INTRODUZIONE
Le scuole ebraiche
hanno un compito molto arduo, quasi una
missione da compiere, che è quella di mantenere salda l’identità
religiosa, culturale e storica (in una nazione diversa per usi e
costumi da quella israeliana).
Questo compito è tanto più complesso quando si esercita in stati e
nazioni nelle quali, come nella maggior parte dei casi, gli Ebrei
sono solo una minoranza.
L’importanza dell’educazione religiosa ebraica è dimostrata dal
fatto che il nome originale dei cinque libri del Pentateuco è TORÀ
che in ebraico significa insegnamento. Obiettivo principale di tale
insegnamento è la formazione del” YEHUDÌ AMECHUNNACH ”
(=Ebreo educato).
Fra le istituzioni che maggiormente qualificano e legittimano una
comunità ebraica, da sempre la scuola occupa il primo posto.
E’ comprensibile che sia così, perché la trasmissione, attraverso
l’insegnamento religioso ed etico dell’Ebraismo, per tradizione
costituisce la ragion d’essere e lo strumento di vita del popolo
ebraico.
Le Comunità ebraiche nella diaspora
1
hanno il compito principale e
1
Per diaspora nel linguaggio comunemente usato nell’ebraico e nell’ebraismo si
intende tutti quegli ebrei residenti al di fuori dello Stato d’Israele.
6
fondamentale di mantenere viva e trasmettere la cultura e la
tradizione.
La scuola, in un processo di continua interazione con la famiglia, è
lo strumento essenziale della Comunità per assolvere a questo
gravoso impegno, accogliendo e raccogliendo i giovani, aiutandoli a
crescere nella tradizione dei padri.
La Bibbia insegna che i genitori ed i maestri hanno l’obbligo di
guidare i propri figli nella distinzione fra il Bene ed il Male nelle
diverse sfere della vita.
In essa vi è scritto che per un‘educazione sana, madre e padre
dovrebbero essere in accordo su concetti educativi di base con il
maestro, uniti e coerenti nelle proprie azioni.
Perciò, all’interno di una scuola ebraica non ci sarà mai un rapporto
distaccato ed impersonale tra insegnanti, allievi e genitori.
Al contrario, l’insegnamento ebraico tradizionale è fondato sul
rapporto diretto ed individuale del maestro con lo scolaro e
sull’importanza vitale che il maestro ed i rabbini hanno
nell’insegnamento.
La comunità ebraica di Roma ha la fortuna di avere una propria
scuola ed è per questo che nonostante le innumerevoli difficoltà,
come ad esempio, la preoccupazione per possibili attentati, si
7
preoccupa di formare insegnanti che siano educatori-psicologi, in
grado di trasmettere i millenari usi e costumi del popolo ebraico ed i
molteplici splendidi insegnamenti che ci vengono dalla Bibbia.
Il più notevole sviluppo nel campo dell’educazione ebraica in Italia
nel corso degli ultimi decenni è consistito nel sorgere di un sistema
scolastico moderno, a imitazione di quello statale, ma con
l’aggiunta di alcune ore di insegnamento specificamente di ebraico
ed ebraismo, che fanno parte dei programmi curriculari.
Fin dalla sua fondazione, la scuola ebraica ha accolto, educato e
formato varie ondate immigratorie, dalle origini geografiche e
culturali più diverse: in particolare Europa orientale, Libia ed
Israele.
La scuola è religiosa ma pluralista e quindi dà grande importanza al
rispetto delle diversità culturali ed al dialogo interreligioso (non di
rado, infatti, capitano bambini figli di coppie religiosamente miste o
quasi laiche); al suo interno vivono gran parte della giornata
bambini di famiglie molto diverse tra loro. Tutti, però, studiano,
vivono, giocano e mangiano insieme.
A scuola si segue la tradizione dell’ebraismo; si rispettano il Sabato
ed il calendario ebraico, la KASHERUT (norme alimentari) della
mensa.
Per quanto riguarda la struttura dei suoi corsi la comunità ebraica
8
(che mantiene le scuole) dispone di due scuole per l’infanzia
(chiamate GAN), una delle quali (Il “GAN CHAIA”) è privata.
L’impegno nella scuola materna si spiega perché fin da piccoli i
bambini devono avvicinarsi alla tradizione ebraica. La caratteristica
della scuola è di formare la personalità religiosa e l’identità ebraica
dei bambini, tenendo presente gli obiettivi didattici dei programmi
ministeriali, anche attraverso contenuti e attività ebraiche. Il fine
della scuola materna è quello di far apprendere nella maniera più
giocosa e felice possibile tutto ciò che regola la vita ebraica: i
precetti principali, il significato delle festività.
Anche l’apprendimento della lingua ebraica si consegue attraverso
il gioco e l’uso quotidiano dei vocaboli più comuni per arrivare al
termine della scuola materna al riconoscimento dell’alfabeto
ebraico, alla lettura di facili vocaboli ed a formulare brevi frasi.
Al fine di raggiungere tale obiettivo, l’utilizzo della musica e
dell’educazione all’immagine nella scuola dell’infanzia ed
elementare sono mezzi indispensabili ai docenti per rendere
l’insegnamento sempre il più leggero possibile.
Questo perché l’educazione all’immagine e la musica permettono di
avvicinare i fanciulli ed i ragazzi sia nel versante religioso (tutta
la liturgia ebraica è infatti in lingua ebraica) che in quello moderno,
9
utilizzando tali infinite risorse al fine di insegnare nuove canzoni o
brevi musical, la sceneggiatura dei quali, essendo riportata in
ebraico, viene divisa in frasi che saranno tutte rappresentate
graficamente.
La comunità ebraica oltre ad organizzare molti corsi post-scuola
(destinati solitamente a chi non frequenta le scuole israelitiche o
quanti tra le persone non ebree, sono interessati a conoscere in
modo più approfondito l’ebraismo) dispone inoltre di una scuola
elementare, una media ed il liceo Renzo Levi”ORT” con vari
indirizzi: liceo scientifico, classico, linguistico e tecnico aziendale
completano l’offerta formativa.
Quello che veramente ha reso unito nei millenni il popolo ebraico è
l’aspetto della vita, cioè l’osservanza della legge, dei precetti
biblici, o in una parola, della tradizione.
Nel costante miglioramento della diffusione di un’educazione
religiosa ebraica, i bambini ed i ragazzi saranno sempre il centro di
questo universo, perché proprio basandosi sull’inscindibile binomio
cultura - religione si ha la speranza di costruire un mondo migliore,
all’interno del quale ci sia spazio per una pacifica convivenza tra
tutti i popoli.
10
CAP. 1 : GLI OBIETTIVI DELLA SCUOLA
EBRAICA:
1.1 CENNI SULL’EDUCAZIONE
EBRAICA A ROMA
“Il mondo si regge sull'alito dei bambini che vanno a scuola”
DAL 140 A .C. ALLA FINE DELL'IMPERO ROMANO
La comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa. Nel 140 a.C.
circa gli ebrei vi si stabiliscono e vi si organizzano. Sorgono in
Trastevere le prime sinagoghe e le prime scuole dove lo studio della
TO RÀ
viene continuato come nelle scuole di Palestina con le quali
vengono mantenuti stretti rapporti.
Studio, preghiera, fede e solidarietà sono gli elementi principali sui
quali gli ebrei stabiliti a Roma e nell’intera diaspora, basano la loro
vita ed a cui affidano la loro possibilità di sopravvivenza, lontani
dalla patria, in un paese pagano.
Testimonianze certe provano che fra il II ed il VI sec d.C. Il numero
degli Ebrei di Roma è salito a circa 40.000 divisi in ben dieci
comunità, ognuna delle quali aveva la sua sinagoga e la sua scuola,
diretta da maestri di chiara fama, quali Cecilio di Callista, siciliano,
11
e Giuseppe Flavio, i quali diffusero in Roma l'amore alla filosofia
ed alle scienze storiche e resero noto e ammirato il nome di Israele
fra le genti.
DALLE INVASIONI BARBARICHE ALL'ISTITUZIONE
DEL GHETTO
Nei tempi oscuri e torbidi delle invasioni dei Barbari la vita
spirituale del nucleo ebraico romano non cessa, ma pur in mezzo
alle guerre ed alle incursioni dei predoni continua e si incrementa.
Vengono, infatti, create biblioteche ricchissime e alcuni scribi
ricopiano in grande quantità i testi sacri ed i loro commentari,
riconoscendo che solo rifugiandosi nello studio del libro dei libri, la
Torà, il popolo d’Israele può trovare difesa e sostegno per la propria
vita.
Anche il Talmud viene copiato e studiato, mentre missioni di
rabbini di Roma si recano in Palestina, sfidando rischi e pericoli
gravissimi, pur di mantenere i contatti con le scuole rimaste in
funzione.
Pagani e primi cristiani ricevettero nelle scuole della comunità
ebraica Romana l'insegnamento della lingua ebraica e il prestito dei
sacri testi.
12
IL PERIODO DEL GHETTO: 26 LUGLIO 1555-
20 SETT. 1870
Nel chiuso quartiere del ghetto, per oltre tre secoli, gli Ebrei di
Roma cercarono di mantenere le loro istituzioni culturali al livello
antico, ma vi fu un progressivo indebolimento nella vita spirituale e
culturale dovuto un po’ all'isolamento dal mondo circostante in cui
gli ebrei furono tenuti e un po’ dalla grande miseria nella quale
versavano. Tuttavia accanto alle cinque scuole sorsero quei
TALMUD TORÀ
che trasmisero fino alla liberazione del '70, le
tradizioni della fede ebraica, se non una cultura ed una scienza
ebraiche fra gli ebrei del ghetto.
I primi ebrei che entrarono nel chiuso recinto del ghetto, diedero
vita a scuole fiorenti nelle quali vere e proprie illustrazioni
dell'ebraismo diffusero il loro insegnamento. Ma il decadimento
progressivo tolse alla comunità Romana la possibilità di dire ancora
una parola nella vita dell'ebraismo e fece solo vivere di una grama e
povera vita le scuole già fiorenti...
Dalla liberazione del ghetto alla corsa all'assimilazione il passo fu
breve.
L'apertura del ghetto e l'uscita dal quartiere ebraico, anziché segnare
13
una ripresa culturale ebraica, segnò un più precipitoso declino delle
scuole e degli istituti ebraici e di istruzione.
Il repentino contatto con il mondo esterno spinse gli ebrei ad una
completa assimilazione facendo sì che l'ebraismo si riducesse ad un
semplice credo religioso, ad una semplice forma di liturgia
religiosa. Essi si illudevano che le idee liberali del risorgimento
italiano potessero cancellare ogni discriminazione fra cittadini e
cullandosi in questa illusione, andavano serenamente incontro alla
perdita completa di quel patrimonio che i loro avi avevano
gelosamente custodito.
Distruggere e vanificare anni di sacrifici fu facile, ricostruire e
ripartire fu immensamente più difficile. Quando si volle dotare
nuovamente la comunità di una scuola che dovesse sostituire il
vecchio e ormai poco frequentato Talmud Torà, le difficoltà da
affrontare furono veramente enormi.
Mantenere scuole e maestri in misura adeguata era finanziariamente
impossibile per una Comunità vissuta quasi miserevolmente nel
ghetto e perciò con mezzi ancora più scarsi di
quelli di cui disponeva prima del 1870. Infatti fino a quell’epoca si
conservò la tradizione biblica del versamento della decima dei
propri guadagni
che se non tutti, molti versavano scrupolosamente,
ma che dopo quella data andò in disuso.
14
Delle vecchie cinque scuole non restava ormai più che il ricordo ed
il grandioso tempio maggiore si limitava ad essere solo il luogo di
preghiera e non più scuola.
La scuola ebraica divenne quindi una necessità, uno strumento di
autodifesa, l'arma migliore nella lotta contro l'assimilazione.
Sorse così sul lungotevere Sanzio quell'edificio nel quale ebbe sede
la prima scuola elementare ebraica e che nel 1928 fu intitolata al
senatore Vittorio Polacco. Ma non sorse per volontà dell'ente
“Università israelitica”, che ne avrebbe avuto il sacrosanto dovere;
sorse perché ci fu un gruppo di benpensanti che costituirono una
fondazione scolastica che solo molto più tardi venne assorbita
dall'università.
Riforma Gentile, regime fascista, leggi razziali, persecuzione
nazifascista furono elementi idonei ad accrescere la coscienza
ebraica negli Ebrei di Roma: alla scuola elementare seguirono per
forza di cose nel 1939 quella scuola media e quel liceo che furono
fucine di ebraismo. Nel ghetto senza cancelli creato dalle leggi
razziali fasciste, la coscienza ebraica si risvegliò e gli ebrei di Roma
dimostrarono con i fatti di essere all'altezza della situazione e dei
loro compiti.
La liberazione, con l'euforia del momento fece credere nel grave
15
sbaglio di considerare inutile la scuola media ebraica che fu
in breve tempo soppressa.
Erano passati solo pochi anni e la sua necessità si sentiva
fortemente sicché nel 1952 la sua ricostituzione si impose e venne
faticosamente realizzata.
Oltre 500 alunni nella scuola elementare, circa 300 alunni nelle
scuole medie e nel liceo ci dimostrano che gli ebrei di oggi si
rendono conto che la vita dell'ebraismo romano è affidata agli
alunni delle nostre scuole.
16