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2.8 La spesa pubblica destinata alla tutela dei beni Culturali
Una delle 34 missioni in cui si articola il bilancio dello Stato è quello che riguarda la
“tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e paesaggistici”. Nella
classificazione della spesa come funzione, adottata da tutti i paesi dell’UE, questa
missione, corrisponde al gruppo delle attività culturali. Le funzioni principali e gli obiettivi
strategici perseguiti con la spesa pubblica, in questo settore, vengono poi espletate
attraverso le diverse amministrazioni centrali. Per quanto riguarda questa missione che ha
come contenuto i beni culturali, le spese stabilite nel bilancio dello Stato, riconducibili a
questo settore nel 2012 ammontano ad 1,69 miliardi di euro pari allo 0,23% del totale. In
questo settore, nel 2010 c’è stato un significativo ridimensionamento successivamente
superato da un trend crescente della spesa pubblica. Tuttavia, la gestione del patrimonio
culturale ha risentito dei tagli di bilancio ed infatti il nostro paese si posiziona da tempo
agli ultimi posti in Europa.
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La spesa adottata da tutti i paesi dell’UE, per tutelare e valorizzare, il proprio patrimonio
culturale, è classificata come facente parte del gruppo di “attività culturali”. Per quanto
riguarda l’Italia, la spesa pubblica in questo settore ammonta, nel 2011 a 5,77 miliardi di
euro il che equivale a 0.37 punti di PIL. Per visualizzare, meglio l’andamento della spesa
pubblica per i beni culturali tra il 2008 ed i l 2012 si inserisce questa tabella.
Si può notare come sul totale della spesa pubblica, i tagli hanno colpito principalmente la
tutela e la valorizzazione dei beni culturali specialmente tra il 2008 ed il 2010, con una
ripresa nel 2011. Per quanto riguarda l’ano 2011, tuttavia, l’Italia è ancora tra gli stati che
spendono meno per la cultura e si colloca perciò agli ultimi posti tra i membri dell’UE
riguardanti i contributi alle attività culturali come si evince dalla tabella successiva.
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Come si può notare, la posizione dell’Italia in questa graduatoria, è dovuta all’incidenza
della spesa per attività culturali sul totale della spesa pubblica.
La spesa statale per la cultura per abitante è in Italia di soli 25,4 euro l’anno, la metà di
quella della Grecia
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. Tuttavia, nella programmazione finanziaria 2015/2017 è previsto un
incremento del 3% in tre anni delle risorse finanziare destinate all’investimento in cultura.
Si passerà da euro 1.563.128.722 del 2015 a euro 1.610.197.535 nel 2016. Anche se può
sembrare esigua l’entità di questo finanziamento, dobbiamo sottolineare che riguarda lo
0,13% del PIL e lo 0,19 del bilancio dello Stato
60
.
Il bilancio del MiBACT (milioni di euro)
Fonte: elaborazioni Federculture su dati MiBACT, Ragioneria Generale dello Stato
2.9 Conclusioni e criticità
Fra i tanti esempi di modificazione dei modelli di vita che recentemente si sono presentati,
si potrebbero citare l’affermarsi sempre più del modello del mercato globalizzato e il
sistema della comunicazione attraverso internet. Questo ha provocato un radicale
cambiamento nei comportamenti perché si sono velocizzati.
Il turismo è uno dei settori che in tal senso ha subito forse le modificazioni maggiori, in
quanto il sistema dei trasporti è divantato sempre più veloce, si è creato un mercato low
cost, con l’ingresso di internet, l’intermediazione turistica è stata modificata, il turismo è
diventato un turismo sempre più di massa il last minute si è generalizzato, eccetera.
Nel sistema Italia, con un patrimonio di attrattive turistiche fra i più ricchi e variegati del
mondo, tuttavia esistono delle criticità che impedicono un pieno sviluppo, poiché le
potenzialità territoriali non sempre concidono con la qualità delle infrastrutture delle
attività imprenditoriali. Il settore potrebbe rendere, anche di più ed influenzare la ripresa
59
Federculture, Formez 2014
60
Tratto da Federculture, 11° Rapporto annuale 2015
2.102
2.241
2.115 2.116
2.197
2.201
1.860
1.987
2.037
1.719
1.710
1.425
1.687
1.547
1.595
1.563
1.672
1.610
2.399
2.708
2.479
2.584
2.405 2.408
2.227 2.230
2.116
1.937
1.796 1.808 1.808
1.692
1.630
n.d. n.d.
n.d.
-
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Previsionale
Consuntivo
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economica con notevoli ricadute in termini di occupazione, ma per raggiungere questo
risultato, occorerebbe che il settore riuscisse a “fare sistema”, cioè non parcellizzare più le
offerte turistiche sia a livello territoriale che a livello tematico. Il turismo, infatti, non è
soltanto un’attività economica fra le più rilevanti del paese, ma è anche quella che
necessita di maggiori sinergie con altri comparti e cioè quella del settore servizi e del
settore produttivo. È necessario quindi sviluppare una strategia integrata tra istituzioni
centrali e territoriali, mondo imprenditoriale competente per settore e associazioni di
categoria. In Italia, il settore turistico, purtoppo si basa fondamentalmente su piccole medie
imprese a gestione familiare che si presentano sui mercati in ordine sparso e quindi non
riescono ad imporre una propria politica. Il sistema paese, inoltre, non è bene
interconnesso, riguardo i trasporti, settore nel quale esistono situazioni molto differenziate
sul territorio nazionale, a ciò si aggiunge la conformazione geografica dell’Italia che rende
difficilmente accessibile diverse aree del nostro paese e soprattutto il sud d’Italia. È
importante precisare che ormai per accessibilità di un luogo si devono tenere presenti le ore
di tempo necessarie per raggiungerlo. Infatti l’accessibilità non si misura più in chilometri
ma in termini di percorrenza e quindi hanno assunto grande importanza anche gli aeroporti
minori da collegare con i territori che hanno vocazione turistica con sistemi intermodali
efficienti.
Un’altra criticità è un eccessiva frammentazione normativa, organizzativa e gestionale
come causa del rallentamento del sistema turistico del paese. Mentre il mercato globale
diventa sempre più aggressivo, l’Italia non ha ancora una strategia globale di
valorizzazione e di sviluppo del settore che potrebbe portare il turismo italiano a livelli di
competitività più elevati. Bisognerebbe ampliare, diversificare e qualificare l’offerta
turistica ma soprattutto destagionalizzarla, delocalizzarla ed innovarla.
La destagionalizzazione dovrebbe legare tutta la politica e le azioni perché nel nostro
paese, abbiamo un parco posti letto superiore alla Francia ed alla Spagna, messo a
disposizione in Italia per tutto l’anno ma occupato solo per la metà. Bisognerebbe
modificare la politica di condizionare la domanda all’offerta partendo, invece,
dall’esigenze della domanda. Sono gli specifici segmenti di domanda che dovrebbero
determinare l’offerta. Innanzitutto bisogna distinguere tra la domanda interna e quella
internazionale. La domanda interna dipende molto dal reddito da impiegare in attività
turistiche ed è orientata, soprattutto, verso il settore balneare. Per questo tipo di domanda è
sicuramente prioritario il costo dell’attività turistica come rapporto qualità/prezzo
dell’offerta.
Per quanto riguarda, invece, la domanda internazionale, anche se gli aspetti collegati al
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costo non sono indifferenti, occorre tuttavia tener conto di ulteriori caratteristiche cioè
offrire prodotti innovativi e concorrenziali, garantire servizi adeguati, nonché nuove
occasioni di mercato. La valorizzazione di nuone offerte, potrà contribuire nel suo
evolversi ad allentare la pressione antropica su quelle località che presentano problemi di
sovraffollamento e congestione.
Il turismo culturale in Italia può contare su una buona capacità ricettiva poichè si contano
circa 813 mila posti letto nelle città d’arte di cui il 55% in strutture alberghiere. È al
secondo posto come affluenze dopo quello balneare, ed è al primo posto per attrattività e
possibilità di sviluppo, infatti non subisce la competizione delle destinazioni esotiche
emergenti. L’eccellenza di offerta del turismo culturale italiano che non teme rivali in tutto
il mondo. Quando il patrimonio storico e culturale si lega con la ricerca scientifica e
tecnica può diventare uno dei motori principali della nostra crescita. Infatti, mentre la crisi
imperversa e l’economia nazionale fatica ed arretra, il valore aggiunto prodotto dalla
cultura guadagna terreno soprattutto nel settore del turismo che è uno fra quelli che
beneficia maggiormente delle performance della cultura. Turismo che esercita sul made in
Italy un forte effetto di volano. È la cultura, anche attraverso nuovi attori quali designer,
artigiani, creativi, artisti, stilisti contadini eccetera, che sostiene e fa girare la parte più
innovativa del nostro sistema produttivo.
Bisogna tenere presente, inoltre, che il turismo culturale ha la caratteristica della
destagionalizzazione e contribuisce anche alla delocalizzazione perché ha un mercato
diffusissimo in diverse località anche minori del nostro paese.
L’attrazione di flussi turistici dall’estero, generata dalla dimensione e dalla diffusione del
patrimomio culturale ed ambientale italiano, provoca un notevole indotto. Infatti, il valore
aggiunto medio unitario del turista culturale è più intenso di quello prodotto dal turista
standard, perché le scelte di consumo riguardano una serie più ampia di prodotti e servizi e
le visite avvengono in periodi dell’anno meno frequentati, contribuendo a
destagionalizzare. Il settore culturale non è più una nicchia per pochi ed inoltre si sono
allargati gli ambiti di fruizione internazionale con la partecipazione di paesei emergenti
come la Cina l’India ed il Brasile.
È necessario che l’Italia si renda conto della necessità di un intervento pubblico, in grado
di far fronte all’esigenze di questo settore in continua evoluzione sia dal punto di vista
della domanda che dell’offerta con politiche nazionali e locali per combattere la perdita di
competitività e attivare la domanda potenziale.
Un miglioramento del trend è stato determinato, oltre che da fattori esterni, dall’inizio di
una nuova organizzazione di marketing molto più orientata ad operare tenendo presente il
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mercato competitivo. È necessario continuare a mettere in atto questa politica che si
sviluppa soprattutto seguendo tre direttive. La prima riguarda la promozione attraverso i
canali web: ormai, oggi, i turisti scelgono online dopo aver consultato e visto le località di
destinazione su internet. È necessario quindi che l’attività di promozione si sposti dai
canali tradizionali al web.
La seconda è quella basata su una struttura di Program Manager che organizza tutti i
servizi ed i prodotti turistici da promuovere a seconda della cultura e delle aspettative del
paese target.
La terza, infine, sarà quella di riunire tutte le strategie, raccogliere i dati, organizzare un
Osservatorio nazionale del turismo che ancora non esiste.
Oggi i dati riguardanti questo settore sono forniti da enti diversi, soprattutto l’Istat e la
Banca d’Italia e le informazioni arrivano in ritardo rispetto alle esigenze degli operatori
che invece devono decidere just in time.
Inoltre sarebbe necessario creare un’altra unità operativa che si occupi del fund raising cioè
trovare investimenti in Italia sul turismo, utilizzando i fondi europei o indirizzando
investimenti stranieri nel nostro paese.
Tutto ciò è molto importante perché il contributo statale, necessario a sviluppare quella che
il Ministro Franceschini ha definito la principale industria del paese, è in costante calo e
non è sufficiente alle esigenze del settore che invece sono in crescita.
Altro anello debole delle politiche economiche è quello che riguarda il potenziamento
dell’attrazione di nuovi flussi di vistatori. Un pilastro di queste politiche potrebbe essere
quello di utilizzare maggiormente internet, luogo in cui si possono creare condizioni
favorevoli di competitività. Inoltre sarebbe necessario il potenziamento e
l’ammodernamento delle banche dati di enti pubblici. Le tecnologie di comunicazione,
oltre che attirare visitatori da aree esterne, influenzano sempre più anche la fruizione
culturale dei residenti. Infatti il 36,4% dei turisti in generale, utilizza internet per orientare
la propria decisione, percentuale che sale a circa il 45% per quanto riguarda i turisti
culturali.
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Il web, dunque è una vetrina attraverso la quale si può fare promozione, offrire
soluzioni vantaggiose e per mettere al turista anche al termine del soggiorno a continuare a
ricordare il viaggio.
Altri canali più tradizionali che influenzano soprattutto il turista europeo nella scelta della
meta del viaggio, possono considerarsi, le agenzie di viaggio, l’esperienza già vissuta,
racconti di amici e parenti, conoscenza delle località già visitate e così via. Per fare politica
61
Osservatorio Nazionale del turismo Unioncamere – Isnart: indagine sulla Customer care turisti in Italia,
anno 2013
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di attrazione è necessario fissare il ricordo e stimolare la memoria. A questo proposito, un
migliore impiego delle tecnologie informatiche, può far crescere l’attenzione verso la
cultura e può velocizzare lo scambio d’esperienze da parte dei fruitori tradizionalmente più
distanti. L’attrazione, però dovrebbe essere seguita da un sistema in grado di soddisfare le
esigenze dei visitatori futuri, cioè a dire le organizzazioni culturali ed ambientali
dovrebbero essere in grado di assicurare un’esperienza stimolante e non un’attrazione
isolata e fugace.
Le politiche per favorire il turismo dovrebbero essere compito sia dello Stato che delle
Regioni, ma in questi ultimi anni non si è verificata una condivisione della visione e della
strategia alla base dei provvedimenti da prendere. È invece forte l’esigenza di una
governance che accomuni i centri decisionali operativi e che possa far si che le azioni
promosse siano coordinate nella definizione di politiche di settore.
È importante tenere presente la sfida del mercato globale del turismo e che in Italia
abbiamo un’effettiva carenze di servizi offerti al turista culturale quali: infrastrutture di
collegamento, decoro urbano, servizi collegati alle attività di svago, eccetera.
È necessaria quindi una maggiore sinergia tra le diverse politiche, un’interazione tra i
diversi eventi per attrarre flussi turistici. Bisognerebbe publicizzare di più gli eventi stessi,
elaborare calendari organici con l’indicazione dei diversi periodi dell’anno in cui gli eventi
saranno realizzati ed incrementare flussi turistici aggiuntivi fuori stagione.
Per riassumere:
1. mancanza d’integrazione delle politiche di sviluppo turistico con le politiche
perseguite in altri settori (accessibilità, collegnamenti, sicurezza, ecc…);
2. l’ottica della “offerta che crea la domanda” deve essere rovesciata nell’ottica di:
“chi vorrà usufruire di questa offerta?”. Per questo sono necessari progetti di
sviluppo;
3. difficoltà di penetrazione del prodotto italiano nei grandi mercati intercontinentali,
cioè rispondere alla domanda internazionale con sistemi di promozione e
commercializzazione che usino le moderne tecnologie telematiche, quali internet, al
fine di rendere le diverse informazioni immediatamente raggiungibili all’utenza.
Bisogna intervenire per collocare il turismo italiano nell’immaginario collettivo ed
il web è il mezzo di comunicazione maggiormente preferito al mondo.
Su internet, infatti, avvengono già oltre il 50% delle transazione commerciali, di
tipo turistico. L’efficienza ed organizzazione di un Paese, oggi, si esprime proprio
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sulla rete. Ed è sulla rete che inizia l’esperienza del viaggio. La mancanza di
un’efficace comunicazione sul web, è un forte ostacolo per lo sviluppo del settore;
4. Qualità del sistema dell’ospitalità turistica che purtroppo nel nostro territorio è
molto differenziata. La qualità deve essere declinata in un ottica integrata e cioè
determinata dal complesso del sitema territoriale e dei servizi. In particolare
dotazione d’infrastrutture, sistemi d’informazione, strutture ricettive e dei servizi,
politiche formative degli operatori e dei lavoratori. Cioè qualità territoriale,
strutturale, gestionale e delle risorse umane;
5. Competitività dei prezzi e dei servizi turistici poiché non si può prescindere dal
fatto che il livello dei prezzi dei servizi turistici in italia non è concorrenziale.