CAPITOLO 1
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Law and Economics
SOMMARIO: 1.1 Alcuni cenni sui contenuti dell'analisi economica del diritto. - 1.2 Cos'è l'EAL. - 1.3 I concetti
fondamentali dell'analisi economica del diritto. - 1.4 Il criterio Kaldor-Hicks. - 1.5 Equità ed efficienza. - 1.6 I
fallimenti del mercato: introduzione. - 1.7 Il mercato del monopolio. - 1.8 L'asimmetria informativa. - 1.8.1 Le
asimmetrie informative: i contratti di agenzia. - 1.8.2 L'informazione nascosta e i problemi di selezione avversa.
1.8.3 L'azione nascosta e i problemi di azzardo morale. - 1.9 Le esternalità. - 1.9.1 Alcune considerazioni sul
teorema di Coase- 1.10 I beni pubblici. - 1.11 I costi di transazione.
1.1 Alcuni cenni sui contenuti dell'analisi economica del diritto
L' EAL (Economic Analysis of Law o Law and Economics) è una disciplina che
nasce negli Stati Uniti all'inizio degli anni '60. Il movimento culturale allora
dominante era quel realismo giuridico che, con giuristi come Jerome Frank, Herman
Oliphant, Karl Llewellin ed altri, criticava fortemente la pretesa scientificità del
diritto tipica del formalismo giuridico1.
I realisti accostarono il diritto alle "scienze sociali", parlando di economia e
sociologia come discipline facenti parte integrante del diritto2, "sfidando" chi, come
Langdell, al diritto affiancava scienze naturali come la chimica e la fisica.
L’analisi economica del diritto cerca di offrire una soluzione
all’indeterminatezza in cui la teoria del diritto si era venuta a trovare; il tentativo fu
di conferire nuovamente al diritto un soddisfacente grado di scientificità applicando
1 U. Mattei, A. Gallarati, Economia Politica del Diritto Civile, Giappichelli, Torino, 2009.
2 Gilmore, Le grandi epoche del diritto americano, trad. it., Milano, 1991.
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ad esso l’economia.
Le premesse metodologiche dell’EAL sono quelle della tradizione neoclassica:
gli individui sono esseri razionali che tendono a massimizzare la propria utilità.
La scienza dell’analisi economica del diritto (Law and Economics) valuta
l’impatto economico delle regole giuridiche, mediante l'uso di strumenti economici.
Il metodo in questione si sviluppa, tuttavia, in un contesto giuridico differente dal
nostro (quello del common law statunitense), per cui un’operazione di “importazione”
di questi strumenti interpretativi nell’ordinamento italiano impone un confronto con
le differenze strutturali che separano i due diversi sistemi3.
L’analisi economica del diritto nasce come strumento di indagine che si rivolge
al giudice, per valutare l’idoneità di una determinata regola a raggiungere obiettivi
di efficienza. Nel contesto in cui si sviluppa, è profondamente diverso il ruolo del
giudice. Come è noto, i sistemi di common law si caratterizzano per una produzione
del diritto prevalentemente extralegislativa, che attribuisce al giudice maggiori spazi
di creatività. In contrapposizione ad una produzione accentrata del diritto, tipica del
nostro ordinamento, al giudice è demandato un ruolo di decisore istituzionale
decentrato. Il giurista non si limita, dunque, ad interpretare i testi di legge, ma si fa
carico di vere proprie scelte di politica del diritto. Inoltre, il giudice statunitense si
inserisce all’interno di un sistema giudiziario federale, che consente una
diversificazione territoriale delle scelte istituzionali. Infine, il caso concreto svolge un
diverso ruolo nei confronti dei successivi casi futuri, in virtù del principio del
precedente giudiziario vincolante (stare decisis), che rende ogni singola decisione una
potenziale regola generale. Si può concludere, pertanto, che, pur se per alcuni aspetti
3 Sono consapevoli di tale necessità gli autori U. Mattei, P.G. Monateri, R. Pardolesi, che hanno fornito
un adattamento ai sistemi di civil law al manuale di Cooter e Ulen, Il mercato delle regole, Il Mulino,
Bologna, 1999.
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i due sistemi tendono a convergere, rimane tra questi una sostanziale differenza nel
trattamento ermeneutico delle fonti del diritto giuridico.
1.2 Cos'è l'EAL
Per Economic Analysis of Law s'intende la valutazione dei concetti giuridici
mediante strumenti economici. L'EAL non ha per oggetto la sola norma giuridica, ma
anche gli effetti dei provvedimenti giuridici. Anzi, la valutazione prospettica degli
effetti di una certa norma piuttosto che di un'altra, costituisce la motivazione per la
quale si è sentito il bisogno di utilizzare strumenti economici per studiare il diritto.
Sulla base di quale criterio si valuta una norma? Sulla base della sua «efficienza». È
proprio l'efficienza che sta al centro dell'elaborazione dell'«analisi economica del
diritto»4. Denozza definisce l'analisi economica del diritto come un "insieme di teorie
che interpretano e valutano le norme giuridiche in base ad un calcolo dei loro costi e
benefici, ed al contributo che esse sono in grado di dare al miglioramento
dell'efficienza complessiva del sistema". Essa ha come obiettivo la formazione di
regole che garantiscano la realizzazione delle transazioni che sono in grado di
massimizzare il benessere complessivo; quindi preferire, tra diverse alternative,
quella che produce i risultati più efficienti.
La logica dell'EAL consiste nel capire che il comportamento degli agenti
economici è guidato dalla struttura di incentivi che muta a seconda delle variazioni
della legge. Di conseguenza le variazioni dei comportamenti degli individui e delle
istituzioni implicano a loro volta un cambiamento nella performance del sistema
economico.
4 F. Denozza, Norme efficienti. L'analisi economica delle regole giuridiche, Giuffrè, Milano, 2002.
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Considera i costi sociali di ciascuna regola, insegna a vedere chi sopporta questi
costi, reputando una scelta “inefficiente” quella che fa raggiungere un obiettivo ad
un prezzo più alto di quanto non lo consenta una possibile alternativa.
Se consideriamo i più importanti studiosi statunitensi, che hanno tentato di
definire la sostanza dell'analisi economica del diritto, incontriamo l'affermazione di
Cooter e Ulen, secondo i quali i «i punti di forza e di debolezza dell'analisi economica
del diritto si possono individuare nel migliore dei modi esaminandone il nocciolo
principale. Il principio centrale dell'analisi economica del diritto è che i concetti
fondamentali, quali quello della massimizzazione, dell'equilibrio e dell'efficienza
sono anche fondamentali per comprendere e spiegare i principi giuridici» .
Questa affermazione trova la sua più forte espressione nell'opera di Richard
Posner5 il quale sostiene che i concetti di giustizia sono espressione delle scelte
individuali, e pertanto essi dovrebbero essere sostituiti, nelle norme giuridiche, dal
concetto di efficienza in senso economico. Secondo Posner, il metodo di analisi
economica del diritto, ha sia finalità conoscitive (volte alla spiegazione dei fenomeni
giuridici), sia finalità normative, (di elaborazione di situazioni giuridiche migliori),
sia finalità predittive, (di previsione degli effetti delle regole giuridiche, con
strumenti come l'analisi costi-benefici)6.
Nello studiare questa disciplina ci si imbatte su due diversi punti di vista; quello
dell'economista e quello del giurista. L'economista, nella sua visione, considera il
diritto non come un elenco di precetti, ma piuttosto come una serie di incentivi a
tenere un certo comportamento. Nel caso di violazione di questi precetti si paga una
5 R. Posner, The Economic Analysis of Law, Little Brown, Boston, 1992.
6 P. Chiassoni, L’analisi economica del diritto e teorie economiche: un inventario di di), Analisi economica del
diritto strumenti, in G. Alpa, P. Chiassoni, A. Pericu, F. Pulitini, S. Rodotà, F. Romani (a cura privato, Milano,
Giuffrè, 1999, cit. p. 507 - 508.
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sanzione. Esistono, cioè, dei prezzi impliciti per i comportamenti degli individui;
soltanto quando il prezzo di un dato comportamento sia sufficientemente alto da
rendere per il soggetto più conveniente non intraprenderlo, il precetto verrà ubbidito.
Il giurista, invece, è abituato a credere che sia sufficiente una legge per determinare
un certo corso di eventi.
Per incentivare gli attori del mercato a tenere un certo comportamento, non è
decisivo solo il prezzo, ma anche l'enforcement della sanzione7. Ciò significa che
l'incentivo è efficiente quando esistono forti probabilità che il prezzo debba essere
pagato. Esiste proporzionalità tra l'efficienza degli incentivi e la probabilità che la
sanzione sia applicata. Per semplificare basta pensare ad un ipotetico automobilista:
esso non passerà con il semaforo rosso se sono visibili i vigili all'incrocio (e quindi è
quasi certa la probabilità di essere sanzionato).
Si può affermare che l’analisi economica può arricchire il ragionamento giuridico
non solo con la sua capacità predittiva ma anche con la sua ricerca di una
giustificazione razionale delle regole di diritto. Può quindi aiutare il giurista a capire
le possibili conseguenze sociali (e non solo gli effetti giuridici) di un singolo atto o di
una regola, ancor prima di emanarla o adottarla.
Per capire il rapporto tra economia e analisi economica del diritto si deve pensare
che quest'ultima non è una mera applicazione di metodi elaborati dalla scienza
economica, ma è un metodo a sé, ha obiettivi e metodi propri che cono caratteristici
di una particolare corrente di pensiero economico.
Per quanto l'EAL si sviluppi nei paesi di common law, essa può arricchire il
ragionamento del giurista di civil law. Infatti, secondo alcuni autori8, le resistenze
7 A. Gallarati, Economia politica del diritto civile, Torino, Giappichelli, 2009.
8 A. Gambaro, L’analisi economica del diritto nel contesto della tradizione giuridica occidentale, in G. Alpa, P.
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all’introduzione dell’analisi economica del diritto nel nostro paese, sarebbero dovute
all’influenza del positivismo giuridico che ha marcato la civil law tradition ben più di
quanto non abbia fatto con la common law tradition, ed ha finito quasi per escludere
dal ragionamento giuridico la categoria della giustificazione.
L'approccio di civil law (tradizionale o romanista) è un approccio ermeneutico:
il diritto è incorporato in codici ed il giurista, nell'interpretare questi testi non
compie delle scelte, semmai opera scelte limitate fra i significati possibili lasciati
aperti dal testo e comunque seguendo rigidi schemi interpretativi. L'approccio di
EAL, al contrario è rivolto in avanti, guarda alle conseguenze delle regole ammesse e
seleziona in base alla desiderabilità di tali conseguenze. Chi opera le scelte, (giudici e
avvocati), lo può fare esplicitamente, ma indirizzandole verso criteri di efficienza. Il
linguaggio è meno importante, le parole sono solo un modo per rappresentare le
regole. L'EAL rappresenta quindi l'approccio completamente opposto alla dottrina
pura che per decenni è stata il modello del giurista continentale9, la dottrina
positivistica. Essa ha portato a ritenere che i comandi del legislatore non abbiano
bisogno di essere giustificati. Quindi il giurista “ha perso completamente di vista il
problema della giustificazione razionale delle regole di diritto”10. Ovvero, in altre
parole, “il diritto è sembrato confondersi con l’ordine del sovrano e ha cessato di
confondersi con la giustizia”11.
Esistono, inoltre, profonde differenze anche nella figura del giudice
Chiassoni, A. Pericu, F. Pulitini, S. Rodotà, F. Romani (a cura di), Analisi economica del diritto privato,
Giuffrè, Milano, 1999.
9 R. Cooter, U. Mattei, P.G. Monateri, R. Pardolesi, T. Ulen, Il mercato delle regole, Analisi economica del
diritto civile, Bologna, Il Mulino, 2006.
10 Ciò è quanto sostiene A. Gambaro, L’analisi economica del diritto nel contesto della tradizione giuridica
occidentale, in G. Alpa, P. Chiassoni, A. Pericu, F. Pulitini, S.Rodotà, F. Romani (a cura di), Analisi
economica del diritto privato, Milano, Giuffrè, 1999, p. 461.
11 R. David, I grandi sistemi giuridici contemporanei, Padova, Cedam, 1980, p. 55.
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funzionario; il giudice di civil law è una figura designata soprattutto per compiere
operazioni di routine di interpretazione dei testi legislativi ed il suo status sociale non
è particolarmente privilegiato; il giudice di common law è, invece, una figura
altamente rappresentativa, in grado di compiere decisioni istituzionali rilevanti ed
accompagnato da uno status sociale basato su un'esperienza pregressa rilevante.
Quest'ultimo è un aspetto che fa sì che il contributo di EAL si riveli in civil law
addirittura più necessario di quanto non lo sia in common law.
1.3 I concetti fondamentali dell'analisi economica del diritto
Il concetto che assume una posizione centrale nell’analisi economica del
diritto, è quello di efficienza, che, nella sua forma essenziale, significa agire senza
spreco.
L’agire senza spreco è proprio anche del singolo individuo, come
“massimizzatore razionale” degli scopi della sua vita. Massimizzatori razionali
significa che essi:
1. hanno preferenze stabili nel tempo, adeguate alle risorse che possiedono
2. agiscono in vista della massimizzazione del loro interesse personale.
Il comportamento è indice sia della tipologia di preferenze dell’individuo, sia
della intensità di tali preferenze, e si misura sulla base della quantità di denaro che
gli individui sono in grado di e disposti a pagare per determinati beni (disponibilità e
capacità di pagare - willingness and ability to pay).
Dal fatto che ciascun individuo è un “massimizzatore razionale” discende una
conseguenza che riguarda il funzionamento dei mercati nel loro complesso, poiché la
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razionalità dell’individuo ci permette di prevedere le reazioni degli individui di
fronte ad una certa regola giuridica12: essa è la tendenza delle risorse a gravitare
verso i loro usi più profittevoli se si consente lo scambio volontario (teorema della
mano invisibile), ossia se vi è un mercato, governato dalla legge della domanda e
dell’offerta .
Nel mercato concorrenziale perfetto, nessuno, venditore o compratore, è in
grado di influire sul prezzo dei beni scambiati; tutti hanno informazioni complete sui
prezzi di mercato e sulle caratteristiche dei prodotti scambiati, c'è un elevato numero
di compratori e venditori, i prodotti venduti sono perfettamente omogenei o,
comunque, comparabili e non ci sono “barriere all’entrata” di nuovi imprenditori.
Più sinteticamente si può affermare che per avere concorrenza perfetta si devono
realizzare almeno due condizioni: quella di Cournot, secondo la quale devono esservi
un numero indefinitamente grande di scambisti su entrambe i lati del mercato e
quella di Jevons, secondo la quale ciascuno scambista può contrattare e ricontrattare
senza costi.
Si può, quindi, affermare che il criterio di comportamento individuale è la
razionalità, mentre il criterio di decisione collettiva è l'efficienza. Razionalità significa
agire in base al criterio della massimizzazione del benessere individuale (utilità).
Gli economisti hanno l'abitudine di caratterizzare ciascun fenomeno sociale
come un equilibrio. Equilibrio nel senso di uno stato indefinitamente persistente del
sistema, un'interazione tra agenti economici che persiste in assenza di forze esogene.
Esiste una forte connessione tra equilibrio e massimizzazione nella teoria
macroeconomica; il comportamento razionale spinge gli agenti economici verso un
12 P. Chiassoni, L’analisi economica del diritto e teorie economiche: un inventario di strumenti, in G. Alpa, P.
Chiassoni, A. Pericu, F. Pulitini, S. Rodotà, F. Romani (acuradi),Analisi economica del diritto privato,
Milano, Giuffrè, 1999.
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equilibrio individuale, inoltre il risultato dell'interazione tra agenti massimizzanti è
un equilibrio a livello di sistema.
Tornando, dunque, al concetto di efficienza, il problema dell'efficienza esiste
perché le risorse sono sempre scarse, non sono sufficienti a soddisfare tutti i bisogni
degli individui; questo implica che gli interessi individuali siano sempre in conflitto.
Tale conflitto è risolvibile mediante un criterio di efficienza.
Esistono vari concetti o criteri di efficienza13:
1. efficienza statica:
• efficienza paretiana14: un ottimo paretiano è una situazione (per esempio
un’allocazione delle risorse) in cui nessun agente può migliorare
ulteriormente la propria posizione (per esempio la propria dotazione di
risorse) senza peggiorare quella di qualche altro agente.
• efficienza produttiva: scelta la tecnica produttiva efficiente, si tratta di
massimizzare la quantità prodotta per cui ottenere il massimo output con
input dati oppure consumare la minima quantità di input per avere un
dato output.
2. efficienza dinamica:
• efficienza adattiva: capacità di apprendimento graduale dei problemi e delle
risposte agli stessi (es.: abbassare nel tempo i costi di produzione
attraverso un’appropriata utilizzazione delle tecniche esistenti);
• efficienza innovativa: capacità di introdurre innovazioni "di processo" (tese
alla riduzione dei costi) o "di prodotto" (volte all'introduzione di nuovi
prodotti).
13 Fabio Clemente, Efficienza ed equità, Università degli studi di Macerata, 2009.
14 Dal nome del suo inventore Vilfredo Pareto; economista e scienziato politico italiano che operò tra
la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo.
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