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INTRODUZIONE
Nell‟ottica di un‟Europa multilingue e multiculturale, essere “cittadini
europei” implica la conoscenza di almeno tre lingue comunitarie. Pertanto, il
primo passo verso quest‟obiettivo va compiuto entro il contesto educativo di
ciascun paese membro dell‟UE, sperimentando dei metodi sempre più efficaci
affinché l‟apprendimento delle lingue straniere divenga un processo semplice e
motivante per i discenti. La metodologia CLIL (apprendimento integrato di lingua
e contenuto) proposta in questa sede, rappresenta una procedura vincente per
raggiungere i propositi visti sopra. In più, chi scrive è consapevole dell‟efficacia
di tale metodo, poiché ha potuto mettere in pratica durante il proprio percorso
scolastico quinquennale, presso l‟Istituto Prov. di Cultura e Lingue di Palermo
“Ninni Cassarà” (indirizzo sperimentale moderno), due tipi di insegnamenti CLIL,
nella fattispecie storia dell‟arte in francese al biennio e fisica in inglese al triennio.
Nel primo capitolo si espongono le caratteristiche salienti e i punti forza
che fanno del CLIL uno tra i metodi didattici più innovativi degli ultimi decenni,
accennando anche alle origini, partendo dagli insegnamenti in immersione
praticati in Canada fino alla creazione dell‟acronimo CLIL negli anni Novanta.
Inoltre, si fa riferimento anche alle iniziative promosse dall‟UE per diffondere
agevolmente il multilinguismo con il metodo CLIL nelle scuole europee, citando
pertanto i documenti ufficiali della Commissione Europea. Infine, sono passati in
rassegna i progetti CLIL più noti, sia a livello internazionale sia a livello
nazionale soprattutto regionale.
Si è pensato anche di fornire un piano di riferimento glottodidattico sul
quale poggia l‟apprendimento integrato di lingua e contenuto. Ciò è rintracciabile
nel secondo capitolo, in cui si offre una panoramica sugli approcci glottodidattici
ponendo l‟accento su quello comunicativo, il quale mira al conseguimento della
competenza linguistica e comunicativa; in quest‟ottica i percorsi CLIL
costituiscono dei metodi ottimali poiché sono in grado di coniugare entrambe le
competenze.
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Nel terzo ed ultimo capitolo si approfondisce il tema centrale della tesi; ci
si addentra nella pianificazione di un percorso CLIL, tenendo in considerazione
alcune variabili come il curricolo, il sillabo, la scelta delle lingue, la formazione
dei docenti e le esigenze dello studente CLIL. Successivamente, si passa dal piano
teorico al piano pratico, riportando un‟esperienza di apprendimento integrato di
lingua e contenuto della Rete CLIL Udine, con la creazione del progetto
multimediale riguardante il percorso CLIL ideato dai docenti del Liceo Scientifico
“N. Copernico” di Udine intitolato “L’Utopia: Modulo CLIL di filosofia e latino
in inglese”; in appendice è possibile visionarne la struttura.
Infine, è opportuno precisare che il titolo dato a questo studio “Un CLIL
per l‟Utopia” ha un senso ben preciso. Oltre ad illustrare il carattere innovativo in
generale dell‟approccio CLIL, si intende approfondire un modulo didattico CLIL
interdisciplinare, che coniuga contenuti di filosofia e latino (in questo caso il
concetto di utopia di Thomas More nell‟omonima opera) usando come lingua
veicolare l‟inglese. Tuttavia, si potrebbe anche “giocare” con il senso di tale titolo,
azzardando delle sfumature interpretative: l‟approccio CLIL non è praticato in
tutte le scuole regolarmente, pertanto, considerando gli esiti positivi delle
sperimentazioni, si auspica che tale tipo di insegnamento possa diventare una
componente ordinaria dei curricoli didattici delle scuole italiane. Dunque,
“l‟utopia” consiste proprio in questo proposito, giacché non sempre le autorità
competenti possiedono le risorse necessarie per portare avanti una simile
metodologia di successo. O in alcuni casi, oltre alla possibilità viene a mancare
anche la volontà.
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CAPITOLO 1
IL CLIL (Content and Language Integrated Learning)
1.1 Premessa
In Europa, alcuni istituti scolastici promuovono l‟insegnamento di una o
più discipline del piano di studi in lingua straniera, regionale o minoritaria
veicolare. Questo tipo di approccio didattico è denominato CLIL, acronimo
inglese di Content and Language Integrated Learning, ossia apprendimento
integrato di lingua e contenuto.
Questa metodologia, già da molto tempo in uso in Canada e negli Stati
Uniti, è diventata nell‟ultimo decennio una delle strategie fondamentali inerenti
all‟integrazione linguistica messa in atto dall‟Unione Europea.
Nel 1995, la Commissione Europea ha manifestato l‟esigenza di ottenere
una qualità migliore dell‟apprendimento delle lingue straniere; questo obiettivo è
stato reso noto con la pubblicazione del Libro Bianco intitolato Teaching and
Learning: Towards the Learning Society.
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Tra le iniziative avanzate, vi era appunto quella dell‟uso veicolare della
lingua straniera (LS) per l‟insegnamento delle discipline curriculari. Ecco la
proposta : it could even be argued that secondary school pupils should study
certain subjects in the first foreign language learned, as is the case in the
European schools.
La scienza teorico-pratica della glottodidattica, che mira ad elaborare le
teorie per l‟insegnamento-apprendimento delle lingue, si impegna alla continua
ricerca di nuove soluzioni per risolverne le problematiche.
1
Disponibile all‟indirizzo:
http://europa.eu/documents/comm/white_papers/pdf/com95_590_en.pdf
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Oggi, insegnare utilizzando il CLIL è una delle nuove sfide metodologiche
che la glottodidattica intende intraprendere per raggiungere due obiettivi
fondamentali:
insegnamento della disciplina in questione;
approfondimento della competenza d‟uso della lingua straniera;
1.2 Caratteristiche salienti del CLIL
Prima degli anni ‟70, questo tipo di insegnamento era destinato solamente
a regioni aventi un profilo linguistico speciale (bilinguismo, regioni di confine
etc.), quindi offerto ad alunni cresciuti in contesti linguistico/sociali particolari. I
termini utilizzati allora erano scuola, educazione o insegnamento bilingue.
Durante gli anni ‟70 e ‟80, l‟esperienza canadese di insegnamento in
immersione
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ha influito molto nello sviluppo del metodo CLIL.
Infatti, alla base di questa iniziativa didattica vi sono dei genitori anglofoni
residenti nel Québec, i quali hanno creduto che una buona conoscenza della lingua
francese per i loro figli fosse fondamentale in un ambiente francofono. Il successo
dell‟insegnamento in immersione
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canadese si deve al sostegno delle autorità
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Fred Genesee (1987) definisce il concetto di immersione: “Immersion is a form of bilingual
education in which students who speak the language of the majority of the population receive part
of their instruction through the medium of a second language and part through their first
language. Both the second language and the first language are used to teach regular school
subjects, such as mathematics, science, or physical education, in addition to language arts. The
same subjects are never taught using both languages concurrently or during the same academic
year. [M.Magnani, “L‟insegnamento veicolare delle lingue- Dall‟immersione canadese al CLIL”
Orizzonti Scuola N°4 Aprile 2005 – Sovrintendenza Scolastica di Bolzano. Disponibile
all‟indirizzo: www.emscuola.org]
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Un insegnamento in immersione per essere definito tale deve svolgersi, almeno per il 50%, per
mezzo della lingua straniera obiettivo. Altrimenti, qualora si decidesse di insegnare solo alcune
materie in lingua straniera veicolare, si potrà parlare solo di enriched language program.
(Genesee)
Inoltre, condizione fondamentale è che il gruppo classe sia costituito da discenti appartenenti allo
stesso contesto linguistico e culturale e che non abbiano avuto in precedenza contatti con la lingua
obiettivo dell‟insegnamento in immersione.
[M.Magnani, “L‟insegnamento veicolare delle lingue- Dall‟immersione canadese al CLIL”
Orizzonti Scuola N°4 Aprile 2005 – Sovrintendenza Scolastica di Bolzano. Disponibile
all‟indirizzo: www.emscuola.org]
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educative e anche al coinvolgimento dei genitori. Tale esperienza ha avuto il
merito di fornire un notevole input alle ricerche in materia.
L‟acronimo CLIL, comincia a imporsi negli anni ‟90. La denominazione
Content and Language Integrated Learning è stata lanciata da David Marsh
4
e
Anne Maljers
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nel 1994. Tali metodologie sono in sperimentazione, in modo
particolare, in contesti scolastici nei quali è presente una realtà bilingue.
“Content and language integrated learning” evidenzia l‟equilibrio,
l‟integrazione appunto tra l‟apprendimento delle varie materie e quello della
lingua straniera. Questo uso particolare della lingua straniera viene definita
spesso nei testi giuridici con il termine “lingua veicolare”.
Il CLIL si basa su lezioni riguardanti una o più discipline (biologia,
matematica, fisica, storia etc.), tenute in lingua straniera purchè i discenti abbiano
una conoscenza basilare di quella lingua che permetta loro di seguire.
Il focus principale non è la lingua, bensì il contenuto della disciplina.
Quest‟ultima persegue i suoi obiettivi didattici, che non riguardano
l‟insegnamento della lingua.
Gli studenti dunque “impareranno facendo”, ossia learning by doing; a
questo proposito è opportuno citare la famosa affermazione di Von Humboldt:
“non si insegnano le lingue, si possono solo creare le condizioni perché
l‟apprendimento abbia luogo”. Lo scopo glottodidattico che deriva dall‟uso
veicolare è quello di migliorare la qualità e i tempi di acquisizione della lingua
straniera.
Le situazioni favorevoli di apprendimento derivanti dall‟uso del CLIL
vengono determinate da diversi fattori come:
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Studioso di lingue all‟Università di Jyväskylä in Finlandia. Negli ultimi dieci anni, le sue ricerche
si sono incentrate sugli aspetti della linguistica applicata a proposito dell‟acquisizione,
apprendimento ed uso della lingua. Negli ultimi due anni, ha lavorato come autore e co-autore in
varie pubblicazioni nel campo del Content and Language Integrated Learning. Consultare
www.clilcompendium.com
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Anne Maljers lavora all‟Agenzia Nazionale Olandese dove collabora per il Programma Socrates.
Attualmente coordina l‟apprendimento integrato di lingua e contenuto nei Paesi Bassi. Si occupa
anche di diversi progetti CLIL nazionali ed europei e coordina sia la rete nazionale dei progetti
CLIL per le scuole, sia la rete europea per l‟educazione plurilingue EUROCLIC. Consultare
www.clilcompendium.com
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una maggiore quantità di esposizione alla lingua straniera: lo
studente risulta esposto alla lingua straniera non soltanto nelle ore
di insegnamento della stessa, ma anche nell‟orario delle altre
discipline.
una maggiore qualità di esposizione alla lingua straniera: il CLIL
favorisce un insegnamento di tipo interattivo e permette al discente
di raggiungere un certo livello qualitativo poiché spesso è richiesta
una profondità di rielaborazione che non si avrebbe in un
insegnamento tradizionale.
una maggiore motivazione all‟apprendimento: anche gli studenti
che non mostrano grandi attitudini verso l‟apprendimento
linguistico, possono seguire le nozioni impartite dalle discipline e
allo stesso tempo potenziare la lingua, dato che il focus
dell‟attenzione riguarda il contenuto della materia. Dunque, si
verifica lo spostamento dell‟attenzione dalla forma linguistica ai
contenuti che essa veicola; si tratta della celebre rule of forgetting
di Krashen, secondo la quale si acquisisce una lingua proprio nel
momento in cui ci si dimentica che la si sta acquisendo.
In un simile contesto le attività veicolate in lingua mostrano una maggiore
autenticità, perchè non si simula la necessità di utilizzare la lingua, come si fa
nell‟insegnamento tradizionale, basandosi sui falsi pragmatici (ad es. immaginare
di essere al bar e chiedere un caffè…etc.). La lingua viene usata in un contesto
reale e risulta più autentica poichè non serve per riflettere su se stessa, ma viene
utilizzata per parlare delle diverse discipline.
Lo studioso canadese Jim Cummins (1984), il quale si occupa di
bilinguismo in ambienti scolastici, individua due tipologie di competenze che gli
studenti possono raggiungere in base agli approcci ed ai metodi usati: in primo
luogo, la BICS (Basic Interpersonal Communicative Skills), ossia la competenza
che viene raggiunta tramite l‟insegnamento tradizionale curricolare, con
interazioni molto semplici su argomenti comuni e quotidiani; in secondo luogo, la
CALP (Cognitive Academic Language Profiency) che corrisponde ad una
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competenza più sofisticata ed è quella che si realizza attraverso l‟uso veicolare
della lingua riferendosi a concetti astratti tipici di alcune discipline.
L‟insegnamento veicolare fornisce una competenza maggiore e più
sofisticata rispetto all‟insegnamento tradizionale. Tuttavia, occorre puntualizzare
che questo metodo didattico non deve essere considerato come sostitutivo
dell‟insegnamento curricolare della lingua straniera. E‟ stato dimostrato che la
mancanza di un apprendimento formale della lingua straniera non giova affatto al
raggiungimento della completa padronanza della stessa lingua.
Attraverso l‟insegnamento formale, il docente insegna la lingua e il
discente acquisisce delle abilità ed apprende ad usare la lingua.
Con l‟uso veicolare, l‟insegnante promuove la lingua e lo studente utilizza
le abilità linguistiche e la lingua per apprendere.
In quest‟ottica l‟acquisizione di una lingua non è considerata come fine a
se stessa, bensì come mezzo per arrivare alla conoscenza di altri contenuti.
Il metodo CLIL può essere messo in atto sia con una lingua straniera (LS),
che con una lingua seconda (L2). La lingua straniera non è parlata dalla comunità
ma viene appresa solo nel contesto scuola. Nel caso della lingua seconda, invece,
essa può essere utilizzata anche nel contesto extrascolastico.
1.3 Le iniziative comunitarie
La conoscenza delle lingue straniere in Europa è oramai di fondamentale
importanza da quando nel 1992, con il Trattato di Maastricht, è stata creata
l‟odierna Unione Europea. Con la libera circolazione nel territorio dell‟UE, i
“cittadini europei”
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hanno l‟esigenza di conoscere le lingue straniere, sia per
ragioni strumentali e formative.
L‟approccio CLIL possiede delle ottime potenzialità per la realizzazione
degli obiettivi dell‟Unione Europea nell‟ambito dell‟apprendimento delle lingue.
La promozione della diversità linguistica nell‟istruzione e nella formazione,
costituisce un elemento determinante per il successo di un progetto europeo. Negli
6
Il concetto di cittadino europeo è stato introdotto nel 1993 con il Trattato sull‟Unione Europea.
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anni ‟90 le istituzioni europee manifestano la necessità di esplorare metodi
didattici innovativi per l‟apprendimento linguistico. Il 1° gennaio 1990 entra in
vigore il Programma Lingua
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, che evidenzia l‟interesse nel <<promuovere
l‟innovazione nei metodi di formazione nelle lingue straniere>>. Ogni cittadino
europeo dovrebbe conoscere tre lingue comunitarie, vale a dire quella materna più
altre due ( tra cui l‟inglese); la Commissione Europea esplicita questo concetto
nell‟articolo 126 del Trattato di Maastricht del 1992, con l‟obiettivo di dare un
notevole input all‟apprendimento delle lingue europee per migliorare la crescita
educativa e lavorativa di ogni singolo cittadino.
L‟Unione Europea ha dunque lanciato l‟iniziativa del Content and
Language Integrated Learning grazie alla quale le lingue straniere potranno anche
diventare lingue veicolari per l‟insegnamento di determinate discipline.
Nel 1995 compare il primo testo legislativo relativo alla cooperazione
europea per il CLIL, ossia la Risoluzione del Consiglio
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. In questo documento
vengono promossi nuovi metodi, soprattutto per quanto riguarda
<<l‟insegnamento, in una lingua straniera, di discipline diverse dalle lingue nelle
classi in cui si impartisce l‟insegnamento bilingue>>. Inoltre si fa riferimento al
miglioramento della qualità della formazione che si intende offrire ai docenti di
lingua, <<favorendo l‟accoglienza negli istituti scolastici di studenti
dell‟insegnamento superiore in qualità di assistenti di lingue, adoperandosi per
privilegiare i futuri insegnanti di lingue o coloro che dovranno insegnare una
disciplina in una lingua diversa dalla loro>>.
La Commissione Europea e il Consiglio d‟Europa intendono sostenere il
progetto di un‟Europa multilingue, tutelando le lingue autoctone europee e
promuovendo il multilinguismo in prospettiva del lifelong learning.
Ciascun cittadino europeo deve, dunque, non solo conoscere tre lingue
comunitarie ma anche cercare di adoperarsi nel migliorare la qualità della
conoscenza di queste ultime.
7
Decisione del Consiglio 89/489/CEE, 16/08/1989.
8
Risoluzione del Consiglio (31/03/1995), che riguarda il miglioramento della qualità e
diversificazione dell‟apprendimento e dell‟insegnamento delle lingue nell‟ambito dei sistemi di
istruzione dell‟Unione Europea, Gazzetta Ufficiale C 207 del 12/08/1995.