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INTRODUZIONE
Il giornalismo: un “sistema esperto” che da sempre si occupa della narrazione della realtà e
che cerca di interpretarla per assolvere ad una funzione molto importante, quella di “bussola”
per gli individui. I social media: nuovi strumenti che permettono a tutti di essere raggiunti
velocemente e facilmente dalle informazioni e che, per la prima volta, consentono a questi
stessi riceventi di diventare anche produttori, partecipando attivamente alla creazione di
contenuti. Twitter: una delle ultime emanazioni del web 2.0, una piattaforma che è sia social
network che blog (o, per la precisione, microblog), sia medium per informazioni e
testimonianze di prima mano che spazio per il commento e la discussione delle stesse.
Queste tre parole chiave sono l’oggetto del mio lavoro, tre elementi che si intrecciano e che si
influenzano a vicenda. Da quando i social media hanno fatto la loro comparsa sulla scena
comunicativa infatti, molti sono stati i cambiamenti che si sono innescati; certo, la cosa non
stupisce molto dal momento che la nascita di un nuovo medium ha sempre portato a
trasformazioni e cambiamenti. L’avvento di Twitter poi - e la graduale scoperta delle sue
potenzialità - ha acceso molti entusiasmi, facendo addirittura parlare di “rivoluzione”. In
effetti sono molti gli ambiti che hanno risentito delle novità introdotte dalla nuova
piattaforma, le cui caratteristiche hanno contribuito a renderla sempre più centrale e popolare.
Ma ciò che ci interessa principalmente in questo lavoro è come queste novità, causando
trasformazioni in molti ambiti diversi, abbiano necessariamente anche comportato
cambiamenti in quello giornalistico. In altre parole, se Twitter per esempio ha cambiato il
modo in cui si fa e si discute di politica, è ovvio che anche il giornalismo dovrà adattarsi a
questi cambiamenti se non vorrà perdere la centralità del proprio ruolo. Un ruolo che, tra
l’altro, oggi è sempre più eroso e minacciato da altri soggetti. Per questo, e per altri motivi
che vedremo, sono in molti a ipotizzare un declino, una crisi del giornalismo: basti pensare al
fenomeno del citizen journalism in cui sono i cittadini non professionisti che, a titolo gratuito,
producono informazioni e notizie che poi vengono velocemente diffuse online e che, grazie al
web 2.0 e a strumenti come Twitter, riescono a raggiungere facilmente e direttamente il
pubblico, scavalcando filtri, ostacoli, confini e censure.
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Insomma, dove la professione giornalistica “arranca” ci pensano i non professionisti e se il
giornalismo non riesce ad adattarsi a questa nuova situazione, reinventandosi e ridefinendo le
proprie pratiche e le proprie norme, rischierà di entrare seriamente nelle condizioni di
debolezza e crisi ipotizzate dai più pessimisti. Una sfida ardua dunque ma non per questo il
giornalismo è destinato a perderla, anzi: gli stessi elementi che apparentemente lo stanno
indebolendo possono offrirgli anche strumenti per nuove opportunità. Tutto sta nella capacità
del giornalismo di cogliere le possibilità offerte. In questo senso, come vedremo nel corso di
questo lavoro, si sta già facendo qualcosa ma resta il fatto che, anche senza questi tentativi
necessari, la centralità del giornalismo è e sarà sempre confermata dalla sua capacità di porsi
agli occhi del pubblico come soggetto autorevole ed esperto e dunque legittimato come
l’unico in grado di definire e dare un’interpretazione alla realtà e a ciò che ci circonda.
Obiettivo di questo lavoro quindi è quello di fare una panoramica delle trasformazioni in atto
innescate da Twitter e dai social media per capire come queste stiano cambiando il modo di
fare giornalismo e il modo di essere giornalista; si vuole infine dimostrare che il giornalismo,
seppur in difficoltà dinnanzi a tale sfida, non sia destinato a soccombere ma che, se saprà
adattarsi e imparerà a sfruttarle, avrà la possibilità di trarre vantaggio da queste nuove
dinamiche.
Prima di addentrarci a parlare nello specifico di tutto questo però è necessario chiarire in
quale contesto ci si trova; per questo motivo nel primo capitolo, introduttivo, parlerò del
giornalismo definendone pratiche, norme e funzionamento. In particolare mi soffermerò sul
processo di negoziazione giornalistica e parlerò dei tre attori che vi partecipano. Tutto questo
è importante per capire cos’è e come funziona il giornalismo tradizionale, così da
comprendere meglio quanto e perché le trasformazioni in atto stiano cambiando questa
professione. Successivamente parlerò del web 2.0 e dei sui strumenti, i social media,
descrivendo le loro caratteristiche, l’impatto sociale e le conseguenze prodotte, anche sul
giornalismo.
Nel secondo capitolo invece comincerò a parlare di un social media in particolare, Twitter,
quello che più di tutti ha rivoluzionato molti ambiti, giornalismo compreso; mi soffermerò
sulle sue caratteristiche e parlerò del suo utilizzo.
Nel terzo capitolo poi, attraverso vari studi e ricerche, vedremo come Twitter sia diventato
uno strumento per la partecipazione politica dei cittadini, ma anche come gli stessi politici
stiano cercando di sfruttare le sue potenzialità a proprio vantaggio, affidando sempre più
spesso le loro dichiarazioni e messaggi a questa piattaforma in modo da scavalcare la
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mediazione giornalistica e arrivare direttamente al pubblico. Parleremo delle caratteristiche di
questo social network e di cosa il giornalismo stia faticando per riuscire a mantenere il prorpio
ruolo di naratore della realtà e, in questo caso, della discussione politica. Vedremo infine
come si stia creando un nuovo sistema comunicativo, caratterizzato dall’essere ibrido in
quanto pratiche e caratteristiche di vecchi e nuovi media si mescolano sempre di più.
Nel quarto capitolo invece parlerò di come Twitter abbia cambiato il modo di fare politica
internazionale: grazie alle ricerche condotte da diversi studiosi osserveremo come la
diplomazia si sta trasformando e come le ONG e soggetti non governativi quali attivisti o
terroristi si stanno impegnando a sfruttare a loro vantaggio la possibilità che Twitter offre di
parlare direttamente, velocemente e facilmente al pubblico, con la possibilità di far diventare
il proprio messaggio potenzialmente globale.
Infine, il quinto capitolo tratta di come oggi sia possibile poter tornare a parlare di luoghi e
persone lontani, altrimenti irraggiungibili, e di come il ruolo di Twitter sia stato centrale nel
diffondere informazioni e notizie di prima mano quando si sono verificate situazioni di
emergenza o di crisi: grazie alla paittaforma infatti i non professionisti presenti durante
accadimenti di questo genere hanno la possibilità di improvvisarsi reporter, riuscendo a
diffondere le loro testimonianze velocemente e potenzialmente su scala globale. Alla luce di
tutto questo, vedremo quindi quali sono le conseguenze sulla professione giornalistica e come
i giornalisti e le loro organizzazioni stiano provando a reagire, adattando le loro pratiche e le
loro norme al nuovo ambiente venutosi a creare.
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CAPITOLO 1
Il giornalismo tra innovazione e tradizione
1. Giornalismo tradizionale: cos’è e come funziona
In cosa consiste e come funziona il giornalismo tradizionale? Di quali strumenti fa uso?
Queste sono le domande a cui dobbiamo rispondere prima di cominciare a parlare delle
trasformazioni che stanno interessando la professione giornalistica.
La caratteristica principale del giornalismo è la selezione, attività che in realtà avviene in ogni
atto comunicativo. La comunicazone è un processo di costruzione in cui il contenuto
comunicativo è il risultato di una negoziazione tra più soggetti che si trovano ad agire in un
certo contesto (Goffman, 1971): il soggetto emittente seleziona le informazioni da comunicare
in base a diverse variabili (argomento, interlocutore, contesto) e tenendo conto del frame in
cui opera; il soggetto ricevente a sua volta rielabora queste informazioni dal suo punto di
vista, ridefinendo la situazione e organizzando una reazione a tale comunicazione (feedback).
Per produrre atti comunicativi efficaci qundi l’emittente deve valutare attentamente tutte
queste variabili, elaborando la giusta strategia comunicativa e scegliendo di porsi entro un
certo frame (cornice di significato, corrisponde ad una certa visione del mondo). Nell’atto
comunicativo dunque la negoziazione serve per definire la situazione e quindi per selezionare
i contenuti da esprimere. Ogni atto comunicativo però ha dei vincoli spazio-temporali
ineludibili, per questo motivo è necessario definire un formato di comunicazione, da cui poi
derivererà inevitabilmente anche un certo processo di gerarchizzazione e presentazione del
contenuto informativo: il formato “indica le norme e le procedure per definire, riconoscere,
selezionare, organizzare e presentare l’informazione come notizia” (Altheide) e per rientrarvi
è opportuno procedere alla gerarchizzazione delle informazioni, stabilendo delle priorità
argomentative in base al contesto con cui si ha a che fare e alla natura degli interlocutori.
Infine, con la presenztazione, i contenuti selezionati e gerarchizzati vengono confezionati in
un certo modo.
Appare evidente che il risultato di tutto ciò non potrà mai essere considerato un
rispecchiamento della realtà ma sempre una sua ricostruzione. Questo accade con ogni atto
comunicativo e vale anche per il giornalismo: “così come ogni individuo seleziona le cose che