viii
f u r ono anticipate in letteratura da divers i autori negli ultimi anni, s c op rono
t e r r e no d i c on f e rma in città ed aree che si trovano nella condizione di dove r
‘sperimentare’ in concreto politiche di gestione se non addirittura contenimento
del fenomeno turistico.
L’attenzione, e dunque la spesa, delle amministrazioni locali e dei soggetti
pubblici più direttamen te legati alla voce “turismo” si rivolge al come af frontare
nuove s f i de . Non si tratta solo dell’aumento dei costi di mantenimento, decoro e
qualità della fruizione della risorsa-destinazione ma anche de l le spese destinate
alla valorizzazione delle risorse, alla progettazione ed alla necessità di supportare
un’offerta turistica presente sul territorio. Considerando inol tre quanto l ’o f fe r ta
stessa venga animata nel corso dell’anno da eventi ed iniziative, che comportano
oneri di partecipazione per gli enti locali, il lettore è portato a chiedersi quanto i
risultati di quest’azione rappresentino un costo ‘a-f ondo-perduto’ per l’ente
locale, o quanto piuttosto siano in grado di generare un circolo economico
virtuoso in grado di autoalimentarsi. Si cercherà di de scrivere in questo lavoro
che se queste voci di costo possono essere in parte controbilanciate dagli introiti
diretti ed indiretti derivanti dai turisti pernottanti nel territorio, è sulle (crescenti)
quote di escursionisti che il fenomeno turismo può trasformarsi in “voce di costo”
per il territorio.
Quali sono i casi e da cui trarre esperienze e quali le iniziative i cui risultati di
applicazione permettono di risolvere il conflitto derivante dall’asimmetria del
mancato pagamento, da parte di una fascia di utilizzatori, di beni o servizi ed i
costi derivanti dalla presenza degli stessi, senza che l’onere degli stessi gravi
unicamente sulla comunità residente o sovraccarichi il costo al turista
pernottante? L’applicazione di “una tassa” è l’unica soluzione? O sono già
presenti modalità alternative per affrontare il problema e compensare la crescente
asimmetria?
A parere di chi scrive, la situazione può essere affrontata secondo diversi punti di
vista, caratterizzati dalle rispettive esigenze sintetizzabili in tre vertici: l’offerta
turistica, la domanda (composta sia dai turisti che dagli escursionisti) e
l’amministrazione pubblica. E quest’ultima deve, rispetto agli altri due soggetti,
considerare in maniera più r i levante un quarto vertice d’analisi rappresentato
dalla cittadinanza che chiude il cerchio in fase di voto.
Si apre dunque l’occasione perché un laureando in Economia dei Sistemi Turistici,
con un piano di studi articolatosi nei diversi aspetti dell’economia ma
costantemente rivolto alle peculiarità turistiche degli stessi, si addentri in campi e
tematiche meno approfondite nel quinquennio quali la scienza delle finanze e
della fiscalità locale inserite in un contesto di amministrazione dell’ente
ix
territoriale. Il tentativo di affrontare questo argomento si realizza ascoltando più
voci che possano dare spunto ad ulteriori – necessari - approfondimenti
supportati da un’analisi di casistica e di informazioni già disponibili. Cercando di
tener conto dell’eterogeneità e della soggettività delle diverse esigenze , nelle
intenzioni d i questa tesi vi è di strutturare gl i aspe t t i in un lavoro organico che
possa offrire: una visione d’insieme dell’argomento, un panorama delle soluzioni
adottate e, grazie alle esperienze in atto o in via di progetto, l’ inquadramen to
delle stesse pe r coglierne quegli aspetti che possano facilitare l’approccio al tema
in futuro.
Vi sono due personali convinzioni che hanno caratterizzato questo percorso di
tesi: in primo luogo che questo argomento non si sarebbe esaurito in queste
pagine ed in questi anni, ma che caratterizzerà in futuro il rapporto tra turismo,
territori e gestione pubblica degli stessi. In secondo luogo il fatto che maggiori
riflessioni su questi aspetti siano ormai improcrastinabili. Ritengo sia questo
l’aggettivo che meglio si adatta a questo tema. Il fenomeno turistico, secondo la
più autorevole f on te s ov r anazionale, sarà ancora contraddistinto da volumi in
aumento a livello globale, anche se a diversi tassi di crescita nelle aree del pianeta.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo stima che il continente europeo ospiterà
nel 2010 oltre 500 milioni di turisti, cifra destinata a raggiungere quota 700 milioni
entro il 2020. Se si pensa che nel 1995, e dunque solo poco più di dieci anni fa, s i
erano superati i 300 milioni, si comprende come nonostante l’aumento della
concorrenza globale , è difficile concepire una drastica scomparsa del fenomeno
turistico che non esito a definire inarrestabile. Sebbene si potrà assistere nei
prossimi anni a: dinamiche interne dei crescenti volumi di viaggiatori,
riallocazioni delle quote di mercato globale, spostamenti tra mercati di domanda,
crisi o exploit di singole destinazioni o di interi territori. Il ‘ fare turismo’ ed il
‘viaggiare’ non appartengono più esclusivamente all’aura dei beni di lusso, ma
entrano a far parte della vita abituale nel graduale ridursi di quel già sotile
confine con quel paniere di beni primari. Appare necessario però considerare
questo tendenziale aumento dei volumi con altre evoluzioni in c o r so nelle
caratteristiche della domanda e del consumo turistico (struttura demografica dei
viaggiatori, tempo di permanenza e stagionalità turistica, economicità trasporto
aereo, nuove motivazioni e facilità nel confronto tra destinazioni prima
dell’acquisto e della fruizione del viaggio). Que s t o non può che aumentare il
livello di attenzione e di proattività dei territori. A f f r on t a r e queste sfide e questi
cambiamenti, qui brevemente accennati, comporta non solo un’industria ed una
filiera turistica più competitiva ma una maggiore attenzione dell’ente pubblico
volta al raggiungimento della soddisfazione di coloro che frequentano il
territorio, temporaneamente e non. Non è da dimenticare come nel mercato dei
viaggi e del turismo, mentre i prodotti e le risorse sono generalmente f i ss i ne l l o
x
spazio, i consumatori siano mobili. Secondo una riuscita definizione
anglosassone, mentre i residenti votano tramite le elezioni, i turisti votano con i
piedi. L’amministratore pubblico si trova quindi nella delicata posizione di dover
soddisfare entrambi, rendendo esponenziali i benefici di ritorno per lo stesso
territorio. Cruciale il benessere deg l i abitanti, il cui gradimento è auspicabile per
una riconferma degli stessi amministratori pubblici.
Che il fenomeno turistico rappresenti una risorsa per i territori, si può esprimere
sottoforma di varie accezioni, il turismo è infatti generatore di un lungo elenco di
impatti positivi, su tutti l’aumento dei livelli occupazionali e di reddito. Questo
elenco assume particolare rilevanza per quei territori capaci di accendere più di
altri un effetto moltiplicativo in grado di stimolare ulteriormente l’attività
economica sia in termini di indotto quantitativo che trasversale alla struttura.
Per queste ragioni per un territorio, l’aumento della consapevolezza di doversi
trasformare in un soggetto attivo, impone pe r ò , a parere di chi scrive, la nuova
necessità di considerare con maggiore profondità il rapporto tra quanto investito
e quanto ottenuto. Metaforizzando con il settore petrolifero, il poter beneficiare di
un territorio ricco di giacimenti natural i r i ch i ede , per il raggiungimento di
benefici economici, di investimenti e dunque di trivellazioni che estrapolino da
questi asset un valore economico. Questi, generalmente investimenti pubblici ai
diversi livelli locali, richiedono una valutazione dei benefici, i cui risvolti
economici sono generalmente valutati non sempre secondo l’ottica
dell’amministrazione locale, ma spesso solo secondo indicatori dell’offerta
turistica privata nel territorio (volume arrivi e presenze, ricavi, nuove aperture,
nuovi investimenti). Per il nostro paese, l’aver positivamente beneficiato di un
naturale fenomeno turistico, non ha indotto gli stessi territori a dotarsi di
strumenti per un’attenta e completa valutazione. Senza dubbio si riscontra come
notevoli passi avanti siano stati fatti negli ultimi anni, in particolare per
raggiungere una maggiore omogeneità a livello internazionale, quale
l’introduzione e l’affinamento dei conti economici del turismo a livello nazionale.
Non tutti i territori all’interno delle nazioni però si trovano con le stesse esigenze
e necessità, (per ora) solo in un numero limitato di casi infatti, si tratta di gestire-
contingentare e talvolta ridurre i flussi.
Questa par t i co lar i tà , riservata solo ad alcune destinazioni, non ha dunque
permesso che l’attenzione sui costi del turismo fosse una priorità diffusa,
privilegiando q ue i risultati legati unicamente ai ricavi ed ai benefici facilmente
tangibili, spesso per l’offerta privata. Il che dunque non permette di cogliere
appieno ed in maniera diffusa quegli impatti negativi, i cui costi ricadono spesso
unicamente sull’ente pubblico, e che vengono al t re sì percepiti dai residenti del
xi
territorio. La maggior parte delle informazioni infatti si occupa – come detto - d i
quantità e ricavi generati, mentre sono auspicabili maggiori riflessioni sui costi. Si
riscontra una carenza di informazioni a livello locale che coinvolge tutti gli attori.
Auspicabile una maggiore sensibilità sull’esistenza di limiti dello sviluppo
turistico di cui può trarre vantaggio l’intera filiera dei soggetti coinvolti nel
fenomeno turistico. Senza sottovalutare coloro che pur non essendone coinvolti si
trovano quotidianamente a convivere con il turismo ed i viaggiatori e turisti.
A parere di chi scrive, vi è tuttavia negli ultimi anni una r i s c ope r t a sensibilità
legata ai temi ambientali che sta aumentando l’attenzione rivolta agli impatti
ambientali. Questo ha portato ad una più facile diffusione di concetti vicini alle
esternalità, il che porta ad esempio – al riconoscimento, all’applicazione ed
all’accettazione di strumenti regolatori sulle emissioni tramite tasse ed impos t e . Si
costruiscono nuovi schemi di responsabilità e nuovi quadri legislativi. I t e mp i
sono dunque maturi perché si diffonda, nel consumatore-turista, la
consapevolezza di alcuni costi che comporta la sua presenza in un territorio
ospi te e che si cercherà di presentare in questo lavoro.
Secondo la Comunità Europea il turismo può diventare vittima del suo successo
se non si sviluppa in modo sostenibile. Con la speranza si riesca a trovare o
almeno ad avvicinarsi alla soluzione della questione aperta, non solo in ambito
turistico, de l l a scelta tra il “giusto” livello di fruizione e preservazione nel quadro
di una più ampia politica del turismo condivisa dagli operatori che permetta al
turismo di mantenersi quale risorsa anche per l’amministrazione locale nel
rispetto degli interessi della popolazione residente.
Non vi è modo, secondo chi scrive, di evitare che il flusso turistico mondiale
cresca ancora, come già ha fatto in misura considerevole negli ultimi decenni. I l
turismo ha dimostrato di crescere, anche se a tassi ridotti, anche nei momenti di
debolezza strutturarle e di congiuntura economica sfavorevole. E’ destina to
dunque ad aumentare il numero di persone pronta a spendere ed a chiedere in
cambio beni, servizi, e soprattutto il diritto di godere dei patrimoni del pianeta.
Ed è compito di chi amministra le risorse, l’assicurare ed il poter assicurare che
permanga l’equilibrio tra i beni disponibili sul mercato e la conservazione delle
risorse non riproducibili, che non possono essere sottoposte a pressioni eccessive,
pena il loro – in alcuni casi irreparabile - deterioramento.
xii
xiii
Introduzione al lavoro
Si riportano qui brevemente i passaggi che hanno portato alla realizzazione della
tesi di laurea, iniziata nella primavera del 2007 con la definizione del problema, la
stesura di alcune primi interrogativi ed i primi approcci con la prof.ssa Manente,
relatrice del progetto. Perché si era tornati in quei mesi a parlare di tassa di
soggiorno? Perché vi era stata una così forte opposizione del comparto turistico, a
fronte di esigenze condivisibili da parte dei sindaci di alcune città?
Da quel momento - e proseguita nel corso de l 2008 - vi è stata una revisione dei
commenti, degli articoli e degli studi scientifici riguardanti questo tema. A questa
fase si è affiancato un necessario approfondimento dei principali concetti fiscali
che hanno poi trovato spazio nel primo capitolo, che contiene inoltre i termini del
dibattito e la situazione attuale.
Il secondo capitolo parte dalle con s ide razioni sui costi per i territori, elemento alla
base delle esigenze manifestate dagli amministratori locali. Questo si lega ad una
necessaria distinzione tra i fruitori non residenti di un territorio, alla luce della
diffusa omogeneità con il quale viene etichettato un turista. Sono descritte q u e s t e
distinzioni, sia in termini qualitativi che di costi e benefici in grado di generare in
un territorio, messe in relazione con particolari destinazioni ed il rapporto tra
turismo escursionistico e territori.
Per esplorare l’esistenza del fenomeno è stata realizzata un’indagine pilota. Negli
ultimi mesi è stato inoltrato un questionario, le cui sollecitazioni si sono
intensificate a settembre ed ottobre di quest’anno. L’invio dei questionari è stato
preceduto da una fase di contatti con soggetti ‘facilitatori’ nell’invio del
questionario: l’ANCI sezione turismo, il Touring Club Italiano ed il suo progetto
xiv
Bandiere Arancioni. La revisione dei risultati che compone il terzo capitolo e la
conseguente analisi delle informazioni ottenute hanno completato il progetto di
tesi rafforzando alcune delle considerazioni emerse tentando una valutazione
sulla consistenza del fenomeno ed aprendo nuovi interrogativi sulle modalità per
affrontarlo.
Nel corso dell’anno sono stati selezionati ed approfonditi i casi del quar t o
capitolo, per quanto possibile entrando in contatto direttamente con i territori in
oggetto. Sono state analizzate le diverse caratteristiche e le criticità delle soluzioni
adottate.
Chiude il lav o r o un capitolo che raccoglie considerazioni di sintesi nell’analisi
congiunta con l e caratteristiche della destinazione. Sono state incluse modalità
alternative volte al contenimento dei costi, oltre che alla ricerca di fonti di
finanziamento nella convinzione che non vi possa essere un’unica ricetta per
affrontare il problema che sia valida e comune ad ogni territorio.
1
I. Turismo e tassazione
1.1 Turismo e tassazione: alcuni concetti di base
Oltre un secolo è passato dalle prime forme tributarie legate al fenomeno
turistico, vincolate – come nel nostro paese - ai soggiorni a scopo di cura. Ma fino
a quarant’anni fa’ il turismo internazionale era sostanzialmente quasi libero dalla
tassazione. Solo alla fine dello scorso decennio cresceva la consapevolezza che le
forme tributarie nell’industria del turismo stessero aumentando in numero ed
impatto (Hughes, 1991 Bird, 1992, Bonham e Gagnes, 1996, WTO, 1998). Sebbene
possa apparire lontano dalla realtà odierna, il rapporto tra ‘t u r i s m o ’ e ‘tassazione’
ha, solo nel corso degli ultimi de cenn i, accresciuto il suo grado di sofisticazione,
sia per quanto concerne l’ampiezza dei campi di applicazione dell’imposizione
che per l’invenzione di nuovi strumenti di tassazione. Analizzare nel dettaglio i
cambiamenti intercorsi in questi anni, che hanno portato a queste modificazioni,
non è nelle intenzioni di questo testo, ma il trend risulta ampiamente, e
pr inc ipalmente , influenzato dalla crescita stessa del fenomeno turistico. Enti
pubblici e governi hanno visto, nell’aumento dei flussi dei visitatori, una
potenziale fonte di finanziamento. Questo è particolarmente rilevante per quei
territori e paesi che fondano la propria base economica sull’industria dei viaggi e
del turismo. Se in via generale dunque, potrebbe trattarsi di tassazione di un
comparto economico “come gli altri”, è manifesta l’esigenza di alcuni territori, e
tra questi il nostro Paese, di poter considerare la politica tributaria e fiscale come
uno strumento per afrontare nuove problematiche del comparto turistico, quali
2
I – Turismo e tassazione
1.1. Turismo e tassazione: alcuni concetti di base
una migliore gestione, se non addirittura un contingentamento dei flussi di
visitatori non residenti in un territorio.
Prima di addentrarci nella revisione di queste problematiche ed alcuni risultati, si
dedica questo pr imo paragrafo alla trattazione di alcuni concetti di base afferenti
la scienza delle finanze e la fiscalità degli enti locali, alla base dell’interrelazione
tra fenomeno turistico e quadro fiscale. Questo nel rispetto del percorso di ricerca
di risposte a q u e s i t i che mi hanno portato alla stesura di questo testo, dovendo
affrontare aspetti, solo marginalmente considerati nel mio percorso universitario
rivolto allo studio dell’economia del fenomeno turistico.
Sebbene siano mol t o eterogenee e complesse le strutture dei sistemi tributari, oltre
che le principali forme di imposizione che compongono in generale un quadro
tributario moderno, si cercherà in questo paragrafo di introdurre alcuni concetti e
principi di riferimento. L’esistenza di varie finalità di politica economica implica
in primo luogo l’adozione di uno schema di tributi fondati su basi imponibili di
riferimento diverse che rendono possibili interventi coerenti ai bisogni ed alle
circostanze congiunturali. La coesistenza di numerosi tributi, che r i ch i edono
parametri di commisurazione appropriati, consente di ntervenire in mod
congruo nel rispetto delle diverse esigenze e necessità, nonché di adattarsi al
mutare delle circostanze. Il sistema tributario può, in teoria, reagire con facilità
alle modificazioni delle condizioni economiche ricorrendo a strumenti che
posseggano requisiti di flessibilità e di adattabilità. Paradossalmente un unico
tributo renderebbe da un lato tutto più semplice ma dall’altro impossibile la
realizzazione di un complesso di provvedimenti coerenti con elementi quali ad
esempio l’equità, cioè la capacità de l sistema tributario di potersi riferire all’abilità
individuale di con t r ibuire, che vedremo in dettaglio successivamente.
L’evoluzione della società, il progresso economico e le esigenze di giustizia
tributaria spingono sempre più verso l’adozione di imposte di tipo progressivo,
con un’aliquota che segue i l crescere della base imponibile, rispettando una
personalizzazione del sistema tributario (Botarelli, 1999). La presenza di
condizioni per cui le spese dell’amministrazione pubblica non risultano più
coperte dal gettito derivante dalle imposte e dalle tasse, se perpetuata nel t e mpo
porta ad un disavanzo del bilancio pubblico. Se le spese correnti non sono
garantite in modo integrale dalle entrate correnti e la pressione tributaria non può
superare alcuni limiti di tollerabilità, il disavanzo, o il presunto tale deve essere
finanziato attraverso maggiori entrate che possono essere reperite attraverso
mezzi alternativi di finanziamento. Per far fronte ai maggiori impegni si può far
fronte, tra gli altri, all’imposizione di un tributo straordinario. Le recenti
vicissitudini imposte agli enti locali non possono non farci considerare tra le
Turismo voce di costo?
Risorsa per i territori, voce di costo per le amministrazioni locali
3
entrate straordinarie anche l’alienazione di cespiti patrimoniali, alienando il
proprio patrimonio, specie di natura immobiliare, l’ente pubblico ottiene da
soggetti diversi un’entrata. Si descrivono nella tabella seguente le principali fonti
di finanziamento degli enti locali in relazione al contesto di migliore applicazione.
Tabella 1.1 - Fonti di finanziamento degli enti locali
Trasferimenti
Auspicabile se vi è una ridotta capacità contributiva della base
imponibile, ma ridotto livello di autonomia finanziaria
Emissione debito Auspicabile nel caso di spese di investimento di medio lungo termine
Tributi
Tributi in forma di tasse e tariffe auspicabili se i beni ed i servizi hanno
carattere di escludibilità e vengono venduti attraverso il mercato. L’ente
locale ha interesse di favorirne il consumo.
Tributi in forma di imposte auspicabili se non vi è una base mobile.
All’alto livello di autonomia corrisponde una responsabilizzazione
dell’ente periferico.
Fon te : elaborazione da Botarelli, 1999
Il tributo è l’elemento principale di un sistema tributario. I tributi sono prestazioni
patrimoniali coattive, di regola pecuniarie, stabilite dallo Stato - in forza della
propria sovranità - con legge o con atti ad essa equiparati (decreti leggi e decre t i
legislativi). I tributi si differenziano tra loro a seconda del cosiddetto presupposto
(ovvero della situazione, del fatto o dell'evento) a cui la legge ricollega la loro
nascita. I fatti che determinano il sorgere dell'obbligazione tributaria sebbene
siano tra loro molto diversi, sono suscettibili di valutazione economica. S i
propongono qui di seguito alcune forme di tributo nei loro elementi essenziali: le
imposte, le tasse ed i contributi. Si segnala però, come nel linguaggio corrente, ed
in particolare nel mondo anglosassone, i termini tassa, contributo e imposta
Tabella 1.2 - Forme tributarie
Imposte
Prelievo coattivo che non trova corrispondenza diretta in una eventuale
prestazione di servizio, mira a finanziare servizi di carattere generale di cui si
avvantaggia l’intera collettività
Tasse (e tariffe)
Prestazione pecuniaria che il singolo soggetto è tenuto a versare, presuppone
una relazione diretta tra quanto il contribuente riceve ciò che è tenuto a pagare.
Si caratterizza dunque per la divisibilità e l’espressa richiesta dell’espletamento
di quel servizio. Tassa e tariffa differiscono in quanto nel primo caso è stabilita
con legge (ad esempio Tassa occupazione aree pubbliche), mentre nel
secondo caso si tratta di un corrispettivo di natura contrattuale (ad esempio nei
trasporti).
Contributi
Hanno come presupposto la causalità: lo Stato decide la quantità del servizio e
impone l’onere.
Fon te : Bos i , Guerra 2007
4
I – Turismo e tassazione
1.1. Turismo e tassazione: alcuni concetti di base
vengano spesso utilizzati in modo equivalente, in realtà, tali espressioni, specie in
sede giuridica individuano tributi tra loro molto diversi.
Le imposte finanziano servizi di carattere generale, di cui si avvantaggia l’intera
collettività. L’introduzione di un’imposta pe r ò deve avvenire in modo tale da
conse n t i r e c o m un q ue ai contribuenti di identificare a quale tipologia di imposta si
intenda fare riferimento. L’imposta deve quindi contenere gli elementi essenziali
che la caratterizzano e che la rendono riconoscibile rispetto ad altre forme
impositive.
Gli elementi costitutivi caratterizzanti l’imposta sono (Bosi, Guerra, 2007) :
- l ’ individuazione de l contr ibuente , il soggetto passivo, che è tenuto a
sostenere l’onere dell’imposta;
- la definizione di base imponibile, cioè le condizioni dalla cui esistenza si
trae la premessa per essere assoggettati a tassazione,. il cosiddet to
presupposto dell’imposta;
- la struttura delle aliquote, rapporto tra l’ammontare dell’imposta e la
somma imponibile.
In relazione alla loro natura le imposte si possono dist i n g u e r e in: dirette, se
colpiscono la capacità contributiva nella sua immediatezza (per esempio imposte
sul r edd i t o o sul patrimonio) e indirette, quando si assume, come indice rilevatore
di capacità contributiva, una manifestazione indiretta (quale l’attività di consumo
o trasferimento) e dal quale si deriva indirettamente l’esistenza di un reddito o di
un patrimonio. Considerando queste due tipologie relativamente all’azione di
politica fiscale che meglio riescono ad esprimere, le imposte dirette consentono di
raggiungere più facilmente l’obiettivo di un’equa ripartizione dell’onere
tributario e le connesse finalità redistributive. Dall’altro, le imposte indirette,
gravando essenzialmente sull’attività di consumo, tendono a manifestare caratteri
di regressività rispetto al reddito: incombono infatti sui consumatori che hanno
una elevata propensione consumo, e dunque sui soggetti meno abbienti
(considerando che la propensione al consumo diminuisce al crescere del reddito).
L’introduzione di aliquote differenziate attenua questo effetto riducendo ad
esempio il prelievo su beni di prima necessità, inasprendolo su beni superiori o di
lusso. Nell’ordinamento italiano, le tasse sono quei tributi che si differenziano
dalle imposte poiché sono applicate secondo il criterio della controprestazione.
Sono d u n q ue collegate sia alla richiesta, effettuata da un altro soggetto, di una
specifica prestazione da parte dell’ente pubblico che al vantaggio che il singolo
trae da quest’ultima. Sebbene nei moderni sistemi tributari le tasse vadano
gradualmente perdendo importanza a favore delle imposte (prelievo coattivo
collegato alla capacità contributiva del soggetto) analisi di settore (WTO, 1998)
stimano che alla fine del secolo scorso, era possibile annoverare oltre quaranta
Turismo voce di costo?
Risorsa per i territori, voce di costo per le amministrazioni locali
5
tipologie di tasse che insistevano nell’industria del turismo a livello
internazionale. Tra queste, citiamo ad esempio nel settore dei trasporti le tasse
marittime, le tasse portuali e le tasse aeroportuali. A queste si aggiungono
recentemente tasse finalizzate a sostenere progetti di recupero e difesa ambientale
in territori particolarmente fragili dal punto di vista delle risorse naturali e
culturali. Per alcune di queste, il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalle
autorità, si è realizzato grazie all’anelasticità della domanda rispetto al prezzo che
ha contribuito al successo stesso dell’iniziativa. Alle tasse si affiancano le tariffe
pubbliche, che rappresentano l’applicazione di una disciplina tributaria che
prevede il pagamento di un corrispettivo da parte di un soggetto che usufruisce
di un servizio pubblico non istituzionale. Il loro utilizzo è frequente nel settore
turistico, poiché molte attività del comparto rientrano in uno dei seguenti
(Candela, Figini, 2003):
- si svolgono per concessione dell’attore pubblico;
- presuppongono l’utilizzo del demanio pubblico (ad esempio la gestione
degli stabilimenti balneari o servizi per il diportismo);
- si basano sulla fruizione di beni culturali o naturali gestiti attraverso
l’istituto della concessione c on il pagamento di royalties (come nel caso dei
servizi aggiuntivi dei siti archeologici e dei musei statali esternalizzati a
soggetti privati, secondo quanto previsto dalla legge Ronchey).
In tali situazioni, la politica delle tariffe può essere utilizzata non solo per
restituire alla collettività parte dei redditi derivanti dall’esercizio di attività di
impresa, ma anche per indurre un determinato posizionamento di prezzo, ad
esempio finalizzato alla selezione del mercato di riferimento. Si riscontra peraltr o
come vedremo nel quinto capitolo, come tale politica dovrebbe essere applicata
alla totalità dei servizi di una certa categoria pe r ridurre gli effetti negativi sul la
percezione da parte della domanda, sul l ’ o f ferta di una certa destinazione.
Le entrate si configurano in questo caso come una sorta di “prezzo” per l’offerta
di beni e servizi pubblici offerti dagli enti pubblici. Le regole seguite per la
determinazione di questo prezzo però sono diverse rispetto a quelle che
caratterizzano i mercati e gli operatori privati. I motivi di tale diversità sono
ricollegabili alle caratteristiche proprie dei beni e dei servizi prodotti ed
all’obiettivo che si vuol conseguire offrendo beni e servizi pubblici. Tali beni e
servizi pubblici offrono vantaggi di cui beneficiano anche soggetti che non li
hanno espressamente domandati. Le caratteristiche di indivisibilità dei benefici o
di non escludibilità, congiuntamente all’interesse generale o collettivo, che
qualificano tali beni e servizi rendono impossibile l‘imputazione e la divisione dei
costi sulla base del beneficio effettivamente ottenuto. I prezzi non possono essere
determinati con le regole del rapporto di scambio, sulla base della domanda di
6
I – Turismo e tassazione
1.1. Turismo e tassazione: alcuni concetti di base
beni e servizi liberamente espressa dai singoli componenti la collettività. Ne
consegue che nella ripartizione di costi assume rilievo l’elemento della coazione
(o coattività) cioè l’esercizio della potestà di imperio.
Prima di proseguire nella disamina del rapporto tra turismo e tassazione si
precisa come nella natura intrinseca dei beni pubblici vi sia proprio la difficoltà
(se non in alcuni casi impossibilità) di poter produrre un profitto privato, perché
il mercato non riesce a tener conto complessivamente dei loro effetti esterni
positivi. Per definizione, possiedono inol tre due caratteristiche, la prima è la non
escludibilità e non rivalità nel consumo, la seconda è la pratica impossibilità o
ridotta convenienza di fissare ed esigere un prezzo. Sempre all’interno dei beni
pubblici, secondo un’altra definizione che considera il grado di impossibilità o
non convenienza di fissare ed esigere un prezzo è possibile distinguere tra beni
pubblici puri ed impuri. Nel primo caso si tratta di beni con caratteristiche
opposte ai beni privati (quali la sicurezza pubblica o la difesa nazionale), nel
secondo caso di beni collettivi. Questi beni pubblici potrebbero essere prodotti
come beni privati, ma che per varie ragioni (derivanti per lo più da politiche
sociali) vengono invece finanziati con fondi pubblici (come le imposte o le tasse) e
dunque prodotti dalla pubblica amministrazione.
Tabella 1.3 – Classificazione dei beni in base a rivalità ed escludibilità
Classificazione
dei beni
in economia
Escludibilità nel consumo
una volta prodotti o acquisiti, è possibile limitarne o impedirne l’accesso
SI NO
Rivalità nel
consumo
i loro benefici riescono
ad esprimere la scarsità
nel consumo; una volta
prodotti, ognuno può
trarne beneficio
diminuendo la fruibilità
degli altri
SI
Beni privati
(cibo, vestiti, mobili, auto)
sistema dei diritti di proprietà
Beni comuni
(ambiente naturale, pesci in mare)
non sono infiniti. richiedono un uso
responsabile
NO
Club goods/collettivi
(scuole private, cinema, club)
non vi è rivalità nel consumo, almeno finché
non si arrivi ad un punto in cui sopravviene
“congestione” (per questo definiti beni
pubblici in senso lato (impuri))
Beni pubblici
(sicurezza pubblica, difesa
nazionale)
Rientrano i beni pubblici puri ed
impuri come i beni collettivi
Rilevante osservare come tra i beni pubblici impuri, s i r i trova un sot to-insieme di
questi sono i beni che richiedono non solo un uso responsabile, ma anche un
contr ibuto attivo da parte dei fruitori, come nel caso di una scuola, una chiesa
finanziata da donatori locali.