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Introduzione
Il turismo subacqueo negli ultimi decenni ha raggiunto un’importanza tale da
renderlo un’industria miliardaria a livello globale, ciò è stato ed è possibile, grazie ad uno
sviluppo sempre maggiore delle attrezzatture, della formazione e del sistema delle
destinazioni, che sempre più si organizzano al fine di realizzare un’offerta turistica
subacquea condivisa e competitiva.
Questa tesi si propone di analizzare questo segmento di mercato, concentrandosi
sugli aspetti che lo rendono sempre più diffuso a livello mondiale.
Nel primo capitolo si tratterà la storia e le origini della subacquea, focalizzandosi
sulle principali evoluzioni e interessi di questo settore, una parentesi sarà dedicata alla
mia esperienza personale nel campo, facendo un confronto tra due diverse didattiche,
PADI e FIPSAS.
Nel secondo capitolo si affronterà il fenomeno turistico subacqueo, concentrandosi
sulle componenti chiave del sistema turistico in ottica economica, focalizzandosi su
aspetti quali i numeri del turismo subacqueo e gli assi organizzativi; la configurazione e
la comunicazione nei diving center; importante spazio sarà dato al rapporto tra subacquea
e destinazione, analizzando in quali aree del mondo il fenomeno si è più sviluppato e
diffuso, concentrandosi quindi su Mar Rosso in Egitto, Grande Barriera Corallina in
Australia ed isola di Koh Tao in Tailandia. Il capitolo tratterà inoltre un tema
fondamentale nel sistema turistico subacqueo: il rapporto tra subacquei con la
popolazione locale e la sostenibilità a livello ambientale.
Nel terzo capitolo verrà analizzato il caso studio di una destinazione subacquea in
Croazia, la città di Kostrena. L’analisi si alternerà tra l’analisi del sito web di un centro
di immersioni e le risposte ad un questionario realizzato ad-hoc e somministrato alla
struttura. Verrà analizzato il centro diving, la sua domanda e relativa offerta, i prezzi e la
comunicazione. Un box di approfondimento spiegherà concretamente una vacanza
subacquea presso il centro di immersioni di Kostrena.
Nel quarto capitolo si presenteranno e commenteranno le risposte di un’indagine
realizzata online tramite un questionario, che definiranno il profilo di un turista
subacqueo, evidenziandone gli interessi, i bisogni e le caratteristiche nell’organizzazione
e nello svolgimento della vacanza subacquea; anche qui una parentesi sarà dedicata alla
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sostenibilità della subacquea e al grado di consapevolezza che ne hanno i turisti
subacquei.
La metodologia utilizzata ha visto la consultazione di manuali e libri specifici,
riviste specializzate in subacquea, articoli scientifici in lingua inglese, articoli in siti web,
analisi di casi reali seguiti da indagini statistiche.
L’approccio sistemico utilizzato auspica a suscitare interesse nell’attività turistica
subacquea e a capirne l’importanza e le potenzialità a livello globale, ma pone anche le
riflessioni a praticare un’attività consapevole e sempre più sostenibile.
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Capitolo 1. La subacquea in generale
1.1. La storia della Subacquea
L’interesse per il mare nell’essere umano trova origine in migliaia di anni fa; che
fosse per curiosità o ricerca di cibo, l’uomo si è spinto e si spinge tuttora alla scoperta
delle profondità nel mondo marino (Graver, 2016).
Risalendo all’origine evolutiva della vita umana, si ritiene che quest’ultima
conservi una memoria ancestrale della propria natura acquatica: era inizialmente animale
marino, e secondo le ipotesi scientifiche di paleontologi, la composizione chimica del
sangue umano non sarebbe molto diversa da quella che caratterizzava i grandi oceani,
nell’era in cui la vita animale si stava iniziando a spostare verso le terre emerse (Pellizzari,
2021).
Necessario ricordare una stretta analogia tra neonati e ambiente acquatico: il feto si
sviluppa all’interno dell’organismo materno immerso in un liquido (liquido amniotico),
ambiente che lo isola, lo protegge e gli conferisce tranquillità; non stupisce quindi che nei
primi tre mesi di vita un neonato abbia un’acquaticità innata e una straordinaria
propensione all’apnea. Un altro particolare adattamento fisiologico del neonato
all’immersione è dato dalla maggiore efficienza dell’emoglobina nel sangue:
caratteristica che ricorda gli adattamenti che consentono ai mammiferi marini apnee
impensabili per l’uomo (Andreoli et al. 1997: 131).
Le prime fonti riguardanti l’immersione subacquea, inizialmente in apnea,
risalgono al IX secolo a.C. e mostrano come l’attività interessasse principalmente tre
chiari aspetti: a) lo sfruttamento del fondo marino per attività di pesca; b) fini bellici; c)
recupero di beni e mantenimento di opere fluviali e marine (Dominici, 2015).
Il primo sommozzatore, definito come “il migliore sommozzatore dei tempi” dalle
Storie di Erodoto
1
, fu Scilla di Scione, sottolineando come l’attività subacquea fosse, in
realtà, praticata anche da altri. Si evidenzia anche come Alessandro Magno, in una
versione romanzata medievale, fu protagonista di un’immersione all’interno di una
1
Scritte tra il 440 a.C. e il 429 a.C. sono considerate la prima opera storiografica ad essere
giunta in Occidente nella forma completa. Registrano tradizioni, etnografia, geografia, politica e
conflitti nell’Asia Occidentale, Africa Settentrionale e Grecia del tempo.
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gabbia di ferro con un’enorme botte di vetro, che gli consentisse di vedere il mondo
sommerso (Dominici, 2015).
Altra testimonianza importante è da attribuire ad Aristotele
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, considerato come
l’inventore della prima campana subacquea (un pesante contenitore pieno d’aria
immerso in acqua che consente la respirazione); nel IV secolo a.C. scrisse infatti
nell’opera De partibus animalium:
"Proprio come i tuffatori, a volte, sono provvisti di strumenti per cui possono
aspirare l'aria da sopra la superficie dell'acqua, e in tal modo rimanere a lungo
sommersi dal mare, così anche gli elefanti sono stati forniti dalla natura delle
loro lunghe narici, che innalzano al di sopra dell'acqua quando devono
attraversarla".
[Aristotele, IV secolo a.C.]
Nel I secolo a.C. si ricordano nell’Antica Roma, gli urinatores
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, i sommozzatori del
mondo romano. Questi lavoravano principalmente sul Tevere e sul porto di Ostia, cui
compiti erano la pulizia dell’alveo del fiume e della sua foce, il recupero di merci cadute
nelle operazioni di carico e scarico e di quelle merci gettate appositamente per alleggerire
la nave in caso di tempesta o avaria (Tondina, 2020).
Il ruolo dei sommozzatori romani era alquanto privilegiato e riconosciuto
giuridicamente, si riunivano infatti in corporazioni, il corpus urinatorum, cui tracce sono
riconducibili nell’epigrafe di Ostia, dedicata a Tito Claudio Severo, della tribù esquilina.
L’attività inoltre era disciplinata da norme elencate nella Lex Rhodia
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, i sommozzatori
romani potrebbero essere quindi paragonati agli attuali operatori tecnici subacquei
(Mucedola, 2019).
Il Rinascimento vede protagonisti nello sviluppo della Subacquea tre scienziati
italiani: Archimede, Leonardo da Vinci ed Evangelista Torricelli. Ad Archimede si
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Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.) fu un filosofo, scienziato e logico greco. Considerato uno
dei padri del pensiero filosofico occidentale, svolse attività di ricerca su metafisica, fisica,
biologia, psicologia, etica, politica, poetica, retorica e logica.
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Termine che deriva dal latino urinos, urinaris ovvero “tuffarsi”.
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Disciplinò le conseguenze del lancio in mare delle merci a seguito di avarie marittime.
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Si può far risalire l’origine della subacquea ricreativa al 1825, anno in cui l’inglese
William H. James, inventò il primo SCUBA (Self Contained Underwater breathing
Apparatus) ovvero “apparato di respirazione subacqueo autonomo” a circuito aperto
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,
non molto pratico ma che risolse problemi legati all’attacco della frusta dell’aria e alle
restrizioni dovute all’intossicazione da ossigeno.
Nel 1865 Benoit Rouquayrol (un ingegnere minerario francese) e Auguste
Denayrouze (un ufficiale navale francese) brevettarono un apparato per la respirazione
subacquea “Aerophore”, consistente in un serbatoio d’acciaio orizzontale sistemato sulle
spalle e di un insieme di elementi per la respirazione; il sub non nuotava ma camminava
sul fondale marino, per breve tempo data la limitata capacità della rudimentale bombola,
era inoltre ancora collegato alla superficie. L’Aerophore viene considerato come fonte
della moderna attrezzatura subacquea (Marem Scuola Subacquea).
Qualche anno più tardi gli inglesi Henry Fleuss e Robert Davis svilupparono il
primo rebreather, a circuito chiuso
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, con lo scopo di recuperare i minatori intrappolati
dall’acqua. Questo sistema fu poi utilizzato ampiamente nel corso della Seconda Guerra
Mondiale, dal momento che il circuito chiuso non prevede il rilascio di bolle nell’acqua
e dunque i sub potevano rimanere in incognito (Graver, 2016).
Dagli inizi del 1900 si nota uno diverso sviluppo della Subacquea, che vede uno
spostamento dall’ambito bellico minerario a quello più sportivo e ricreativo; nel 1930 la
pesca con fiocina diventa comune nel Mediterraneo e, in contemporanea, anche l’uso, e
poi il perfezionamento, di maschere subacquee, pinne e snorkel.
Fondamentale ricordare i francesi Emile Gagnan e Jacques Cousteau, che nel 1943
inventarono e costruirono il primo aqua-lung, a seguito di una sempre più crescente
domanda e sviluppo della Subacquea. L’aqua-lung rimase segreto fino alla liberazione
del sud della Francia, e consisteva in un cilindro ad alta pressione (bombola) e in un
regolatore (erogatore) per la respirazione, che forniva al subacqueo aria a pressione
ambientale (figura 1.2), (Graver 2016).
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Nelle immersioni tradizionali con autorespiratori, durante l’atto respiratorio il gas di
scarico viene scartato in forma di bolle ad ogni respiro
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I gas di scarico dell’espirazione non vengono scartati, ma riutilizzati attraverso il ricircolo
dei gas.