CAPITOLO I
INTRODUZIONE
Il presente lavoro si propone di analizzare gli investimenti diretti esteri (IDE) in
ricerca e sviluppo (R&S) rivolti alle economie emergenti - ed in particolare al
Brasile, alla Russia, all’India, alla Cina, a Singapore e a Taiwan (BRICST) - dalle
imprese multinazionali (IM) dei paesi sviluppati, membri dell’Organization for
Economic Co-operation and Development (OECD).
Tale lavoro è stato ispirato dai recenti trend che stanno trasformando il volto
dell’internazionalizzazione delle imprese, ed in particolare della R&S.
Quest’ultima è sempre più frequentemente oggetto di un processo di
frammentazione e di rilocalizzazione in paesi con salari più bassi e ricercatori con
capacità adeguate. In particolare, essa è interessata sia da fenomeni di offshoring
che di outsourcing. L’offshoring è definito come la localizzazione o il
trasferimento di attività all’estero attraverso un processo di internalizzazione,
ovvero attraverso un trasferimento di attività della catena del valore dalla casa-
madre alle sue affiliate. L’outsourcing costituisce invece una cosciente
abdicazione di alcune attività a favore di soggetti esterni all’impresa (Contractor
et al. 2010).
In particolare, le economie emergenti diventano sempre più frequentemente meta
di investimenti in R&S da parte di imprese multinazionali degli Stati sviluppati.
Ma anche a livello qualitativo si assiste a significativi cambiamenti.
Tradizionalmente, infatti, la delocalizzazione dell’attività di R&S in tali paesi ha
avuto il mero scopo di adattare prodotti e processi alle condizioni locali,
intervenendo sulla tecnologia esistente per renderla più efficiente nel nuovo
contesto. Essa è stata inoltre tradizionalmente animata da una logica orientata alla
ricerca di mercati di sbocco, al superamento delle barriere all’importazione,
all’accesso ai mercati vicini, nonché alla migliore comprensione dei gusti dei
consumatori. Tuttavia negli ultimi anni, in virtù soprattutto dell’ampio bacino di
ricercatori qualificati e a basso costo e degli incentivi governativi offerti da tali
paesi, si è assistito ad una crescente delocalizzazione in tali paesi di attività di
R&S più sofisticate, volte all’ampliamento della tecnologia sviluppata dalla casa-
madre e legate a risorse tecnologiche relativamente alle quali sia la casa-madre
che il contesto locale presentano molti punti di forza (UNCTAD, World
Investment Report - 2005). La globalizzazione, dopo aver rimodellato i mercati
del capitale, delle merci e dei servizi, integra sempre più anche i mercati della
tecnologia e della conoscenza, determinando una nuova mobilità dell’innovazione
(Ernst 2006). Mentre la specializzazione verticale inizialmente riguardava gli stadi
più bassi della catena del valore (assemblaggio finale o produzione di
componenti), oggi essa coinvolge sempre più anche agli stadi più elevati (la
ricerca, lo sviluppo, il design). Le imprese, ricorrendo con più frequenza
all’outsourcing o all’offshoring di conoscenza innovativa, determinano l’insorgere
di un mercato globale della tecnologia, caratterizzato da labili confini tra paesi,
imprese e industrie e da una crescente divisione internazionale del lavoro e
dell’innovazione.
La letteratura si è ampiamente interrogata sul tipo di rapporto esistente tra
l’attività di R&S condotta all’estero e quella condotta nella casa-madre,
concentrandosi sugli effetti dell’offshoring sulla produzione di conoscenza a casa.
Essa si è divisa tra coloro che ritengono che l’offshoring di conoscenza abbia un
effetto deleterio sulla capacità innovativa della casa-madre (Hayes e Abernathy
1980, Markides e Berg 1981, Manning, Massini e Lewin 2008) e coloro che
invece sostengono che la R&S condotta all’estero abbia un impatto
complementare positivo su di essa (Mansfield e Romeo 1984, Kotabe 1990).
Particolare attenzione è stata dedicata al cosiddetto “trasferimento inverso di
tecnologia”, ovvero al trasferimento di tecnologia dalla sussidiaria estera alla
casa-madre. L’effetto di questo trasferimento sulla capacità innovativa della casa-
madre è maggiore quando proviene da una sussidiaria che ha il compito di creare
nuova conoscenza (Cantwell e Mudambi 2005, Ambos et al. 2006) e che,
pertanto, permette un incremento della conoscenza della casa-madre (Kuemmerle,
1997). È inoltre maggiore se esiste un certo grado di complementarietà tra la
conoscenza posseduta dalla casa-madre e dalla sussidiaria (Zahra e George, 2002).
2
In più, l’unità di R&S collocata in una località con infrastrutture avanzate e una
disponibilità di forza lavoro altamente specializzata in ambiti scientifici prioritari
per l’impresa risulta maggiormente produttiva di benefici per la casa-madre.
Esternalità di conoscenza determinano maggiori benefici per la casa-madre se la
sussidiaria si trova in concentrazioni geografiche caratterizzate dalla presenza di
altri soggetti altamente innovativi. Posto ciò e dato che un numero crescente di
sussidiarie nelle economie emergenti ha oggi il compito di sviluppare conoscenza
affine a quella sviluppata dalla casa-madre, che alcune economie emergenti si
stanno dotando di infrastrutture e risorse umane sempre più adeguate ad integrare
R&S innovativa e stanno vedendo nascere e consolidarsi dei cluster tecnologici in
alcune parti del loro territorio, verosimilmente gli effetti degli IDE in R&S in
questi paesi dovrebbero essere positivi per la casa-madre.
Lo studio della R&S condotta specificamente nelle economie emergenti non è
stato ancora particolarmente approfondito dalla letteratura, poiché l’offshoring di
attività innovativa in questi paesi è un fenomeno relativamente recente (Lewin,
Massini and Peeters, 2009). Tale letteratura si interroga se la R&S nelle economie
emergenti incrementi la R&S domestica oppure la rimpiazzi (Lewin e Couto
2006). Ernst (2006) sostiene che l’offshoring di conoscenza nelle economie
emergenti non rappresenti un gioco a somma-zero, poiché gli IDE in R&S in
questi paesi creano opportunità sia per il paese d’origine che per il paese ospite e
non comportano necessariamente la rinuncia a risorse tecnologiche della casa-
madre. Quest’ultima decide di affidare ad alcune sussidiarie progetti di R&S
altamente strategici per l’impresa nel suo complesso. Si tratta di progetti che non
sostituiscono la R&S domestica, ma la rafforzano. Piscitiello e Santangelo (2010)
hanno ottenuto solo un parziale riscontro dell’evoluzione da strategie di offshoring
volte all’incremento della conoscenza della casa-madre a strategie volte a
rimpiazzare la R&S domestica. Hanno infatti dimostrato che gli IDE in R&S nelle
economie emergenti sono complementari alla prestazione innovativa nel paese
d’origine se ad essere coinvolti sono i settori ad alta tecnologia, mentre la
produzione di conoscenza nei settori a bassa e media tecnologia è principalmente
alimentata dall’attività innovativa condotta nei paesi emergenti. Pertanto la
produzione di conoscenza nei settori ad elevata tecnologia beneficia sia
3
dell’attività innovativa condotta dalla casa-madre, sia di quella condotta nei paesi
emergenti.
La letteratura esistente scarseggia tuttavia di analisi effettuate a livello di impresa
volte ad indagare gli effetti dell’offshoring di R&S sulla performance
propriamente finanziaria dell’impresa. Moltissimi studi hanno analizzato invece
gli effetti dell’internazionalizzazione della produzione e di altre funzioni
dell’impresa sulla performance finanziaria della stessa (Tallman e Li 1996, Hitt et
1
al. 1997, Gomez e Ramaswamy 1999, Geringer et al. 2000, Lu e Beamish 2004).
Questa tesi intende contribuire a questa letteratura, in particolare analizzando se
tra la R&S condotta a casa e quella dislocata nelle economie emergenti vi sia o
meno una relazione, confermando l’essenzialità della R&S domestica.
In particolare, essa si propone di rispondere ai seguenti tre quesiti.
1) Esiste una relazione tra la R&S condotta a casa e gli IDE in R&S nelle
economie emergenti?
2) Vi sono differenze negli effetti sulla performance finanziaria tra le imprese che
effettuano investimenti in uno dei paesi emergenti considerati piuttosto che in un
altro?
3) Quali sono queste differenze?
Quest’argomento verrà affrontato in quattro capitoli. Nel secondo capitolo
verranno descritti i trend connessi all’offshoring di R&S e analizzate le dinamiche
che caratterizzano l’azione e le scelte dell’impresa lungo i due assi della
centralizzazione/dispersione e dell’internalizzazione/esternalizzazione dell’attività
di R&S, avendo riguardo alla principale letteratura in merito. In tale capitolo verrà
inoltre rivista criticamente la letteratura sugli effetti dell’offshoring di R&S,
focalizzandosi su due meccanismi, il trasferimento inverso di tecnologia e le
esternalità di conoscenza. Oggetto del terzo capitolo sarà la descrizione della
banca-dati, costruita ai fini dell’analisi empirica, nonché un’analisi descrittiva
delle imprese coinvolte, in termini di settore industriale, di dimensione, origine
geografica, ed una descrizione delle economie dei paesi ospiti. Nel quarto capitolo
1
Kotabe et al. (2002) hanno riscontrato che l’impatto della “multinazionalità” non è univoco, ma
dipende da una serie di fattori specifici dell’impresa. È interessante notare come tra questi un ruolo
importante sia svolto dalla R&S, la quale migliora l’effetto dell’internazionalizzazione sulla
performance: le imprese con bassa intensità di R&S, accrescendo il loro grado di
“multinazionalità” non ottengono un impatto positivo.
4
verranno descritte le variabili utilizzate e le metodologie di analisi statistica
utilizzate per l’indagine empirica. In tale capitolo saranno inoltre discussi i
risultati. L’ultimo capitolo conclude il lavoro e delinea alcune possibili
prospettive future di ricerca.
5