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Questo nuovo settore delle comunicazioni mobili multimediali permetterà di far
confluire in un’unica realtà i diversi percorsi evolutivi di Internet e della telefonia
mobile.
L’Umts (Universal Mobile Telecomunications System), in particolare, promette di
diventare lo strumento di comunicazione per eccellenza con cui fare una chiacchierata,
leggere un libro, ascoltare la radio, vedere la tv, prenotare un biglietto aereo, fare una
foto o una videoconferenza. Questa tesi nasce, quindi, da un’esigenza che pare
diventare sempre più impellente: quella di operare una riflessione sull’apporto delle
nuove tecnologie della comunicazione allo sviluppo e comunque alla trasformazione
del vissuto sociale. Mi sono chiesto come la convergenza tra le nuove tecnologie della
comunicazione avrebbe cambiato il modo di comunicare e di rapportarci agli altri.
Per valutare efficacemente questi fenomeni era sicuramente necessaria un’analisi
approfondita di tutti i media, della loro costante evoluzione. Solo così si potrà
pienamente comprendere la “convergenza multimediale”.
Nel primo capitolo mi sono soffermato sulle comunicazioni di massa e sui mass media:
la nascita della stampa e del giornale di massa, il cinema, la radio, la televisione e il
telefono. Mi sono domandato infinite volte: come i miei antenati trascorrevano il
tempo libero senza la televisione? Come comunicavano con i familiari lontani senza il
telefono? Su cosa dibattevano nei pochi momenti di incontro sociale?…ed altre
domande alle quali non sono riuscito a darmi delle risposte senza cadere in banali
conclusioni. Eppure escludendo la stampa, non bisogna andare molto indietro nel
tempo; ai fini del mio lavoro è stato fondamentale capire come queste invenzioni
abbiano cambiato radicalmente non solo il modo di comunicare, ma soprattutto il
modo di vivere.
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Seguendo uno schema che mi sono prefissato per giungere alla convergenza
multimediale e all’Umts ho dato ampio spazio al telefono; anche se inserito per motivi
cronologici nella trattazione dei mass media il telefono ovviamente ha una
caratteristica che lo distingue da questi: non è una forma di broadcasting, chi usa il
telefono può rispondere all’interlocutore in una comunicazione simile al faccia a
faccia. Nel secondo capitolo, dopo aver dato la giusta rilevanza al passaggio dal
formato analogico a quello digitale, ho tracciato l’evoluzione dei mass media in
funzione di altre innovazioni che hanno cambiato il modo di comunicare: il computer e
soprattutto la rete (internet). Si potrà constatare come la Rete si stia sviluppando da
molto tempo, espandendosi con un ritmo davvero impressionante, soprattutto
nell’ultimo decennio, influenzando sempre più aspetti della vita economica, sociale e
culturale di ogni paese.
Ogni giorno, nel mondo, decine di migliaia di persone attivano per la prima volta la
loro connessione ad Internet e, in larga misura, restano piacevolmente intrappolati
nella Rete. In ogni dove, spunta una nuova fonte di informazioni, un flusso libero di
idee, siano esse motivate da ragioni ideali o da fini commerciali. Ma chiunque, o quasi,
può trasformarsi in un produttore di informazioni, in un’agenzia di stampa, in un
piccolo editore, o in un cameraman. Tutto ciò sembra concretizzarsi in un meraviglioso
processo democratico. Eppure, gli ambiti di riflessione che si aprono di fronte a tale
scenario sono tanti e in costante evoluzione, dal momento che anche il cyberspazio si
evolve e con una rapidità tale da rendere talvolta inutile cercare di compiere previsioni
accurate per il futuro.
L’uso del termine cyberspazio, per descrivere i mondi virtuali deriva dalla fantascienza
ma, per molti di noi il cyberspazio, oggi, fa parte della routine quotidiana.
7
Lo sfondo è quello del superamento del modello della comunicazione come
trasferimento dell’informazione: non si può più ragionare in termini di emittenti e
riceventi, per una serie di ragioni teoriche e pratiche che trovano negli ambienti della
comunicazione mediata dal computer un’evidenza anche fisica.
Il nuovo paradigma della comunicazione che emerge nel presente lavoro e che viene
descritto nel secondo capitolo, è quello della comunicazione come costruzione di un
significato condiviso. Le nuove tecnologie della comunicazione mediata dal computer,
attraverso i mondi virtuali che riescono a creare, ripropongono in modo diverso i
problemi del legame sociale. In un mondo caratterizzato dalla mancanza di confini
geografici e di barriere spazio temporali, dalla mancanza della fisicità delle persone,
dalla mancanza di una autorità centrale che riesca a regolare l’accesso o la vita
all’interno del cyberspazio, anche le relazioni interpersonali tra le persone sono
destinate a modificarsi, sia all’ interno dei mondi virtuali, che nella vita odierna nel
mondo fisico. Attraverso la descrizione dei vari strumenti comunicativi a disposizione
del popolo del cyberspazio si è messo in evidenza come le caratteristiche di ognuno di
questi diano origine ad ambienti temporali e relazionali diversi e, di conseguenza, a
diverse possibilità di interazione e di conoscenza tra le persone. In particolare, si è
cercato di porre attenzione a tutte le nuove forme di comunicazione che prendono in
considerazione anche gli aspetti visuali dell’interazione, proprio per sottolineare che
anche nella comunicazione mediata dal computer si sta sviluppando una tendenza
nuova, che favorisce un contatto il più possibile simile a quello faccia-a-faccia e che
vedrà la sua realizzazione nella videochiamata Umts. La rete e il computer non solo
hanno modificato i legami relazionali interpersonali, ma hanno stravolto il modo e le
forme di fruizione tipiche dei mass media.
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Attraverso una rete sempre più “larga” un flusso infinito di informazioni ci giunge in
nuove forme: gli e-book, la televisione interattiva, le radio digitali ecc. Siamo di fronte
ai new media, ossia a quelle innovazioni del secolo scorso trasformate in innovazioni
personalizzabili, “on demand”, non più legate al broadcasting ma assoggettate ora al
narrowcasting.
Dopo aver cercato di dare un quadro generale e dettagliato del fenomeno Internet e dei
new media, si è passati all’ analisi del cellulare, un oggetto che ha sicuramente
rivoluzionato il nostro modo di comunicare. Ho cercato di mantenere uno schema di
analisi simile a quello utilizzato per lo studio dei mass media focalizzando la mia
attenzione sull’evoluzione del telefono.
Nel terzo capitolo è stata esaminata la storia del cellulare, a partire dalla nascita fino al
momento attuale. In particolare si è dato ampio spazio ai diversi tentativi di far
convergere Internet e cellulare, fino ad arrivare alla cosiddetta generazione intermedia
che si frappone tra la prima generazione dei cellulari (GSM) e la terza generazione
(UMTS). Come per il computer nel corso del capitolo sono stati analizzati gli
strumenti di comunicazione legati al cellulare per mettere in risalto i tentativi di
convergenza multimediale attraverso le nuove forme di comunicazione: la
comunicazione vocale, il fenomeno degli Sms, degli Mms, fino alla più recente
tecnologia I-mode. E’ stato analizzato inoltre l’uso del cellulare da un punto di vista
sociale. L’introduzione della telefonia mobile ha sicuramente influenzato e modificato
le abitudini dei suoi fruitori, ma il suo successo commerciale e numerico si deve
spiegare in un altro modo. Come vedremo, i desideri degli utenti, in particolare la
mobilità e la reperibilità costanti, sono stati esauditi dal telefonino, il quale, però ha
agito solo “dietro richiesta” delle persone.
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Gli utenti, infatti, dopo aver assimilato il cellulare come oggetto di uso quotidiano, ne
hanno compreso ed accettato la logica di utilizzo, accettandone le specifiche
peculiarità. Sono cambiati i concetti di spazio e tempo, di vicinanza e lontananza, di
privacy e di norme sociali.
Nel quarto ed ultimo capitolo ho affrontato la sfida che l’Umts ha lanciato al mondo
della comunicazione, una sfida fondata sulla standardizzazione e la convergenza
multimediale. Mi sono chiesto se questa tecnologia ancora poco conosciuta e poco
pubblicizzata riuscirà ad imporsi nel mondo comunicativo. Per proporvi la storia, le
aspettative, gli usi, di questa innovazione tecnologica mi sono rivolto a chi su di essa
ha scommesso, ha investito e, dalle loro speranze, dalla loro fiducia ho tratto le mie
conclusioni. Vi posso assicurare che è davvero un mondo tutto da scoprire, che non si
esaurisce alla sola videochiamata, ma è un progetto in continua espansione a tal punto
da non riuscire a limitarne i confini. Cercando di non cadere nell’arroganza di chi tratta
un argomento ancora poco conosciuto decantandone le scoperte ho approfondito
l’importanza degli aspetti non verbali nella comunicazione video mediata, in
particolare l’uso della modalità video/audio diretta come sostituto o come supporto alle
altre forme di comunicazione già possibili con Internet e con il cellulare. Per poter
capire come questa tecnologia cambierà i modi di comunicare ho preso in prestito le
teorie sugli aspetti video mediati della videoconferenza e le ho traslate sulle
videocomunicazione cellulare.
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CAPITOLO 1 : DAI MASS MEDIA …
1.1 LA COMUNICAZIONE DI MASSA E I MASS MEDIA
“Per comunicazione possiamo intendere uno scambio di sapere, di emozioni tra due
persone, o tra gruppi di persone, tra una persona e un gruppo, che abbia almeno una
caratteristica: ‘la parità di ruolo tra chi trasmette e chi riceve ’; quindi la possibilità per
chi riceve di trasmettere e la possibilità per chi trasmette di ricevere a sua volta;
parità di ruolo - tant' è vero che l'esempio più lampante di vera comunicazione è la
conversazione interpersonale, faccia a faccia - in cui le due persone hanno lo stesso
ruolo comunicativo, possono interrompersi, correggersi, chiedere informazioni su
quanto è stato detto. Quindi non è comunicazione, per esempio, un semplice passaggio
di dati: quella è informazione”
1
. In rapporto a questa definizione, data da G. Bettetini,
alcuni studiosi non ritengono le cosiddette comunicazioni di massa come espressioni
comunicative, in quanto implicano innanzitutto l' emissione da un centro ad una massa,
ad un numero notevole di recettori. Ciò non toglie che l’espressione ‘comunicazione di
massa’ sia entrata nell’uso. Questa comunicazione può avvenire o attraverso l'etere,
come nella televisione o nella radio, lungo il cavo, come sempre nella televisione,
oppure attraverso copie di giornali, copie di libri, copie di dischi, e così di seguito.
Primo elemento affinché si parli di comunicazione di massa è un centro di emissione e
molti recettori e, secondo elemento, che questi recettori non hanno la possibilità di
rispondere sullo stesso canale e con lo stesso potere di chi trasmette, da ciò la natura
“mono o unidirezionale” della comunicazione di massa.
1
Bettetini G., Intervista a Mediamente, www.mediamente.rai.it.
11
Il fenomeno delle comunicazioni di massa, sia come fenomeno sociale e politico, sia
come fenomeno di studio, si è verificato cronologicamente con l'avvento del
giornalismo, della radio poi e della televisione e così via via fino ai nostri giorni, in cui
ci troviamo di fronte ai cosiddetti nuovi media.
2
Il fatto di non comportare una vera conversazione con l'utente, un vero colloquio, un
vero dialogo con l'utente, fa sì che chi trasmette abbia la possibilità di costruirsi il
messaggio sì sulla base delle ricerche che può fare a proposito della audience, del
pubblico, ma soprattutto in rapporto ai suoi interessi, che possono essere interessi
economici, politici, ideologici.
3
Le comunicazioni di massa implicano la riduzione della componente soggettiva, ed
espone l’utente a due rischi; un primo rischio è quello dell'ideologia, di messaggi
ideologizzati. Altro rischio è quello dell'autoritarismo e della fiducia che si nutre nei
loro confronti e nonostante tutte le attività che si sono fatte di controinformazione, di
informazione alternativa, i media godono di una grande legittimizzazione sociale da
parte del potere politico ed economico. Tutto questo fa sì che il fruitore sia portato ad
una situazione, ad un luogo di credibilità molto più accentuato, e a dare fiducia
secondo procedimenti che sono diversi da quelli che accompagnano la vita normale.
Nella vita normale si dà fiducia a una persona o razionalmente oppure anche
intuitivamente, con quella fiducia che scatta nel rapporto interpersonale, che ci fa
magari avere un feeling con certe persone mentre non l'abbiamo con altri. Nelle
comunicazioni di massa non c’è il contatto diretto e personale, quindi è una fiducia che
nasce proprio dalla legittimazione sociale.
2
Cfr.,Briggs A. e Burke P., Storia sociale dei media, Il Mulino, Bologna , 2000.
3
Bettetini G., Intervista a mediamente,op. cit.
12
Questi sono appunto i difetti e i rischi fondamentali, oltre al grande rischio di costruire
un mondo fantastico, in cui lo spettatore è portato a volte a credere più che alla sua
realtà quotidiana, più che ai suoi rapporti quotidiani.
Tutti i media tendono quindi a costituire questo universo fantastico in cui lo spettatore,
se non è avveduto, se non è critico, finisce per immergersi irrazionalmente e per
distaccarsi sempre di più invece dalla realtà fattuale dei rapporti concreti quotidiani. I
media quando sono usati bene socializzano, nel senso che mettono in comune certi
problemi, ma è grande il rischio della non socializzazione che si manifesta quando
l’individuo si isola in un contatto sempre più personale con il medium. Quindi i media
tradizionali potrebbero assumere una funzione molto positiva se riuscissero a seguire
alcuni principi: primo, che abbiano un rapporto con la società, con tutta la società e
con tutte le componenti della società, nessuna esclusa, non più di potere, di scambio di
potere, di contratto, ma di contatto effettivo; secondo, che, siccome non è possibile
dare un'informazione completa, si dichiari almeno il punto di vista del medium sulla
realtà, dell'autore, del giornalista, dello scrittore e così di seguito. E' quello che viene
chiamato "disvelamento della scrittura",
4
si può fare in mille modi diversi, non è detto
che si debba dire: “io sono iscritto a tal partito, sono della tal religione”, però deve
essere chiaro il punto di vista da cui ci si muove, proprio per evitare quel effetto di
persuasione, definendola occulta, derivante soprattutto dall'uso delle immagini.
4
Ibidem.
13
Rielaborando quanto detto si possono isolare le caratteristiche della comunicazione di
massa:
1) il ruolo dell'emittente è svolto quasi sempre da soggetti ,individuali e collettivi,
che svolgono la funzione di comunicatori di professione (giornalisti, registi,
conduttori televisivi, network televisivi o radiofonici ecc.) all'interno di
organizzazioni burocratiche e formali;
2) il contenuto dei messaggi prodotti dalle emittenti è spesso frutto di un
processo di produzione standardizzato, che riproduce i metodi tipici
dell’industrializzazione; parallelamente allo sviluppo e all’esplosione delle
comunicazioni di massa, infatti, si affermò il termine “industria culturale”,
introdotto da Horkheimer e Adorno negli anni Trenta, che definisce la
modalità tipica del Novecento di trattare contenuti di matrice culturale come
“merci”, cioè esattamente allo stesso modo in cui si producono oggetti
materiali tramite il sistema industriale;
3) il destinatario dei messaggi prodotti nell'ambito delle comunicazioni di massa
non è riconoscibile e specifico;
4) la distanza tra emittente e ricevente è estremamente evidente; non si tratta di
un divario solo fisico ma anche culturale e sociale, poiché in genere l'emittente
occupa una posizione di maggiore visibilità sociale ed esercita maggiore
autorità rispetto al ricevente. Il messaggio prodotto all'interno del processo di
comunicazione di massa non è mai specificamente indirizzato a un singolo
individuo, quanto piuttosto a un insieme di soggetti le cui caratteristiche
individuali sono irrilevanti al fine di determinare la riuscita della
comunicazione stessa. Gli articoli di giornale, le trasmissioni televisive e
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radiofoniche, i film sono rivolti a un pubblico sostanzialmente indifferenziato
e molto ampio;
5) la distanza fra emittente e ricevente si manifesta anche su un altro piano,
quello della risposta (feedback) all'emissione di un messaggio: nella
comunicazione di massa non si prevede alcun feedback in tempo reale da parte
del ricevente; in relazione a questa proprietà si sono sviluppate, soprattutto nel
periodo fra le due guerre mondiali, le numerose teorie massmediologiche che
hanno sottolineato la sostanziale passività del pubblico dei mass media, e
conseguentemente il forte potere manipolatorio di questi ultimi nei confronti
della “massa”;
6) infine, il processo di comunicazione di massa prevede di norma la
simultaneità del contatto fra un emittente singolo (ad esempio un network
televisivo) e la moltitudine dei riceventi; questa caratteristica permette al
messaggio veicolato di esercitare sui fruitori un impatto molto uniforme e
diffuso, e tale caratteristica non è riscontrabile in nessun’ altra forma di
comunicazione. Anche tenendo conto di questo aspetto la ricerca ha
sottolineato, soprattutto ai suoi esordi, le potenzialità enormi di persuasione, in
negativo e in positivo, esercitate dai mezzi di comunicazione di massa.
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1.2 DALLA STAMPA AL GIORNALE DI MASSA
L’invenzione della stampa viene comunemente attribuita al tipografo Johann
Gutenberg verso la metà del XV secolo, che riuscì nell’impresa di stampare il primo
libro, dopo avere, in varie maniere, cercato di produrre caratteri di piombo e aver
adeguato una pressa per l’uva come torchio. Apportando alla sua invenzione alcune
modifiche al fine di perfezionarla Gutenberg si cimentò nella stampa del suo vero e
proprio primo libro: la Bibbia. La stampa ebbe delle conseguenze fondamentali di
carattere politico-sociale infatti favorì la standardizzazione dei prodotti culturali:
iniziò la cosiddetta cultura di massa ed accentuò il predominio della scrittura su tutte le
altre forme espressive. Nasce un nuovo modo di comunicare, non fondato unicamente
sulla comunicazione personale, faccia a faccia, ma attraverso fogli stampati che è
possibile leggere, rileggere e interpretare. Moltissime sono state anche le conseguenze
culturali dell’invenzione della stampa: la trasmissione scritta del sapere fu
completamente rivoluzionata dal nuovo procedimento che consentiva di produrre con
una spesa limitata una quantità di informazioni enormemente superiori a quelli che si
potevano ottenere con la riproduzione manoscritta. I primi effetti della rivoluzione
Gutemberghiana si osservarono sulla produzione di libri. I costi dei libri si
abbassarono: una biblioteca di manoscritti era un lusso che solo principi ed istituzioni
si potevano permettere, mentre la stampa permise la formazione di piccole biblioteche
private, fatte di pochi libri, anche a famiglie non particolarmente benestanti.
L’invenzione dei caratteri da stampa mobili, non solo favorì lo sviluppo dei libri
stampati, ma rese possibile la trasmissione di pensieri, opinioni e informazioni ad un
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gran numero di persone che ricevevano le comunicazioni tutte nella stessa forma
(conseguente nascita dell’opinione pubblica).
Inoltre essa permise la diffusione di nuove teorie scientifiche e religiose, promosse
l’indagine storica e determinò una profonda democratizzazione nei processi di
apprendimento.
5
Ma il percorso che va dall’invenzione di Gutemberg fino alla nascita
dei giornali di informazione e di massa è stato lungo ed impervio, ci sono voluti quasi
tre secoli affinché la fruizione dell’informazione stampata divenisse di dominio
pubblico:
- Nel XVI secolo erano ancora diffusi “gazzette” e “avvisi”, di due o quattro pagine,
che riportavano le notizie considerate più importanti, tra cui ovviamente
primeggiavano quelle relative a guerre e accordi di pace, accordi commerciali,
nascite, matrimoni e decessi di membri delle famiglie più illustri.
- All'inizio del XVII secolo si diffusero fogli che contenevano notizie su eventi
accaduti in altri paesi.
- Nel giro di venti anni iniziò la pubblicazione di giornali nelle città di Colonia,
Francoforte, Basilea, Vienna, Berlino, Amburgo, Anversa e Amsterdam.
- A Londra il primo giornale fu pubblicato nel 1621, a Parigi dieci anni più tardi.
I primi giornali erano di piccolo formato e di solito consistevano di un'unica pagina,
non avevano titoli in evidenza, non contenevano annunci e nemmeno immagini.
- Il primo giornale "quotidiano", cioè stampato tutti i giorni, fu probabilmente la
“Leipziger Zeitung”, pubblicata a Lipsia nel 1660.
- In Italia, il primato spetta forse alla "Gazzetta di Mantova", nata nel 1664 (benché nei
primi tempi essa non venisse pubblicata tutti i giorni).
5
Valli B., Comunicazione e media, Carocci, 2000 , pp. 131-145.
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Ma è accertato che un grande passo in avanti si effettuò allorché intorno al 1830 - 1840
venne finanziato, stampato e diffuso in maniera rapida a New York un vero e proprio
giornale che costava poco ed era acquistabile da tutti. Si tratta della cosiddetta penny
press, che può essere definita come il primo medium propriamente di massa.
Uno sconosciuto stampatore di New York, un certo Benjamin H. Day, pubblica il 3
settembre 1833 un suo giornale, il “New York Sun”, che portò una vera e propria
rivoluzione nella stampa. Il sun era venduto direttamente dagli strilloni della strada e la
formula su cui si basava era quello del giornale ripieno di notizie locali, di cronaca
spicciola e di servizi che riguardavano avvenimenti sensazionali e che colpivano il
pubblico; raggiungeva soprattutto quel tipo di lettori che non avevano mai letto il
giornale e che si facevano attrarre dagli articoli sui crimini, sulle catastrofi, sulle
disgrazie e dalle storie piccanti, cioè un pubblico che era costituito dagli strati sociali
meno istruiti e che cercando di imparare a leggere e a scrivere, si trovavano
improvvisamente nel bel mezzo della rivoluzione industriale. Tuttavia non si deve
pensare ad un’esplosione generalizzata di lettori, infatti, uno dei grandi ostacoli che ha
dovuto affrontare l’informazione stampata è stato proprio quello dell’analfabetismo;
l’informazione globale, accurata, dettagliata appariva fruibile solo dai pochi “colti” del
tempo, escludendo la maggior componente della popolazione che quindi non poteva
disporre di un contatto diretto con l’informazione.
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Analfabetismo in alcuni paesi d'Europa, 1850 circa
Stato Censimento
Anno
% di Analfabeti
adulti
Prussia 1849 20
Scozia 1851 20
Svezia 1850 10
Impero austriaco 1851 40-45
Belgio 1856 45-50
Inghilterra e Galles 1851 30-33
Francia 1851 40-45
Italia Stime 75-80
Spagna 1857 75
Impero russo 1850 90-95
Analfabetismo nelle regioni d'Italia secondo il primo censimento nazionale del 1871
(individui di 6 anni e più)
Regioni %Maschi %Femmine Maschi +
Femmine
Piemonte 34 51 42
Liguria 49 64 56
Lombardia 41 50 45
Veneto 54 76 65
Emilia 67 77 72
Toscana 62 75 68
Marche 73 85 79
Umbria 74 86 80
Lazio 62 74 68
Abruzzi 76 93 85
Campania 73 87 80
Puglia 79 90 84
Basilicata 81 95 88
Calabria 79 95 87
Sicilia 79 91 85
Sardegna 81 92 86