condizionata dalle sensazioni e idee altrui durante la mia permanenza.
Prima di allora, pur avendo sempre avuto un'opinione negativa delle
modalità turistiche tradizionali ed il famoso pacchetto “tutto compreso”,
avendo sempre viaggiato col sistema “fai da te”, le mie conoscenze in
merito al turismo responsabile erano alquanto limitato. Per questo, è stato
per me interessante approfondire l'argomento in maniera più specifica
analizzandone gli aspetti teorici, storici ed evolutivi attraverso la lettura di
alcuni libri e la consultazione del sito internet delle due associazioni
Chiama Senegal e Chiama l'Africa. Questo elaborato, infatti, ha lo scopo,
nei limiti degli spazi a disposizione e delle competenze da me ottenute
durante gli studi universitari, di analizzare, anche attraverso una mia
personale esperienza, questo nuovo modo di “fare turismo”e di approcciarsi
ad esso e, di conseguenza ai paesi destinatari, che è il “Turismo
responsabile”. Facendo alcuni brevi cenni alla sua nascita e storia, si
passerà a descrivere quali sono, in concreto, le particolarità e caratteristiche
sia positive che negative che lo differenziano dal “Turismo classico” per
arrivare poi, a descrivere in concreto il viaggio che l'anno scorso mi ha
portato a conoscere l'Africa anche grazie alla collaborazione dei miei
“compagni di avventura” che hanno gentilmente risposto ad un breve
questionario.
5
Capitolo I
Che cos'è il Turismo Responsabile
1.1 Brevi cenni generali
Il Turismo Responsabile nasce, negli ultimi decenni, da una comune
esigenza di creare una nuova visione del viaggio, del turista e, più in
generale del mondo. Si parte dal presupposto che questo grande settore è
parte integrante delle economie di numerosi paesi (soprattutto quelli
considerati “del terzo mondo”) e che è quindi fondamentale per lo sviluppo
del territorio, dell'economia, del lavoro e della qualità della vita delle
popolazioni autoctone. Già all'inizio del '900, l'economista Arthur J.
Norval 1 , si occupa di “industria del turismo” come settore economico
specializzato destinato a incidere positivamente sullo sviluppo economico
di un paese. In particolare, descrive un tipo di turismo che si può definire
“internazionale” e che riguarda gli spostamenti, a scopo turistico, fra società
metropolitane (occidentali) e del Terzo Mondo e che può comportare lo
sviluppo delle infrastrutture, la modernizzazione e spesso
occidentalizzazione delle realtà ospitanti considerando l'accezione
“occidentale” come sinonimo di “progresso”. Questo viene da lui messo a
confronto con una forma di “turismo interno” o “domestico” che vede una
maggiore partecipazione (soprattutto tra le classi medie) sia per i minor
costi sia per le minori difficoltà che si incontrano durante la permanenza
(diversa lingua, alimentazione, condizione di vita ecc...)2 . Purtroppo, con
1 Cfr Norval, “The Tourist Industry. A National and International Survey”, Pitman, London,
1936, pp 16 ss.
2 Alessandro Simonicca“Antropologia del Turismo. Strategie di ricerca e contesti etnografici”,,
Carocci, 2004, pp.201 e seguenti
6
l'avvento sempre più marcato dei sistemi politici ed economici occidentali e
capitalistici, spesso nei paesi in via di sviluppo il settore turistico è
controllato ed amministrato da aziende e multinazionali estranee al
territorio ospitante impedendo così un reale sviluppo interno.
Questa nuova realtà3, nasce dalla critica delle modalità di turismo
definito “classico” o di “massa” che è strettamente legato ad un preciso
modello di sviluppo economico. Sono stati utilizzati diversi aggettivi per
definirlo, ma quelli più usati sono il concetto di “sostenibilità” e
“responsabilità” che non vanno considerati come sinonimi ma agiscono su
due piani differenti. La rivista ambientale del Consiglio d'Europa4
(développent touristique dourable...), infatti, definisce “turismo sostenibile
ogni forma di attività turistica che rispetta e preserva a lungo termine le
risorse naturali, culturali e sociali e che contribuisce in modo positivo ed
equo allo sviluppo economico ed al benessere degli individui che vivono e
lavorano in questi spazi”. Mentre il turismo sostenibile mette maggiormente
l'accento sugli aspetti ambientali ed economici che aiutano le popolazioni
locali, quello responsabile agisce prevalentemente su un piano qualitativo e
morale cercando di privilegiare i momenti di incontro tra le realtà ospitanti
e i visitatori e quindi gli scambi socio- culturali. Gli obiettivi fondamentali
di questo “turismo alternativo” mirano ad evitare che vi siano impatti
devastanti sull'ambiente e sulla popolazione e a creare un miglioramento
economico nei contesti visitati. Per questo motivo, l'Organizzazione
Mondiale del Turismo5, ha designato tre caratteristiche a cui il turismo
sostenibile non può rinunciare e che corrispondono alla nota regola delle tre
E nata in ambito anglosassone:
1. protezione delle risorse ambientali (environment, ambiente);
3 Marco Aime “L'incontro mancato. Turisti, nativi, immagini”, 2006 Bollati Boringhieri
4 Cfr AA.VV., Développement Touristique Durable, 1997
5 Duccio Canestrini “Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile”, 2004
Universale Economica Feltrinelli
7
2. ottenimento di benefici da parte delle popolazioni grazie al turismo
in termini di reddito e qualità della vita (economy, economia);
3. fruizione da parte dei visitatori di esperienze di qualitativamente
importanti (ethics, etica).
Questi punti di riferimento non trovano alcuno spazio nelle regole
dell'economia di mercato che caratterizzano il turismo di massa e la sua
gestione nell'ambito del sistema capitalistico. Le principali accuse mosse
contro quello che è stato definito “turismo di massa” riguardano il grande
stravolgimento degli equilibri delle comunità locali spesso ad opera dei
grandi tour operator occidentali che detengono il monopolio delle strutture
turistiche in loco e lasciano solo una minima parte di budget alle comunità
autoctone. Infatti6, occorre tenere ben presente che sovente, sia le
compagnie aeree che le strutture alberghiere appartengono alle medesime
società occidentali7. Al contrario, le numerose associazioni ed enti che
promuovono viaggi e turismo responsabile8, si rendono “promotrici della
creazione di un rapporto nuovo, basato su un reciproco riconoscimento di
dignità, lontano dalla logica dell’emergenza e dalla schiavitù degli aiuti.
Credono in uno sviluppo inteso non come ricostruzione in altre aree
geografiche del modello di vita occidentale, ma fondato sul suo più
autentico significato: quello della piena espressione delle potenzialità e
delle risorse degli individui, dei popoli e dei loro territori. In questo modo,
si possono evitare eccessivi adattamenti da parte delle comunità locali nella
gestione dell'accoglienza dei visitatori contribuendo a sviluppare una
maggiore e diversificata distribuzione delle entrate come sostiene la teoria
dello sviluppo organico elaborata da uno dei personaggi di spicco nello
studio del fenomeno turistico Erik Cohen, che vede nel grado di
6 È possibile svolgere un confronto tra un grafico riguardante il turismo tradizionale ed una
tabella stilata dall'associazione Chiama Senegal guardando le Appendici I e II
7 Duccio Canestrini “Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile”, 2004
Universale Economica Feltrinelli pp. 23
8 Come si legge, per esempio sul sito delll'associazione Chiama L'Africa, www.chiamalafrica.it
8
coinvolgimento e partecipazione delle comunità locali l'indice di positività
o negatività dell'iniziativa.
1.2 La Storia, i convegni
Come è già stato accennato in precedenza, queste nuove forme di
turismo sono nate dall'idea di un modello di sviluppo sostenibile discusse
per la prima volta, nel 1987 dalla Commissione mondiale per l'ambiente e
lo sviluppo e riprese poi nel 1992 alla conferenza, di analoga impostazione,
delle Nazioni Unite (Earth summit)9.
Il comune pensiero era quello di considerare possibile la
conservazione del nostro patrimonio naturale e culturale tramite la
salvaguardia delle risorse attuali in modo da poterne godere nel futuro. Nel
tempo, si sono susseguite alcune iniziative e convegni direttamente
interessati a questa nuova realtà10:
1. nel 1994, in Scozia, si è tenuto un convegno organizzato dal Centre
for Environmental Management and Planning col titolo “Sustainable
Tourism for the 21st Century”;
2. nel 1995 a Lanzarote (Canarie) l'ONU organizza la prima
Conferenza mondiale sul turismo sostenibile a cui prendono parte
più di seicento relatori provenienti da tutto il mondo e che vede la
creazione della famosa Carta di Lanzarote dove le modalità di
intervento dello sviluppo sostenibile vengono adattate alla sfera
turistica. Nello stesso anno viene in oltre promossa l' “Agenda 21 per
l'industria ed il turismo” dall'organizzazione mondiale del turismo
(Earth Council e il World travel and Tourism Council) con l'intento
9 Duccio Canestrini “Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile”, 2004
Universale Economica Feltrinelli pp.63
10 Le notizie e le date riguardanti i diversi convegni si possono visionare in pp. 66
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