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INTRODUZIONE
Negli ultimi anni la pratica infermieristica ha compiuto dei cambiamenti epocali e ha
acquisito un ruolo centrale all’interno dell’assistenza sanitaria attraverso lo sviluppo
di spiccate capacità relazionali, del pensiero critico e di competenze sempre più
avanzate da applicare alla pratica clinica. Queste competenze sono indispensabili
nella gestione dei pazienti affetti da patologie croniche come la Sclerosi Sistemica.
La Sclerosi Sistemica è una patologia rara di tipo autoimmune caratterizzata da una
triade di alterazioni riguardanti le cellule endoteliali, i fibroblasti e le cellule
immunitarie. Le cellule endoteliali sono le prime ad essere colpite dalla patologia e la
loro sofferenza porta a degli importanti fenomeni di ischemia e rapida riperfusione
tissutale. Questi fenomeni di ischemia si verificano spesso e provocano una delle più
invalidanti e dolorose complicanze della Sclerosi Sistemica: le ulcere cutanee,
soprattutto a livello digitale. Queste lesioni tendono a cronicizzare, possono avere
complicanze gravi come ad esempio la gangrena e l’amputazione; si legano ad esse
delle importanti ripercussioni psicosociali. In particolare, lo sviluppo di ulcere
digitali provoca negli assistiti un senso di vergogna verso se stessi, ansia rispetto alle
possibili conseguenze e imbarazzo a farsi vedere dagli altri per paura di essere
rifiutati.
I pazienti con Sclerosi Sistemica e che sviluppano un’ulcera digitale sono assistiti da
personale infermieristico specializzato in Wound Care. Questa figura infermieristica
prende in carico il paziente, compie una valutazione accurata del suo stato di salute e
della ferita, sceglie la medicazione più idonea da utilizzare, rivaluta le condizioni
fino alla guarigione della lesione e attua interventi preventivi affinché le ulcere non si
ripresentino tramite l’educazione sanitaria.
L’infermiere incaricato della gestione delle ulcere sclerodermiche svolge questo
delicato compito autonomamente e con professionalità: due aspetti fondamentali su
cui è improntato il Codice Deontologico.
Rispetto ai bisogni psicologico-sociali dei pazienti con Sclerosi Sistemica,
l’infermiere è tenuto ad improntare l’assistenza infermieristica su interventi
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relazionali e educativi, entrambi ambiti di competenza all’interno del profilo
professionale (DM 739/94) e dell’art.2 del Codice Deontologico.
Gli interventi educativi sono lo strumento utilizzato dall’infermiere per migliorare la
qualità di vita dei pazienti affetti da Sclerosi Sistemica. Per rendere efficaci questi
interventi sono necessarie delle ottime competenze relazionali che permettano di
instaurare un solido rapporto di fiducia con il paziente attraverso il “saper essere”
dell’infermiere caratterizzato dal rispetto, l’empatia e un ascolto attivo.
Per quanto riguarda la cura delle ulcere, l’infermiere deve essere in grado di valutare
e medicare la lesione tenendo conto da un lato delle evidenze scientifiche più recenti
e dall’altro utilizzando pensiero critico, le proprie competenze ed esperienza.
Dunque, l’infermiere specializzato nel Wound Care che agisce su questo tipo di
lesioni è un professionista in cui il proprio “sapere”, “saper fare” e “saper essere”
ovvero le conoscenze teoriche, la pratica e la capacità di esserci all’interno della
relazione col paziente, sono indissolubili e ugualmente importanti.
Questo studio è nato dalla volontà di approfondire la complessa gestione
infermieristica alla base della presa in carico dei pazienti con Sclerosi Sistemica, la
curiosità di conoscere le medicazioni avanzate utilizzate per il trattamento delle
ulcere digitali sclerodermiche e approfondire il tema della gestione di questo tipo di
lesioni, sul quale ad oggi ci sono poche fonti bibliografiche.
Lo scopo primario dello studio è valutare l’efficacia in termini di tempo di
guarigione della medicazione a base di Argento, antimicrobica per la ionizzazione di
quest’ultimo, rispetto a quella impregnata con DACC, a captazione batterica, su
ulcere digitali in pazienti con Sclerosi Sistemica.
Lo scopo secondario riguarda la valutazione di quale medicazione apporta dei
miglioramenti riguardo a determinati parametri: la qualità di vita, la disabilità
dell’arto superiore, la funzionalità della mano e il dolore dei pazienti.
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CAPITOLO 1: La Sclerosi Sistemica
La Sclerosi Sistemica o Sclerodermia Sistemica è una patologia rara del tessuto
connettivo.
Non è un caso che la parola Sclerodermia derivi dal greco antico e abbia come
significato etimologico: “pelle dura”. L’interessamento cutaneo della Sclerosi
Sistemica è una delle manifestazioni più evidenti di questa patologia e la sua entità
determina la principale classificazione della Sclerodermia in diversi sottotipi.
1.1 Definizione e Classificazione
La Sclerosi Sistemica o Sclerodermia sistemica comporta dei segni cutanei che
spesso anticipano le ripercussioni sistemiche e l’individuazione delle manifestazioni
sospette è indispensabile per l’identificazione della patologia, la sua classificazione e
l’inizio precoce del trattamento.
La Sclerosi Sistemica è suddivisibile in diversi sottotipi a seconda delle
manifestazioni cutanee, del coinvolgimento degli organi interni e della presenza o
meno di alcuni tipi di autoanticorpi, quali:
-Sclerosi cutanea diffusa (dcSSc) - ispessimento cutaneo diffuso. Si estende
prossimalmente alle metacarpo-falangee, interessa il tronco e la regione addominale;
le maggiori complicanze sono la crisi renale e la malattia polmonare interstiziale.
-Sclerosi cutanea limitata (lcSSc) – ispessimento cutaneo limitato alle zone distali, ai
gomiti e alle ginocchia.
-Sclerosi cutanea intermedia (icSSc)– ispessimento cutaneo che coinvolge le mani,
gli arti ma non il tronco.
-Sclerodermia senza scleroderma – coinvolgimento degli organi interni caratteristici
della sclerosi sistemica ma non presentano alcun ispessimento della cute.
-Sindromi “overlap” – sovrapposizione di manifestazioni derivanti dalla sclerosi
sistemica e da altre connettiviti come artrite reumatoide e il lupus eritematoso
sistemico. (Denton, Systemic sclerosis, 2017)
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Per quanto riguarda gli auto-anticorpi prodotti nella SSc, sono da evidenziare:
• Anticorpi anti-nucleo (ANA), sono presenti nella maggior parte dei pazienti
(circa il 95%), con pattern di fluorescenza variabile in base all'antigene verso
cui sono rivolti. Il pattern di fluorescenza viene osservato tramite il test
dell’immunofluorescenza, quest’ultimo è il metodo di riferimento per la
determinazione degli ANA.
• Anticorpi Anti-centromero (ACA) con fluorescenza centromerica. Gli auto-
anticorpi anti-centromero (ACA) sono associati alle molecole di antigene
leucocitario umano e quindi strettamente correlati alla regolazione del sistema
immunitario. Di fatto gli ACA sono associati alla maggior presenza di ulcere
digitali, alla gangrena, alla calcinosi cutanea e ad un’ipertensione arteriosa
polmonare isolata in assenza di malattia interstiziale polmonare.
• Auto-anticorpi anti-Topoisomerasi I con fluorescenza diffusa omogenea.
Questi anticorpi sono componenti immunitarie che vanno ad agire contro le
topoisomerasi, enzimi implicati nel metabolismo del DNA. Sono
autoanticorpi associati a crisi renale, fibrosi polmonare, patologie cardiache e
ad una maggior mortalità correlata alla SSc.
• Auto-anticorpi anti-RNA polimerasi I, II e III (anti RNAP I, II, III) con
fluorescenza nucleolare. I principali auto-anticorpi altamente specifici che
coesistono sono gli anti-RNA polimerasi I e III e comportano un maggior
rischio di crisi renale. Gli anti-RNA polimerasi II da soli sono rari e sono
presenti nella sindrome overlap. Tuttavia, alcuni soggetti sclerodermici con
entrambi gli autoanticorpi anti-RNA polimerasi I e III, possono presentare
anche l’anti RNAP II. (Hamaguchi, Autoantibody profiles in systemic
sclerosis, 2010) Questo tipo di fluorescenza è associato anche a numerose
altre specificità quali ad esempio la positività per l’antigene anti Th/Th0,
fibrillarina e PM-scl.
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Tabella 1: Caratteristiche principali della Sclerosi Sistemica
Classificazione Sistemica (DcSSc – Intermedia - LcSSc – Sindrome
overlap – Sclerodermia senza scleroderma)
Coinvolgimento
polmonare
Malattia polmonare interstiziale (ILD)
Fibrosi cutanea
Aree prossimali sia prossimali sia distali rispetto ai
gomiti e alle ginocchia. È coinvolto anche il tronco ed è
possibile anche un coinvolgimento del viso
Esame fisico
Alterazioni della pigmentazione, sfregamenti tendinei
Organo
principalmente coinvolto
Crisi renale
Auto-anticorpi prodotti Anti-nucleo (ANA)
Anti-centromero (ACA)
Anti-topoisomerasi I (anti-Scl70)
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L’ultimo aggiornamento dei criteri di classificazione della Sclerosi Sistemica è stato
pubblicato dall’European League Against Rheumatism (EULAR) e dall’American
College of Reumatism (ACR) nel 2013.
Ad ogni criterio viene affidato un punteggio, lo score minimo per avere la diagnosi di
Sclerodermia è 9. I criteri sono inseriti in dei domini tra cui: ispessimento cutaneo
delle dita, lesioni sulla punta delle dita, teleangectasie, capillari anomali delle unghie,
ipertensione arteriosa polmonare e/o malattia polmonare interstiziale, fenomeno di
Raynaud e presenza di auto-anticorpi correlati alla sclerodermia. All’interno dei
domini, se presente più di un criterio, il punteggio non viene sommato ma si
conteggia quello più alto.
Il criterio principale sufficiente alla diagnosi immediata di SSc riguarda
l’ispessimento cutaneo delle dita di entrambe le mani che si estende fino alle
articolazioni metacarpo-falangee. (Hoogen, 2013).
1.2 Epidemiologia
È stato osservato in numerosi studi che la SSc non si manifesta casualmente nella
popolazione ma ci sono gruppi particolari di persone maggiormente a rischio, in
particolare la patologia è da 3 a 9 volte più frequente nelle donne rispetto agli
uomini. (Ingegnoli, Update on the epidemiology, risk factors, and disease outcomes
of systemic sclerosis, 2018)
Nonostante gli studi epidemiologici abbiano una grande variabilità a causa delle
differenze metodologiche nelle misurazioni, è stato stimato approssimativamente che
1: 10.000 persone è affetto da Sclerosi Sistemica. (Denton, Systemic sclerosis, 2017)
Inoltre, i nuovi casi ogni anno nel mondo oscillano dai 30 ai 240 per un milione di
abitanti. (K, 2019)
In Italia la prevalenza è di 341 casi totali per 1 milione di persone e l’incidenza è di
43 nuovi casi per ogni milione di abitante. (Ingegnoli, Update on the epidemiology,
risk factors, and disease outcomes of systemic sclerosis, 2018)
Per quanto riguarda il nostro paese, i dati epidemiologici inerenti alla Sclerodermia
sono ancora pochi poiché solo con il decreto Ministeriale pubblicato sulla
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Gazzetta Ufficiale n.65 del 18 marzo 2017, la Sclerosi Sistemica è stata
riconosciuta come “rara”. (Ufficiale, Gazzetta Ufficiale, 2017)
Per quanto riguarda i fattori correlati a questo tipo di patologia non è da sottovalutare
la possibilità per i pazienti sclerodermici di sviluppare successivamente altre malattie
autoimmuni, in particolar modo la Sindrome di Sjogren, l’Artrite Reumatoide o il
Lupus Eritematoso Sistemico.
A prova di ciò, sono state identificate delle mutazioni geniche presenti sia nella
Sclerodermia sia nelle altre patologie autoimmuni, implicate sia nella regolazione
della fibrosi sia della vasculopatia, due caratteristiche importanti nella fisiopatologia
della Sclerosi Sistemica. (Didier, Actualités dans la physiopathologie de la
sclérodermie systémique, 2019)
Un importante esempio di mutazione genica presente nella Sclerodermia, nell’Artrite
Reumatoide e nel Lupus Eritematoso Sistemico riguarda il complesso maggiore di
istocompatibilità capace di modulare la risposta immunitaria, attraverso differenze
geneticamente determinate nell’affinità con l'antigene e nella presentazione
dell'antigene al sistema immunitario. (Agarwal, 2008)
1.3 Eziopatogenesi e Fisiopatologia
Nonostante l’eziologia e il meccanismo patogeno alla base dello sviluppo della
Sclerodermia sia ancora in gran parte sconosciuto, ci sono degli importanti fattori
predisponenti da considerare: il sesso già citato nel capitolo precedente, e la
familiarità con soggetti sclerodermici o aventi altre patologie autoimmuni.
A prova di quanto sia importante la predisposizione genica, un recente studio afferma
che il rischio di sviluppare la Sclerodermia è 13 volte più alto rispetto alla
popolazione generale per chi ha un parente di primo grado con questa patologia e la
frequenza aumenta a 15 nel caso in cui il parente affetto sia un fratello. (Korman,
2015)
Per quanto riguarda i fattori di rischio ambientali, gli agenti chimici e i solventi
sembrano avere un ruolo nella proliferazione linfocitaria, nella produzione di auto-
anticorpi e quindi nello sviluppo di malattie autoimmuni. Il fattore di rischio
ambientale più segnalato è la silice: è stato dimostrato che i pazienti esposti a polvere