6
alimentare e dell’obesità e ha la possibilità di ospitare i pazienti in regime
residenziale e semiresidenziale.
Il mio periodo di lavoro nella struttura si è prolungato, e per più di un anno mi sono
occupata della raccolta dati dei pazienti che dal 2005 al 2007 sono stati in cura presso
questo servizio.
L’obiettivo della tesi è quello di descrivere l’efficacia e l’utilità terapeutica ed
economica di avere un unico team, che opera secondo un approccio integrato e
multidisciplinare per il trattamento sia dei disturbi dell’alimentazione che
dell’obesità.
La tesi sarà così strutturata: nella prima parte mi occuperò della definizione e del
trattamento dei disturbi alimentari e dell’obesità, secondo i criteri diagnostici e le
linee guida nazionali ed internazionali maggiormente in uso.
Nella seconda parte presenterò il modello di lavoro svolto all’interno della struttura
e, in base ai risultati emersi dopo tre anni dall’apertura del servizio, farò alcune brevi
considerazioni sul significato e sui vantaggi, in termini economici e di trattamento, di
avere un’unica èquipe che secondo un approccio multidimensionale e
multiprofessionale si occupa sia di disturbi del comportamento alimentare che di
obesità.
7
CAPITOLO 1
DEFINIZIONI E CRITERI DIAGNOSTICI
1.1 Disturbi del comportamento alimentare
Con la dizione di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si indica un
insieme di patologie di origine psichica caratterizzate principalmente da un alterato
comportamento alimentare nel quale il disagio psichico si manifesta.
Nelle classificazioni psichiatriche (World Health Organization, ICD - 10 del 1993 e
American Psychiatric Association, DSM - IV del 1994) la sezione dei disturbi del
comportamento alimentare comprende l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa
(BN) e i disturbi alimentari non altrimenti specificati (STED). Questi ultimi sono
anoressie o bulimie parziali, e quadri clinici che non presentano tutti i sintomi
necessari per la diagnosi di una delle due sindromi. Tra questi è presente il Disturbo
da alimentazione incontrollata o Binge Eating Disorder (BED), che ha suscitato un
crescente interesse nell’ultimo decennio per il suo legame con l’obesità (Fairburn,
Wilson, 1993).
Oggi nei paesi industrializzati, e quindi anche in Italia, l’8 – 10% di ragazze tra i 12 e
i 25 anni soffre di qualche disturbo dell’alimentazione. In uno o due casi sono
disturbi gravi (anoressia nervosa e bulimia nervosa), per la maggior parte sono forme
lievi, parziali e spesso transitorie. La loro prevalenza, considerando la popolazione a
rischio è dello 0,5% per l’AN e dell’1 – 2% per la BN.
Anoressia e bulimia colpiscono soprattutto le donne: il rapporto tra maschi –
femmine è di 1:10 per l’AN e 1:20 per la BN; anche tra i maschi però negli ultimi
decenni l’incidenza e la prevalenza di tali disturbi sembrano in aumento (Cuzzolaro,
2004).
Il Binge Eating Disorder si sta diffondendo sempre di più, con una prevalenza tra il
20 – 50% in persone di sesso femminile e obese, ma anche in soggetti in sovrappeso,
8
raramente in quelli normopeso. Comunque si ritiene che colpisca il 2 – 3% della
popolazione generale adulta, e il rapporto maschi – femmine è di 3,1:1,5 (Striegel-
Moore, Wilson, Wilfley, Elder, Brownell, 1998).
Proprio per la rapida diffusione ed espansione di questi disturbi risulta necessaria
l’attuazione di un modello di trattamento in grado di curare le diverse patologie in
modo integrato.
Prima di entrare nel vivo del problema, inizierò con la definizione dei singoli quadri
sintomatologici secondo i sistemi diagnostici maggiormente in uso, seguita da brevi
note sulla psicopatologia di ogni disturbo.
1.1.1 Anoressia Nervosa
L’anoressia nervosa viene descritta per la prima volta da R. Morton nel 1689,
che riporta i primi casi di cui si trova traccia nella letteratura medica, chiamando la
malattia “consunzione nervosa”. Le sue descrizioni evocano gli aspetti più
drammatici del disturbo, che secondo lui derivava da un’alterazione dello slancio
vitale.
I primi studi importanti sono dovuti a W. Gull e Ch. Lasègue nel 1873. Fu Gull a
coniare il termine “anorexia nervosa”, descrivendo il quadro, osservato per lo più in
giovani donne, come caratterizzato da emaciazione, amenorrea, stitichezza, perdita
dell’appetito, polso e respirazione lenti, in assenza di segni di patologia somatica
(Bruch, 1993).
Gli inquadramenti nosografici oggi in uso (DSM – IV e ICD – 10) prevedono i seguenti
criteri per fare una diagnosi di anoressia nervosa:
Tabella 1: Anoressia Nervosa. Criteri diagnostici ICD – 10
9 Perdita di peso o, nei bambini, mancato aumento che conduce a un
peso corporeo inferiore di almeno il 15% rispetto a quello normale
o atteso per l’età e la statura;
9 La perdita di peso è autoindotta evitando cibi che fanno
ingrassare;
9 Percezione di sé come troppo grassa/grasso con una paura
9
intrusiva di ingrassare che induce ad autoimporsi una soglia di
peso molto bassa;
9 Esteso disturbo endocrino che coinvolge l’asse ipotalamo - ipofisi
- gonadi e si manifesta nelle donne con amenorrea e negli uomini
con perdita di libido e di potenza sessuale;
9 Non sono soddisfatti i primi due criteri per la diagnosi di bulimia
nervosa.
Tabella 2: Anoressia Nervosa. Criteri diagnostici DSM – IV
A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello minimo normale
per l’età e la statura o al di sopra di esso;
B. Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare pur essendo
sottopeso;
C. Disturbi nel modo di sentire il peso e le forme del proprio corpo,
influenza indebita del peso e delle forme del corpo sulla
valutazione di sé, o diniego della gravità della perdita di peso in
atto;
D. Nelle donne che hanno già avuto il menarca, amenorrea, cioè
assenza di almeno tre cicli consecutivi.
L’Anoressia Nervosa si divide in due sottotipi:
9 Sottotipo restrittivo: la persona non presenta frequenti episodi di
abbuffate o di comportamenti di svuotamento improprio (vomito
auto-indotto, abuso-uso improprio di lassativi, diuretici o clisteri);
9 Sottotipo bulimico: la persona presenta frequenti episodi di
abbuffate compulsive o di comportamenti di svuotamento (vomito
auto-indotto, o abuso-uso improprio di lassativi, diuretici o
clisteri).
10
Hilde Bruch nel 1993 circoscriveva i segni veramente patognomici dell’anoressia
nervosa:
1. il disturbo dell’immagine corporea di proporzioni deliranti,
da cui dipende l’assenza di preoccupazione per stadi anche
gravissimi di dimagrimento;
2. il disturbo nell’accuratezza della percezione e cognizione
degli stimoli provenienti dal corpo, da cui dipendono la
negazione della fame in presenza di crampi gastrici e
l’iperattività nonostante l’evidente esaurimento di energia;
3. il senso paralizzante di impotenza, la percezione cioè che le
proprie azioni, pensieri, sentimenti non originino attivamente
dentro di sé, ma riflettano passivamente aspettative e richieste
esterne. A ciò si collega il terrore di perdere il controllo sui
propri istinti orali (Palazzoli, 1993).
Mara Selvini Palazzoli considera come fenomeno chiave della malattia il bisogno di
esercitare un controllo sul corpo, visto come minaccioso: “Non deve essere distrutto
brutalmente, ma solo tenuto a freno” (H. Bruch, 1993, p. 296). Secondo l’autrice
infatti non c’è nelle pazienti anoressiche una mancanza di appetito, ma la fame
persiste fino alla fine, anche se si comportano come se non ne avessero.
In questi soggetti inoltre si può notare lo scompiglio della funzione alimentare legato
a conflitti con la famiglia, e l’insorgenza del disturbo come associato alla necessità di
aggiustamento alle esigenze della vita adulta, situazione in cui le pazienti
regrediscono invece al livello infantile (Bruch, 1993).
L’anoressia nervosa è stata considerata alternativamente una malattia a se stante, o
variante di altri disturbi. In passato essa veniva soprattutto associata a schizofrenia,
disturbi dell’umore, disturbi ossessivi, disturbi isterici, ma quello che a noi interessa
maggiormente per questa trattazione è rappresentato dalle complicanze fisiche
conseguenti all’anoressia, che portano queste pazienti a continui ricoveri in
condizioni gravissime.
Diversi studi hanno rilevato nei soggetti gravemente emaciati situazioni di
compromissione cardiovascolare (Schocken, Holloway, Powers, 1989), osteopenia
11
dovuta a periodi di amenorrea prolungata (Rigotti, Neer, Skates, Herzog, Nussbaum,
1991), disidratazione, disturbi elettrolitici, disturbi della motilità intestinale,
demineralizzazione delle ossa, sterilità (Stewart, Robinson, Goldbloom, Wright,
1990).
Riguardo l’aspetto psicologico, varie ricerche dimostrano che il 50 – 75% dei
pazienti anoressici presenta in comorbidità un disturbo depressivo maggiore o
distimia, il 10 – 13% un disturbo ossessivo - compulsivo (American Psychiatric
Association, 1997).
1.1.2 Bulimia Nervosa
La bulimia nervosa è un quadro clinico proposto alla comunità scientifica come
diagnosi autonoma solo a partire dal 1979 da Gerald Russell.
Stili alimentari bulimici però erano segnalati fin dall’antichità; infatti il termine
“bulimia” ha origine dalla fusione di due parole greche: bous (bue) e limos (fame),
tradotto letteralmente “fame da bue”. Nel corso del tempo la definizione del termine
ha subito cambiamenti, e il suo uso attuale implica, “oltre al vecchio dato
dell’eccesso, dell’enorme quantità di cibo ingerito, l’elemento soggettivo della
coazione invincibile, della perdita di controllo su un impulso che diventa
irresistibile” (M. Cuzzolaro, 2004, p. 44).
Prima di Russell, Wulff evidenziò le affinità profonde con la tossicodipendenza: la
ricerca bramosa del cibo nella bulimia assomiglia molto a quella della droga o
dell’alcool.
Una prospettiva totalmente diversa è quella di alcuni autori che invece avvicinano la
bulimia all’obesità: per loro questi comportamenti alimentari hanno come
caratteristica quella di riguardare soggetti che hanno il peso come principale
preoccupazione (Apfeldorfer, 1996).
I criteri diagnostici necessari per fare una corretta diagnosi di bulimia nervosa
vengono proposti dall’ICD – 10 e dal DSM – IV:
12
Tabella 3: Bulimia Nervosa. Criteri diagnostici ICD – 10
9 Episodi ricorrenti di abbuffate (almeno due a settimana per
almeno tre mesi) in cui grandi quantità di cibo sono consumate in
brevi periodi di tempo;
9 Preoccupazioni persistenti intorno al mangiare e forte desiderio di
mangiare o senso di coazione a farlo (ricerca bramosa);
9 Il soggetto tenta di contrastare gli effetti ingrassanti del cibo con
uno o più dei metodi seguenti: vomito autoindotto; abuso-uso
improprio di lassativi, diuretici, farmaci anti-fame, preparati di
tiroide; periodi di digiuno. In soggetti diabetici, le abbuffate
possono essere contrastate riducendo il trattamento insulinico;
9 Percezione di sé come troppo grassa/grasso con una paura
intrusiva di ingrassare che induce, di solito, ad essere sottopeso.
Tabella 4: Bulimia Nervosa. Criteri diagnostici DSM – IV
A. Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive (binge eating).
Un’abbuffata compulsiva è definita da due caratteri, entrambi
necessari:
- mangiare, in un periodo di tempo circoscritto, una
quantità di cibo maggiore a quella che la maggior parte
della gente mangerebbe nello stesso periodo di tempo in
circostanze simili;
- senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare
durante l’episodio.
B. Comportamenti ricorrenti impropri di compenso indirizzati a
prevenire aumenti di peso, come vomito auto-indotto, abuso-uso
improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno ed
esercizio fisico eccessivo;
C. Abbuffate e contromisure improprie capitano, entrambe, in media,
almeno due volte a settimana per tre mesi;
D. La valutazione di sé è indebitamente influenzata dalle forme e dal
peso del corpo.
13
Si possono distinguere due sottotipi:
9 Sottotipo purging: la persona si provoca frequentemente il vomito
o usa frequentemente in modo improprio lassativi, diuretici o
clisteri durante l’episodio di bulimia nervosa.
9 Sottotipo non purging: la persona, durante l’episodio di bulimia
nervosa, usa altri comportamenti impropri di compenso, come il
digiuno, l’esercizio fisico eccessivo, ma non si provoca
frequentemente il vomito né usa in modo improprio lassativi,
diuretici, o clisteri.
I criteri diagnostici per l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono stati scelti in
modo tale che la diagnosi di stato può essere di volta in volta solo l’una o l’altra. Il
sintomo principale di distinzione è l’amenorrea, l’interruzione del ciclo mestruale per
almeno tre mesi.
In sintesi, tre sintomi occorrono per fare diagnosi di anoressia nervosa:
1) Paura morbosa d’ingrassare con tendenza a sentirsi grassi pur
essendo scheletrici,
2) Perdita di peso grave,
3) Interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi.
E tre sintomi occorrono per fare diagnosi di bulimia nervosa:
1) Grande ossessiva attenzione al peso e alle forme del corpo,
2) Abbuffate compulsive frequenti seguite da
3) Contromisure patologiche, soprattutto vomito autoindotto
(Cuzzolaro, 2004).
Sul piano psicopatologico le crisi bulimiche rappresentano la traduzione a livello del
comportamento di un sentimento di vuoto, di noia, accompagnato spesso da uno stato
di ansia.