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limitano ogni forma di attrattiva e di interesse. Fanno
eccezione i casi rappresentati da alcune realtà prestigiose
sul piano ambientale o storico culturale, che hanno assunto
funzioni e destini diversi con l’avvio di attività turistiche o di
una residenzialità legata alla riscoperta delle radici ed alla
riappropriazione di tradizioni passate.
La valorizzazione della montagna abruzzese è un
compito difficile ma le possibilità di crescita sono numerose
e diversificate, come il turismo, il recupero delle produzioni
e delle attività tipiche e tradizionali, lo sviluppo di una
residenzialità che sia valorizzazione e recupero del
patrimonio edilizio esistente, l’economia del tempo libero e
delle vacanze, la diffusione degli sport ecocompatibili.
La valorizzazione delle aree montane e protette passa anche
attraverso forme di sviluppo sostenibile che non devono
prescindere da un disegno più generale nell’ambito del quale
la montagna deve essere considerata come parte integrante
di tutto il sistema economico, sociale ed ambientale della
regione» (Bove, 2002).
Una funzione di traino può sicuramente essere affidata
allo sviluppo turistico che ha il merito di portare dei benefici
economici sfruttando le potenzialità dell’area. Interessante il
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discorso circa il turismo nelle aree protette, data la presenza
del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga nel
territorio oggetto di questo studio. Affrontare la
problematica del turismo nelle aree protette è
estremamente importante ma ben più complicato e difficile
di quanto potrebbe a prima vista sembrare.
«Il turismo è il più solido punto di contatto con la gente per
un Parco: questo a mio parere il motivo per cui riveste un
ruolo di primaria importanza nel futuro delle aree protette»
(Caresio, 1999).
Proprio l’ambiente costituisce una componente
fondamentale dell’offerta turistica: per questo motivo
l’industria del settore è sempre più direttamente interessata
a salvaguardarne un’alta qualità.
Il turismo rappresenta un’attività economica che
utilizza l’ambiente quale fattore nell’ambito del suo
“processo produttivo”. È allora fondamentale analizzare le
relazioni tra i due comparti, evidenziando gli impatti
provocati dal turismo sull’ambiente.
Partendo dalla premessa che «uno sviluppo turistico
economicamente sostenibile debba essere ecologicamente
sostenibile» (Mc Intyre, 1993) ne deriva l’importanza che gli
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attori coinvolti collaborino al mantenimento di standard
ambientali accettabili.
La seguente tabella mostra come la qualità ambientale
possa influenzare il settore turistico e, allo stesso tempo,
come il turismo possa modificare le caratteristiche per
diversi comparti ambientali:
POSITIVI
ξ Risanamento di zone
degradate;
ξ Incentivi alla costruzione di
infrastrutture di depurazione;
ξ Incentivi per una migliore
gestione e protezione degli
ecosistemi;
ξ Sensibilizzazione ambientale sia
della popolazione locale che dei
turisti.
NEGATIVI
ξ Inquinamento del suolo;
ξ Inquinamento idrico;
ξ Inquinamento atmosferico;
ξ Inquinamento acustico;
ξ Inquinamento visivo;
ξ Danni a flora e fauna;
ξ Impatti indiretti a causa
dell’incremento nelle attività
degli altri settori economici
Tab.1 Gli impatti del turismo sull’ambiente naturale:(Antonioli
Corigliano, 1999)
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E’ naturale che nelle aree protette, data la loro
maggiore vulnerabilità, l’attenzione a tali impatti debba
essere ancora maggiore (Caballos – Lascurain, 1996;
Simpson,1993).
L’istituzione delle aree protette ha portato importanti
ripercussioni circa il fenomeno turistico. Parte degli introiti
derivanti dalle attività turistiche ha reso possibile in alcuni
casi il mantenimento stesso dell’area protetta. Un
vantaggio aggiuntivo in termini ambientali di tale segmento
di attività turistica è inoltre rappresentato dalla capacità di
rafforzare la sensibilità ambientale non solo a livello di utenti
ma anche a livello locale. È naturale ricordare che l’utilizzo a
fini turistici di tali aree non deve compromettere il
raggiungimento del fine ultimo dell’esistenza dell’area
protetta stessa. L’attività umana va attentamente gestita
affinché la presenza massiccia di turisti e il loro
comportamento non devono compromettere la normale vita
di specie floristiche e faunistiche.
Le aree protette rappresentano, quindi, dei casi
particolari di destinazione turistica; la loro istituzione dettata
prevalentemente, come più volte osservato, allo scopo di
tutelare aree di natura incontaminata di fatto ha portato ad
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un’attività turistica indotta, di non secondaria rilevanza. Non
va comunque mai dimenticato il problema del rapporto tra
attività economiche e ambiente, qui portato all’estremo sia
per i vincoli che per la fragilità del contesto, e la necessità
che di conseguenza ogni analisi sulla capacità di carico
dell’area e sulla definizione di sviluppo sostenibile che si
vuole raggiungere dovrà essere particolarmente puntuale.
«La conservazione non può essere gestita solamente da
vincoli e divieti, ma imporre un intervento attivo di sviluppo
controllato e pianificato: la tutela estrema senza interventi
da parte dell’uomo anche in aree come queste non è
comunque immaginabile, e come ormai da tutti riconosciuto,
il mero immobilismo rischia di rivelarsi peggiore di forme
ragionate e controllate di intervento» (Antonioli Corigliano,
1999).
Lo sviluppo di attività economiche, soprattutto
turistiche, potrebbe risultare necessario anche in relazione
ai costi che spesso queste aree devono sostenere e affinchè
la loro gestione non risulti un sacrificio troppo pesante per la
collettività, inibendo a sua volta la formazione di altre aree
da sottoporre a tutela.
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La risorsa naturale nel senso più ampio possibile
rappresenta l’elemento fondamentale di richiamo, al quale si
devono affiancare, nell’area stessa o in altre limitrofe, tutte
quelle attività che integrano la risorsa naturale nell’ambito
della sua fruibilità per visite, escursioni e soggiorni.
Data la natura composita e trasversale del comparto
turistico, le attività e i servizi di cui sopra, comprendono un
vasto insieme di attori pubblici e privati, presenti sul
territorio a livello più o meno locale, che possono agire sia
come singoli, sia a livello coordinato. In particolare servizi di
ristorazione, di agriturismo, al ruolo di agenzie specializzate
in azione di comunicazione, gli intermediari (agenti di
viaggio e tour operator) o anche chi può offrire servizi per
visite guidate, servizi per la pratica di sport in loco, nonché
servizi di attività educative e di ricreazione.
Nel corso degli ultimi anni, le tendenze della domanda
turistica hanno evidenziato una sempre maggior attenzione
da parte degli utenti all’ambiente naturale e alla ricerca di
aree incontaminate. Il tutto si manifesta come tendenza per
il turista proveniente da aree urbane a riappropriarsi di
valori primari, di cui l’ambiente, inteso appunto in senso lato
di spazio antropico con la propria cultura e le proprie
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tradizioni, ne costituisce il fondamento. Ne forniscono ampia
dimostrazione i dati in forte crescita del turismo verde, del
turismo enogastronomico e delle attività all’aria aperta in
generale.
L’area protetta diviene pertanto, in tale contesto, il
polo di eccellenza per una qualificazione dell’offerta turistica
in risposta alle esigenze di una domanda segmentata, o di
nicchia, in forte crescita.
Un’area protetta e in particolare un parco ha la
possibilità di polarizzare vari tipi di turismo. È indubbio,
infatti, che a seconda del territorio compreso nei confini del
parco ci sarà la possibilità di accogliere diverse tipologie di
turismo.
Molti turisti frequentano i parchi nel corso della
stagione estiva con fini escursionistici, naturalistici, culturali
o semplicemente ricreativi. Altri prettamente nel periodo
invernale per usufruire delle possibilità circa gli sport
invernali.
Proprio per questo motivo la gestione dell’area dovrà
essere particolarmente attenta, anche in tutto ciò che fa da
corollario alla visita e che dovrà costituire un tutt’uno in
sintonia con la risorsa primaria. Così all’interno delle aree
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che intendono avere una certa ricettività e/o attività di
ristorazione dovranno essere scelte quelle con
caratteristiche tipologiche meno aggressive, come ad
esempio campeggi, aziende agrituristiche, rifugi, strutture
che rappresentano scelte senz’altro meno “invasive”, così
come i punti di ristoro dovranno utilizzare necessariamente i
prodotti locali. Un discorso analogo vale per quel che
riguarda le attività sportive all’aria aperta. Non tutte
possono essere prese in considerazione: saranno infatti da
escludere quelle che producono rumori molesti,
inquinamento, o che implicano infrastrutture di grosso
impatto, mentre le attività che mettono in diretto contatto il
turista con la natura saranno le più indicate;
l’escursionismo, l’alpinismo, l’arrampicata sportiva, lo
scialpinismo, lo sci da fondo, la mountain-bike,
l’equitazione. Non è da tralasciare il fatto che tali attività
spesso richiedono una gestione ed una organizzazione poco
onerosa.
Non sono da dimenticare, inoltre, tutte le attività
relative alla formazione ambientale, quindi corsi di
educazione ambientale con particolare attenzione alle
scolaresche, ancora attenzione per le particolari
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caratteristiche offerte al turismo della terza età, creazione di
circuiti che diano la possibilità ai disabili di muoversi in
libertà.
Il presente lavoro ha come obiettivo la realizzazione di
un’analisi socio-economica del territorio della Comunità
Montana Vestina, attraverso un censimento promosso dalla
sezione di Penne del Club Alpino Italiano, con l’utilizzo di
dati rilevati presso i Comuni interessati, riportati in una
banca dati denominata “Banca dati Vestina”.