1
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha per oggetto il controllo di gestione applicato alle commesse edili.
Il sistema di controllo è un insieme di strumenti e tecniche in grado di fornire al
management di un’impresa informazioni utili per comprendere al meglio la realtà
aziendale, assumere decisioni piø razionali (coerentemente con gli obiettivi strategici
prefissati) e monitorare l’andamento del processo produttivo misurando gli scostamenti
che si registrano tra quanto pianificato e quanto effettivamente realizzato, per poi
introdurre degli interventi correttivi eventualmente necessari.
La letteratura sul controllo di gestione è certamente molto esaustiva, ma si rivolge
principalmente alle imprese industriali che operano a flusso continuo. La caratteristica
che distingue maggiormente le imprese operanti su commessa (tipicamente le imprese
di costruzioni) rispetto a quelle che producono “per il magazzino”, è l’elevata
differenziazione dei propri prodotti che vengono di volta in volta confezionati su misura
in base alle richieste del cliente. Quindi, l’applicazione del controllo di gestione alle
imprese che lavorano su commessa deve tenere conto delle caratteristiche specifiche che
l’impresa presenta e anche della tipologia del processo produttivo che la caratterizza.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di proporre un sistema di controllo di gestione
per le imprese edili che operano su commessa. Il tema verrà trattato sia teoricamente sia
mediante un’applicazione pratica, la quale metterà in grande evidenza i benefici
economici dell’adozione di un tale sistema nelle realtà di cantiere. In questo modo si
intende anche sensibilizzare gli imprenditori del settore circa la necessità di
abbandonare la conduzione “a vista” dell’impresa (che tanta responsabilità ha nei
fallimenti delle imprese edili) per adottare un sistema di controllo al suo interno.
Il lavoro verrà suddiviso in cinque capitoli: partendo da un inquadramento generale del
settore edile all’interno dell’economia, si passerà ad una trattazione teorica dei sistemi
di controllo di gestione, fino a studiare un esempio pratico di applicazione di un sistema
di controllo ad una commessa reale. In particolare, il primo capitolo analizzerà il settore
2
delle costruzioni descrivendone il quadro a livello europeo per poi scendere nel
dettaglio di quello italiano e, infine, di quello bergamasco. Il tutto sarà trattato con
particolare riferimento al difficile momento che il mercato, soprattutto quello edilizio,
sta attraversando. La scelta di porre l’attenzione sulla situazione bergamasca è dettata
dal fatto che l’edilizia gioca un ruolo fondamentale per l’economia del territorio,
nonostante le proprie attività non riescano a raggiungere livelli di efficienza produttiva
paragonabili a quelli del resto dell’industria. In questo quadro, verrà trattato anche
l’argomento dei fallimenti denunciando una grave situazione d’instabilità delle attività
produttive edili rispetto a tutti gli altri settori economici.
Il secondo capitolo è dedicato alla descrizione delle imprese edili. Innanzitutto, si
classificheranno le imprese di costruzioni secondo i criteri utilizzati dall’ISTAT. In
seguito si approfondiranno le principali peculiarità del processo produttivo edilizio,
dedicando una parte alle principali tipologie di contratto attraverso cui l’impresa opera.
Nell’ultima parte di andrà nel dettaglio delle documentazioni necessarie alla stipula del
contratto d’appalto e delle modalità di aggiudicazione dell’opera nel caso di lavori
pubblici.
Nel terzo capitolo saranno presentati gli strumenti generalmente utilizzati per
l’implementazione di un sistema di controllo di gestione individuando, inizialmente, le
fasi di pianificazione e di programmazione e confrontando le due tipologie di contabilità
presenti in azienda: quella generale e quella direzionale. In seguito, sarà fatta un’ampia
trattazione relativamente ai costi e alle loro modalità di classificazione e di rilevazione
per poi spiegare le diverse tecniche utilizzabili per la determinazione del costo finale di
prodotto. Infine, saranno descritti il processo di budgeting e gli in indicatori di bilancio
utili ad una maggiore comprensione delle attività di controllo per centri di
responsabilità.
Il quarto capitolo ha l’obiettivo di essere una guida teorica alla messa a punto di un
sistema di controllo di gestione nelle imprese edili, configurandosi come una sorta di
manuale per la gestione di una commessa. Come nel capitolo antecedente, verrà posta
l’attenzione sui processi di pianificazione, programmazione e budgeting e sarà descritto
un possibile percorso, sviluppato secondo cinque passi, che l’impresa può affrontare
nell’intento di introdurre il proprio sistema di controllo di gestione. Infine, si
3
descriveranno le attività di rilevazione dei costi e di analisi degli scostamenti tra quanto
pianificato e i risultati effettivamente ottenuti.
Il quinto ed ultimo capitolo conterrà un esempio pratico di applicazione di un sistema di
controllo di gestione ad una commessa edile. I dati della commessa sono stati messi a
disposizione da un’importante impresa di costruzione che non ha un sistema di controllo
di gestione nella convinzione che esso offra opportunità di miglioramento
dell’efficienza e di crescita. Nel capitolo troverà grande evidenza il differenziale di
risultato di commessa tra la situazione ‘senza’ e la situazione ‘con’ controllo di
gestione. L’impresa in questione ha scelto di rimanere anonima.
In conclusione, il percorso di questo lavoro di tesi sarà quello di presentare in maniera
organica dapprima le caratteristiche distintive dell’impresa edile (rispetto alle altre
realtà industriali propriamente dette) e poi un sistema di strumenti di controllo di
gestione che si modella su tali caratteristiche. Essendo essi strumenti operativi efficaci,
utili e facilmente applicabili, l’obiettivo è fornire un valido supporto per gli operatori
del settore che vogliono governare la loro attività secondo criteri di efficienza ed
efficacia, rispondendo in maniera ottimale agli stimoli provenienti dal nuovo scenario
competitivo.
4
5
Capitolo 1. LE IMPRESE EDILI
L’edilizia costituisce da sempre un settore decisivo per l’economia di un Paese, in
termini sia di contributo quantitativo alla crescita economica e occupazionale sia
d’impatto sulla qualità della vita e dell’ambiente. Infatti, rispetto ad altri settori
industriali, quello delle costruzioni giunge a un prodotto finale (edifici e infrastrutture)
la cui vita utile è decisamente lunga se confrontata con quella dei prodotti finali
derivanti dalle attività di altri settori industriali. I beni prodotti sono volti a soddisfare
sia i primari bisogni individuali (abitazione) sia essenziali necessità sociali
(infrastrutture, edilizia pubblica).
Il volume d’affari mondiale per il settore delle costruzioni assomma a piø di 2,5 milioni
di miliardi di euro e conta per circa il 10% del prodotto interno lordo del pianeta. Per
quanto riguarda l’Europa, l’edilizia è il piø grande settore industriale attestandosi su una
percentuale del PIL continentale all’incirca pari a quella riferita a tutto il mondo; negli
Stati Uniti il settore raggiunge il 12% del prodotto nel Paese, mentre nei Paesi in via di
sviluppo si attesta solamente su valori vicini al 2÷3% del PIL.
A livello occupazionale, si è stimato che il settore assorba il 7% dell’occupazione
mondiale (il 28% per quanto riguarda l’industria) con una forza lavoro che raggiunge i
111 milioni, la maggior parte dei quali si trova nei Paesi con basso reddito, per i quali
l’industria delle costruzioni è caratterizzata da un elevato utilizzo di manodopera.
Si tratta di un settore in cui la forza lavoro determina un potenziale di crescita elevato
(la Confederation of International Contractors’ Associations stima, infatti, che i progetti
europei per la riduzione del 20% dei gas serra causati dall’edilizia porteranno alla
creazione di 300.000 posti di lavoro per un periodo di dieci anni). di contro incorpora
una problematica riguardante la sicurezza e la salubrità, specialmente se si tiene conto
del fatto che circa il 19% dei lavoratori ha un contratto a tempo determinato. [1]
1.1 La panoramica europea
Il settore edile ha attraversato un lungo periodo di crescita economica, iniziato nel
secondo dopoguerra, e che è proseguita fino ai primi anni del XXI secolo. Il trend è
cambiato radicalmente con la crisi dei crediti iniziata nel 2008, che ha portato a una fase
6
di recessione che ha colpito il settore edilizio piø duramente rispetto al resto
dell’industria. Analizzando il report Deloitte sui dati di fatturato dell’anno 2008 delle
100 principali imprese europee operanti nel settore delle costruzioni (Tabella 1), è stato
possibile analizzare l’andamento del mercato edilizio europeo. La compagnia francese
Vinci SA continua a essere, come negli anni passati, la piø grande impresa di
costruzione europea, con un valore delle vendite in ambito edilizio che si attesta attorno
ai 30 miliardi di euro (contro i 26 del 2007) segnando così una crescita del 10,8%.
Comunque, il gap con le principali concorrenti si è ridotto: infatti, Bouygues (Francia) e
Hochtief (Germania) hanno registrato crescite rispettivamente del 13,6% e del 15,3%.
Le imprese che occupano le prime dieci posizioni nel 2008 sono sostanzialmente le
stesse dell’anno precedente con la sola eccezione di FCC (Spagna) che è entrata in
decima posizione a scapito di ACS Group (Spagna).
In termini aggregati, la Gran Bretagna continua a dominare la “top 100”, con molte
società in piø rispetto agli altri Paesi che figurano all’interno di questa graduatoria.
Infatti, circa un quarto di tutte le imprese presenti in lista hanno la loro sede legale in
Gran Bretagna. Aldilà di ciò, è la Francia a dominare i primi posti in termini di fatturato
nelle costruzioni con tre imprese tra le prime dieci, seguita dalla Germania con due.
Nessun altro paese ha piø di una società nei primi dieci posti, anche se bisogna tenere
conto del fatto che le imprese spagnole stanno prendendo sempre piø piede all’interno
del mercato europeo. ¨ interessante notare come le cinque imprese di costruzioni
francesi appartenenti alla “top 100” generino un fatturato di circa 70 miliardi di euro e
come, invece, un fatturato minore, circa pari a 60 miliardi di euro, sia generato dalle 27
imprese inglesi presenti nella lista (Figura 1). Nel periodo 2007-2008, Turchia e
Norvegia hanno visto una riduzione del numero di compagnie che le rappresentano,
mentre Italia, Germania e Portogallo hanno marginalmente aumentato le loro.
Complessivamente 45 società su 100 hanno riportato una crescita durante l’anno, contro
le 75 registrate nel 2007. Strabag, un’impresa austriaca, ha riportato la piø rilevante
crescita generando un aumento del fatturato circa pari a 3 miliardi di euro. Il piø grande
crollo del fatturato medio è rilevabile in Gran Bretagna, mentre la piø ampia percentuale
di crescita si è registrata in Grecia anche grazie al rilevante miglioramento delle
performance di Ellaktor. [2]
7
Tabella 1 - Leader del mercato delle costruzioni – Prime 30 società europee per fatturato nelle
costruzioni [2]
Utile 2007
[€mld]
1,455
1,376
0,141
0,443
0,170
0,222
1,000
0,134
0,349
0,738
1,551
0,112
0,243
0,146
0,096
0,734
0,439
-0,291
0,946
0,225
0,056
0,950
0,088
0,058
0,140
0,022
0,082
0,041
0,073
0,064
Fatturato 2007
[€mld]
26,301
21,802
18,773
15,431
10,746
11,007
10,762
9,222
9,322
9,622
7,389
5,809
6,313
4,828
5,297
5,202
4,478
5,978
4,340
3,707
3,746
3,639
3,616
3,108
3,648
2,744
3,128
2,533
2,174
2,099
Utile 2008
[€mld]
1,591
1,501
0,175
0,320
0,157
0,248
0,301
0,200
0,162
0,337
1,085
0,137
0,187
0,142
N/A
-0,838
0,109
-2,331
-0,256
0,133
-0,034
0,464
0,113
0,057
0,151
0,023
0,060
0,168
0,056
0,054
Fatturato 2008
[€mld]
29,149
24,771
21,643
15,218
13,743
12,008
11,358
10,742
9,264
7,744
6,625
6,590
5,924
5,393
N/A
5,155
4,500
4,307
4,241
3,940
3,638
3,592
3,571
3,225
3,215
3,183
3,005
2,867
2,482
2,365
Paese
Francia
Francia
Germania
Svezia
Austria
Regno Unito
Francia
Germania
Olanda
Spagna
Spagna
Regno Unito
Svezia
Olanda
Regno Unito
Spagna
Regno Unito
Regno Unito
Spagna
Finlandia
Olanda
Spagna
Svezia
Regno Unito
Spagna
Austria
Regno Unito
Italia
Finlandia
Regno Unito
Compagnia
VINCI SA
Bouygues SA
HOCHTIEF AG
Skanska AB
STRABAG SE
Balfour Beatty Plc
Eiffage SA
Bilfinger Berger AG
Koninklijke BAM Groep NV
FCC SA
ACS SA
Carillon Plc
NCC AB
Koninklijke VolkerWessels Stevin NV
Laing O’Rourke
Grupo Ferrovial SA
Barrat Developments Plc
Taylor Wimpey Plc
Sacyr Vallehermoso SA
YIT Oyj
Heijmans NV
ACCIONA SA
Peab AB
Morgan Sindall Plc
OHL Sa
PORR Group
Kier Group Plc
Impregilo S.p.A.
Lemminkainen Oyj
Galliford Try Plc
Posizione
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
8
Figura 1 - Prime 100 imprese di costruzioni europee per Pa
1.2 Edilizia e costruzioni in Italia
In Italia, a seconda delle diverse fasi della storia economica, il settore delle costruzioni
ha svolto fino ad oggi una funzione di stimolo alla produzione manifatturiera, di sprone
alla crescita dei servizi, di m
una quota di manodopera rilevante non destinata a calare neppure quando sulla scena
economica nazionale si sono affermati settori industriali piø innovativi. Al contrario, nel
secondo dopoguerra, durante la trasformazione di tipo industria
l’Italia, la quota di occupazione nell’edilizia ha visto un ulteriore
toccando agli inizi degli anni Sessanta l’11,7% della popolazione attiva.
A partire da questi anni l’edilizia ha vissuto, piø intensamente che il resto
dell’economia, la sua età dell’oro. Il settore ha visto, tra il 1950 e il 1965, la propria
quota di valore aggiunto salire dal 3,2% all’8,6% fino ad arrivare al 9% nel 1970. Qui è
poi iniziato, per l’intero settore manifatturiero, un periodo di recessione economica dal
quale il Paese sarebbe uscito solamente nei primi anni ‘90. [1]
Analizzando i dati forniti dai Censimenti dell’Industria e dei Servizi del 1981
e del 2001 insieme al Rapporto
Prime 100 imprese di costruzioni europee per Paese [3]
Edilizia e costruzioni in Italia
In Italia, a seconda delle diverse fasi della storia economica, il settore delle costruzioni
ha svolto fino ad oggi una funzione di stimolo alla produzione manifatturiera, di sprone
alla crescita dei servizi, di mobilitazione di capitali pubblici e privati. Esso ha assorbito
una quota di manodopera rilevante non destinata a calare neppure quando sulla scena
economica nazionale si sono affermati settori industriali piø innovativi. Al contrario, nel
a, durante la trasformazione di tipo industriale che ha
l’Italia, la quota di occupazione nell’edilizia ha visto un ulteriore rilevante
toccando agli inizi degli anni Sessanta l’11,7% della popolazione attiva.
anni l’edilizia ha vissuto, piø intensamente che il resto
dell’economia, la sua età dell’oro. Il settore ha visto, tra il 1950 e il 1965, la propria
quota di valore aggiunto salire dal 3,2% all’8,6% fino ad arrivare al 9% nel 1970. Qui è
l’intero settore manifatturiero, un periodo di recessione economica dal
quale il Paese sarebbe uscito solamente nei primi anni ‘90. [1]
Analizzando i dati forniti dai Censimenti dell’Industria e dei Servizi del 1981
e del 2001 insieme al Rapporto Annuale ISTAT per l’anno 2008, si può elaborare
[3]
In Italia, a seconda delle diverse fasi della storia economica, il settore delle costruzioni
ha svolto fino ad oggi una funzione di stimolo alla produzione manifatturiera, di sprone
obilitazione di capitali pubblici e privati. Esso ha assorbito
una quota di manodopera rilevante non destinata a calare neppure quando sulla scena
economica nazionale si sono affermati settori industriali piø innovativi. Al contrario, nel
le che ha caratterizzato
rilevante incremento
toccando agli inizi degli anni Sessanta l’11,7% della popolazione attiva.
anni l’edilizia ha vissuto, piø intensamente che il resto
dell’economia, la sua età dell’oro. Il settore ha visto, tra il 1950 e il 1965, la propria
quota di valore aggiunto salire dal 3,2% all’8,6% fino ad arrivare al 9% nel 1970. Qui è
l’intero settore manifatturiero, un periodo di recessione economica dal
Analizzando i dati forniti dai Censimenti dell’Industria e dei Servizi del 1981, del 1991
si può elaborare
9
graficamente come si è evoluto il settore delle costruzioni sul territorio nel corso
dell’ultimo trentennio. In particolare, l’attenzione è stata focalizzata sulla numerosità
delle imprese operanti in ambito edilizio e sul numero di dipendenti che vi operano.
Figura 2 - Andamento del numero d’imprese nel tempo [Fonte dati: ISTAT]
Figura 3 - Andamento del numero di addetti nel settore delle costruzioni nel tempo [Fonte dati: ISTAT]
1981 1991 2001 2008
Costruzioni 290.105 332.995 515.777 635.011
0
100.000
200.000
300.000
400.000
500.000
600.000
700.000
N° imprese
1981 1991 2001 2008
Costruzioni 1.193.356 1.337.725 1.529.146 2.003.300
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
N° addetti
10
Osservando le Figure 2 e 3 è evidente la crescita avvenuta negli anni. Particolare
attenzione va posta ai gap di crescita: tra i dati rilevati nel 1981 e quelli di dieci anni piø
tardi, c’è un incremento meno rilevante rispetto a ciò che è avvenuto nel decennio
successivo. Probabilmente questo è proprio dovuto al fatto che in quegli anni il Paese
stava tentando di uscire dal periodo di recessione cui si è accennato in precedenza.
Dopo un ulteriore decennio di crescita, il settore edile si trova oggi di fronte alla piø
grande crisi che abbia mai subito dal dopoguerra. Il settore delle costruzioni, in Italia, è
costituito da una numerosità elevata di piccole e medie imprese che rappresentano circa
il 13% del comparto imprenditoriale del Paese (Figura 4) con un numero d’imprese che
raggiunge quota 515.777 su un totale di 4.083.966.
Figura 4 - Numerosità delle imprese per settore di attività [Fonte dati: CIS 2001]
Per quanto riguarda i dati sull’occupazione, il settore in esame raccoglie una percentuale
della forza lavoro attiva pari al 10% che equivale a 1.529.146 addetti su un totale di
15.712.508. Questa differenza tra le due percentuali del numero d’imprese e del numero
di lavoratori a esso associato permette di intuire come il settore sia caratterizzato dalla
presenza di attività di tipo individuale o con pochi addetti, differentemente da quanto si
può evincere analizzando il comparto dell’industria in senso stretto (Figure 5 e 6).
1%
13%
13%
40%
23%
10%
1
2
3
4
5
6
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
minerali
Industria in senso stretto
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
agazzino e comunicazioni
Costruzioni
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
Figura 5 - Addetti alle unità locali per settore di attività [Fonte dati: CIS 2001]
Figura 6 - Addetti per classe di addetti e settore di attività economica [Fonte dati: CIS 2001]
Una successiva analisi è stata svolta in merito alle prestazioni delle imprese per ogni
settore di attività sulla base dei dati riguardanti il valore aggiunto (VA).
detto anche plusvalore, è la misura dell'incremento di valore che avviene nell'ambito
della produzione e distribuzione
produttivi: il capitale e il lavoro
1%
33%
18%
6%
da 1 a 9
Costruzioni 981.327
Industria 1185637
0
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
1.400.000
N° addetti
Addetti alle unità locali per settore di attività [Fonte dati: CIS 2001]
Addetti per classe di addetti e settore di attività economica [Fonte dati: CIS 2001]
i è stata svolta in merito alle prestazioni delle imprese per ogni
settore di attività sulla base dei dati riguardanti il valore aggiunto (VA).
, è la misura dell'incremento di valore che avviene nell'ambito
distribuzione di beni e servizi grazie all'intervento d
lavoro. L'impresa, infatti, acquista beni e servizi necessari a
32%
10%
1
2
3
4
5
6
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
minerali
Industria in senso stretto
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
agazzino e comunicazioni
Costruzioni
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
minerali
Industria in senso stretto
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
agazzino e comunicazioni
Costruzioni
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
minerali
Industria in senso stretto
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
agazzino e comunicazioni
Costruzioni
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
da 10 a 19 da 20 a 49 da 50 a 249
246.315 152.631 104.923
754256 803863 1055901
11
Addetti alle unità locali per settore di attività [Fonte dati: CIS 2001]
Addetti per classe di addetti e settore di attività economica [Fonte dati: CIS 2001]
i è stata svolta in merito alle prestazioni delle imprese per ogni
settore di attività sulla base dei dati riguardanti il valore aggiunto (VA). Tale parametro,
, è la misura dell'incremento di valore che avviene nell'ambito
grazie all'intervento di due fattori
rvizi necessari a
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
Agricoltura, caccia, silvicoltura, pesca ed estrazione
monetaria e finanziaria, attività
immobiliari e altre attività imprenditoriali
Commercio, alberghi, ristoranri, trasporti, m
Istruzione, sanità e altri servizi pubblici/sociali
piø di 250
43.950
1223426
12
produrre nuovi beni e servizi. La differenza tra il valore di quelli prodotti e il valore di
quelli acquistati per essere impiegati nel processo produttivo è, appunto, il valore
aggiunto. Pertanto si può dire che esso è una misura dell'incremento lordo del valore
risultante dell'attività economica. Il valore aggiunto dei beni e servizi venduti sul
mercato è valutato sulla base dei prezzi di vendita praticati: si parla quindi di valore
aggiunto ai prezzi di mercato. Quando invece si fa riferimento a beni e servizi che non
sono ceduti a un prezzo di mercato ma offerti al cittadino dalla Pubblica
Amministrazione (che in cambio riceve le imposte), il plusvalore è valutato sulla base
dei costi sopportati per produrli; si parla quindi di valore aggiunto valutato al costo dei
fattori.
Si riporta, di seguito, la rappresentazione tramite grafico “a torta” che evidenzia la
distribuzione del plusvalore, prodotto da tutte le imprese italiane, deducibile dai dati del
Censimento dell’Industria e dei Sevizi fatto nel 2001 (Figura 7).
Figura 7 - Valore aggiunto riferito ai prezzi di mercato per settore di attività
Si può osservare che il settore delle costruzioni produce il 5% del valore aggiunto totale.
Confrontando tale dato con quelli precedenti sulla numerosità d’imprese e di addetti, si
può notare come la percentuale di plusvalore in edilizia sia distribuita sul 13% delle
attività e sul 10% della popolazione attiva. Di contro, si può vedere come nel settore
industriale stricto sensu il valore aggiunto prodotto (23% del totale) sia ripartito sul
3%
23%
5%
24%
25%
20%
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Industria in senso stretto
Costruzioni
Commercio, riparazioni, alberghi e
ristoranti, trasporti comunicazioni
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari ed imprenditoriali
Altre attività di servizi
13
13% delle imprese e addirittura sul 32% della forza lavoro impiegata. Questo fa capire
come le imprese di costruzioni siano caratterizzate da livelli piø bassi di profittabilità
rispetto al comparto manifatturiero.
Si presenta di seguito un’analisi sull’evoluzione dei principali comparti dell’attività
economica svolta sulla base dei Censimenti 1981, 1991, 2001 e del Rapporto annuale
2008. Per comprendere al meglio le dinamiche di crescita dei diversi settori produttivi,
si sono calcolati i tassi di crescita medi annui, denominati CAGR (dall’inglese
Compounded Annual Growth Rate), riferiti alle grandezze che si è scelto di prendere in
esame. Nel caso considerato si è scelto di continuare ad analizzare i dati riguardanti la
numerosità delle imprese e la forza lavoro impiegata nei vari settori. Il CAGR è un
indice che rappresenta il tasso di crescita medio di un certo valore in un dato arco
temporale. L’ipotesi che sottende a questo concetto è che, a prescindere da quali siano
state le oscillazioni, si sia avuto un certo tasso di crescita medio. Questo indicatore è
utilizzato molto spesso per valutare la crescita delle aziende, dei loro margini o del
prezzo dei titoli. Il concetto di crescita, ovviamente, può anche essere applicato ad altri
contesti non aziendali; il CAGR è un indicatore utile in molti altri settori di analisi.
Tabella 2 - Numerosità imprese per settore di attività [Fonte dati: ISTAT]
NUMEROSITA' IMPRESE
CIS 1981 CIS 1991 CIS 2001 Rapporto 2008 CAGR 1981-2008
Industria in senso stretto 592.412 553.607 544.859 473.080 -0,83%
Costruzioni 290.105 332.995 515.777 635.011 2,94%
Commercio, trasporti, alberghi 1.655.641 1.672.337 1.714.531 1.648.475 -0,02%
Altri servizi 274.463 706.294 1.270.646 1.757.456 7,12%
Tabella 3 - Numero di addetti per settore di attività [Fonte dati: ISTAT]
ADDETTI
CIS 1981 CIS 1991 CIS 2001 Rapporto 2008 CAGR 1981-2008
Industria in senso stretto 5.905.225 5.434.894 5.023.083 4.696.968 -0,84%
Costruzioni 1.193.356 1.337.725 1.529.146 2.003.300 1,94%
Commercio, trasporti, alberghi 4.824.060 5.681.230 5.787.541 5.960.121 0,79%
Altri servizi 911.560 1.977.334 3.238.040 5.214.881 6,67%
14
Il grafico di Figura 8, riguardante l’andamento nel periodo 1981-2008 del numero
d’imprese per settore di attività, mostra un trend di crescita del comparto edilizio che
nel 2001 è arrivato a eguagliare il numero delle imprese dell’industria in senso stretto,
per poi superarle in quantità proseguendo la sua crescita fino al 2008. L’unico ambito
che ha registrato un importante incremento, molto piø marcato rispetto a quello delle
costruzioni, è quello genericamente denominato nelle ricerche ISTAT con il termine di
“Altri servizi”. Fino al censimento del 2001 il gruppo di attività dominante in termini di
numerosità era quello che congloba il commercio, i trasporti e le strutture ricettive.
Dagli ultimi rilevamenti effettuati nell’anno 2008 pare che gli “Altri servizi” stiano
continuando la loro ascesa prendendo sempre piø piede all’interno dell’economia del
Paese e conquistando il primato in termini di numero d’imprese con un valore del
CAGR che si attesta al 7,12% annuo contro il 2,94% registrato nel settore edilizio.
Figura 8 - Numero delle imprese per settore di attività: andamento temporale [Fonte dati: ISTAT]
Analogamente a quanto fatto per le imprese, si è studiato il numero di addetti impiegati
per ogni settore (Figura 9). I risultati rispecchiano sostanzialmente quelli osservati in
precedenza con un aumento degli occupati in tutti i settori ad eccezione del comparto
0
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
1.400.000
1.600.000
1.800.000
2.000.000
1981 1991 2001 2008
Numero imprse
Censimento di riferimento
Industria in senso stretto
Costruzioni
Commercio, trasporti, alberghi
Altri servizi
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industriale in senso stretto. Anche qui eccelle per valori di crescita il gruppo degli “Altri
servizi” con un CAGR che si attesta al 6,67%. Questa forte ascesa ha portato il settore a
superare negli anni ‘80 l’edilizia come numero di occupati, e ci si aspetta che nei
prossimi anni potrà diventare l’ambito con la piø alta percentuale di forza lavoro
impiegata. Se si esclude questo settore, è il comparto delle costruzioni ad avere il valore
di tasso medio di crescita piø alto pari all’1,94%. Se questo dato è confrontato con
quello della numerosità delle imprese, può trovare conferma quanto già detto in
precedenza, e cioè che le imprese di costruzioni sono di piccole o medie dimensioni.
Si precisa che i grafici non sono caratterizzati da uniformità perchØ gli ultimi dati
disponibili sono riferiti al Rapporto Annuale 2008 e attendono conferma dal nuovo
Censimento previsto per il 2011.
Figura 9 - Numero degli addetti per settore di attività: andamento temporale [Fonte dati: ISTAT]
1.2.1 Alcuni dati sui fallimenti
Il presente paragrafo analizza un fenomeno, quello dei fallimenti, quanto mai attuale. Le
imprese coinvolte nei fallimenti sono analizzate dall’ISTAT secondo alcune delle piø
0
1.000.000
2.000.000
3.000.000
4.000.000
5.000.000
6.000.000
7.000.000
1981 1991 2001 2008
Numero addetti
Censimento di riferimento
Industria in senso stretto
Costruzioni
Commercio, trasporti, alberghi
Altri servizi