4
La mia ricerca vuole proporre una riflessione sulla situazione del turismo sostenibile nella
macroregione Centroamericana e in particolare in Nicaragua, uno dei Paesi più martoriati
politicamente e socialmente degli ultimi decenni, senza tra l’altro dimenticare i periodici disastri
naturali.
Le tematiche trattate sono il frutto di più di un anno di lavoro. Il mio interesse per gli sviluppi
del turismo sostenibile, argomento incontrato durante il mio personale percorso di studi, ha potuto
avvantaggiarsi di una borsa di studio promossa dalla Ong (Organizzazione non governativa) ACRA
(Associazione di cooperazione rurale in Africa e America latina) la quale mi ha permesso di
accedere a fonti particolari e altrimenti inavvicinabili, mi ha finanziato diversi spostamenti sul
nostro territorio nazionale in modo da poter seguire seminari e conferenze sul delicato tema del
turismo sostenibile, ma soprattutto mi ha dato l’opportunità di recarmi per due mesi (gennaio 2003
– marzo 2003) in Nicaragua, il caso studio considerato nella mia tesi. Lo stretto contatto con una
Ong mi ha permesso di mettere maggiormente a fuoco gli squilibri fra Nord e Sud del mondo quali
chiavi di lettura da utilizzare nell’analisi di tutti i fenomeni globali, partendo proprio da quella
ricerca di un’armonia fra sviluppo umano e tutela ambientale, argomento tanto presente nelle
numerose e frequenti discussioni internazionali.
Con la prima parte del lavoro ho tentato di fornire le basi essenziali che sorreggono la
delicata discussione relativa alla sostenibilità in generale e alla sostenibilità turistica in particolare.
Numerose ricerche bibliografiche, interviste agli esperti residenti in Italia e contatti con le
associazioni che più sono addentro in questo particolare ambito, mi hanno permesso di conseguire
gli strumenti teorici, utili per affrontare in modo efficace l’analisi del territorio considerato.
Il primo capitolo prende avvio proprio dalla definizione di sostenibilità ufficialmente
riconosciuta, che, frutto di lunghe riflessioni, viene applicata a molte discipline di sviluppo. Il
turismo è uno degli ultimi ambiti a cui tale definizione si è recentemente accostata. In buona
sostanza non è corretto affermare l’esistenza dello sviluppo sostenibile così come l’esistenza del
turismo sostenibile, bensì può sussistere solo una sostenibilità applicata allo sviluppo così come al
turismo e a tutte le altre discipline passibili di pratiche sostenibili. E’ doveroso sottolineare la
sempre costante discrepanza esistente tra le conclusioni a cui giungono gli organi ufficiali
internazionali (e di conseguenza quelli nazionali e locali) e la ostica realtà che invece si riscontra
soprattutto nei poveri Paesi in via di sviluppo.
5
Nel secondo capitolo si è affrontato l’arduo problema che caratterizza la reale definizione di
turismo sostenibile. Molti sono gli studi che sottolineano lo stato di imprecisione e talvolta di
confusione concettuale quando si fa riferimento all’esistenza dei molti termini che, almeno in
ipotesi, vogliono designare un’identica porzione del reale sociale che in questa sede sarebbe meglio
denominare come reale socio-ambientale. Tale pluralità di termini – quasi un’invasione lessicale
3
-
denuncia indubbiamente una pluralizzazione di significati che in primo luogo corrisponde alle
diverse culture e probabilmente anche ai diversi interessi poiché, soprattutto con riferimento ai
Paesi in via di sviluppo, il “nature tourism” si costituisce già come area di forte peso economico. E’
per questo che ho deciso di compilare e utilizzare una definizione personale che comprendesse tutte
le particolari sfaccettature della sostenibilità: economica, ecologica e socio-culturale. Un punto di
contatto tra il tono burocratico delle risoluzioni ufficiali e i reali contesti in cui spesso ci si trova a
operare è data dal documento conosciuto sotto la denominazione di Agenda 21, vera “bibbia”
programmatica per coloro che operano nel campo dell’applicabilità dei criteri della sostenibilità.
Agenda 21 è sostanzialmente l’apice di trent’anni di riflessioni sul tema e l’UNCED (United nations
conference on environment and development) di Rio de Janeiro né è stata la prestigiosa cassa di
risonanza.
Il terzo capitolo ha avuto il compito di introdurre la situazione turistica nella macroregione
centroamericana, sottolineando le distorsioni tipiche dello sviluppo turistico schizofrenico nelle aree
povere del nostro pianeta, sviluppo che ricade sotto la definizione di Sindrome di Bali, vera cartina
di tornasole per confrontare il divario passante tra Nord e Sud in rapporto alla riqualificazione
turistica. Il capitolo si conclude con un’analisi approfondita degli apporti che il turismo consegna in
questa particolare area del mondo. Un paragrafo è dedicato alla felice posizione italiana e in questa
direzione è necessario sottolineare il prezioso lavoro svolto da AITR (Associazione italiana turismo
responsabile) le cui interessanti attività mi sono state confermate durante i tre giorni del Forum
annuale che l’associazione ha tenuto nel novembre scorso a Roma.
La seconda parte è stata dedicata al caso studio: il Nicaragua.
Alla conoscenza diretta di un’Organizzazione non governativa e al beneficio oggettivo di
accedere a informazioni specifiche e complete, si è quindi aggiunta la possibilità di conoscere
direttamente le realtà locali.
3
Sono stati selezionati 35 termini che si rifrangono l’un l’altro quanto a contenuto semantico. Vedi Sace R., Ecotourism
in Canada, vol. I, Unpublished report for Canadian Environmental Advisory Council; citato in Ceballos Lascurain H.,
Tourism, ecotourism, and protected areas: The state of nature-based tourism around the world and guidelines for its
development, IUCN, Gland and Cambridge, U.K., 1996, pag.21.
6
Dopo una puntuale descrizione storica e socio-economica del Paese, e dopo aver delineato,
quand’anche fuggevolmente, l’ambiente naturale, presento il mio lavoro sul campo in alcuni dei
principali dipartimenti nicaraguensi. Per la riuscita di questa parte della tesi non posso che essere
grato ai collaboratori di ACRA in Italia e ai loro corrispettivi in Nicaragua, tutti altamente preparati
e interessati a che il mio lavoro venisse svolto nel migliore dei modi.
Sostanzialmente ACRA ha intenzione di approfondire le riflessioni sulle modalità e
potenzialità del turismo responsabile considerato nuova fondamentale disciplina per il
miglioramento dei livelli di qualità della vita nei Paesi in via di sviluppo. ACRA è tra i soci ordinari
di AITR e grazie alla sua trentennale presenza in Nicaragua ha potuto progettare una proficua
relazione tra il mero lavoro di cooperazione e le recenti applicazioni della sostenibilità turistica.
Molti sono i progetti in Nicaragua sopra i quali ACRA sta concentrando gli sforzi e molte sono
anche le collaborazioni fruttuose con altre importanti organizzazioni italiane come il MLAL
(Movimento Laici America Latina) o Legambiente.
Il mio compito in loco è stato quello di raccogliere informazioni e ottenere chiarimenti
sull’andamento dell’attività turistica nicaraguense, puntualizzando l’eventuale presenza di fenomeni
positivi, (o potenzialmente tali) o, d’altra parte, investigando sulle cause delle mancate applicazioni
dei dettami della sostenibilità. Una dopo l’altra mostrerò le varie tappe che hanno caratterizzato la
mia ricerca di viaggio, dando voce ai vari personaggi di rilievo che ho incontrato durante la mia
permanenza.
Non ho utilizzato particolari metodi di ricerca se non pratiche comparative tra le varie
località prese in considerazione, poiché non si da identità, cioè differenza, senza confronto con altre
entità. Interviste e semplici rapporti colloquiali mi hanno permesso di relazionarmi con molti
“addetti ai lavori” locali dai quali ho tratto le indicazioni più importanti sulle reali condizioni in cui
verte l’attività turistica nicaraguese. Le pessime condizioni amministrativo – burocratiche in cui
perdura il Paese mi hanno permesso di raggiungere personalmente e senza particolari difficoltà
alcune tra le più alte cariche del settore turistico statale e privato, molto disponibili forse perché
intrigati da questo nuovo interesse che l’occidente sembra mostrare nei confronti delle potenzialità
turistiche nicaraguensi.
Molte sono state le difficoltà incontrate durante la mia ricerca sul campo, difficoltà dettate
soprattutto dalla cronica assenza dei minimi livelli didattico - tecnologici a cui si è normalmente
abituati. Gran parte di queste mancanze sono state compensate grazie al diretto rapporto più volte
instaurato con la popolazione locale, la quale si è dimostrata disponibile e sufficientemente
preparata tanto da risultare determinante ai fini speculativi che mi ero preposto.
7
Anche da questo lato è risultato fondamentale l’appoggio logistico di ACRA, che, grazie alla
sua rodata esperienza in Nicaragua, mi ha permesso di superare tutte le difficoltà pratiche che
altrimenti avrebbero non poco ostacolato il sereno fluire del mio lavoro.
Il turismo, nella sua declinazione più responsabile, deve immediatamente prendere le redini
del settore terziario (il più delle volte allo sbando) dei Paesi in via di sviluppo che per causa delle
ingombranti presenze occidentali dei secoli passati, hanno assistito a distorte evoluzioni socio –
economiche e di conseguenza ambientali. Il processo evolutivo industriale tutto occidentale ha
creato stabilità economica e progresso tecnologico; schiavismo, monocultura e sottomissione
commerciale, caratteristiche dei Paesi poveri, hanno inibito qualsiasi processo evolutivo, gettando
tali popolazioni nel terzo tra i tre livelli di mondo conosciuti.
Doverosi sono i ringraziamenti ad ACRA per avermi permesso di vivere una delle più
corroboranti esperienze della mia vita. Rivolgo particolare gratitudine a Giordano Golinelli per la
costante presenza e per l’amicizia offerta.
Più forti, perché più lontano devono giungere, sono i ringraziamenti alla sede di ACRA in
Nicaragua e al prezioso appoggio del suo responsabile, Juan Antonio Ricci. Si rende inoltre
necessaria un’opportuna citazione delle seguenti persone incontrate in loco:
• Francisco Zamorano Casal, Capo del Dipartimento dei Prodotti turistici INTUR;
• Oscar Danilo Barrera Perez, Professore di Amministrazione di impresa, UCA (Managua);
• Juan Ivan Bugna, Presidente nazionale della CANTUR;
• Orlando Meza, responsabile della Fundacion Entre Volcanes di Moyogalpa (Ometepe);
• Jessenia Torres Trujollo, Professoressa di Amministrazione di impresa turistica, UNAN
(LEON);
• Francisco Muñoz, responsabile della UCA Miraflor (Estelì);
Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che, in Italia così come in Nicaragua, mi hanno
aiutato nella realizzazione di questo libro e che, se citati tutti, renderebbero eccessivamente
lunga questa lista.
8
Parte prima
IL PERCORSO DELLA SOSTENIBILITA’ NELL’AMBITO TURISTICO
9
Capitolo I - SOSTENIBILITA’ e TURISMO
1. Definizione di sostenibilità
Nel ventesimo secolo la comunità internazionale si è accorta dei potenziali rischi che
possono derivare da uno sviluppo incontrollato quale è quello contemporaneo. Alcuni di questi
rischi si sono già trasformati in problemi reali necessariamente da risolvere: fame, inquinamento,
povertà, degrado sociale ecc. Del resto, fin dalla sua prima comparsa, l’umanità ha influito
sull’ambiente più di qualsiasi altra specie vivente
1
. Un altro aspetto che colpisce è che la maggior
parte dei cambiamenti, o deterioramenti, non è più locale, ma globale. Sotto la spinta di un
progresso inarrestabile e di una fiducia illimitata nelle risorse della tecnologia moderna, si è giunti a
mettere a repentaglio i processi che regolano l’equilibrio del nostro pianeta e da cui dipendono, in
definitiva, le sue possibilità di sopravvivenza. La soluzione a questi drammi già presenti e a quelli
che verranno, si trova dietro una semplice parola, sostenibilità, capace però di nascondere
prospettive inimmaginabili. Grazie a tale concetto, oggi si auspica l’affermarsi di un mondo diverso,
un mondo sicuramente più vivibile ed equilibrato di quello che siamo abituati a conoscere. Ecco
dunque presentata quella che i più scettici si ostinano a chiamare: “l’utopia del ventunesimo
secolo”.
E’ una sfida formidabile per l’essere umano del prossimo futuro, un cambiamento
storicamente paragonabile, per dimensioni, ad altri grandi mutamenti della storia, come la
rivoluzione agricola del Neolitico e la rivoluzione industriale iniziata due secoli fa.
La stessa “struttura” economica che sostiene la società moderna e contemporanea, pur
mantenendo la priorità sul valore imprescindibile della crescita (che oggi, più moderatamente,
chiamiamo sviluppo), ha tentato di proporre modelli di sviluppo economico alternativi, costruendo
una teoria generale volta a rendere compatibili ambiente e crescita, trovando il suo paradigma
proprio nello sviluppo sostenibile
2
. Un problema ancora aperto riguarda la questione se la crescita
economica sia una condizione sine qua non per una effettiva politica di sviluppo sostenibile. Alcuni
studiosi ritengono, tuttora, che una crescita economica continua distruggerà le condizioni per la vita
1
Cencini C., Economia, ambiente e sviluppo sostenibile, Patron Editore, Bologna 1999, pag. 10. Fino alla vigilia della
rivoluzione industriale, tuttavia, l’umanità poteva essere considerata alla stregua degli altri componenti della biosfera,
capace sì di modificare l’ambiente, ma ancora in sostanziale equilibrio con esso, a causa delle tecniche arretrate e della
bassa densità di popolazione.
2
Conti S., Dansero E., The Economy and Environment. Itineraries for the Construction of a Territorial Approach, in M.
Taylor (Ed), Environment Change: Industrial Power and Policy, Aldershot (UK), Adeburg, 1995. Lo sviluppo
sostenibile è diventato un concetto chiave sia dell’economia dell’ambiente e dell’economia ecologica che delle moderne
politiche ambientali.
10
sulla Terra e che sarà quindi necessario porvi dei limiti quantitativi
3
. Altri invece prevedono proprio
nel progresso tecnologico la chiave di volta nel processo di ottimizzazione del sistema mondo, a
patto che i risparmi in termini di efficienza vengano convogliati in investimenti per la rigenerazione
del capitale naturale, spostando l’orizzonte di riferimento al lungo termine.
“Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza
compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”
4
. Questa è considerata la
definizione della sostenibilità, scaturita dalla discussione internazionale e legittimata ufficialmente
in occasione del “Summit della Terra” tenutosi a Rio de Janeiro nel giugno 1992 nel quale furono
accolte le risultanze del lavoro della UNCED (United nations conference on environment and
development). In quella sede, il dogma della sostenibilità fu definitivamente consacrato come
strategia mondiale dalle Nazioni Unite
5
. Tra i fatti più significativi della Conferenza di Rio vi è
l’approvazione “ufficiale”, da parte di tutti i Paesi partecipanti, del programma di azione contenuto
nell’Agenda 21, che rappresenta le linee guida di sviluppo a livello globale, nazionale e regionale
per il XXI° secolo. Si tratta di un documento rivoluzionario che ha lasciato una traccia profonda nel
dibattito ambientalista degli anni successivi, enunciando alcuni fondamentali presupposti che sono
3
Daly H.E., CobbJ B. jr., For the Common God, Boston, Beacon Press, 1989. In molti circoli dei Paesi sviluppati,
tuttavia, si ritiene che una crescita economica zero o negativa sarebbe svantaggiosa per la qualità ambientale e sociale.
Sono molti gli economisti che considerano i progressi in termini di efficienza tecnologica la soluzione al problema della
sostenibilità. (La stessa Commissione Brundtland individuerà proprio nella crescita economica la via percorribile per
combattere la povertà e perseguire l’obiettivo dello sviluppo e della salvaguardia dell’ambiente).
4
UN, World Commission on Sustainable Development, Our Common Future, Oxford University Press (UK), 1987.
(Si veda anche G.H. Brundtland et al, Il futuro di noi tutti, Milano, Bompiani, 1988, pag.71. Gro Harlem Brundtland
nel 1987 era a capo della Commissione Mondiale sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite).
Ecco indicate le principali conferenze internazionali svolte a proposito dell’importante, quanto delicato, tema dello
sviluppo sostenibile:
• 1972) Il MIT (Massachusetts Institute of Technology) presenta i dati della ricerca sulla salute del pianeta; gli
ambiti di tale ricerca sono: crescita demografica, cibo, energia, industria, città e “commons” (beni pubblici globali).
• 1972) Human Environment, Stoccolma.
• 1987) Our common future (o Rapporto Brundtland).
• 1992) UNCED (United Nations Conference on Environment and Development ), Rio de Janeiro; formulazione
di Agenda 21. Considerata la nuova Bibbia dello sviluppo, Agenda 21 è un programma di azione per la Comunità
internazionale, l’ONU, i governi, le organizzazioni non governative e i settori privati, che tratta della conservazione e
della gestione delle risorse. Lo sviluppo sostenibile si profila per il nostro pianeta come la più grande sfida del prossimo
millennio in campo sociale, economico e ambientale. L'Agenda 21, che si compone di 40 capitoli specifici, non
introduce nessun preciso obbligo giuridicamente vincolante, ma si limita a fornire raccomandazioni e suggerimenti di
carattere operativo; collocandosi nella sfera del cosiddetto soft law, può essere definito, a buon diritto, un documento di
importanza storica mondiale. E’ di quello stesso anno l’assunzione ufficiale da parte dell’Unione Europea di un
impegno preciso a favore dello sviluppo sostenibile, che viene fatto rientrare nel Quinto programma d’Azione a favore
dell’ambiente “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”. L’Unione Europea darà vita a progetti come l’European
Sustainable Cities Project, e a periodiche occasioni di confronto. Ricordiamo in particolare la Conferenza Europea sulle
città sostenibili del 1994, dove viene approvata la c.d. “Carta di Aalborg” che, dopo Rio, risulta il documento più
significativo per quanto attiene l’attuazione lo sviluppo sostenibile a livello locale.
• 1997) Kyoto, conferenza mondiale sull’ambiente.
• 1997) Manila, Declaration on the Social Impact of Tourism (OMT, maggio 1997).
• 2002) Jo-burg.
5
Vallega A., Geopolitica e sviluppo sostenibile Il sistema mondo nel secolo XXI, Mursia, Milano, 1994. Inoltre, Vallega
A., La regione, sistema territoriale sostenibile. Compendio di geografia regionale sistematica, Mursia, Milano, 1995.
11
alla base del concetto di sviluppo sostenibile: il legame tra ambiente e sviluppo, l’interdipendenza
tra le nazioni nella gestione dell’ambiente, l’estensione del concetto di sviluppo a quello di equità
sociale, ecc.
Nella definizione di sviluppo sostenibile è possibile ritrovare implicitamente i principi delle
inclinazioni che vanno a formare la tripartita articolazione che Rudolf Steiner, eclettico pensatore
scomparso nel 1925, formulò a riguardo della società dell’uomo: sfera politica, sfera economica e
sfera spirituale (quest’ultima coincide sostanzialmente con quella che oggi chiamiamo società
civile)
6
. Le tre sfere non sono in conflitto tra di loro, perché ciascuno di noi appartiene
contemporaneamente a tutte e tre; ognuna deve però rispettare l’autonomia, le capacità di auto-
organizzazione e le metodologie proprie delle altre. Questo, in sintesi, il pensiero di Steiner, che
inoltre intuì come la sfera dello spirito, che comprende settori dello spessore dell’educazione, della
cultura, dell’arte, della religione, della ricerca – ed è quindi la più significativa sul piano umano –
dovrebbe ricevere “finanziamenti non condizionati”, che consentano di vivere e crescere
liberamente, secondo le rispettive logiche.
Paradossalmente, questa fase di ricerca epistemologica della sostenibilità ritrova le sue radici
ideologiche proprio in quella cultura anglosassone
7
d’oltreoceano che oggi, attraverso i suoi
autorevoli rappresentanti, sembra dimostrarsi quella che più osteggia il raggiungimento di minimi
obiettivi comuni. Furono proprio gli Stati Uniti che, nel lontano 1864, con il presidente Lincoln in
testa, decretarono l’apertura del primo parco naturale “per un uso pubblico ricreazionale”, il Parco
Nazionale dello Yosemite
8
. Con le stesse intenzioni furono designati due milioni di acri al Parco
dello Yellowstone il primo giorno di marzo del 1872. E’ dunque in quel periodo e in quelle terre
vergini che dobbiamo tornare se vogliamo in qualche modo stabilire una data di nascita al concetto
di sostenibilità. Se consideriamo poi che, a distanza di un secolo, proprio alla fine degli anni
Sessanta, e proprio negli stessi Stati Uniti, nasceva uno dei movimenti contestatari più appassionati
della storia, capiamo bene che tradizione anglosassone e sostenibilità proseguono appaiati nella
ricerca di quell’imprescindibile equilibrio del mondo. Forse la sensibilità si sviluppa maggiormente
proprio laddove sembra venir meno quotidianamente, e lo dimostra il fatto che l’ultimo movimento
“ribelle” sia nato proprio in una delle città più tecnologicamente avanzate e all’avanguardia degli
6
Steiner R., La filosofia della libertà. Linee fondamentali di una moderna concezione del mondo. Risultati di
osservazione animica secondo il metodo scientifico. (1984). Ed. Antroposofica VIII, ed. italiana 1997.
7
Bartolomei S., Etica e Ambiente. Il rapporto uomo natura nella filosofia morale contemporanea di lingua inglese.
Milano, Guerrini e Associati, 1989.
8
Nash R., “The American Wilderness in Historical Perspective”, in Journal of Forest History, Vol.6, No. 4, 1963, pp.
2-13. Nello stesso 1864, a conferma di quanto fosse sentito il pericolo di perdita dell’esistente, Marsh G.P., firmava il
suo libro: Man and Nature or Physical Geography as Modified by Human Action (a cura di Lowenthal D., Cambridge,
Massachusetts, The Belknap Press of Harvard University Press, 1965).
12
Stati Uniti, quella Seattle
9
che tanto ha fatto discutere politici, intellettuali e mass media
10
. Non è
certo un caso quindi che nei paesi anglosassoni, dove maggiore è la sensibilità per queste tematiche,
stiano uscendo manuali di management sulla sostenibilità, cioè di gestione concreta per i
pianificatori e per gli operatori. (Sarebbe un errore dare per scontato l’acquisizione dei principi
fondamentali del rispetto e della tutela, principi che in molti casi sono di semplice buon senso) Se
da una parte, negli Stati Uniti troviamo novelli movimenti di protesta, dall’altra, non possiamo
permetterci di dimenticare gli innumerevoli impegni che la burocrazia ufficiale americana ha
intrapreso e intraprende per portare sul tavolo internazionale i problemi legati alla sostenibilità. Due
facce della medesima medaglia, dichiaratamente in contrasto tra loro e che utilizzano strumenti
diversi per raggiungere scopi comuni.
Noi cercheremo di seguire parallelamente entrambe le posizioni.
Da quanto scritto finora, si evince facilmente che, fin dal loro inizio, la gran parte delle
istanze mosse in favore della sostenibilità, corrono principalmente in nome di una salvaguardia
prettamente ambientale, relegando così nell’ombra molti altri problemi di pari urgenza (se non
addirittura superiore). Non è un fatto nuovo. Fin dalla sua definizione (Stoccolma 1972 – Rapporto
Brundtland 1982 – Rio de Janeiro 1992) il concetto di sostenibilità è stato spesso interpretato in
maniera univoca. All’atto pratico, considerando l’ambiente soltanto come natura e la sostenibilità
come ambientale, si fraintende la portata dei concetti, dimenticando che l’ambiente è la complessità
delle interrelazioni uomo ↔ uomo, uomo ↔ natura, natura ↔ natura. Di sicuro deve aver influito il
fatto che “ambientaliste” furono anche le motivazioni che avviarono questo movimento di pensiero,
rimanendone così strettamente legato, tanto da porle con precedenza assoluta. Gli ultimi decenni
hanno comunque visto dei mutamenti di rotta: lotta alla denutrizione mondiale, appelli di pace,
questione sociale, divisione Nord e Sud del mondo, sono alcune delle tematiche che si sono
aggiunte alla nobile, ma non esclusiva, causa ambientale.
E’ nella totalità di questi drammi che dobbiamo cercare una soluzione applicando proprio i
dettami della sostenibilità. E’ per questi drammi che continuamente si stilano risoluzioni, si
programmano conferenze, si firmano protocolli. E’ con questi drammi che gran parte della
popolazione mondiale deve quotidianamente lottare in nome di un istinto di sopravvivenza che
purtroppo vede sempre più sbiadito il suo diritto di esistere.
E’ possibile quindi parlare di sostenibilità come di un concetto che presuppone lo
“steineriano” rispetto della sfera economica, politica e spirituale di ogni essere vivente in modo tale
9
Meloni M., La battaglia di Seattle, Editrice Berti, Piacenza, 1999.
10
Demichelis D., Ferrari A., Masto R., Scalettari L., No Global. Gli inganni della globalizzazione sulla povertà
sull’ambiente e sul debito, Zelig editore, Milano, 2001.
13
da fornire pari opportunità sia alle generazioni del presente, sia alle generazioni del futuro.
11
Come
detto in precedenza, con il proseguire della discussione relativa alla sostenibilità, è andata
allargandosi la gamma delle questioni trattate. A problemi drammatici come la fame del mondo e
l’inquinamento ambientale, si sono aggiunti aspetti magari di pari importanza, ma sicuramente di
minore urgenza, come degrado sociale, discriminazione sessuale e anche turismo. Come già
indicato nella premessa, la nostra attenzione si focalizzerà su quest’ultima declinazione data al
concetto di sviluppo sostenibile. Tra le diverse forme di applicazione del concetto di sostenibilità, il
turismo si presenta come una tra le vie privilegiate. “Il turismo sembra a volte la sola via possibile
per finanziare misure in favore dell’ambiente e della società”
12
, in quanto è in grado di assicurare
consistenti entrate che spesso, da sole, sono sufficienti all’autosostentamento.
Le enormi potenzialità che il turismo nascostamente ha mostrato in passato, si sono rivelate in
tutta la loro vigorosità in questi ultimi decenni, quando cioè l’industria turistica si è
prepotentemente insediata sul trono dell’economia mondiale in quanto a fatturati e a numero di
lavoratori impiegati
13
. “Con 127 milioni di persone impiegate (un lavoratore su quindici) e 3500
miliardi di dollari di fatturato annuo, il turismo è ormai la voce principale degli scambi commerciali
mondiali, ed è anche il comparto economico più rapidamente in espansione
14
”. Il presupposto per
un tale successo si deve innanzi tutto a due delle più preziose conquiste sindacali del ventesimo
secolo, ferie e pensionamento retribuiti, poi ad una maggiore permeabilità delle frontiere, ad una
prima impensabile facilità delle comunicazioni, all’incremento dei mezzi di trasporto con relativo
crollo delle tariffe (si veda per esempio la deregulation introdotta da Reagan per le tariffe aree).
11
Purtroppo, dai tempi di Steiner a oggi, si è verificato uno strapotere da parte dell’economia che ha tarpato le ali a uno
sviluppo sostenibile più equilibrato. Probabilmente Thomas Malthus (1766-1834), con il suo famoso Essay on the
Principles of Population (Londra, 1798), non spaventò nessuno.
Ma ecco i principi e i concetti fondamentali della sostenibilità:
• Sostenibilità economica: Capacità di carico e garantire con un flusso costante di investimenti pubblici e privati
un’efficiente allocazione e gestione delle risorse.
• Sostenibilità ambientale: Limiti ecologici e ampliare i limiti riducendo l’impatto dell’azione umana sull’ambiente.
• Sostenibilità demografica: Capacità di carico e relazione tra popolazione e modelli di vita.
• Sostenibilità sociale: Degrado sociale e ridistribuzione del reddito e della ricchezza.
• Sostenibilità geografica: Diversità biologica e migliorare la distribuzione territoriale degli insediamenti e delle
attività.
• Sostenibilità culturale: Concetto di sostenibilità e pluralità di soluzioni locali specifiche.
Il pensiero sviluppato dall’European Sustainable Cities Project dell’Unione Europea sottolinea in particolare i cinque
seguenti principi chiave della sostenibilità: Limiti ambientali - Management della domanda - Efficienza ambientale -
Efficienza del Welfare – Equità.
12
Dewailly J. M. e Flament E., Géographie du tourisme et des loisirs, Parigi, C.D.U. et SEDES, 1993, pag. 262 (trad.
It.: Geografia del turismo e delle attività ricreative, present. Di B. Menegatti, Bologna, Clueb, 1996).
13
Urry J., The tourist Gaze: Leisure and Travel in Contemporary Societies, London, Sage Publications, 1990, pag. 14.
14
Canestrini D., Andare a quel paese, vademecum del turista responsabile, Feltrinelli Traveller, Milano, 2001. pag. 8.
Duccio Canestrini, antropologo, scrittore e giornalista (a lungo militante tra le file di Airone), è stato tra i primi in Italia
a occuparsi di turismo responsabile.
14
Questi i numeri del turismo alle porte del 2000. Un fenomeno complesso, le cui conseguenze
in termini di impatto ambientale, culturale, sociale ed economico non possono più essere ignorate
15
.
“Ormai tutti sono stati dappertutto: dall’India ai Caraibi, dal Kenya all’Egitto. Secondo
l’Organizzazione mondiale del turismo (OMT in italiano WTO – World tourism organization, in
inglese), ogni anno settecento milioni di “nomadi del benessere” lasciano casa per svagarsi e
ricaricarsi”
16
. Con dati di tale portata, il turismo, nella sua concezione postmoderna, non poteva
certo venir escluso dalla discussione internazionale riguardante la sostenibilità.
Il Nicaragua, il caso studio di questo lavoro, non ha ancora subito gli sconvolgimenti
economici, ambientali e socioculturali che solitamente seguono l’arrivo consistente dell’attività
turistica. Purtroppo però sembrano chiari i segnali che presuppongono un prossimo inserimento di
questo Paese all’interno degli itinerari commerciali tradizionali. La speranza è che la storia turistica
recente fatta di distruzioni e sconvolgimenti appunto, venga presa in considerazione dalla classe
dirigente di questa piccola nazione così ricca di risorse ambientali e umane.
15
Dal sito di Aitr (Associazione Italiana Turismo Responsabile), http://www.solidea.org/ospiti/aitr-index.htm: quasi sei
miliardi di spostamenti all'anno (500 milioni i soli voli internazionali), 127 milioni di occupati nel mondo, fatturato pari
al 6% del PIL del pianeta. L’impatto che ne scaturisce spesso è devastante, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo,
dove la perdita di valori e tradizioni, la sottrazione di risorse, il disagio sociale dovuti all'invasione del turismo di massa
non viene nemmeno compensata da un'equa redistribuzione del reddito generato. Anche le possibilità di incontro e di
scambio tra turisti e popolazioni locali sono, nella maggior parte dei casi, fittizie o limitate ad esperienze frettolose ed
artefatte, quando non irrispettose delle realtà ospitanti. Il turismo, con le sue implicazioni, merita un'attenta riflessione
da parte di tutti, cittadini ed istituzioni, industria ed utenti.
16
Canestrini D., op. cit. pag. 8. Una brusca frenata del trend positivo dell’industria turistica (legata soprattutto alla crisi
dei vettori aerei) è giunta dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. L'OMT stima nell’1,5% le previsioni di
diminuzione della crescita del settore.
15
2. Rapporto tra turismo e sostenibilità
La prima vera presa di coscienza da parte dell’OMT a proposito del rapporto turismo-
ambiente risale al 1978
17
.
In tale data si decise di creare un comitato ambientale che si riunì per la prima volta a Madrid,
sede della stessa OMT, nel 1981.
Allora si costituì un gruppo di esperti provenienti sia dall’industria turistica, sia dalle
organizzazioni internazionali, il cui intento era quello di stabilire linee guida per il conseguimento
di un maggior rispetto del turismo verso l’ambiente. “Il turismo sostenibile nasce sull’onda di
questa generalizzata e diffusa consapevolezza per i temi ambientali: di fronte al turismo
convenzionale che cerca il massimo profitto nel minor spazio e tempo possibile, i turisti cominciano
a essere coscienti dell’impatto che causano sull’ambiente.”
18
Il termine turismo sostenibile deriva dal concetto di sviluppo sostenibile, definito nel rapporto
Our Common Future (Rapporto Brundtland 1987
19
).
Nel 1988 si giunge alla definizione di turismo sostenibile data dalla OMT:
“Lo sviluppo sostenibile del turismo va incontro ai bisogni dei turisti e delle aree ospitanti
attuali e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro. Esso deve essere il
principio guida per una gestione delle risorse tale che i bisogni economici, sociali ed estetici
possano essere soddisfatti e contemporaneamente possano essere preservati l’integrità culturale, gli
equilibri fondamentali della natura, la biodiversità e il sostegno al miglioramento della qualità della
vita
20
”.
Gli anni Novanta sono caratterizzati da un esponenziale aumento d’interesse nei confronti del
turismo e dei suoi relativi annessi; le probabili motivazioni di tale fenomeno vanno ricercate nel
vertiginoso aumento degli introiti ricavati dal settore. Carte, documenti, dichiarazioni, definizioni si
evolvono e si complicano.
Il giro di boa della discussione avviene a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, quando,
all’interno dell’UNCED, WTTC (World tourism and travel council), l’OMT e l’Earth Council
17
Deve far riflettere il fatto che in quello stesso anno il Nicaragua stava tenacemente portando a termine una
rivoluzione contro una cinquantennale dittatura in nome dei più ovvi diritti civili; si intuisce chiaramente che siamo ad
anni luce da qualsiasi riflessione filo-ambientalista.
18
Galli P., Notarianni M., La sfida dell’ecoturismo, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2002, pag. 21.
Proseguendo il paragrafo si legge: “Inoltre esigono una sempre maggiore qualità dei luoghi che visitano. A questo si
unisce la pressione dei gruppi ambientalisti, preoccupati dell’impatto del turismo sulla natura.”
19
Per una rapida ricostruzione cronologica degli avvenimenti, si veda la nota 4 a pag. 12 del presente capitolo.
20
UN, World Commission on Sustainable Development, Our Common Future, Oxford University Press (UK), 1987.
16
formulano Agenda 21 per l’industria del turismo: verso uno sviluppo sostenibile.
21
L'Agenda 21
dunque, più in generale, stabilisce dei criteri ai quali dovranno attenersi le politiche dello sviluppo a
livello globale, nazionale e locale e fissa alcuni obiettivi di carattere generale da perseguire entro
prestabiliti limiti di tempo. La natura democratica della responsabilità degli Enti locali, che sono le
realtà principali con le quali interloquire anche per il settore turistico, li rende il punto nevralgico in
cui le visioni, i valori e le aspirazioni della comunità possono essere tradotti in progetti, politiche,
piani e programmi, e quindi in concrete realizzazioni. L'Agenda 21 Locale
22
riguarda la sostenibilità
dello sviluppo e non deve essere vista come una distrazione dal lavoro quotidiano che ognuno
esercita; essa si colloca dove il lavoro di ciascuno comincia e finisce ogni giorno. Tutto ciò vale in
modo particolare per il turismo che troppo spesso è considerato, da chi lo esercita, il momento per il
rilassamento dei valori, quando invece è vita e lavoro per moltissime persone.
In questa direzione è molto attiva l’Europa, soprattutto quella comunitaria, dove il turismo
rappresenta il 6% del PIL e il 6% dell'occupazione (che sale al 13% se si considerano i settori
collegati
23
). Le stime prevedono che nel 2006 altri 2,5 milioni di occupati si aggiungano ai 18
milioni attuali. L'Europa, pur perdendo negli ultimi 40 anni parte della sua capacità competitiva a
vantaggio dei new comers, rimane la meta di destinazione per circa il 60% dei vacanzieri nel
mondo. Poiché il numero di vacanzieri aumenta ogni anno in valore assoluto, l'Europa continua a
registrare un incremento (tra il 1985 e il 1993 pari al 3,5%)
24
. E' positivo constatare quanto negli
ultimi anni sia aumentata la consapevolezza di come l'ambiente, nel suo vario e multiforme
significato di elementi naturali, sia diventato un valore intrinseco per le località turistiche. A
dimostrazione di questa maturazione continentale scopriamo piacevolmente che l’UE organizza
21
Il documento è in pratica un adeguamento dell’Agenda 21 approvata a Rio de Janeiro, indirizzata al settore turistico, e
che stabilisce tra gli altri i seguenti punti:
• il turismo deve contribuire alla conservazione, alla protezione e al ripristino degli ecosistemi della terra;
• i viaggi e il turismo devono basarsi su modelli di consumo e di produzione sostenibili;
• lo sviluppo turistico deve riconoscere e appoggiare l’identità, la cultura e gli interessi delle popolazioni locali.
Nel 1996 l’OMT redige un nuovo e più completo documento di adeguamento ad Agenda 21 i cui principali punti sono
reperibili nel sito dell’organizzazione ( http://www.world-tourism.org ) sotto il titolo: Turismo, principi base per uno
sviluppo sostenibile.
22
L'Agenda 21 Locale è peculiare per varie ragioni:
• perché tenta di realizzare quella che possiamo definire "responsabilità globale", sia riducendo il nostro impatto
ambientale e gli effetti su comunità lontane, sia condividendo idee ed esperienze con altri, in particolare con i
PVS, per aiutarli a minimizzare il loro impatto ambientale;
• perché richiede la partecipazione di tutti i settori nella comunità locale e sostiene i processi democratici locali;
• perché è più che un semplice "piano verde": è l'integrazione di tematiche ambientali, sociali, economiche e
culturali e riguarda la qualità della vita di tutta la popolazione locale.
23
Più avanti nella trattazione verrà affrontato lo spinoso problema riguardante l’identificazione approssimativa del
rapporto tra attività turistica e le attività a essa collegate, ciò che più comunemente viene chiamato indotto.
24
Si veda: tab. 1 pag. 45 e tab. 2 pag. 46 in modo da confrontare i dati statistici relativi agli spostamenti turistici globali
fino al 2001. (Ci si renderà immediatamente conto della relatività della crescita turistica nei Paesi avanzati se messa a
confronto con le vertiginose lievitazioni dello stesso indice riguardante i Paesi in via di sviluppo, nuove frontiere del
turismo postmoderno).
17
continue conferenze relative alla sostenibilità turistica. Già nel 1992, in contemporanea all’UNCED,
all’interno del V Programma d’Azione europeo a favore dell’ambiente, il turismo veniva
selezionato tra i cinque settori-obiettivo passibili di sviluppo.
25
Nello stesso anno, che a questo
punto diventa imprescindibile nella cronologia storica del turismo postmoderno, ha luogo anche la
ratifica del Trattato di Maastricht
26
che, tra i vari punti all’ordine del giorno, prevede l’ampliamento
delle competenze della Comunità europea verso una politica nel settore dell'ambiente e nuove
misure in materia di energia, protezione civile e turismo.
Nel quadro generale delle discussioni relative alla sostenibilità del turismo dobbiamo
annoverare la Carta di Lanzarote
27
per il turismo sostenibile che rappresenta il documento finale
della Conferenza mondiale sul turismo sostenibile (World conference on sustainable tourism)
tenutasi nella città delle isole Canarie nell’aprile del 1995. Essa rappresenta un riferimento nella
definizione delle priorità, degli obiettivi e dei mezzi necessari a promuovere il turismo futuro. I 14
punti della Carta sanciscono la indiscutibile necessità di promuovere un turismo che sia occasione
di sviluppo equo per le località e le popolazioni residenti, di qualità per i visitatori e di salvaguardia
delle risorse culturali e naturali. A tal fine, gli strumenti consigliati sono un'attenta pianificazione,
premessa di una gestione globale efficace, lo scambio di esperienze e di informazioni e la diffusione
di nuovi modelli di comportamento. Rifacendosi quindi ai principi espressi alla Conferenza di Rio,
la Carta di Lanzarote si appella ai governi perché redigano Piani di sviluppo sostenibile nel turismo,
ma anche agli operatori, alle associazioni e ai turisti stessi affinché adottino le misure indicate e si
impegnino per un turismo rispettoso e realmente sostenibile.
25
Gli altri settori-obiettivo furono: industria, energia, trasporti, agricoltura. Alla luce delle esperienze negative legate
allo sviluppo forsennato del turismo di massa dagli anni '60 agli anni '80, il problema della sostenibilità in campo
turistico è oggi più che mai all'ordine del giorno. In tale ottica, il V Programma d'Azione europeo a favore
dell'ambiente, considera il turismo come: "Un buon esempio del legame esistente tra sviluppo economico e ambiente
con tutti i vantaggi ma anche con tutti gli svantaggi che questo comporta. Il rispetto per la natura e l'ambiente,
soprattutto nelle zone costiere e di montagna, possono assicurare la redditività e la continuità nel tempo del turismo". Si
veda il sito: http://www.rete.toscana.it/sett/turismo
26
Si veda il sito http://aiab.unisource.it/2_turismo.html
27
Forsyth T. J., Sustainable tourism: moving from theory to practice. A report prepared by Tourism Concern,
Godalming, UK, World Wide Fund For Nature, 1996. Si veda inoltre: Hall C.M., “Historical antecedents of sustainable
development and ecotourism: new labels on old bottles?” in Hall C.M. and Lew A.A. (a cura di), Sustainable Tourism:
a Geographical Perspective, New York, Longman, 1999.
Si veda il sito: http://www.provincia.rimini.it/agenda21/documenti.htm
Questa importante conferenza ebbe, tra gli altri, il patrocinio di: Man and biosphere programme (UNESCO), United
nations environment programme, OMT, Commission of the european communities, Gobierno de Canarias, Secreteria
general de turismo, Ministerio de obras publicas y medio ambiente. Al termine del grande convegno di Lanzarote (677
relatori iscritti a parlare, organizzati in sessioni simultanee e riuniti alla fine in sessione plenaria), dopo lunghe e accese
discussioni, venne alla luce questa Carta, che, pur con la consueta retorica dei documenti ufficiali e frutto di inevitabili
compromessi, è oggi considerata una pietra miliare nella storia del turismo sostenibile.
28
Si veda il sito: http://www.provincia.rimini.it/agenda21/documenti.htm