più mi hanno molto amareggiata e mi affliggono ancora:1 forse inconsciamente vedo il
raccontare la sua storia e quella di tanti altri copii2 come uno degli ultimi omaggi che
posso rendere loro.
Anche il rileggere i messaggi che ci si scambiava tramite la mailing list del gruppo mi
riporta vive alla mente le emozioni vissute nelle settimane a Slatina, l’affetto ricevuto,
prima ancora che dato, dai ragazzi3 e mi esorta in tal senso.
Un'altra sollecitazione che mi impone di completare questo lavoro sono i recenti fatti di
cronaca4 che hanno per protagonisti rumeni, o più spesso rom:5 l’immagine che ne viene
e i provvedimenti presi6 denunciano una forte chiusura, avversione e intolleranza verso
un popolo, o per meglio dire delle persone7 che cercano, la maggior parte delle volte, di
migliorare onestamente la loro critica condizione di vita affrontando le difficoltà di un
percorso migratorio.8
Credo che molto spesso questi atteggiamenti siano causati da tanta disinformazione
riguardo quel Paese e le sue vicende: l’ho sperimentato molte volte parlando della mia
1
Riporto in Allegato 1 due mie e-mail particolarmente significative inviate a chi nel nostro
gruppo di volontari si era prestato maggiormente ad aiutarla e ci era stato più vicino nel nostro
tentativo di trovare una soluzione alla sua situazione.
2
Il termine significa “bambino, ragazzo” in rumeno.
3
Il brano del Piccolo Principe riportato in prefazione credo suggerisca molto bene il rapporto
d’affetto che si è instaurato con i ragazzi anno dopo anno, l’attesa reciproca del momento di
rivedersi, la gioia di ritrovarsi e trascorrere insieme i giorni di vacanza.
4
In particolare l’uccisione a Roma di Giovanna Reggiani e il pestaggio di alcuni rumeni.
(Ottobre 2007).
5
I rumeni sono gli abitanti della Romania, i rom sono uno dei gruppi etnici comunemente
raggruppati sotto l'appellativo di zingari.
6
Il Decreto Legge n.181 del novembre 2007 sull’espulsione di cittadini comunitari per motivi di
pubblica sicurezza.
7
Mi sembra più corretto non utilizzare un nome collettivo, ma richiamare all’individualità di
ogni essere umano, per evitare generalizzazioni e preconcetti e per ricordarci che prima che di
un rumeno, con una tradizione, una storia collettiva e una cultura diversa dalla nostra di italiani,
parliamo di una persona, uguale a noi come essere umano e diverso da chiunque altro come
individuo. Si veda, in proposito, il richiamo a “sentirsi “fra l’altro italiano””, in M. Giusti,
L’identità e la memoria. Complessità ed educazione interculturale, Firenze, Giunti, 1996, pag.
30 e al vedere “la storia di vita di un individuo [come]segmento della storia di vita degli altri”,
ibidem, pag 53.
8
A questo proposito mi ha fatto molto riflettere e intenerito il racconto di una professoressa
universitaria rumena trasferitasi qui in Italia dieci anni fa a cui mi sono rivolta per avere
informazioni sulla riforma delle leggi per la tutela dell’infanzia rumene a cui lei aveva
contribuito come consulente internazionale.
Mi diceva che la figlia, stabilitasi a Parigi con la sua famiglia dopo aver vinto un
concorso dell’Istituto Europeo di Demografia, si chiedeva “dove fosse casa”. Mi ha commosso
trovare questo desiderio di stabilità e di intimità domestica in persone con un livello culturale e
sociale così elevato. Riconosco comunque in questo un mio pregiudizio.
12
esperienza di volontariato o impegnandomi per il fund rising, quando le persone a cui
accennavo del mio impegno in Romania si mostravano sospettose e diffidenti verso quel
popolo.
Man mano, però, che portavo le mie esperienze, descrivevo le condizioni di vita dei
ragazzi e del Paese stesso, potevo notare una progressiva apertura e desiderio di aiutarci
nel nostro impegno per sostenere la loro crescita.
Penso che far conoscere la condizione in cui vivono, le premesse che li portano ad avere
concezioni della vita, del lavoro, della famiglia diverse dalle nostre possa essere utile
per rapportarci meglio con chi di loro ha cercato una sistemazione migliore nel nostro
Paese.
Le difficoltà incontrate nella realizzazione di questo elaborato sono parecchie e
riguardano innanzitutto la raccolta di documentazione, di fonti storiografiche, generali o
specifiche, la lingua- i documenti sono per lo più in rumeno (lingua purtroppo rivelatasi
troppo ostica per me per impararla, malgrado il mio forte interesse) o in inglese (lingua
che conosco, ma che mi richiede comunque più concentrazione e più tempo per leggerla
rispetto all’italiano)- e un atteggiamento inaspettatamente omertoso da parte delle
persone con cui abbiamo lavorato per tanti anni.
Nonostante ciò, negli anni si è rafforzata la motivazione intrinseca a portarla a termine
ed è diventata sempre più “mia”, tesa a rispondere a degli interrogativi e a dei bisogni di
approfondimento e di chiarezza personali: ciò che più mi ha spinto a ripercorrere le
vicende di quella nazione è l’aver avvertito personalmente in modo molto forte il
desiderio di conoscerla di più,9 consapevole e profondamente convinta del fatto che
“per approcciarsi a una realtà tanto diversa, sia necessario partire dalla conoscenza e
approfondire i vari aspetti della stessa in itinere.”10
D’altra parte anche i Rumeni indicano nella loro storia la chiave di comprensione di
tanti aspetti della loro cultura e del loro modo di essere e molti sono, ad esempio, i film
recenti che presentano temi legati al periodo della dittatura,11 spesso anche vincitori di
9
Anche per questo ho partecipato ad un viaggio di turismo responsabile nella zona
settentrionale del Paese nel 2006.
10 D. Sala, Il tirocinio interculturale di un gruppo di studenti universitari presso una struttura
educativa a Santo Domingo, in M. Giusti, Formarsi all’intercultura. La giornata interculturale
della Bicocca di Milano, Milano, FrancoAngeli, 2004, pag 153.
11
Si veda, per esempio, C. Puiu, La morte del signor Lazarescu, vincitore dell’ Un Certain
Regard al Festival di Cannes 2005 e della diciassettesima edizione del Trieste Film Festival
Alpe Adria del 2006, C. Porumboiu, A est di Bucarest, vincitore della Camera d’Or al Festival
13
premi importanti, quasi in risposta ad un bisogno di indagare e far conoscere le
condizioni di vita sotto il regime.12
“Il passato è presente: Ceausescu è vivo nella nostra memoria e il processo di
elaborazione di eventi tanto drammatici richiede ben più di un decennio", sostiene lo
studioso del cinema romeno Dominique Nasta in una relazione tenuta ultimamente a
Bucarest per la Tavola Rotonda internazionale Romanian Film Today.13
Inoltre riguardo alla storia rumena, personalmente non ricordo di aver studiato nulla di
specifico a scuola e facendo una ricerca bibliografica all’inizio del mio percorso di
documentazione sono riuscita a trovare solo brevi testi di storia generale o saggi, questi
ultimi cronologicamente fermi alle alleanze strette durante le Guerre Mondiali.
Da quell’epoca in poi era come se la Romania cessasse di esistere, fino agli anni ’90,
dopo la caduta di Ceausescu:14 agli anni successivi risalgono appunto i brevi testi di
storia generale di cui parlavo, nei quali la dittatura e la sua caduta occupavano solo un
piccolo capitolo, poi segue un altro periodo di vuoto, interrotto solo dalle notizie dei
quotidiani all’avvicinarsi dell’ingresso del Paese in UE.
Ho quindi deciso di iniziare la mia ricerca partendo dagli ambiti più generali di
descrizione del Paese, delineandone le caratteristiche di geografia fisica, umana ed
economica e ripercorrendone brevemente la storia.15
Mi sono poi concentrata diffusamente sulla politica demografica di Ceausescu e sui suoi
principali effetti per evidenziarne le ripercussioni deleterie avute sulla società e sul
modo di vivere delle persone, conseguenze ben vive nelle loro menti, che pesano ancora
sul Paese e sono tuttora riscontrabili.16
di Cannes 2006, C. Mitulescu, Come ho vissuto la fine del mondo, vincitore del Premio per
l’interpretazione femminile al Festival di Cannes 2006, R. Muntean La carta sarà blu, vincitore
del Premio Speciale della Giuria al Festival di Film di Sarajevo 2006, C. Mungiu, 4 mesi, 3
settimane e 2 giorni, vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 2007 e il documentario
girato in Romania nel 2006 da A, Martino, Gara de Nord- Copii pe strada, vincitore dei premi
Iceberg di Bologna, Best Documentary di Bologna e Ilaria Alpi di Riccione del 2007. Vedi il
sito <http://www.accadromania.it/eventi/broschure_cinema.pdf>
12
In particolare, Mungiu sta producendo una serie di racconti di vita quotidiana ambientati negli
anni più tetri del regime di Ceausescu intitolati ironicamente Tales of the Golden Age
definizione data dal dittatore stesso al suo periodo di governo.
13
La tavola rotonda si è svolta a Bucarest il 2 marzo 2008. Vedi il sito <http://www.fipresci.org/
news/archive/archive_2008/bucharest_panel.htm >.
14
La sua cattura e la sua morte sono peraltro la prima notizia di attualità che mi è rimasta
impressa e che ricordo di aver sentito ad un telegiornale.
15
Questi sono in sintesi gli argomenti affrontati nel primo capitolo.
16
Questi sono in sintesi gli argomenti affrontati nel secondo capitolo.
14
Successivamente ho tratteggiato le principali tappe percorse, dopo la caduta del regime,
per costituire e successivamente riformare la legge di protezione dell’infanzia,17 anche
grazie agli aiuti giunti dall’estero e agli standard imposti dall’UE per consentire
l’ingresso della Romania.
Ricostruire tale percorso è stato inizialmente molto difficoltoso: l’argomento
dell’infanzia abbandonata era un tabù e all’epoca in cui stavo delineando questa tesi non
si riusciva a trovare nulla, se non le notizie sensazionalistiche apparse sui quotidiani
internazionali dopo la caduta del regime e i rapporti altrettanto clamorosi di qualche
agenzia internazionale, privi di approfondimenti storici e analisi sociali.
Tuttora il tema dei bambini dei centri de plasament è abbastanza “scottante” per i
rumeni, tant’è che le persone del luogo con cui abbiamo collaborato come volontari si
sono inaspettatamente rivelate le meno disposte a fornirmi loro contributi personali per
questa ricerca.18
Mi sono anche focalizzata sugli effetti che l’abbandono e l’istituzionalizzazione
possono causare nei soggetti toccati da questo dramma, partendo dagli assunti della
teoria dell’attaccamento.
Ho scelto di dare abbastanza rilievo a questa questione poiché l’allontanamento dalle
famiglie era una realtà che aveva coinvolto moltissimi bambini e presente ancora oggi, a
causa dell’emigrazione.
Penso che avrà ancora molte ripercussioni sulla società rumena e sulle famiglie che
decideranno di trasferirsi all’estero: credo che un educatore o un insegnante che si trovi
a lavorare persone che hanno vissuto quell’esperienza debba avere ben presente anche
questa tematica per gestire al meglio il rapporto con loro.19
Successivamente mi sono concentrata sulla realtà di Slatina, la città nella provincia
dell’Olt presso i cui istituti abbiamo fatto volontariato, esaminandone le caratteristiche,
in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di risorse e descrivendo le attività di
volontariato portate avanti da tempo sul territorio da Workcamp Romania.
Ho tracciato la storia del gruppo di volontari con cui operavo, i progetti in cui era
impegnato negli anni in cui ho partecipato ai campi di lavoro e quelli intrapresi
17
L’argomento è oggetto del terzo capitolo.
18
Vedi infra cap. 6.
19
Questi argomenti sono affrontati nel quarto capitolo.
15
successivamente, cercando di capire quali fossero le nuove necessità conseguenti ai
mutamenti portati dall’ingresso in UE.20
Infine ho ripercorso, con un punto di vista totalmente personale, la mia esperienza di
volontariato a Slatina ed ho esposto alcune mie riflessioni sui rapporti sviluppatisi con
gli attori coinvolti- altri volontari, copii, tutor, ragazzi della parrocchia, confrontandomi
anche con le impressioni raccolte da altri volontari.
L’intenzione originaria di questo percorso di ripensamento e approfondimento
dell’esperienza vissuta era cercare di capire che effetto avesse provocato la nostra
presenza e il nostro impegno sul campo nella realtà rumena.
Mi sono però resa conto che, sebbene qualcosa sia già ravvisabile, almeno in termini di
metodologia di collaborazione, tali ripercussioni non si possano ancora stimare
pienamente e che permangano ancora molte criticità e nodi aperti.21
Inoltre, rimettendomi a riflettere sul mio impegno come volontaria, mi sono accorta che
in realtà le conseguenze maggiori- o comunque più apprezzabili al momento- sono state
proprio su di me e si coniugano con la mia quotidianità, amplificando le situazioni in
cui mi trovo costantemente ad operare, richiamando potentemente gli insegnamenti e le
suggestioni teoriche affrontate nei miei percorsi di studi accademici e personali e
dandomi maggior consapevolezza degli elementi sottesi ai processi educativi.
Ho quindi cercato di appuntare le principali connessioni tra questa esperienza così
profonda di incontro e il mio lavoro di educatrice e i richiami alle componenti più forti
del mio essere educatrice, che penso sia stato migliorato e reso più attento e
consapevole.22
La vastità, la complessità e le possibili implicazioni del tema trattato mi hanno richiesto
un’attenta selezione delle argomentazioni da affrontare.
In considerazione soprattutto del fatto che le dinamiche di cambiamento individuali e
ancor più sociali sono lunghe e seguono percorsi non sempre ben individuabili, ho
volutamente tralasciato l’approfondimento di questioni pur importanti e senza dubbio
interessanti riguardanti l’economia, i rapporti tra l’economia di mercato richiesta
dall’UE e realizzata principalmente da aziende transnazionali e l’economia di
sussistenza, eppure autarchica, delle zone montuose della Romania settentrionale; ho
20
Questi sono in sintesi gli argomenti affrontati nel quinto capitolo.
21
Vedi infra le conclusioni.
22
Vedi infra cap 6.
16
solo accennato le dinamiche sociali e politiche messe in moto per diventare un Paese
membro dell’UE e le implicazioni che questo cambiamento sta portando nel tessuto
sociale nel quale le persone incontrate nella mia esperienza di volontariato dovranno
d’ora in poi muoversi e ho proposto solo brevemente dei possibili nuovi campi di
intervento per il nostro impegno in Romania o comunque dei settori da potenziare.
Oltre che delle pubblicazioni reperite, per l’analisi della situazione rumena mi sono
avvalsa principalmente della collaborazione del Professor Inocentiu Canea, con cui ho
avuto numerosi e interessanti confronti per e-mail, soprattutto per avere notizie
riguardanti le condizioni di vita sotto il regime e della Professoressa Ioana Popa,
contattata tramite e-mail e incontrata successivamente a Pavia, specialmente per le
notizie riguardanti la riforma della legge di protezione dell’infanzia, a cui ha contribuito
come consulente internazionale, l’aggiornamento del personale in servizio e la chiusura
degli orfanotrofi.
Molte informazioni sull’economia del Paese nell’epoca del regime mi sono state fornite
dal Memorial of the Victims of Communism and of the Resistance di Sighet,23 visitato
nell’estate del 2006 in un viaggio di turismo responsabile compiuto nella zona
settentrionale del Paese con una parte dei volontari con cui avevamo lavorato negli
istituti per conoscere meglio la composita realtà rumena.24
Ho avuto anche altri utili confronti sui mutamenti sociali in corso con tre ricercatrici di
demografia, etnografia e servizi sociali rumene contattate per e-mail, mentre purtroppo,
come già detto, non sono riuscita ad avere nessuna risposta - o comunque risposte non
pertinenti- né di persona, né poi per e-mail riguardo al nostro operato a Slatina dalle
persone con cui avevamo collaborato direttamente.
23
La città di Sighet si trova a nord, sul confine con l’ Ucraina, nel distretto di Maramureş e
nella regione storica della Transilvania. Il museo occupa le celle dell’ex penitenziario, in cui
furono rinchiusi principalmente gli avversari politici del regime.
24 Vedi nelle conclusioni alcune riflessioni in proposito.
17
“Qualsiasi paese le mie parole
evochino intorno a te, lo vedrai da
un osservatorio situato come il
tuo, anche se al posto della reggia
c’è un villaggio di palafitte e se la
brezza porta l’odore di un estuario
fangoso.”
Italo Calvino, Le città invisibili
I. LA ROMANIA
1. GEOGRAFIA
1.1) Geografia fisica e amministrativa.
La Romania è uno stato dell’Europa sud
orientale e si estende per 237.500 Km2
nella regione carpatico-danubiana.
Confina con l’Ucraina a nord e ad est, con
la Bulgaria a sud, la Repubblica Federale di
Jugoslavia a sud ovest e l’Ungheria ad
ovest. Ad est è bagnata dal mar Nero.
Figura 1: Posizione geografica della Romania.
La zona centrale della Romania è occupata
dall’altipiano della Transilvania, un
insieme di colline alternate ad ampie
vallate, con l’altezza media di 500 metri.
Questa zona è circoscritta dalla catena dei
Carpazi orientali, dal confine con
l’Ucraina al Passo di Predeal, e dai
Carpazi meridionali o Alpi Transilvaniche
dal Passo di Predeal alle Porte di Ferro sul
Danubio. Figura 2: Romania fisica.
18
I Carpazi orientali sono costituiti da tre catene parallele orientate da nord a sud e ad esse
si appoggia la catena vulcanica maggiore d’Europa. L’altitudine media è di 1300 metri.
Le Alpi Transilvaniche hanno un andamento perpendicolare a quello dei Carpazi
Orientali, da est ad ovest, e rispetto a questi ultimi hanno un aspetto più massiccio e
cime più elevate che superano in più punti i 2500 metri. L’area montagnosa occupa
circa il 31% del territorio romeno. Le zone più esterne sono pianeggianti (36% del
territorio nazionale). La pianura più estesa è quella della Valacchia a sud. A nord invece
si trova la pianura moldava. La Dubrogia,1 che si affaccia al mar Nero, è
prevalentemente collinare.
La costa è caratterizzata a nord dal delta del Danubio, al centro da lagune, a sud da una
scarpata rocciosa che strapiomba nel mare con un litorale alto e rettilineo.
Il fiume maggiore è il Danubio, che segna il confine della Romania con la Bulgaria e la
Repubblica Federale della Jugoslavia. I suoi affluenti maggiori sono il Cris, il Tibisco,
l’Olt, l’Arges, il Sret e il Prut. Il regime di questi fiumi rispecchia molto l’andamento
stagionale delle precipitazioni, con la massima capienza tra maggio e giugno.
Figura 3: Mappa amministrativa della Romania. I colori rappresentano le regioni
storiche della Romania: Transilvania (verde),Moldavia (rosso), Dobrugia (giallo),
Vallachia (blu).
Il Danubio sfocia nel mar Nero con un ampio delta in continuo accrescimento che
costituisce una delle più belle regioni naturali d’Europa. Il clima è continentale, poiché i
Carpazi circondano il Paese e l’apertura sul mar Nero è insufficiente per esercitare
1
Vedi cartina sottostante e nota n.3.
19
influssi climatici considerevoli. Gli inverni sono rigidi anche in pianura, le estati sono
lunghe e calde.
Le precipitazioni sono irregolari, con punte massime nel periodo maggio – giugno,
anche se nel complesso sono abbastanza scarse. Dal punto di vista amministrativo, la
Romania è divisa in 41 contee,2 cui si aggiunge la municipalità di Bucarest, la capitale3
e formano le quattro regioni storiche di, Transilvania Moldavia, Dobrugia e Vallachia,
come mostrato dalla figura 3.
Subordinati alle contee, vi sono poi tre categorie di centri: i comuni, con meno di 5000
abitanti,4 le città fino a 20 mila abitanti,5 e le municipalità, con un numero di abitanti
superiore.6
Ognuna di queste contee è governata da un consiglio di contea i cui membri sono eletti
per partito.
Municipalità, città e comuni sono amministrati da sindaci eletti personalmente e
consigli locali, eletti per partito.
I consigli di contea coordinano tutti i consigli presenti nel loro territorio e hanno un
prefetto nominato dal governo centrale, che rappresentano.
I prefetti possono bloccare azioni delle autorità locali contrarie alle leggi, in attesa che
un tribunale amministrativo giudichi l’istanza
1.2) Geografia umana.
La Romania ha una popolazione di 22.329.977 abitanti con una densità media di 97
abitanti per km² 7.
La distribuzione per fasce di età è abbastanza omogenea, con una preminenza di
popolazione giovane e adulta, come si può vedere nel grafico sottostante.
2
In rumeno judeţ, plurale judeţe.
3
I diversi colori della piantina evidenziano le quattro regioni storiche del Paese: la Dobrugia, in
giallo, tra il Danubio e il Mar Nero, la Moldova, in rosso, a nord, la Transilvania, in verde, nella
zona centro-occidentale e la Valacchia, in blu, tra il Danubio e le Alpi Transilvaniche. Vedi § 2.
4
Sono circa 2800.
5
Sono circa 280.
6
Sono ottantasei.
7 Dato del 2005, ricavato da “Romania," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2006
20
Figura 4: Popolazione per classi di età (rilevamento del 2005)
Il 47% della popolazione vive nelle zone rurali, il 53% nelle città. Bucarest, che dal
1802 è la capitale, ospita il 20% della popolazione urbana. Le altre città principali sono
Piteşti, Braĭla, Iaşi, Costanza, Timişoara e Craiova.
Il tasso di natalità è inferiore a quello di mortalità (10% contro il 13%) e la durata media
della vita si aggira tra i sessantacinque anni per gli uomini e i settantatre anni per le
donne, dati inferiori alla media europea.
Del resto il sistema sanitario, del quale solo nel 2006 fu iniziata la privatizzazione, è
scarso rispetto agli standard europei,8 difficilmente accessibile nelle zone rurali e spesso
devono essere dati tributi per avere un servizio migliore.
Le maggiori cause di morte sono malattie cardiovascolari e tumori, l’incidenza delle
malattie trasmissibili, quali tubercolosi, epatite, sifilide, AIDS è più alta del resto
d’Europa.
La popolazione appartiene a numerosi gruppi etnici e nazionali a causa delle vicende
storiche romene:9 l’89% della popolazione totale è costituita da Romeni, cui seguono
Ungheresi (7%), Tedeschi (1%), Rom (2%) e altre minoranze (Slavi, Ebrei, Zigani,
Turchi).
8
Ad esempio, nel 2005 vi erano 1, 9 medici ogni 1000 abitanti e 7,4 posti letto in ospedale ogni
1000 abitanti. In Italia erano circa 5 e 9 ogni 1000 abitanti.
9 Vedi § 2.
21
Gli Ungheresi vivono nelle zone di
confine con l’Ungheria e nella
Transilvania centrale. In Transilvania
vivono anche minoranze tedesche,
Ucraini e Russi occupano soprattutto
la parte settentrionale della Bucovina,
Turchi e Bulgari formano piccole
minoranze nella Dobrugia.
Figura 5: Etnie popolazione.
La lingua romena, di origini neolatine, è parlata da tutta la popolazione, anche se
attualmente le minoranze nazionali hanno scuole proprie dove l’insegnamento primario
viene svolto nella loro lingua e il romeno è studiato come seconda lingua, sebbene negli
anni del regime di Ceausescu10 si sia attuata una forte politica di omogeneizzazione
culturale ed etnica e sia stato abolito l’insegnamento del magiaro nelle scuole
Alla eterogeneità della popolazione si accompagnano diverse professioni religiose: la
Chiesa Ortodossa predomina nelle regioni di antico insediamento romeno e gli
Ortodossi costituiscono circa l’87% della popolazione, mentre gli Ungheresi sono
cattolici (5% di rito romano, 1% di rito greco) e una piccola minoranza (3%) è
protestante, sebbene Ceausescu avesse proibito di esercitare i culti cattolici e
protestanti.
1.3) Geografia economica.
1.3.1) Evoluzione storica generale
Prima della seconda guerra mondiale le grandi riserve naturali facilitarono lo sviluppo
dell’economia e i primi piani di sviluppo puntarono alla valorizzazione dei giacimenti
minerari di petrolio, lignite ferro, piombo, zinco, rame e oro.
10
Vedi § 2.5
22
Rumeni
Ungheresi
Tedeschi
Rom
Altre
m inoranze
Nel secondo dopoguerra la Romania si trovò nella condizione di risollevare l’economia
provata dalla lotta e, seguendo le direttive del Cominform,11 diede inizio alla
nazionalizzazione di industrie, banche, miniere, assicurazioni e trasporti.
Nelle campagne furono espropriati terreni e fondi per creare aziende agricole a base
cooperativa.
A partire dagli anni ’60, tuttavia, la Romania dichiarò la propria indipendenza dal
COMECON12, rifiutando di aderire alla proposta di Khruščёv sulla divisione
internazionale del lavoro tra i membri del COMECON che avrebbe relegato la Romania
a semplice produttore agricolo.
Nel 1972, durante la Conferenza Nazionale del Partito Comunista Rumeno Ceausescu
dichiarò il suo programma di costruzione di massicci complessi industriali e di
abolizione della “distinzione tra città e campagna", facendo poi spianare 150 cittadine e
1.800 piccoli villaggi per erigere immensi complessi agro-industriali.
Tali provvedimenti si rivelarono però assai dispendiosi e ben poco utili, tant’è che
venne messa in atto una politica molto restrittiva che bloccò importazioni ed
esportazioni e razionò i beni della popolazione per contenere il debito estero.
Il debito estero venne in effetti estinto negli anni ’80, ma l’impoverimento e il
malcontento della popolazione contribuirono al crollo del regime di Ceausescu.
“Nel 1988 la Romania conosceva il livello di vita più basso di tutta Europa, ad
eccezione forse della sola Albania, un’economia militarizzata e senza fiato, una polizia
onnipresente, un partito comunista sovraffollato e un’agricoltura in rovina”.13
11
Il Cominform, sigla per Communist Information Bureau, fu un organismo politico
internazionale di informazione e collaborazione tra i partiti comunisti europei,. Fu istituito nel
settembre del 1947 in seguito ad una conferenza dei leaders dei partiti comunisti di Urss,
Bulgaria, Cecoslovacchia, Francia, Italia, Iugoslavia, Polonia, Romania e Ungheria convocata
da Stalin per decidere se aderire al Piano Marshall di aiuti statunitensi per la ricostruzione
dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale e rivelatosi poi di fatto un organismo
accentratore che impose le direttive politiche sovietiche alle altre Democrazie Popolari. Fu
sciolto nel 1957.
12
COMECON Consiglio di mutua assistenza economica, fu istituito nel 1949 dai Paesi
Socialisti dell'Europa Orientale (URSS, Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria)
con l'eccezione della Iugoslavia, in contapposizione al Piano Marshall e per coordinare le
economie dei Paesi comunisti. Fu sciolto nel 1990.
13 “En 1988, la Roumanie connait, à l’exceptio possibile de l’Albanie, le niveau de vie le plus
bas de toute l’Europe, une économie militarisée et à bout de souffle, une police omniprésente,
un parti communiste pléthorique et une agriculture en ruines.“ M. Cazacu, Au Caucase : russes
et tchetchenes, recits d'une guerre sans fin, Geneve, Georg Editeur, c1998, pag. 15.
23
Tuttavia anche la transizione da dittatura a repubblica democratica e sociale14 fu molto
difficile da sostenere dal punto di vista economico e sociale: rispetto al periodo della
dittatura si è verificato un crollo del prodotto interno lordo pro capite e una crescita
elevata del tasso di disoccupazione (aumentato del 21% dal 1990 al 2001).
Questo condusse molti cittadini romeni ad emigrare o a spostarsi sul territorio nazionale
e l’emigrazione portò ad una riduzione della popolazione, anche se dopo l’esplosione
del flusso migratorio nel 1990 il numero annuo di emigranti diminuì progressivamente
fino a cifre meno significative (9.921 persone nel 2001, circa il 10% del numero degli
emigrati nel 1990).
La maggior parte delle persone emigrate apparteneva alla fascia di popolazione in età
lavorativa, in particolare giovani e famiglie giovani: questo peggiorò ulteriormente le
condizioni economiche rumene, tant’è che nel 1999 l'economia della Romania si
contrasse per il terzo anno consecutivo di circa il 4,8%, sebbene nel febbraio 1997 il
Paese avesse dato inizio ad un programma di riforma strutturale che prevedeva la
privatizzazione o liquidazione di grandi industrie ad alto consumo elettrica (kombinat)
e maggiori riforme nel settore dell'agricoltura e della finanza.
Le principali destinazioni del flusso migratorio furono la Germania (43% del numero
totale degli emigranti), l’Ungheria (10,3%) gli Stati Uniti (10%) e il Canada (7,2%).
Per quanto riguarda la migrazione interna, la Romania conobbe un fenomeno peculiare,
assente nel resto dell’Europa: la migrazione dalle zone urbane a quelle rurali.
Se nel 1990 il flusso degli spostamenti interni andava verso le aree urbanizzate,
successivamente, il flusso si invertì, a causa dell’aumento del costo della vita nelle aree
urbane e della difficoltà a trovare lavoro nelle industrie.
Comunque nell’agosto 1999 la Romania ottenne un forte prestito dal Fondo Monetario
Internazionale15 e, sebbene il rilascio della seconda rata fosse stato procrastinato a causa
di requisiti non raggiunti, dal 2002 vi sono stati anni di successo economico e di crescita
14
Vedi §2.
15
Organizzazione internazionale fondata nel 1946 per promuovere la cooperazione monetaria
internazionale, facilitare l'espansione del commercio internazionale, promuovere la stabilità e
l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive, rendere disponibili per gli
Stati membri le risorse per affrontare ed equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti
internazionali.
24
economica stimata intorno al 4,5% per anno, tasso che è cresciuto al 5% nel 2005 e al
7% per il 2007.16
Parallelamente, dopo il 2001 l'inflazione si è abbassata17 ed è tuttora in calo,18 sebbene
gli esperti sostengano che non è un dato che riflette adeguatamente l’andamento
economico rumeno,
Col calo dell'inflazione, è stata possibile una riforma monetaria che dal 1 luglio 2005 ha
introdotto il nuovo Leu (RON) in luogo di l.000 vecchi Lei.
Nel 2013 è prevista l’introduzione dell’Euro.
1.3.2) Settori produttivi
Struttura popolazione occupata (2006 )
Agricoltura 42%
Servizi
32%
Industria 26%
Edilizia 4%
Per quel che riguarda i settori produttivi, il più sviluppato in passato era quello agricolo
e fu anche quello più interessato dalle privatizzazioni dopo il 1989: nel 2004 l’85%
delle terre arabili e il 98% degli allevamenti erano privatizzati.
Tuttavia, benché nel 2004 impiegasse il 40% dei lavoratori, contribuì solo per il 12 % al
reddito nazionale.
Questo indebolimento fu dovuto proprio alla redistribuzione delle terre ai privati, che
venne attuato in appezzamenti molto piccoli,19 che non permettono la coltura estensiva
e l’impiego di macchinari moderni.
16
Dati ricavati da Library of Congress – Federal Research Division Country Profile: Romania,
December 2006, in <http://lcweb2.loc.gov/frd/cs/profiles/Romania.pdf>.
17
Si calcola che dal 2001 al 2005 il tasso sia sceso dal 34.5 % al 9%. Vedi Library of Congress,
ibidem.
18
Il dato ufficiale per il 2007 è del 4. 4%.
19
Si calcola che nel 2000, solo il 2% delle imprese agricole superasse i dieci ettari. Dato
ricavato da Library of Congress – Federal Research Division Country Profile: Romania, op. cit.
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