3
Per questo, si pu dire che, mentre alcuni autori d efiniscono il turismo rurale in base al
territorio nel quale si svolge, altri tentano di verificare quali sono le motivazioni dei turisti
nello scegliere una vacanza rurale.
Identificando il turismo rurale in base allo spazio nel quale si sviluppa, esso viene definito
come un turismo residuale, che viene praticato "in un’area geografica che non Ł nØ il mare,
nØ l’alta montagna, nØ la citt : Ł il turismo dell’entroterra, nelle campagne e nei paesi",2
insomma un turismo che si sviluppa in ambiti non solitamente utilizzati dal turismo
cosiddetto "di massa", e che sono rimasti in gran parte ambienti agricoli, spesso con uno
sviluppo economico limitato e una densit demografi ca bassa.3
Ma Ł impossibile chiarire il concetto di turismo rurale solo riferendosi allo spazio rurale,
perchØ esso non Ł esclusivo di questa forma di turismo. Infatti nulla vieta che venga
praticato ad esempio l’ecoturismo nella medesima area, perchØ essa dispone di attrattive
naturalistiche rilevanti.
Per questo motivo Ł essenziale soffermarsi anche sulle motivazioni del turismo rurale.
Simonicca fa rientrare il turismo rurale nella categoria del "turismo alternativo", o con
finalit sostenibili, 4 nel quale il turista si rapporta attivamente con altri ambienti socio-
culturali o naturali diversi rispetto a quelli nei quali vive, cercando di instaurare degli
impatti positivi sul territorio.
L’autore afferma anche che nelle aree di campagna si possono individuare sia l’ecoturismo,
sia il turismo rurale; quest’ultimo sarebbe composto da due tipologie concomitanti: il
turismo della natura (che prevede visite in aree naturalistiche protette, foreste, parchi
naturali), e il turismo propriamente rurale, che egli suddivide in agriturismo e turismo in
comunit non agricole. 5
2
Agriturist (a cura di), "Profilo del turismo rurale in Francia", Agriturist n.9, 1992, pag. 4.
3
Le caratteristiche e l’estensione dello spazio nel quale prende forma il turismo rurale, cioŁ lo spazio rurale,
rivestono una grande importanza all’interno dell’Europa, e per questo verranno trattate in maniera piø analitica
nel paragrafo 1.2.
4
Il concetto di turismo con finalit sostenibili si rif a quello di sviluppo sostenibile. In particol are si definisce
sviluppo sostenibile quel processo che permette di soddisfare le necessit attuali senza compromettere le
possibilit delle future generazioni di soddisfare le proprie (Commissione Brundtland 1987). Secondo alcuni
studiosi questo tipo di sviluppo dovrebbe essere applicabile anche al sistema turistico. Si veda per dei
riferimenti sull’argomento A.L. Hardy - R.J.S. Beeton, "Sustainable Tourism or Maintainable Tourism,
Managing Resources for More Than Average Outcomes", Journal of Sustainable Tourism, vol. 9, n.3, 2001,
pp.168-189.
5
Si veda A. Simonicca, Antropologia del turismo, strategie di ricerca e contesti etnografici, Roma, La Nuova
Italia Scientifica, 1997, pp.169-173.
4
Di queste tipologie concomitanti spazialmente, egli intende l’ecoturismo come
"un’attivit di tempo libero passato lontano da cas a e con viaggio che si caratterizza
per quattro tratti: scelta di aree a dimensione di piccola scala, alloggiamento presso
famiglie, stretto rispetto dell’ambiente, zone con autogoverno locale. E’ un’attivit che
rifiuta (o tende a rifiutare) criteri e condizioni tipiche dei resorts di massa e della
"bolla turistica", ossia le attrattive note e congestionate, l’alloggiamento in hotel
costruiti ad hoc, la fruizione di servizi e beni commercializzati e seriali, in genere
gestiti da esterni".6
Altri autori evidenziano come l’ecoturismo abbia delle caratteristiche piø prettamente legate
alla natura, infatti viene individuato come quel segmento di turismo che si rivolge ad aree
naturali, protette e non, che realizza pratiche sostenibili per l’ambiente e che Ł improntato a
criteri di educazione dei turisti stessi nei confronti delle risorse che essi visitano.7
Considerando il turismo rurale genericamente inteso (turismo rurale vero e proprio e
turismo della natura) Simonicca individua gli attori di domanda e di offerta. L’attore di
domanda Ł un visitatore che "visita luoghi diversi da quelli quotidiani in zone non
densamente popolate, a conduzione economica prevalentemente agricola e con strutture
sociali tradizionali; le motivazioni sono la ricerca di pace, tranquillit , scenari, contatti
sociali a dimensione umana".8
Mentre l’offerta prevede che i turisti siano ospitati in una zona rurale da un residente locale,
con forme di alloggiamento particolare, ad esempio in fattorie, e con la possibilit di
intraprendere delle attivit quali la bicicletta, l a pesca, il maneggio.
In questo modo non esisterebbe un confine netto fra ecoturismo e turismo rurale, e, a riprova
di questo, si esprimono anche altri autori, definendo il turismo rurale come l’anello di
congiunzione fra l’ecoturismo e il turismo sostenibile, perchØ esso viene organizzato in spazi
naturali poco modificati dall’azione umana, ma che nello stesso tempo sono abitati da
comunit tradizionali. 9
6
A. Simonicca, Antropologia del turismo, strategie di ricerca e contesti etnografici, Roma, La Nuova Italia
Scientifica, 1997, pag.169.
7
Si veda R.K. Blamey, "Ecotourism: The Search for an Operational Definition", Journal of Sustainable
Tourism vol. 5, n.2, 1997, pp.110-115.
8
A. Simonicca, op. cit., pag.171.
9
Si veda AA.VV., "Tourisme Rural", Le Cahier espace n.42, 1995, pp.60-62.
5
Attraverso questo tipo di turismo Ł possibile sviluppare degli impatti di carattere positivo sia
sull’ambiente naturale che su quello sociale, e per questo il turismo rurale Ł visto come una
tipologia intermedia fra l’ecoturismo, piø prettamente rivolto agli spazi naturali, e il turismo
sostenibile genericamente inteso.
In definitiva Ł difficile indicare dei confini netti di separazione fra il turismo rurale e altre
forme di turismo sostenibile che si sviluppano nell’ambiente rurale.
Proprio per questo motivo, il lavoro di questo capitolo sar impostato in modo da verificare
le caratteristiche del turismo rurale, nella consapevolezza che, non esistendo specifici
confini con altre tipologie di turismo, l’analisi potr interessare aspetti inerenti anche altre
categorie. La ricerca verr realizzata attraverso l ’analisi dello spazio utilizzato e delle
attrattive esistenti nell’ambiente rurale. Inoltre si analizzer il mercato turistico "rurale",
identificando le peculiarit della domanda e dell’offerta.
Nel capitolo successivo verr approfondito un aspet to del turismo rurale che al momento
attuale risulta piø facilmente analizzabile: il fenomeno agrituristico. Infatti, nel caso italiano,
Ł facile distinguere le caratteristiche dell’agriturismo dalle altre forme di turismo in ambito
rurale, perchØ esso ha una sua specifica disciplina, composta da una legge dello Stato, la
730/85, e dalle leggi regionali, mentre manca una disciplina apposita per il turismo rurale.
Successivamente si analizzeranno le caratteristiche di questo mercato turistico a livello
locale, cercando di inquadrare alcuni aspetti e problematiche del turismo rurale nell’area
dell’Alpago-Cansiglio, in provincia di Belluno.
A conclusione di questo lavoro verranno esposte delle riflessioni sul fenomeno del turismo
rurale, che scaturiscono dall’analisi effettuata.
6
1.2 LO SPAZIO RURALE
1.2.1 INDIVIDUAZIONE DELLO SPAZIO RURALE
Il turismo rurale si sviluppa nel territorio rurale, inteso sia come spazio fisico che come
insieme interrelato di risorse, attrattive, strutture.
In questo paragrafo se ne metter in evidenza la d imensione fisica: lo spazio rurale.
Esso viene identificato in modo residuale come spazio non urbano, infatti il termine
"rurale" deriva dalla parola latina "rus", che significa "campagna coltivata", ed Ł
contrapposta ad "urbs", la citt .
La contrapposizione delle due aree sembra chiara, ma, attualmente, definire in modo
concreto i confini e le caratteristiche dello spazio rurale Ł molto complicato, anche perchØ si
Ł spesso ragionato sui territori rurali in un’accezione negativa, come aree marginali, poco
sviluppate ed economicamente poco redditizie, basandosi piø sulla produttivit delle colture
o delle strutture industriali presenti, che non sulle peculiarit dell’area.
Per individuare le aree rurali, ogni stato ha sviluppato una propria definizione di spazio
rurale, cos che, nel panorama europeo, si possono riscontrare situazioni molto eterogenee.
Per verificare le dimensioni e l’entit dei territori cosiddetti "rurali" vengono solitamente
utilizzati alcuni parametri, dei quali il piø comune e semplice Ł la misurazione della densit
di popolazione, calcolata in base alla superficie, ma questo metodo presenta dei problemi
per il confronto dei risultati ottenuti nei diversi stati. Infatti bisogna tenere conto del fatto
che ciascuno stato ha una propria suddivisione territoriale, e che le misurazioni vengono
fatte a livelli territoriali diversi. Ad esempio, se si prende come unit di misura territoriale la
regione per l’Italia, risulta difficile confrontarne le peculiarit con un Lander tedesco, perchØ
l’estensione Ł diversa, e diverse sono le caratteristiche politiche e socio-economiche delle
due aree.
In definitiva bisogna considerare la specificit di ciascuno stato, ed adottare un metodo
comune di rilevazione, che non si basi solo sul rapporto fra popolazione e superficie, ma che
tenga presente che la presenza di persone in un’area dipende da molti aspetti, relativi alle
caratteristiche economiche dell’area, alle risorse presenti, all’andamento demografico, e da
altri fattori da considerare caso per caso.
Capire con precisione quale siano la superficie e le caratteristiche dei territori rurali
permette sia di approntare delle politiche adeguate, sia di utilizzare in modo mirato i
7
finanziamenti disponibili. Per questo Ł importante stabilire dei metodi di rilevazione comuni
a livello europeo per determinare quali sono i territori rurali.
Qui di seguito verranno indicati due metodi che vengono utilizzati per calcolare l’estensione
delle aree rurali negli stati dell’Unione Europea.10
Il primo metodo Ł quello creato dall’Organizzazione Europea per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OECD), la quale definisce due livelli di unit territoriali:
- il livello LOCALE;
- il livello REGIONALE.
In ciascuno di questi livelli viene misurata la densit di popolazione, ma per avere dei dati
statistici omogenei fra i diversi stati si utilizzano le classificazioni NUTS,11 che forniscono
dei riferimenti comuni a livello europeo.
Secondo il metodo dell’OECD il livello LOCALE Ł composto dalle unit territoriali
comprese nel NUTS 5, e quindi si definiscono aree rurali quelle zone (comuni e
municipalit ) nelle quali la densit di popolazione Ł al di sotto dei 150 abitanti per
chilometro quadrato.
Nelle zone cos identificate la popolazione residente viene definita come comunit rurale .
Il livello REGIONALE corrisponde in gran parte al NUTS 3, e si individuano dei territori
rurali quando una certa percentuale di popolazione vive in comunit rurali (con una densit
inferiore a 150 abitanti per Km quadrato).
In questo livello si individuano:
- regioni prevalentemente rurali, nelle quali il 50% degli abitanti vive in comunit rurali;
- regioni significativamente rurali, con una percentuale di abitanti in comunit rurali
compresa fra il 15% e il 50%;
- regioni prevalentemente urbane, con meno del 15% degli abitanti in comunit rurali .
I risultati di questo metodo indicano che ben il 10% della popolazione totale europea vive in
aree prevalentemente rurali, le quali rappresentano il 47% del territorio europeo. Invece il
10
I metodi di rilevazione territoriale vengono indicati nel documento European Commission, Directorate
General for agricolture, "Rural Developments", www.helios.unive.it/cde, 1997.
11
Nomenclature des UnitØs Territoriales Statistiques.
Esistono NUTS con un valore statistico diverso a seconda della dimensione territoriale di riferimento, e quindi
al diverso concetto di Regione nei vari stati:
- NUTS 0 Ł il livello che comprende interamente tutti gli stati membri;
- NUTS 1 individua statisticamente 77 regioni, con una dimensione simile al Lander tedesco o alle regioni del
Belgio;
- NUTS 2 comprende 206 regioni, pari alle regioni italiane o alle Comunidades autonomas della Spagna;
- NUTS 3 individua 1031 regioni, quali i DØpartements della Francia;
- NUTS 5 comprende i comuni e le municipalit local i.
8
60% della popolazione Ł concentrata in aree urbane, le quali corrispondono al 16% del
territorio europeo.
Per quanto riguarda l’Italia, risulta che a livello regionale il 4,1% della popolazione abita in
zone prevalentemente rurali, il 27,1% in zone significativamente rurali e il 68,8% in aree
prevalentemente urbane.
Il secondo metodo per definire le aree rurali Ł elaborato da Eurostat, che verifica il grado di
urbanizzazione delle aree, calcolato con un algoritmo che suddivide le regioni europee in 3
classi:
- zone densamente popolate, con una densit di popolazione superiore a 500 abit anti per Km
quadrato e con una popolazione totale dell’area superiore ai 50.000 abitanti;
- zone intermedie, con una densit compresa fra i 100 e i 500 abitanti per Km quadrato e una
popolazione totale superiore a 50.000 abitanti;
- zone poco popolate, classificabili in modo residuale come aree nelle quali non si possono
applicare i parametri precedenti.
In questo modo si definiscono delle unit territori ali, le "zone", che sono considerate come
gruppi contigui di municipalit , laddove per munici palit si intende un’area inferiore a 100
Km quadrati.
Se una municipalit o un gruppo di municipalit non raggiungono la densit di popolazione
richiesta per l’area nella quale sono inserite, ma sono interamente comprese in una zona
intermedia o densamente popolata si considerano parte integrante della zona.
Se, invece, sono situate al confine fra una zona intermedia e una zona densamente popolata
si considerano come intermedie.
I due metodi individuano aree rurali diverse perchØ diverso Ł il numero di abitanti
considerati come riferimento sulla dimensione comune del chilometro quadrato: 150 abitanti
con il metodo dell’OECD, 100 abitanti per Eurostat.
Per rendere i due metodi fra loro compatibili la Commissione europea ha modificato il
metodo dell’OECD nel parametro di definizione della popolazione necessaria a classificare
una comunit come rurale: da 150 abitanti si Ł passati a 100 abitanti, in questo modo i due
metodi si possono paragonare, in quanto con meno di 100 abitanti per chilometro quadrato
si definiscono le comunit rurali per l’OECD, e contemporaneamente le zone con il grado di
urbanizzazione piø basso per Eurostat.
9
Dal confronto emerge che l’80% del territorio dell’Unione Europea Ł rurale, ed in esso vive
il 17% della popolazione totale.12
In Italia le persone che vivono in comunit rurali sono pari al 14%.
Si pu facilmente capire che la rilevanza territori ale Ł notevole, e per questo i problemi e lo
sviluppo dei territori rurali devono essere considerati con molta attenzione dall’Unione
Europea, in quanto riguardanti gran parte della comunit .
1.2.2 LE CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE DELLE AREE RURALI
Le aree rurali si caratterizzano per alcuni fattori socio-economici che verranno considerati
qui di seguito, analizzando le implicazioni che derivano da essi.13
La Commissione Europea individua diversi tipi di aree rurali a seconda dell’integrazione con
l’economia del proprio stato: aree rurali integrate, intermedie e remote.
Le aree integrate sono caratterizzate da un andamento demografico positivo, con tutti i
settori dell’economia (primario, secondario e terziario) sviluppati, ma con il rischio di
diventare aree residenziali piuttosto che lavorative.
Le aree intermedie sono solitamente distanti dai centri urbani e in esse sono sviluppati i
settori primario e secondario, mentre le aree remote hanno una bassa densit di popolazione,
con molti anziani, un’economia basata sull’agricoltura, infrastrutture e servizi minimi.
Solitamente sono considerate aree remote le aree montane e quelle distanti dalle grandi reti
dei trasporti.
Questa distinzione Ł utile per approfondire alcune caratteristiche salienti delle aree rurali.
La prima caratteristica riguarda l’andamento demografico. La Commissione Europea ha
analizzato i dati demografici comunali, ed Ł risultato che il 56% dei comuni europei ha un
andamento demografico positivo, il 32,7% un andamento negativo e l’11,3% stazionario.14
12
Si veda European Commission, Directorate General for agricolture, "Rural Developments",
www.helios.unive.it/cde, 1997.
13
Relativamente alle caratteristiche socio-economiche delle aree rurali si veda European Commission,
Directorate General for agricolture, "Rural Developments", www.helios.unive.it/cde, 1997.
14
Si deve intendere per andamento positivo una crescita di popolazione superiore all’1%, per negativo un
decremento superiore allo 0,5% e per stazionario un andamento compreso fra -0,5% e +1%.
I dati si riferiscono alle variazioni demografiche fra il 1981 e il 1991.
10
All’interno di questi dati emerge che, mentre le aree prevalentemente urbane hanno una
evoluzione demografica piø positiva rispetto alle aree rurali, queste ultime prevalgono nel
primato negativo.
L’Italia dimostra di avere una crescita inferiore al resto d’Europa, mentre essa supera la
media europea nel decremento di popolazione, che Ł comune a tutte le aree, siano esse
urbane o rurali.
Un altro fattore di differenziazione delle aree rurali Ł il reddito. Esso varia all’interno
dell’Unione Europea, perchØ esistono zone rurali con un reddito piø elevato di altre, ma in
media le aree rurali presentano un reddito pro capite inferiore dell’8-30% rispetto alla media
nazionale.
A livello occupazionale la situazione risulta essere molto diversa fra gli stati, ma
tendenzialmente, le aree rurali presentano un’evoluzione occupazionale negativa, mentre
quelle urbane hanno un’evoluzione positiva.
L’Italia mantiene una crescita occupazionale negativa, soprattutto localizzata nelle aree
rurali, mentre la disoccupazione cresce, piø del dato medio europeo.
Inoltre gli addetti all’agricoltura sono molto diminuiti, e risultano essere impegnati in gran
parte solo part-time. In Italia gli occupati in agricoltura sono l’8,9% rispetto alla media
europea del 5,5%, e sono localizzati in gran parte nelle aree rurali.
Allo stesso tempo le realt produttive locali, le p iccole e medie imprese, hanno capacit
finanziarie limitate e non riescono a competere con le aziende delle aree urbane, soprattutto
non riescono ad accedere a modalit di credito banc ario studiato per le loro esigenze.
Nelle aree rurali mancano anche i servizi pubblici, perchØ la bassa densit di popolazione
non Ł sufficiente a giustificare il mantenimento dei servizi pubblici esistenti e dei costi ad
essi connessi.
In conclusione questi territori presentano delle caratteristiche tendenzialmente negative
rispetto alle aree urbane, ma essi hanno anche delle peculiarit e delle risorse che
attualmente l’Unione Europea sta rivalutando nell’ambito dei progetti di sviluppo rurale, e il
turismo Ł una delle prospettive valutate.15
15
Per un approfondimento sulle caratteristiche dei programmi di sviluppo rurale si veda il paragrafo 1.5.
11
1.2.3 SPAZIO RURALE E SPAZIO TURISTICO
Il turismo costituisce un aspetto dello sviluppo possibile delle aree rurali , ma Ł necessario
capire quanto di questo spazio sia utilizzato a livello turistico.
Infatti, non basta delineare lo spazio rurale per capire dove si rivolgeranno i flussi di turisti
rurali, perchØ
"lo spazio turistico ha natura ambigua. Innanzitutto, il turismo vive di uno spazio
immaginario, corredato dalle mappe mentali che popolano le fantasie e i desideri
collettivi e individuali. In secondo luogo, organizza materialmente il proprio contesto,
interagendo cos con lo spazio geografico". 16
Lo spazio turistico non coincide con i confini politici delle comunit locali, ma segue dei
criteri localizzativi suoi propri, infatti "un luogo non ha soltanto una posizione geografica,
ma anche un contenuto geografico".17
Per questo, a livello turistico, Ł necessario individuare "la localizzazione delle potenziali
mete turistiche definite in virtø delle caratteristiche del luogo, le risorse naturali e culturali
e l’immagine diffusa di tali localit ". 18
A questo scopo la ricerca si sposta, nei prossimi paragrafi, a definire le risorse dei territori
rurali e le attrattive che i turisti cercano.
16
C. Minca, Spazi effimeri: geografia e turismo tra moderno e postmoderno, Padova, CEDAM, 1991, pag.4.
17
I. Ierace, La regione turistica, Padova, CEDAM, 1991, pag.175.
18
I.Ierace, op. cit., pag.175.