5
Infine si osserva lo stretto rapporto tra l’etica e l’economia
attraverso l’analisi degli scritti di Amartya Senn, di Barbara Ward, il
rapporto Brundtland, e la carta di Lanzarote per lo sviluppo
sostenibile.
Il secondo capitolo studia “La sostenibilità nell’impresa alberghiera:
l’albergo ecologico” in rapporto allo sviluppo dell’impresa
alberghiera e alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’analisi
della legislatura dell’UE e dei singoli governi nazionali.
Lo studio è volto alla dimostrazione della co-esistenza di processi
produttivi sostenibili e del rispetto dei canoni qualitativi nel settore
alberghiero in quanto la qualità nei servizi turistici si rivela il
risultato di due componenti. La prima legata direttamente alla
soddisfazione del cliente, la seconda legata al rispetto e alla
valorizzazione dell’ambiente, delle tradizioni e della cultura locale.
La qualità infatti è attualmente uno dei più importanti parametri di
misurazione cui la domanda di mercato si riferisce, diventa quindi
necessario evidenziare quali sono le esigenze ambientali dei turisti e
come le stesse incidono sulla scelta della meta turistica
Per questi motivi dunque si è giunti all’ideazione e al rilascio del
marchio europeo di certificazione ambientale, l’Ecolabel per i
prodotti che presentano un basso impatto ambientale; e la UNI ISO
14001: “Sistemi di gestione ambientale- Linee guida generali su
principi sistemi e tecniche di supporto.
Di seguito si analizza l’attività e l’impegno di Legambiente
nell’individuazione di alcune “Strutture ricettive consigliate per
l’impegno in difesa dell’ambiente”.
6
Il terzo ed ultimo capitolo:”Gli alberghi ecologici in Italia, con
particolare riferimento alla regione Campania:il caso Legambiente”,
analizza l’evoluzione e la diffusione degli alberghi ecologici in Italia
e i principi generali per l’attuazione di questo tipo di gestione.
Inoltre studia l’impegno di Legambiente e dell’Associazione
Albergatori, nell’emanazione di norme da rispettare per ottenere i
vari riconoscimenti.
Infine l’analisi si svolge sugli alberghi ecologici in Campania nella
zona del Cilento, prendendo in considerazione il caso di “Villa
Marelea”, una delle migliori strutture consigliate da Legambiente in
Campania.
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CAPITOLO I: “TURISMO E AMBIENTE”
1.1 LA NASCITA DELL’ECOLOGIA
Il modo di intendere le influenze reciproche tra gli esseri umani e la
natura, non è mai stato unico, è sempre mutevole per i contesti
storici, individuali, geografici, economici e culturali.
Il termine “ecologia”prova a comprenderli tutti
L’espressione fu coniata nel 1866 dallo zoologo tedesco Ernst
Haeckel per indicare lo studio dei rapporti tra gli organismi viventi.
In realtà, quale materia di scienza, l’ecologia non era un argomento
nuovo, perché gia implicito nelle trattazioni dei naturalisti di epoca
precedente attenti allo studio dell’uomo, degli animali e delle piante
nel loro ambiente. Fu però solo negli anni sessanta che l’ecologia si
andò affermando come una scienza complessa cui l’uomo
contemporaneo è direttamente interessato dal punto di vista della sua
sopravvivenza nel tempo.
Per comprendere cosa significhi “ecologia”, bisogna risalire al più
antico termine “economia” (dal greco oikos, casa), usato per indicare
“l’arte della amministrazione delle attività domestiche”, in seguito lo
stesso termine, ha assunto il significato di amministrazione politica
delle risorse di una comunità o di uno stato. L’ ecologia ricostruisce
la “verità” di un organismo vivente, animale o vegetale, visto
nell’ambiente in cui vive, o meglio in quella parte d’ambiente,
l’habitat, in cui nasce, si riproduce e muore.
Più recentemente il termine “ecologia”, si riferisce al dibattito sui
“limiti della Terra”; preoccupandosi dell’eccessivo aumento della
8
popolazione mondiale rispetto alla disponibilità di risorse già dal
XIX secolo.
Non è perciò sbagliato o fuori luogo affrontare questo tema gia in
riferimento al passato, anzi, è proprio negli anni della rivoluzione
industriale che la scarsità delle risorse disponibili si fa sentire, e
l’uomo inizia a correre ai ripari, come dimostrano le prime leggi
contro l'inquinamento dell'aria in Inghilterra nel tentativo di arginare
i danni dell'industria chimica e della produzione di acidi e
sostanze alcaline. Ovviamente occorre tenere in considerazione che
l’uomo si è trovato del tutto impreparato, poiché per gli economisti
del tempo non esisteva il problema di usura delle risorse naturali né
di inquinamento; le risorse della natura erano considerate ricchezze
da cui l'uomo poteva attingere per il proprio progresso, gratuite e
illimitate.
Andersson, paesaggista scandinavo, individua cinque periodi che
hanno caratterizzato le relazioni tra natura e civilizzazione:
1) Il periodo geologico preistorico (fino al 1000 circa) che ha
determinato numerosi cambiamenti nell’assetto territoriale (il
ghiaccio ha dato alle montagne “la loro forma smussata e
dolce, sovvertendo le forme preesistenti e lasciandosi dietro
detriti come ciottoli, pietre e ghiaia morenica”, ha portato in
pianura i materiali più minuti come sabbia o terra argillosa).
2) Il periodo rurale cattolico (fino al 1500), ha rappresentato gli
inizi della civilizzazione e quindi “il diradamento dei boschi,
in particolare intorno ai laghi e nei terreni sabbiosi.” Lo
sviluppo dell’agricoltura significò l’insediamento stabile in
9
piccole radure all’interno della foresta, sebbene al
sostentamento contribuissero ancora la caccia e la pesca.
3) Il periodo preindustriale moderno (1850), comincia col
Rinascimento che introduce la tradizione del giardino, un
voler appropriarsi della natura in modo privato ed elitario. Si
trattava di una prerogativa delle classi nobili e dei loro
passatempi, finalizzati alla caccia, all’equitazione, alle
passeggiate.
4) Durante l’industrializzazione (fino al 1930), è il periodo
dell’affermazione della borghesia e del nazionalismo, questo
ha portato all’attenzione al paesaggio locale con la nascita
dei parchi nazionali e delle organizzazioni per la
conservazione del patrimonio nazionale, sia naturale che
storico e architettonico.
5) L’ultimo periodo è il socialdemocratico (fino ad oggi), la
natura e la sua conservazione assumono una responsabilità
sociale.
1
Oggi la natura non è più semplicemente la sorgente d’ispirazione
romantica per gli artisti, per quanto sia proprio romantico il concetto
per cui nessun elemento del paesaggio e dell’ambiente può essere
separato dall’interezza della natura, al punto che l’uomo stesso se
separato da questa perde la sua essenza vitale.
1
(pp 13-15) Luciani D. Latini. “Scandinavia: luoghi figure e gesti di una civiltà
del paesaggio” . Edizione Fondazione Benetton. Studi ricerche Canova Treviso
1998
10
La sua vita, dal punto di vista ecologico non è considerata
indipendente, ma in stretta relazione con gli altri organismi che
fanno parte dell’ambiente.
Un tale ambiente è quindi necessariamente regolato da leggi generali
e particolari, che l’ecologia ricostruisce. Ma la conclusione più
importante dell’ecologia, è che l’uomo stesso non è al di fuori
dell’ambiente, non è staccato da esso, ma vi è legato con gli stessi
fenomeni di interdipendenza cui sono soggette tutte le altre specie.
Alterando l’ambiente quindi, l’uomo colpisce se stesso.
Per esprimere l’uso del concetto di interdipendenza tra il pianeta
terra e gli organismi umani si rivela molto utile il concetto introdotto
nel 1966 da Barbara Ward (1914-1981), che ci porta a considerare la
Terra come una navicella spaziale: “Spaceship Earth”. Ci si e' resi
conto che questo nostro pianeta e' l'unica casa che abbiamo nello
spazio, una casa comune a tutti. Le nostre risorse possono essere
tratte tutte e soltanto da questa navicella spaziale e tutte le scorie, i
sottoprodotti e i rifiuti restano dentro il nostro pianeta.
Quindi se alla fine dell’Ottocento, aumenta il numero dei parchi e
l’esigenza di ritrovare un po’ di natura anche nei luoghi urbanizzati,
allora questo cambiamento della posizione della natura da esclusiva
“privata” di pochi aristocratici che potevano permettersi di goderne
ampiamente, a esigenza “pubblica” che la vedeva come bene di
libero consumo, ha coinvolto tutta l’Europa sebbene con alcuni
dislivelli di entità.
I progressi sono stati veloci e all’interno di molte città, oggi, ogni
cittadino gode del diritto al verde per cui le aree abitate sono
11
intervallate da parchi e zone rurali; cimiteri e musei ne sono un
esempio dato che sono progettati immersi nel verde o con giardini.
In questo impulso a “risparmiare” le risorse naturali, molti sono i
progressi che stanno facendo tali nazioni nello sviluppo di energie
alternative e nella salvaguardia dei territori.
È sufficiente pensare all’entrata in vigore del protocollo di Kyoto
che rappresenta un cambiamento riguardo l’atteggiamento
dell’umanità nei confronti del futuro sostenibile del pianeta. Due
terzi dei governi mondiali, con la firma e la ratifica del trattato, si
sono impegnati a ridurre i danni con provvedimenti concreti.
1.2 IL PRINCIPIO DI SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE
A partire almeno dal 1987, anno di pubblicazione del noto rapporto
Brundtland,
2
(dal nome del primo ministro svedese Gro Harem
Brundtland, presidente della Commissione delle Nazioni Unite che
ha steso il rapporto) in cui la questione ambientale è posta come
prioritaria, comincia ad affermarsi l’idea che ambiente ed economia
non siano incompatibili.
Il rapporto, infatti, si incentra sulla concreta possibilità di realizzare
uno sviluppo sostenibile definito come quello sviluppo “capace di
soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità
delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. La
dichiarazione afferma in sostanza la necessità di far procedere
2
Un world Commission on sustainable development “Our common future” ,
Oxford University press, 1987
12
insieme conservazione della natura e sviluppo, in un’ottica di
equilibrata difesa delle generazioni future, che non possono oggi far
sentire la loro voce ed esprimere i loro valori.
Welford (1995) richiama un antico proverbio del Kenya che fornisce
un’immagine limpida del significato di posterità e di avvenire: “Noi
non ereditiamo la terra dai nostri genitori, la prendiamo in prestito
dai nostri figli”.
Non solo, incentivata da tali azioni, 1988 l’OMT provvide per la
prima volta, a definire il turismo sostenibile precisando che: “Lo
sviluppo sostenibile del turismo va incontro ai bisogni dei turisti e
delle aree ospitanti, e allo stesso modo protegge e migliora le
opportunità per il futuro. Esso deve essere il principio guida per una
gestione delle risorse, tale che i bisogni economici, sociali ed estetici
possano essere soddisfatti e contemporaneamente possano essere
preservati l’integrità culturale, gli equilibri fondamentali della
natura, la biodiversità e il sostegno al miglioramento della qualità
della vita”.
3
La nozione merita particolare attenzione in quanto precisa i valori
oggetto della sostenibilità, individuandoli non solo nei valori
propriamente naturalistici, ma anche in quelli storico culturali dei
luoghi presi in considerazione.
Definizioni più recenti di sviluppo sostenibile parlano di uno
“sviluppo capace di garantire nel tempo il soddisfacimento dei
3
Pubblicazioni OMT 1988
13
bisogni dell’intera società umana compatibilmente con la capacità di
carico del sistema ambientale”
4
Possiamo considerare il turismo sostenibile come una sorta di
compromesso tra chi pone come prioritaria la produzione a tutti i
costi, e chi invece tende alla conservazione di un ambiente allo stato
naturale; nonostante alcuni studiosi non nascondono che
“sostenibilità” può diventare un termine ambiguo se utilizzato per
giustificare quei danni prodotti dallo sviluppo economico
sull’ambiente.
Non solo la tutela dell’ambiente ma anche obiettivi in termini sociali
ed economici.
La sostenibilità ambientale è alla base del conseguimento della
sostenibilità economica: la seconda non può essere raggiunta a costo
della prima.
5
Quindi, fondamentale per lo sviluppo sostenibile è il riconoscimento
dell'interdipendenza tra economia ed ambiente.
Si tratta di un'interazione a due vie: il modo in cui è gestita
l'economia impatta sull'ambiente e la qualità ambientale impatta sui
risultati economici.
Questa prospettiva evidenzia che danneggiare l'ambiente equivale a
danneggiare l'economia.
La protezione ambientale è, perciò, una necessità piuttosto che un
lusso.
6
4
Ecoistituto 1998 pp16-17
5
Khan 1995
6
J. Karas ed altri 1995