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Lo sviluppo di nuove e alternative terapie di
approccio a tutte le patologie, legate alla
negatività che gli stili di vita e di comportamento
del sistema industrializzato determinano (lavoro
sedentario e spesso stressante, inadeguata attività
fisica, scorretta alimentazione, abuso di sostanze
alcoliche e tossicodipendenze), acquista perciò
un’importanza primaria nell’assunzione di misure
preventive durante la vita adulta, migliorando così
le prospettive di salute nell’età più avanzata.
In quest’ottica, le attività connesse alla
coltivazione delle piante, al tempo stesso scienza e
arte, e alla frequentazione di ambienti in cui le
piante siano l’elemento dominante, hanno dimostrato
di avere effetti terapeutici per molte persone
ottenendo quindi risultati sia diretti, con un
miglioramento delle condizioni psicofisiche dei
soggetti coinvolti, che indiretti, quantificabili in
una diminuzione della spesa sanitaria.
7
LE PIANTE E LA CULTURA UMANA
Fin dalle più remote civiltà, il mondo vegetale ha
profondamente interessato la sfera intellettuale e
spirituale dell’uomo.Numerose sono, infatti, le
specie erbacee e legnose alle quali sono attribuiti
importanti valori e significati simbolici,
specialmente nel settore religioso.Il mondo vegetale,
inoltre, è stato in tutte le epoche fonte di
ispirazione nei settori della poesia, della
narrativa, delle arti figurative e della musica.
Religione
La natura ha da sempre esercitato un grande fascino
sull’uomo, stimolandone la fantasia e
l’immaginazione, suscitando emozioni e sentimenti di
ammirazione, di stupore, di timore, rispetto e
venerazione e suggerendo analogie tra i cicli
biologici dei vegetali, i fenomeni della natura e le
vicende della vita dell’uomo e degli animali.Si sono
quindi sviluppati ed evoluti profondi rapporti tra il
mondo delle piante e la cultura umana tanto da
attribuire numerosissimi valori simbolici e
significati a varie specie vegetali soprattutto nel
settore religioso fin dai primordi delle varie
civiltà. Ad esempio sono oltre 190 le specie vegetali
cui si attribuiscono miti, simbologie e leggende.Il
solo settore degli alberi è uno dei temi simbolici
più ricchi e diffusi e di particolare rilevanza.
L'uomo, soprattutto nelle antiche civiltà, è stato
fortemente affascinato dalle caratteristiche degli
alberi (longevità pluricentenaria, che nel tempo
collega varie generazioni umane; la potenza espressa
dai loro tronchi poderosi; la maestosa dimensione
della chioma che si protende verso il cielo, dimora
delle divinità uraniche; le loro radici che penetrano
nelle misteriose profondità della terra, dimora di
8
divinità) ed ha perciò a loro attribuito
caratteristiche di sacralità ed in loro ha immaginato
la dimora di esseri divini.
Nella mitologia dei Greci, dei Romani, dei Celti e di
altri popoli, numerose erano la specie di alberi
sacri o comunque collegati al culto delle divinità:
la quercia a Zeus, l’olivo ad Atena, il mirto ad
Afrodite, il fico a Dioniso, il cipresso a Plutone,
dio degli inferi, ….
Per gli Egizi la rosa era sacra ad Iside e il dio Sha
era il dio della vigna.
Nel paradiso terrestre Dio aveva posto due alberi,
quello della “vita” e quello della “conoscenza del
bene e del male” il cui frutto fu causa della
condanna di Adamo ed Eva.
La fine del diluvio fu da Dio comunicata a Noè con un
ramoscello d’olivo portato da una colomba.
Il rapporto di Gesù con l’umanità è rappresentato
dalla vite: ”Io sono la vite e voi i tralci”
Anche Buddha ebbe l’illuminazione ai piedi del Ficus
religiosa. Quest’albero è considerato dai buddisti in
India l’Albero cosmico.Presso varie religioni
l’Albero cosmico ha assunto un particolare
significato in quanto considerato asse del mondo
perché collega con le sue radici il centro della
terra con la sua superficie e questa, mediante il
tronco e la chioma, con il cielo; presso diversi
popoli è stato rappresentato da varie specie: la
quercia presso i Galli, il tiglio in Germania, il
frassino in Scandinavia, l’olivo nell’Islam, la
betulla in Siberia…
Nella cultura degli Indiani d’America gli alberi
avevano grande importanza ed erano ritenuti capaci di
parlare.
Grande importanza hanno avuti i boschi presso i
Celti: i druidi (“grandi sapienti” o “uomini della
quercia”) svolgevano i loro riti sacri nelle radure
dei boschi in una particolare atmosfera spirituale e
9
psicologica circondati da frassini, betulle e dal
tasso, albero mortuario.
In Grecia gli antichi templi avevano colonne fatte
con tronchi di alberi dalle quali sono derivate le
colonne di pietra con capitelli spesso raffiguranti
chiome stilizzate.
Il senso di sacralità degli alberi, diffuso nei
popoli antichi, è andato pian piano scomparendo,
dovuto principalmente alla diffusione delle
conoscenze scientifiche e della dominanza delle
religioni monoteistiche, determinando, così, la
scomparsa dei sentimenti religiosi connessi agli
alberi e al mondo vegetale. Tuttavia permangono
ancora, nell’attuale cultura laica, manifestazioni di
sacralità, vedi l’offerta di fiori ai morti,
l’addobbo floreale nelle chiese, l’uso di circondare
i cimiteri con cipressi.
Letteratura, poesia, arte e musica
Il mondo vegetale ha esercitato in tutte le epoche
una profonda influenza ispiratrice sulla poesia, la
narrativa, le arti figurative e la musica.
Nel settore della poesia già nell’antica civiltà
greca e nella letteratura romana sono presenti ricchi
riferimenti a piante e boschi, ad esempio nei
frammenti di Saffo e nell’Odissea di Omero.
Dante, il grande poeta della lingua italiana,
nell’Inferno tramuta le anime dei suicidi in alberi e
arbusti e nel Purgatorio esprime la serenità e
l’armonia dell’uomo con “la divina foresta spessa e
viva”.
In epoca contemporanea piante e fiori, alberi e
boschi sono continuamente fonti di ispirazione di
opere poetiche e letterarie, ad esempio in Leopardi,
Carducci, Pascoli, Quasimodo, Montale, D’Annunzio e
negli stranieri Garcìa Lorca e Prevert.
10
Boschi e alberi hanno ispirato famosi racconti e
romanzi, basti pensare al romanzo di Tolkien dove
sugli alberi erano collocate le dimore degli elfi.
Lo scrittore e poeta che ha avuto senz’altro un
rapporto profondo con la natura, è stato Herman Hesse
che agli alberi ha dato un’anima ed un sentire umano:
“...per me gli alberi sono stati i predicatori più
persuasivi.Li venero ancora di più quando se ne
stanno isolati.Sono come uomini solitari (…) "
Nelle arti figurative sono pochi gli artisti che
non hanno raffigurato nelle loro opere boschi,
alberi, fiori, spesso con riferimenti a significati e
simboli religiosi o culturali.
E’ da ricordare il famoso dipinto della “Primavera”
di Botticelli o la passione di Van Gogh per gli
alberi, in particolare per i cipressi: “I cipressi
continuano a preoccuparmi”…”uno spruzzo di nero in un
paesaggio soleggiato, ma è un punto di nero fra i più
interessanti e più difficili da rendere esattamente”.
Numerose sono infine le composizioni musicali
ispirate dalle piante, soprattutto dalla rosa, tra le
quali “Le spectre de la rose” di Von Weber e il
“Cavaliere della rosa” di Strass.
11
LE PIANTE E LA PSICHE UMANA
L’evoluzione del giardino, delle sue forme e dei
significati ad esso collegati, è strettamente
correlata all’evoluzione dell’uomo, della sua cultura
e del suo rapporto con la natura intesa come
generatrice universale.Questo rapporto ha subito un
progressivo distacco nel tempo con un tale incremento
di velocità che ci ha portato a pensare di poter
dipendere dalle macchine anziché dalla natura.Sembra
che l’uomo, dopo aver distrutto e depredato la natura
per far posto a città, centri abitativi minori,
infrastrutture e edifici industriali e commerciali,
sempre più serrati, deve oggi cercare un compromesso
tra la gravità della situazione in cui egli è
costretto a vivere e la necessità fisica di
ristabilire un contatto con la natura.Questo
compromesso trova una soluzione parziale nella
conservazione degli spazi verdi esistenti e, laddove
è possibile, nella progettazione e costruzione di
nuovi.
Il fatto di vivere, lavorare e invecchiare in queste
nostre città, che non sono assolutamente adatte ad
accoglierci, ha perciò sviluppato, nella maggior
parte di noi, un turbinio di disagi, malanni,
sindromi, debolezze, paure, ansie.Sono soprattutto i
bambini e gli anziani quelli che pagano maggiormente
per questa forzata separazione tra il mondo naturale
e il loro mondo di tutti i giorni.
E’ indubbio che la presenza di zone verdi possa
svolgere un ruolo di sicuro giovamento agli uomini;
l’uomo moderno si è reso conto che il contatto con la
natura da nostalgia del passato è diventato imperiosa
necessità per rigenerare sia il corpo, sia lo
spirito.Il verde in prossimità della propria dimora
cittadina o del luogo di lavoro riduce, infatti, il
senso di condizionamento mentale imposto dalla vita
urbana.
12
L’ambiente fisico nel quale un individuo vive
esercita, quindi profonde influenze sul suo
comportamento sociale.Gli psicologi sociali hanno
mostrato che le persone che vivono nelle zone urbane
si comportano in maniera diversa rispetto alle
persone che, invece vivono nelle zone rurali.Queste
ultime hanno qualcosa che manca nella città: il
contatto diretto con la natura. E’, infatti, ormai
scientificamente accertato che l’individuo reagisce
alla presenza delle piante, e di quelle arboree in
particolare, non solo con la semplice constatazione
della loro bellezza.Un ambiente contenente
vegetazione o qualsiasi altra forma di natura impiega
la mente senza fatica e, allo stesso tempo, la
esercita, tranquillizza, eppure rivitalizza e, di
conseguenza, attraverso l’influenza della mente
stessa sul corpo, dà l’effetto di rinfrescare la
mente e rinvigorisce l’intero sistema.La comprensione
delle risposte psicologiche, fisiologiche e sociali
delle persone nei confronti delle piante può, dunque,
costituire uno strumento valido per migliorare le
condizioni psichiche, sia di individui singoli, sia
di intere comunità.
Il rapporto persona-ambiente naturale nella
prospettiva della psicologia ambientale
Il rapporto tra le persone e l’ambiente naturale
rappresenta un argomento di centrale interesse della
psicologia ambientale tanto che ha portato alla
nascita di un settore specifico denominato
“psicologia naturale” o “psicologia verde”.
Lo studio del rapporto persona-ambiente naturale si
può ricondurre a due principali prospettive.
La prima prospettiva approfondisce lo studio del
rapporto che le persone instaurano con l’ambiente
naturale analizzando principalmente le preferenze
percettivo-visive nei confronti degli ambienti
13
naturali e le reazioni psicofisiologiche, cognitive
ed affettive da questi suscitate. L’ipotesi generale
è che la natura di tali preferenze e reazioni sia in
prevalenza biologicamente fondata e dunque legata a
fattori evoluzionisti. Questa prospettiva di studio
intende approfondire specifiche ipotesi secondo cui
l’evoluzione avrebbe determinato negli esseri umani
la selezione di specifiche modalità di preferenze e
reazioni verso gli ambienti naturali.
La seconda prospettiva studia la relazione persona-
ambiente naturale in funzione di specifici processi
socio-culturali, cioè delle specifiche influenze
esercitate dai diversi contesti sociali e culturali.
1.La prospettiva evoluzionista
Numerosi studi hanno approfondito il tema della
percezione visiva e relativa preferenza ambientale
per i luoghi naturali.Hanno confermato che il
fenomeno dell’influenza positiva dell’ambiente
naturale sulle persone, per quanto riguarda il loro
benessere fisico e psicologico, sia in esplicito
accordo con quanto previsto dalla prospettiva
biologico-evoluzionista.
Un settore specifico di studi è stato sviluppato sul
tema delle preferenze percettivo-visive espresse
dalle persone sia nei confronti di differenti e
variate tipologie di ambienti naturali, sia al
confronto tra luoghi naturali ed altri ambienti,
prevalentemente o del tutto costruiti.
Tali studi fanno prevalentemente riferimento ad
ipotesi evoluzioniste considerando la preferenza
ambientale come una guida intuitiva al comportamento
umano, molto attiva nella selezione di habitat idonei
alla sopravvivenza della specie. Kaplan (1987)
ritiene che lo studio della preferenza ambientale
costituisca un importante aiuto per capire e studiare
14
quanta influenza possono avere i fattori legati
all’evoluzione sul comportamento.
L’uomo durante il suo processo di evoluzione ha
vissuto prevalentemente nella savana dell’Africa
tropicale.Per questo le nostre preferenze estetiche
per i luoghi naturali potrebbero essere influenzate
da forme particolari che si trovano nella savana.
Balling e Falk (1982) hanno indagato sul grado di
preferenza verso alcune categorie di scenari
naturali.
I risultati indicano come luoghi maggiormente
preferiti quelli più simili alla savana, dovuto a
un’innata preferenza per gli ambienti legati alla
nostra storia evoluzionista.Gli scenari naturali
maggiormente indicati come eventuali luoghi di
residenza sono risultati quelli la cui vegetazione si
presenta di grado intermedio di accrescimento, mentre
i meno preferiti sono i luoghi naturali dotati di
vegetazione troppo (foreste tropicali) o scarsamente
(deserti) sviluppata.
Alcune ricerche hanno delineato quali sono le
caratteristiche visive in grado di influenzare le
preferenze verso gli ambienti naturali.Particolare
rilevanza ha assunto la caratteristica
“fertilità/vigore” degli elementi vegetazionali degli
scenari presentati.Uno studio sugli alberi evidenzia
come la caratteristica estetica maggiormente
preferita risulti l’ampiezza e prosperosità del
fogliame, che prevale su altre caratteristiche come
l’altezza o la circonferenza del tronco.
Con lo studio dei fattori di preferenza si delinea
un’interpretazione evoluzionista delle preferenze
estetiche verso i paesaggi naturali, in cui le
caratteristiche visive di tali preferenze siano
chiaramente connesse con aspetti legati alla
“sopravvivenza” intra-specie.Sembrano trovare
corrispondenza, infatti, in precisi segnali biologici
di reazione sia positiva verso proprietà ambientali
15
favorevoli alla vita umana (ad esempio la
fertilità/vigore della massa vegetazionale), sia
negativa legata ad aspetti sfavorevoli alla vita
della specie (ad esempio l’ostilità degli ambienti
nella stagione invernale che presentano spesso una
vegetazione priva di fogliame).Nei parchi, la
preferenza estetica è particolarmente alta per aree
ben mantenute caratterizzate da una visuale aperta,
alberi sparsi e piccoli arbusti che non impediscano
la sorveglianza creando ostacoli al controllo visivo;
elementi vegetazionali che restringono la visuale
riducono, infatti, la preferenza estetica e provocano
un sentimento d'insicurezza e vulnerabilità.
Varie ricerche sono state dedicate al confronto degli
ambienti naturali con quelli prevalentemente o del
tutto costruiti (“man made”).Hanno messo in luce che
l’indice di preferenze è correlato alla percezione
del grado di “naturalità” (lungo una scala “naturale-
costruito”) e che c’è una relazione lineare tra la
preferenza e la quantità crescente di vegetazione
degli scenari naturali presentati. Strumse (1996) ha,
ad esempio, indagato circa la preferenza per vari
scenari agrari della Norvegia del Nord.I risultati
indicano come gli scenari maggiormente preferiti
risultino quelli molto dotati di elementi floristico-
vegetazionali, e dunque ricchi nel fattore
biodiversità (ad esempio fiori e prati verdi).Gli
scenari in assoluto più preferiti risultano tuttavia
quelli in cui sono presenti elementi “man made”, cioè
alcuni vecchi manufatti agricoli in disuso
parzialmente nascosti e confusi da elementi
naturali.Tali preferenze possono essere connesse con
la preferenza più generale verso quelle scene che
segnalano la presenza di elementi costruiti in
armonia con quelli naturali sostenendo la teoria che
le preferenze sembrano associarsi alla presenza di
“mistero” nello scenario presentato.Tale variabile
16
solleciterebbe e renderebbe particolarmente attraente
l’ambiente a colui che si accinge ad esplorarlo.
Alcuni autori (Kaplan, Kaplan, Brown, 1989) hanno,
infatti, tentato di delineare quali siano le
caratteristiche di un ambiente che possono funzionare
come predittori della sua piacevolezza/spiacevolezza.
Comprensione Esplorazione
Immediata Coerenza Complessità
Inferita Leggibilità Mistero
In questo modello di piacevolezza ambientale vengono
considerate due dimensioni della conoscenza
dell’ambiente: la comprensione (cioè il tentativo di
dare un senso all’ambiente, attivando uno schema
noto) e l’esplorazione (cioè il tentativo di
approfondirne la conoscenza).Nella prima riga sono
considerate le caratteristiche dell’ambiente che
possono essere percepite immediatamente, nella
seconda quelle che possono essere apprese con una
lettura più prolungata.Affinché il soggetto dia una
valutazione positiva di un ambiente devono essere
soddisfatte le quattro condizioni: coerenza,
leggibilità, complessità e mistero.
La coerenza di un ambiente deve soddisfare gli
sforzi cognitivi del soggetto (ad esempio, di
ricondurre facilmente l’ambiente in uno schema noto)
inducendo, così, un sentimento positivo.Al contrario
quando il soggetto non è capace di riconoscerlo in
base a uno “schema-expected” i suoi sforzi cognitivi
sono frustrati e compare un sentimento negativo.
La leggibilità indica la presenza di molte
informazioni che facilitano la comprensione e la
possibilità di prevedere come ci si può orientare
17
nell’ambiente.Lo stato affettivo positivo suscitato
dalla leggibilità è legato alla facilitazione (sul
piano dell’azione), ad esempio alla capacità di un
ambiente di farci identificare facilmente i percorsi
utili ai nostri scopi.Gli studi sulla leggibilità
dell’ambiente si possono applicare alla progettazione
di ambienti leggibili soprattutto per gruppi
speciali: persone con disabilità fisiche o mentali,
anziani, bambini.Per esempio, nel caso degli anziani,
al diminuire della competenza ambientale
dell’individuo, la sua autonomia potrebbe essere
assicurata da un ambiente facile da scoprire, con
risorse immediatamente visibili e quindi disponibili.
Infatti, è stato dimostrato che la progettazione di
ambienti speciali ha un effetto diretto sulla
sicurezza e l’autonomia degli anziani.La capacità di
orientarsi e di “way-finding” (orientamento spaziale,
codifica e memoria di percorsi, superamento di
ostacoli) sono connesse a un senso di maggiore
autoefficacia, di benessere psicologico e anche di
migliore qualità della vita.Invece una mappa
illeggibile, un ambiente indecifrabile nei suoi
percorsi suscitano nell’individuo una sensazione di
inadeguatezza personale e sentimento negativo.
La complessità è definita dalla ricchezza di stimoli
percettivi e suscita una risposta affettiva positiva,
sempre che non vada a scapito della leggibilità.Un
altro modello in cui si trova un’analogia con quello
dei Kaplan, in cui un buon grado di complessità non
deve minacciare la leggibilità di un ambiente, è il
“modello della discrepanza” di Purcell (1987).Secondo
Purcell, il grado di piacevolezza che attribuiamo a
un ambiente dipende da quanto questo ambiente si
discosta dallo schema che attiviamo in base alla
nostra esperienza.Se lo scenario presente assomiglia
eccessivamente al prototipo, non c’è attivazione
sufficiente a suscitare l’interesse e quindi la
risposta affettiva positiva.Se lo scenario, al
18
contrario, si discosta eccessivamente dal prototipo,
l’attività esplorativa del soggetto è frustrata e lo
stato affettivo è spiacevole.Un grado ottimale di
discrepanza è quello in cui lo stimolo è percepito
come qualcosa di nuovo, diverso dalle aspettative ma
non tanto da mettere in difficoltà l’esplorazione del
soggetto.Il modello di Purcell si applicava bene alla
valutazione data dai giovani ma una ricerca sulla
valutazione di paesaggi in soggetti giovani e anziani
mostrò come la variabile età abbia un’influenza nel
determinare le preferenze: i soggetti anziani
preferivano gli ambienti giudicati come più tipici.
Il mistero è una caratteristica che accresce il
desiderio di addentrarsi di più nell’ambiente, per
ottenere ancora più informazioni (ad esempio, un
sentiero che si addentri in un bosco).
La soddisfazione del desiderio di conoscere è uno dei
piaceri più primitivi e universali e un ambiente che
promette questa soddisfazione attiva un sentimento
positivo.Occorre differenziare il concetto di mistero
con quello di pericolo che invece induce in genere
una valutazione negativa.
2.La prospettiva socio-culturale
Gli studi della prospettiva “socio-culturale”
analizzano lo sviluppo dei rapporti persona-ambiente
naturale considerando l’influenza esercitata dai
contesti socio-culturali.Alcuni studi (Lyons, 1983)
evidenziano come alcune differenze di tipo socio-
demografico possano influenzare le preferenze verso
gli ambienti naturali.Viene formulata l’ipotesi che
le differenze dovute all’età, al sesso, alla
residenza (urbana o rurale), alla razza dei soggetti
possano influenzare le preferenze verso quattro
differenti biomi (le foreste tropicali, le foreste di
conifere, la savana e il deserto).In particolare
19
l’età e il sesso sembrano assumere un ruolo
importante: i bambini (età media 8 anni) mostrano
punteggi di preferenza più elevati verso il bioma
“savana” rispetto agli anziani (età media 60 anni),
mentre tra gli adolescenti (età media 15 anni), i
ragazzi mostrano punteggi di preferenza per i biomi
“foreste tropicali” e “foreste di conifere” più alti
delle ragazze.La residenza urbana, rispetto a quella
rurale, influenza la preferenza per quei biomi più
familiari per tali residenti.Per quanto riguarda la
razza, in particolare i neri sembrano avere una forte
preferenza per giardini più curati, attrezzati e
puliti con vegetazione scarsamente densa o che generi
una sensazione di chiusura.Gli studi interculturali
hanno, tuttavia, dimostrato frequentemente una forte
somiglianza nelle preferenze ambientali. Yang e
Kaplan (1990) hanno trovato delle forti somiglianze
persino tra differenti culture e tra differenti stili
di paesaggio: chiedendo a soggetti coreani e
occidentali residenti in Corea di indicare la loro
preferenza tra giardini di stile coreano, giapponese
e occidentale, il giardino giapponese era quello
maggiormente scelto da entrambi. Orians (1980) ha
mostrato come gli alberi caratteristici della savana
riflettono molto da vicino i tipi di alberi
selezionati e miniaturizzati dai giardini giapponesi;
ciò suggerisce che le preferenze influenzate dal
processo di evoluzione si manifestano in molte
espressioni culturali della natura, come i giardini.
Lo sviluppo, quindi, delle preferenze può essere
considerato un processo cumulativo dipendente da vari
differenti fattori sociali e biologici.