodi tradizionali con nuovi e più completi criteri
di ricerca, ma proprio per questo di grande interesse e meritevoli di
doveroso approfondimento; questo lavoro vuole appunto essere un piccolo
contributo in tal senso.
Agostino Giannelli
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1 - GLI INDICATORI DI SVILUPPO COMPATIBILE
a) Premessa: il concetto di sviluppo compatibile
La crescita straordinaria della produzione industriale sperimentata dai
Paesi occidentali tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento,
accompagnate da una crescita parallela della fiducia nelle possibilità
umane di controllo e dominio sul mondo naturale e avallate dalle più
recenti scoperte nel campo della fisica, della chimica e della bioingegneria,
hanno condotto ad una sistematica sottovalutazione dei rischi connessi
all’alterazione degli equilibri ecologici del nostro pianeta e delle
conseguenze derivanti nel lungo periodo, come acutamente sottolineato in
diverse ricerche (“limiti allo sviluppo”, MIT - Boston, “Industrial
Dynamic“ - Forrester).
Le crisi petrolifere del 1973 e del 1979, causate da uno shock
inflazionistico esterno, e le riflessioni sulla necessità del risparmio
energetico per so- stenere la crescita dei consumi delle società industriali
occidentali, sono stati i primi segnali di allarme, a dir il vero alquanto
sottovalutati, sulla necessità urgente di invertire, o almeno rallentare, la
spirale sempre più pericolosa del consumismo incontrollato e
deregolamentato, e di proporre un modello alternativo di crescita
economica fondato sulll’utilizzo responsabile delle risorse e su una
maggiore percezione della solidarietà verso i Paesi in via di sviluppo.
L’idea di una crescita “compatibile” con le esigenze di tutela dell’ambiente
e finalizzata al miglioramento globale della qualità della vita umana ha
preso fortemente corpo nei programmi delle associazioni ambientaliste,
diventando la principale alternativa ai discutibili modelli della “new
economy” e della globalizzazione dei mercati, creati dalle società
multinazionali per il controllo economico e politico delle risorse mondiali.
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Ad una non ben delineata politica di “austerity” si è andato via via
sostituendo il concetto di una crescita “armonica” del livello di benessere
della collettività, che non consideri l’ambiente esterno un canale di
sfruttamento, ma un’opportunità di sviluppo responsabile verso le future
generazioni.
Lo scopo di questa prima parte è quello di presentare un metodo di
rilevazione statistica che valuti la crescita della produzione in funzione
degli input intermedi rappresentati dai consumi energetici, ponendo
esplicitamente come obiettivo di confronto il rapporto tra energia
impiegata e reddito prodotto.
L’analisi verrà condotta poi a livello settoriale, al fine di comparare tra
loro differenti trend economici.
Nella parte finale verrà infine presentato un metodo di calcolo dell’impatto
relativo di una specifica città (Campobasso) sull’ecosistema urbano
nazionale.
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b) La costruzione degli indicatori di sviluppo compatibile
Viene qui di seguito riportata la tavola del valore aggiunto regionale in
alcuni settori chiave dell’attività economica relativamente al periodo 1988-
1996 (valori espressi in mld di lire a prezzi costanti 1990)
ANNO Agricoltura Industria Edilizia Commercio Trasporti Altri settori TOTALE
1996 430 1618,5 521,3 1216,7 638,3 1682,1 6106,9
1995 374,7 1617,9 497,3 1164,2 607,9 1700,1 5962,1
1994 340,6 1539,2 502,8 1170,1 574,4 1694,7 5821,8
1993 351 1453,4 470,9 1140,4 558,2 1675,1 5649
1992 374,5 1619,3 548,8 1149 547,3 1565,8 5804,7
1991 384,2 1538 518,8 1124,7 538,5 1612,6 5716,8
1990 379,4 1571,3 537,3 1003,7 465,2 1573,6 5530,5
1989 381,6 1502,1 472,7 1057,8 424,4 1604,5 5443,1
1988 394,8 1533 517,4 1059,3 403 1464,1 5371,6
fonte:ISTAT-Conti Economici Reg.
Per ciascun settore vengono quindi riportati i consumi di fonti energetiche,
allo scopo di valutare il “peso” diversificato dei vari settori sull’ambiente.
(valori in migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio-Ktep)
ANNO Agricoltura Industria Edilizia Terziario* Trasporti Altri* TOTALE
1996 26 143 62 27 191 12 461
1995 18 153 75 29 191 12 478
1994 20 150 60 25 190 12 457
1993 25 148 69 23 196 13 474
1992 23 164 67 23 213 12 502
1991 25 162 74 22 200 12 495
1990 28 153 71 21 207 10 490
1989 23 138 75 18 208 11 473
1988 20 115 73 16 193 12 429
fonte:ENEA
* Il settore “Terziario” include anche i servizi bancari e assicurativi e altri servizi vendibili.
* Il settore “Altri” comprende la Pubblica Amministrazione.
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Un’analisi comparata dell’andamento del valore aggiunto globale e del
consumo energetico complessivo consente di valutare le tendenze di
crescita del rapporto tra fonti e impieghi.
EVOLUZIONE DEI CONSUMI ENERGETICI E DEL VALORE
AGGIUNTO REGIONALE NEL PERIODO 88-96 A PREZZI 1990 -
MOLISE- VALORI SU BASE 100
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
Serie 1 Serie 2
rosso = cons. energetici , verde = val.aggiunto regionale
Dal confronto dei diagrammi emerge una diminuzione del rapporto fra
consumo energetico e valore aggiunto,dovuto probabilmente al contributo
positivo del progresso tecnologico sul risparmio delle fonti di energia. Il
tentativo più significativo di costruzione di un siste ma di indicatori
settoriali di pressione ambientale (ISPA) ha portato, relativamente al
contesto italiano, alla costruzione di un sistema conta bile integrato
economia-ambiente denominato NAMEA (National Account Matrix
Including Environmental Accounts), sviluppato per la prima volta
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dall’ISTAT nel 1990, e divenuto uno schema consolidato di analisi nei
programmi statistici di quasi tutti i Paesi membri della UE a partire dal
1995.Un generico profilo contabile di tipo NAMEA indica il “contributo”
di una generica attività economica alla produzione e al valore aggiunto
globale sul piano economico, e all’emissione dei principali inquinanti
atmosferici e del suolo (rifiuti) nel territorio esaminato sul piano
ambientale, secondo un modello input - output. Solitamente la NAMEA è
affianca ta dall’EPEA (Environmental Protection Expenditure Account) ,
un “conto satellite” che descrive in modo approfondito le spese destinate
alla protezione dell’ambiente da parte dei diversi operatori economici
(famiglie, imprese e PA) per settori distinti di intervento (protezione
dell’aria e del clima, gestione dei rifiuti, tutela della biodiversità e del
paesaggio etc.)
Il lavoro sviluppato in questa sede mira, in modo particolare, allo studio
di “indicatori di impatto ambientale” o di “sviluppo compatibile” sotto
forma di rapporti tra input energetici e output produttivi ai vari livelli di
attività economica regionale, sia a scopo comparativo che a scopo
prospettico-temporale. Se indichiamo un generico ISC (Indice di Sviluppo
Compatibile) come livello di consumo energetico C per unità di valore
aggiunto prodotto VA, il rapporto:
ISC = C \ VA
è tanto più basso quanto minore è il consumo C e quanto maggiore è il
valore aggiunto VA, ed esprime l’impatto “relativo” degli input energeti ci
sul sistema economico-ambientale di una generica attività o settore
produttivo.
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Se calcoliamo gli ISC per i valori globali regionali illustrati in precedenza,
espressi in millesimi, otteniamo:
79,9 86,9 88,6 86,6 86,5 83,9 78,5 80,2 75,5
88 89 90 91 92 93 94 95 96
I valori sono stati rappresentati in un istogramma a barre, che conferma
l’andamento ipotizzato per gli ISC.
Analizziamo ora la composizione dei consumi energetici,distinguendo in
particolare i derivati del petrolio dalle altre fonti tradizionali e da quelle
rinnovabili (biomasse),ed evidenziando il loro andamento storico.
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fonte:ENEA
* I prodotti petroliferi si distinguono in: - distillati leggeri (benzina e GPL)
- distillati medi (gasolio)
- distillati pesanti (olio combustibile,coke)
Tutti i valori sono espressi in Ktep
Dalla tavola emerge una graduale riduzione dell’incidenza dei derivati
del petrolio sul totale,a favore di un impiego più consistente di fonti
alternative come il gas naturale e l’energia elettrica.(vedi aerogrammi
nella pagina seguente)