Il secondo capitolo traccerà la genesi di questa comunità virtuale,
com'è nata, come si è evoluta, lo "stato dell'arte" attuale ma sopratutto se si
tratta di un'idea completamente originale o se, viceversa, deriva da idee ed
esperienze precedenti alle quali s'ispira. Dopo un approfondimento sulla sua
economia interna, il capitolo proseguirà con una breve analisi di alcune
community simili, mettendo in luce gli aspetti per i quali Second Life si
distingue da esse e quelli che invece la accomunano.
Il terzo sarà la parte della tesi nella quale si tratterà del modello di business
su cui poggia Second Life. La definizione del modello di business spiegherà come
la società Linden Lab, che gestisce questa comunità, trae profitto da essa. Il
riferimento teorico principale sarà al modello della co-configuration per spiegare
come venga creato valore. Quest'analisi servirà da punto di partenza per il
successivo approfondimento circa la sostenibilità del suo modello di business,
mettendo in luce quali possano essere gli elementi in grado di giocare un ruolo
favorevole, ovvero sfavorevole alla stessa. Sostenibilità che, in particolare, verrà
ricondotta alla capacità di "generare traffico", vale a dire di attrarre nuovi utenti e
di fidelizzare quelli esistenti e alla possibilità di mantenere un livello accettabile
di sicurezza e d'ordine per la comunità. L'attrattività sarà considerata come
funzione della possibilità per gli utenti di vivere attraverso Second Life esperienze
ricche di contenuto interessanti e stimolanti, ma anche delle possibilità a
disposizione di soggetti giuridici terzi. Si sosterrà inoltre che un futuro processo
volto a garantire l'interoperabilità tra diverse web-community può essere la chiave
di volta che permetterebbe il pieno sfruttamento delle economie di rete,
rafforzando così la sostenibilità del business model. A questo si aggiunge una
corrente di pensiero interessante che si sta facendo strada da più pari, che si basa
su come il passaggio dalle due dimensioni del web attuale, alle tre di S.L. possa
essere paragonato, per portata del fenomeno, al passaggio dalla modalità Dos alla
modalità ipertestuale con icone, e che quindi il 3D possa essere l'elemento
caratterizzante il web del prossimo futuro.
2
1 Economia dell'immateriale, economia digitale e comunità
virtuali
1.1 Il passaggio dall'economia "tradizionale" all'economia
dell'immateriale
Solo in tempi relativamente recenti la scienza economica ha
cominciato a porre attenzione a concetti quali il contenuto immateriale nelle
proposte di valore da parte delle imprese e la conoscenza, come fonte di
vantaggio competitivo. Diviene dunque interessante cercare di capire
perchè, in un certo periodo storico, si sia cominciato a prestare attenzione a
questi temi, e quali sono state le ragioni che hanno portato la scienza
economica ad arricchirsi di concetti e teorie nuove quali (a titolo di
esempio) Economia dell'immateriale, Economia della conoscenza,
Economia digitale, Marketing ralazionale e Marketing esperienziale.
Cercare di capire questo passaggio (pur in modo semplificato rispetto alla
complessità dell'argomento) è, a nostro avviso, importante in quanto può
aiutare a mettere in luce come nell'economia attuale possano esistere
proposte di valore basate quasi esclusivamente su elementi di tipo
astratto/intangibile, come quelle delle comunità virtuali in internet, cosa
difficilmente immaginabile qualche decennio fa.
Gli schemi economici tradizionali non fanno riferimento ai potenziali
competitivi di natura immateriale, si concentrano invece nell'analisi degli
elementi materiali dell'impresa. I motivi di questa miopia vanno ricercati
prima in una particolare connotazione storica del processo di
industrializzazione e poi nella teorizzazione che ne è derivata [Volpato G.
1995]. Per quanto attiene il processo di industrializzazione, iniziato nel
XVIII secolo, era inevitabile che questo si concentrasse sui bisogni
cosiddetti "primari", bisogni necessariamente soddisfatti da beni materiali.
Inoltre il processo era avvenuto attraverso l'applicazione di un patrimonio
di conoscenze in larga misura preesistente rispetto alle imprese, e solo in
minima parte da queste sviluppato. Si giunge quindi al secondo punto.
Questa particolare evoluzione ha avuto l'effetto di far percepire agli
3
1 Economia dell'immateriale, economia digitale e comunità virtuali
economisti che la scarsità, e le fonti del vantaggio competitivo, non
riguardavano le conoscenze che stavano alla base del processo di
produzione, e neanche gli attributi immateriali di un prodotto, ma le risorse
tangibili.
Tuttavia nell'economia attuale, almeno per quanto riguarda i paesi a
più elevata industrializzazione, l'elevato potere d'acquisto ha operato in
favore di una maggiore attenzione da parte dei consumatori al
soddisfacimento di bisogni di natura diversa rispetto a quelli primari in
quanto questi vengono già abbondantemente, e senza troppe difficoltà,
1
soddisfatti. In altre parole [Rifkin J., 2004] «In una società che ha cancellato
la scarsità, i valori immateriali - sopratutto la realizzazione e la crescita personale
- assumono una crescente rilevanza». Nell'economia della trasformazione
materiale (tradizionale) il valore economico era prodotto consumando i fattori
produttivi impiegati. Ma in questa economia "ricca", che va molto oltre la
sussistenza, è necessario dare valore alle esperienze possibili: il valore economico
viene prodotto dall'immaterialità data dalla conoscenza, che non si consuma con il
suo uso, e che permette di costruire il mondo delle possibilità, creare forme e
valori che non sono necessitati, ma frutto dell'immaginazione, della
2
comunicazione e della condivisione. Diviene importante rispondere alle
esigenze, espresse e non, di appartenenza, di sicurezza, di
personalizzazione, di affermazione del proprio status, di socialità nonché il
desiderio partecipazione e coinvolgimento nella definizione dell'offerta da
parte delle imprese, offerta quindi sempre più spesso caratterizzata da
elementi immateriali e dalla possibilità di vivere esperienze da parte del
3
consumatore.
La presa di coscienza da parte degli studiosi di economia
dell'importanza di questi aspetti ha portato alla formulazione di teorie e
1
Un'interessante teoria che cerca di spiegare questo fenomeno è la c.d. "legge di Engel", secondo
la quale la domanda di beni "primari" presenterebbe un'elevata elasticità rispetto al reddito, in
presenza di incrementi che si manifestano a partire da bassi livelli di questo, per passare poi ad una
situazione di progressiva rigidità al crescere del reddito pro-capite, spendibile, in percentuali via
via maggiori, a favore di bisogni di tipo "secondario" espandibili, a differenza di quelli “primari”,
a volontà. La quota della spesa a soddisfacimento di bisogni primari, sul totale del consumo,
rappresenterebbe dunque una funzione inversa del reddito.
2
Cfr. Rullani E., 2004a.
3
Naturalmente questo non deve essere visto come un cambiamento nel peso relativo fra "bisogni
di ordine superiore" e bisogni "primari", più che come una perdita di importanza di questi ultimi.
4
1.1 Il passaggio dall'economia "tradizionale" all'economia dell'immateriale
concetti che cercano di rispondere in modo adeguato a questo cambiamento
nelle preferenze dei consumatori, mettendo in luce come in questo contesto
sia sempre più importante la risorsa "conoscenza" come elemento di
vantaggio competitivo, e come le imprese diventino "motore" nel processo
di acquisizione e rielaborazione delle conoscenze. Infatti soltanto un
elevato livello di conoscenza può permettere di competere e di formulare
proposte di offerta interessanti per una clientela con queste esigenze nel
contesto economico attuale. L'importanza della conoscenza nel nuovo
contesto competitivo generale viene rafforzata dall'affermazione di nuove
tecnologie, soprattutto informatiche, che permettono ad imprese e
consumatori l'utilizzo di nuovi strumenti e ne ridefiniscono le logiche.
1.2 Economia digitale e comunità virtuali.
Prima di approfondire le tematiche dell'immaterialità di gran parte
dell'economia attuale, del fenomeno "Web 2.0", e successivamente della proposta
di valore che ci interessa, ci sembra utile introdurre due argomenti che ci
permettono di meglio capire il contesto in cui queste si esplicano: l'economia
digitale e le comunità virtuali in genere, che rappresentano un fenomeno più
ampio e per certi versi antecedente a quello che è stato chiamato Web 2.0.
1.2.1 L'economia digitale
L'economia digitale è stata definita come [Valdani E., 2000] «Un contesto
in cui le transazioni economiche e le funzioni che governano le imprese, le
istituzioni e la collettività sono programmate ed eseguite con il supporto di
tecnologie digitali». L'aspetto forse più innovativo e originale della nuova
economia è dato dalla separazione tra cose fisiche e il contenuto della
4
conoscenza e dell'informazione, separazione che è imputabile sopratutto
5
alla diffusione delle nuove tecnologie di ICT ( information &
communication technology). Grazie alle nuove tecnologie di comunicazione
4
Secondo Rullani l'informazione è conoscenza codificata separata dai processi di apprendimento
che l'hanno prodotta [Rullani E., 2004a], quindi il concetto di conoscenza è più ampio di quello di
informazione.
5
Cfr. Vicari S., 2001a.
5
T
1 Economia dell'immateriale, economia digitale e comunità virtuali
digitali, si stanno creando nuove attività economiche e trasformando quelle
tradizionali. Senza questa possibilità data dalle ICT non sarebbe stato
possibile pervenire, ad esempio, a quel fenomeno che va sotto il nome di
comunità virtuali, fenomeno che si esplica in un contesto completamente
digitale. Queste aziende dell'era digitale svolgono la loro attività
esclusivamente sulla rete, dove la tecnologia e i suoi contenuti risultano
perfettamente integrati e slegati dalla fisicità delle cose.
Questa separazione ha indotto la formulazione dei concetti di
6
marketspace e marketplace per distinguere i due mondi, quello virtuale
della conoscenza e dell'informazione (marketspace) da quello delle cose
fisiche (marketplace). Il marketspace costituisce un nuovo ambiente che è
reale ma che non è concreto, si tratta infatti di un contesto non costituito da
atomi, ma di un mondo virtuale composto da bit. L'attività economica si
svolge in entrambi i mondi, dove la produzione di valore risponde a regole
in parte diverse, per la maggior parte delle imprese, ma ve ne possono
essere alcune che operano solo nel, almeno dal punto di vista del contatto
con la domanda, marketspace (ad esempio, appunto, le società che gestisco
comunità virtuali). Questa nuova economia si basa, oltre che su questa
separazione, su:
- Diffusione e affermazione di un protocollo standard, universale e aperto
quale internet;
- Pervasività dell'interconnessione elettronica tra cose, persone, imprese,
istituzioni, collettività e sistemi paese;
- Superamento del trade off tra offerta di varietà (richness) e ampiezza della
7
connettività (reach) tra persone, imprese e istituzioni.
È evidente come il fenomeno del quale si intende discutere rientri
pienamente in questo contesto e che particolare importanza rivesta il
superamento del trade off tra richness e reach. Le comunità in questione si
sviluppano proprio perchè rispetto al passato diviene possibile per un
numero elevato di persone (reach) condividere informazioni, idee,
esperienze in luoghi virtuali (interagendo in modo sincronico o diacronico),
che presentano una varietà e una magnitudo (volumi) altrettanto elevata
6
Cfr. Rayport e Sviokla, cit. in Vicari S., 2001a.
7
Cfr. Valdani E., 2000.
6
1.2 Economia digitale e comunità virtuali
(richness). Senza di queste condizioni le comunità non potrebbero che
essere limitate territorialmente, per numero di appartenenti e per quantità e
qualità dell'oggetto dell'interagire.
Nel mondo fisico non è semplice eseguire una ricerca per individuare
coloro che condividono (ad esempio) lo stesso interesse, in genere si è
costretti a cercare nell'ambito della propria sfera geografica. Sulla rete, al
8
contrario, è possibile trovare queste persone senza limiti geografici poiché
il World Wide Web non ha confini, ma sopratutto, ed è questo l'aspetto che
più ci interessa, è possibile interagire con esse a livello globale. Non a caso
un'indagine Gallup del 1994 evidenziò che il principale fattore che spingeva
i consumatori ad entrare nell'ambiente digitale è rappresentato proprio dal
9
bisogno di comunicare. Tuttavia, questa nuova realtà ha rivoluzionato non
solo il modo di agire e pensare in relazione a luoghi e barriere geografiche
(spazio), ma anche in relazione al concetto di tempo, permettendo l'accesso
simultaneo e istantaneo ad informazione e conoscenza, in modo molto più
10
veloce rispetto al passato.
1.2.2 Le comunità virtuali
Il network multimediale, costituito da internet, non può essere
considerato esclusivamente alla stregua di un potente veicolo di
trasmissione di informazioni, in quanto questo rappresenta al contempo uno
straordinario strumento per lo sviluppo di relazioni fra i soggetti che vi
11
accedono, un luogo "il cyberspazio" dove è favorita la creazione di
12
comunità. In una prima fase la rete era caratterizzata, oltre che da
un'elevata quantità di informazioni, da un numero di utenti ristretto e
relativamente omogeneo sopratutto in relazione alla modalità di utilizzo
della rete. In una fase successiva, oltre ad un aumento dei soggetti connessi
8
Se non quelli rappresentati dal c.d. digital divide.
9
Cfr. Chuck M., 1997.
10
Per un approfondimento del tema circa la continua riformulazione dei concetti di spazio e
tempo, da parte dell'introduzione di nuove tecnologie nel corso della storia, si veda Rifkin J., 2004.
11
Il concetto di cyberspazio deriva dalla fantascienza e sta ad indicare: un universo artificiale
creato dalle reti globali di computer a cui si accede collegando il cervello ad un terminale. Viene
anche usato come sinonimo di realtà virtuale. (Cfr. Zingarelli N., 2001, Lo Zingarelli minore,
Bologna, Zanichelli)
12
Cfr. Pastore A.; Cuomo G.; Vernuccio M., 2000.
7