INTRODUZIONE
La vicenda del viaggio di san Francesco d'Assisi in Egitto non sortì grande clamore dopo il
suo ritorno in Italia. Qualcuno ne parlò e diede la sua interpretazione, ma già negli anni
immediatamente seguenti alla sua morte e canonizzazione, l'interesse per questo episodio
scemò. Fu necessario aspettare il XX secolo perché alcuni studiosi riaprissero il capitolo
dell'incontro tra Francesco e il sultano al-Malik al-Kāmil, evento che, pur così lontano nel
tempo, viene considerato sempre attuale. Il papa emerito Benedetto XVI lo presentò come
«un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra cristiani e musulmani
1
».
Lo scopo di questa ricerca non è indagare un eventuale confronto fra cristianesimo e islam
tout court, Francesco infatti non rappresentava la cristianità dell'epoca, così come il sultano
al-Kāmil non corrispondeva all'immagine del saraceno che la mentalità medievale proponeva.
L'obiettivo del lavoro è ricercare all'interno di alcune fonti storiche del XIII secolo tutti gli
indizi che confermano o smentiscono la possibilità di un dialogo fra i due esponenti di
religioni diverse. La particolarità dell'episodio è l'atteggiamento atipico dei personaggi che ne
furono protagonisti, i quali nel 1219, nella città di Damietta in Egitto, durante la quinta
crociata, si parlarono. Nei quattro capitoli che seguiranno cercherò di sviscerare alcune
questioni per capire le modalità in cui si svolse l'incontro tra Francesco e il sultano; per fare
questo sarà necessario distinguere, per quanto possibile, le informazioni verosimili da quelle
introdotte per fini agiografici o anti-islamici, con l'aiuto di alcune delle critiche più recenti e
autorevoli sull'argomento. L'opera a cui faccio riferimento per il reperimento delle fonti sono
le Fonti francescane
2
, una raccolta di scritti inerenti alle figure di san Francesco d'Assisi e di
santa Chiara. All'interno di questo libro sono riportati tutti i più importanti documenti,
francescani e non, che raccontano il viaggio di Francesco in Oriente.
Otto saranno i testi storici del XIII secolo che prenderò in considerazione; ho scelto di
tralasciare tutte le fonti successive poiché rappresentano solo delle rielaborazioni che non
forniscono notizie aggiuntive. Di questi scritti quattro sono stati stesi da autori francescani e
gli altri quattro da cronisti o chierici che non appartenevano all'ordine. I primi due capitoli
sono dedicati interamente a due sole fonti, le più dettagliate e puntuali sulla vicenda di
Damietta. Negli altri capitoli invece vengono esaminati alcuni testi, tre francescani e tre no,
1
Benedetto XVI, Discorso del 27-01-2010, riportato in nota in Edoardo Scognamiglio, Francesco e il Sultano.
Lo “Spirito di Assisi” e la profezia della pace, Padova, Edizioni Messaggero, 2011.
2
Ernesto Caroli (a cura di), Fonti Francescane. Nuova edizione, Padova, Editrici Francescane, 2004.
1
che, seppur più concisi dei precedenti, riportano informazioni significative riguardo ai termini
dell'incontro. Analizzando i singoli documenti cercherò di rendere chiara la visione degli
autori, evidenziando le sintonie presenti tra i testi e interpretandole.
Purtroppo ad oggi non siamo a conoscenza di fonti arabe che descrivano la vicenda; questo
dato, significativo e curioso al contempo, ha fatto dubitare molti della veridicità del tanto
celebrato incontro. Sarebbe quasi impossibile oggi negare che Francesco si sia recato al
cospetto del sultano al-Malik al-Kāmil; le testimonianze sono molte e, dato che rassicura gli
storici, molto lontane fra loro. Secondo alcuni studiosi, primo fra tutti Giulio Basetti-Sani,
esisterebbe una fonte araba del XV secolo nella quale si parla di Fakhr al-Dīn Mohammed
Ben Ibrahīm Fārīsi, direttore spirituale del sultano. L'orientalista francese Luigi Massignon,
che la scoprì negli anni '50, raccontò che il mistico fu ricordato come colui «che fu consultato
dal sultano sull'affare conosciuto del famoso monaco»
3
. Per la maggior parte degli studiosi
questo ritrovamento sciolse ogni possibile dubbio sulla realtà storica di questo avvenimento,
per altri invece, come Gwenolé Jeusset, Massignon non fu sufficientemente convincente
4
.
Per i testi originali delle fonti prese in esame, essendo molto difficile reperirne le copie,
rimando all'opera del minorita Girolamo Golubovich
5
, il quale riporta tutti i documenti
riguardanti l'operato dei frati francescani in Oriente, in lingua originale. Questo volume è una
sorta di precursore delle Fonti francescane, specificatamente realizzato sull'argomento del
viaggio di Francesco in Egitto.
Anche se le testimonianze a riguardo sono relativamente numerose per attestare la veridicità
del fatto, poco si sa sul contenuto dell'incontro tra Francesco e al-Malik al-Kāmil.
Esaminando con attenzione i documenti dei contemporanei e integrandoli con gli studi degli
storici mi accingo a presentare le intenzioni e le interazioni fra i personaggi protagonisti di
questo avvenimento a cui il mondo moderno continua ad attribuire un profondo significato.
3
Giulio Basetti-Sani, Per un dialogo cristiano musulmano, Milano, Editrice Vita e Pensiero, 1969, p. 381.
4
Gwenolé Jeusset, Francesco e il Sultano, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana Milano, 2008, p. 89.
5
Girolamo Golubovich, Biblioteca Bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente Francescano. V ol. I,
Firenze, Quaracchi, 1906.
2
CONTESTO STORICO
Il momento storico in cui si situa l'incontro tra San Francesco d'Assisi e il sultano d'Egitto al-
Malik al-Kāmil è quello della quinta crociata.
Prima di addentrarmi nell'indagine storica di questo particolare periodo e dei personaggi che
ne furono protagonisti, è bene anticipare quali furono i sentimenti che animarono le crociate,
partendo dalle principali cause che scatenarono questi violentissimi scontri. Ne offre una
chiara panoramica lo storico delle crociate Jonathan Riley-Smith
6
.
L'anno cruciale che sancì la nascita del movimento gerosolimitano
7
fu il 1095; nel marzo di
quell'anno l'allora papa Urbano II partecipò ad un concilio ecclesiastico a Piacenza, nel quale
incontrò gli ambasciatori di Alessio Comneno, imperatore di Bisanzio. La città di
Costantinopoli era in grave pericolo a causa dell'avanzata dei turchi in Asia Minore, ed era
necessario un aiuto da parte della Chiesa di Roma. Non fu la prima volta nella storia che
cristiani e musulmani entrarono in conflitto per il controllo del territorio.
Il papato era al corrente della situazione dei confini orientali della cristianità e il pericolo
islamico lo preoccupava da tempo.
La minaccia impellente alla Chiesa greca da parte dei turchi fu solo il casus belli; erano già in
atto nell' XI secolo guerre di riconquista in Sicilia e in Spagna, ed entrambi i fronti, quello
bizantino e quello mediterraneo, avevano bisogno di rinforzi. Grazie alla richiesta d'aiuto
dell'imperatore Alessio, al papato venne offerta l'occasione perfetta per ricacciare il nemico
musulmano da dove era venuto, senza fare nessuna differenza tra l'Oriente e la Spagna.
Gli studiosi moderni, tra cui Riley-Smith, sono concordi nel far partire la storia delle crociate
dall'appello di Clermont, un discorso pronunciato da papa Urbano II il 27 novembre 1095,
attraverso il quale espresse la necessità di muoversi per difendere i cristiani, che venivano
trucidati dagli infedeli, e per liberare la Terra Santa dagli usurpatori islamici. Così quello che
inizialmente era percepito come un pellegrinaggio di massa si trasformò spontaneamente in
una marcia armata formata da folle di persone provenienti da tutta l'Europa.
Uomini di Chiesa, intellettuali e lo stesso papa galvanizzarono lo spirito di principi, laici,
soldati e avventurieri alimentando l'odio per il mondo musulmano. Il monaco Bernardo di
6
Per più ampie informazioni Jonathan Riley-Smith, Breve storia delle crociate, Trento, Mondadori, 1994.
7
Secondo l'etimologia il termine “crociata” così come lo si intende oggi compare solo nel XVIII secolo, e
deriva dalle croci che i cavalieri cucivano sulle loro vesti; nelle fonti antiche si ritrova spesso l'espressione
cruce signati.
3
Chiaravalle, il quale difese strenuamente gli ebrei, arrivò perfino a giustificare l'uccisione dei
saraceni, che venne dipinta come un “malicidio” in difesa di Cristo e dei cristiani
8
.
Durante le prime quattro crociate non si raggiunsero vittorie significative, perciò papa
Innocenzo III durante il Concilio Lateranense IV del 1215 indisse una nuova crociata, la
quinta, alla volta della Terra Santa. Come scrive il professor Giuseppe Ligati, il papa morì
l'anno seguente e il suo successore Onorio III si adoperò perché la spedizione potesse partire
nell'estate 1217; in quell'anno scadeva la tregua di sei anni pattuita dal sultano Al-Malik al-
Adīl e dal re di Gerusalemme Jean de Brienne. Dopo la defezione di Andrea II d'Ungheria e la
cattiva gestione delle risorse sul fronte palestinese, la crociata si spostò in Egitto, nella città di
Damietta. Il controllo del porto sul delta del Nilo avrebbe agevolato l'arrivo dei rinforzi e la
strada per Gerusalemme sarebbe stata libera
9
. Lo studioso francescano Gwenolé Jeusset
racconta che la crociata partì senza aspettare i ritardatari e alla fine del maggio 1218 iniziò
l'assedio guidato da Jean de Brienne. Nel fronte egiziano il comando militare fu affidato ad al-
Malik al-Kāmil figlio del sultano al-Adīl. Quest'ultimo morì alla fine di agosto dello stesso
anno dopo che i crociati conquistarono la Torre della Catena, avanguardia della città e di tutto
l'Egitto. Dopo la morte del sultano, il suo regno venne diviso tra i suoi figli e al quarantenne
al-Malik al-Kāmil
10
fu affidato il sultanato d'Egitto.
Nel 1218 arrivò al campo crociato un altro personaggio molto importante per le sorti della
guerra e anche per quelle di Francesco: il legato pontificio spagnolo Pelagio. Egli contese al
re di Gerusalemme la guida della crociata, provocando forti tensioni tra i vertici militari
11
. Lo
stesso cardinale aveva anche il potere decisionale sulla spedizione di Francesco, il quale
aveva bisogno del permesso del legato per recarsi dal sultano. Le fonti che analizzerò in
seguito raccontano che Pelagio non condivideva l'intenzione del frate ma, sottraendosi a
qualsiasi tipo di responsabilità, permise l'entrata nel campo saraceno.
Il 1219 iniziò con grandi difficoltà per al-Kāmil, il quale per paura di un complotto scappò da
Damietta; pochi giorni dopo il fratello al-Mu'azzām lo riportò in Egitto e insieme ripresero la
8
Bernardo di Chiaravalle, Franco Cardini (a cura di), Il libro della nuova cavalleria, Milano, Biblioteca di via
Senato, 2004.
9
Giuseppe Ligati, La crociata a Damietta tra legato papale, profezie e strategie, in « Studi francescani.
Trimestrale di vita culturale e religiosa a cura dei Frati Minori d'Italia», n. 3-4, anno 108, luglio-dicembre
2011, pp. 427-433.
10
Secondo l'Enciclopedia dell'Islam il nome completo è Abul-Ma'ali Mohamed bin Al-Adel Al-Ayyubi (1177 o
1180-1238), quinto sultano della dinastia Ayyubide. Fu nipote di Saladino e fratello di Corradino e regnò dal
1218 al 1238 come sultano d'Egitto.
11
G. Jeusset, op cit, p. 70.
4
resistenza. Nel frattempo i crociati avevano guadagnato terreno arrivando alle mura della
città, per i sultani si prospettavano le condizioni per la resa.
I due principi, seguendo il desidero del padre, proposero uno scambio: avrebbero lasciato il
regno di Gerusalemme ai crociati, eccetto la Transgiordania, se questi avessero abbandonato
l'Egitto, in aggiunta chiedevano una tregua di trent'anni. Secondo lo storico medievale John
Tolan, prima di porre i termini, al-Mu'azzām diede inizio alla distruzione delle mura e delle
fortificazioni di Gerusalemme, di modo che, se si fosse raggiunto un accordo, la città sarebbe
stata indifendibile
12
. Pelagio non accettò nessuna delle condizioni.
Nel frattempo, alla fine di giugno Francesco partì dal porto di Ancona. Non si può essere certi
della data in cui il frate arrivò a Damietta ma nella fonte di Tommaso da Celano
13
viene
riportato che egli fu sicuramente presente durante lo scontro del 29 agosto, nel quale morirono
migliaia di crociati. Dopo questa battaglia venne stabilita una tregua; fu proprio questo,
secondo gli studiosi, il momento in cui Francesco oltrepassò le linee nemiche per recarsi dal
sultano al-Kāmil.
Senza pretendere di dimostrare che l'incontro con Francesco abbia portato dei frutti concreti
per gli sviluppi della crociata, aggiungerò che il sultano, come sostengono Jeusset e altri, dopo
la partenza del frate rinnovò la proposta di scambio e di fine delle ostilità, ancora una volta
respinta. Nel novembre di quell'anno quando i crociati presero Damietta, è probabile che
Francesco fosse già rientrato oppure, se si fa riferimento alla Storia di Eraclio
14
, fosse partito
per la Siria.
La quinta crociata si concluse con la totale disfatta dell'esercito cristiano alla fine del 1221, e
con un trattato di pace decennale tra Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, e il
sultano al-Malik al-Kāmil. Il principe islamico, dopo la vittoria, liberò tutti i prigionieri e per
questa ragione venne ricordato come un sovrano buono e giusto
15
.
12
John Tolan, Il santo dal sultano. L'incontro di Francesco d'Assisi e l'islam, Bari, Editori Laterza, 2009, p. 6.
13
2Cel 30: FF 617
14
Eraclio: FF 2238.
15
Jeusset riporta nell'appendice del suo libro Francesco e il sultano (p.209) la lettera che Oliviero di Colonia
scrive al sultano nella quale testimonia la sua riconoscenza verso il principe musulmano.
5