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INTRODUZIONE
Per poter parlare del trattamento della tossicodipendenza è
imprescindibile dover inquadrare cos’è la tossicomania. Si parte da cosa
dice il DSM V al riguardo, per poi fare un breve approfondimento sul
meccanismo di craving, poiché si considera cruciale nella comprensione
del fenomeno.
Si procede con una breve rassegna delle principali sostanze
d’abuso. Le droghe sono di vario tipo, sia per effetti sulla psiche, sia per
la dipendenza che provocano e vanno trattate per macroaree.
Un tema che ha assunto rilevanza clinica è quello della
comorbidità (comorbidity, comorbilità) tra disturbi correlati di sostanze e
altri disturbi psichiatrici; la c.d. doppia diagnosi diventa importante in fase
di trattamento, per capire se la tossicodipendenza non sia altro che la
punta visibile di un iceberg di un disturbo nato prima, dopo o in
concomitanza ad essa.
Questo apre le porte al circuito della prevenzione che può essere
sia primaria (soggetti sani) che secondaria (individuazione
precoce dei soggetti ammalati per poter ottenere la guarigione o
impedire l'insorgenza e la progressione della malattia). Questo
paragrafo può essere specificatamente rivolto all’adolescenza, età dove
spesso si assiste al primo uso delle sostanze (soprattutto quelle di
iniziazione, alcol, cannabis etc.). Insieme alla prevenzione si devono
esaminare i fattori che potrebbero essere un rischio e quelli invece che
potrebbe essere benevoli ad un corretto evitamento del disturbo da uso
di sostanze.
Nel secondo capitolo entriamo nel merito del tema, precisamente
i vari tipi di approccio in chiave psicologica; nell'introduzione, un accenno
doveroso è alle terapie farmacologiche, ogni sostanza va trattata
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singolarmente perché diversi sono le funzioni cognitive e i
neurotrasmettitori implicati.
Passiamo in rassegna sia l’approccio psicodinamico che quello
cognitivo-comportamentale ed infine la prospettiva sistemico-relazionale.
Pregi e limiti dei vari approcci in una prospettiva storica.
Qualsiasi approccio psicodinamico alla tossicodipendenza tende
a ricercare il senso o la causa della condizione in atto in qualcosa di
accaduto in precedenza. Il trattamento si concentra non sulla
tossicomania del soggetto ma sulle probabili cause originali, infatti si
riconduce sempre alle cure tipiche per i soggetti nevrotici o borderline.
Gran parte della letteratura sia pratica che teorica si concentra
sull’utilizzo di un approccio e tecniche di tipo cognitivo-comportamentale.
Si basa soprattutto su metodi pratici per cambiare le abitudini e i
comportamenti scorretti. Secondo i comportamentisti la sostanza funge
come il trigger (grilletto) che innesca un meccanismo di condizionamento
per l’aspettativa di una gratificazione e di un piacere chimico La
tossicomania viene considerata come un meccanismo appreso, sorretto
dal desiderio incontrollabile di riprovare gli effetti di una determinata
sostanza già assunta (craving), molti protocolli si concentrano
principalmente su esso.
Verranno accennate numerose tecniche, tra cui la terapia
interpersonale (IPT) e la terapia dei Dodici Passi, che non è altro che la
filosofia alla base degli alcolisti anonimi.
Il capitolo finale viene dedicato al setting terapeutico e ai servizi
offerti da enti pubblici e privati si occupano dei trattamenti; e che
nell’insieme costituiscono il sistema di cura, di diagnosi e riabilitazione
delle persone con dipendenze patologiche, di ogni tipo e gravità ed in
ogni fase della vita.
5
Verranno approfondite le funzioni dei servizi a bassa soglia
(drop-in, unità mobili, servizi di pronta accoglienza, iniziative di
volontariato) in aiuto ai servizi ambulatoriali del servizio sanitario
nazionale (SerD) e le comunità. Questa molteplicità di interventi si
pongono l’obiettivo di arrivare ad una condizione ottimale di astensione
dalle droghe e ad allievarne le sofferenze e i disagi dovuti alle condizioni
di abuso. Se gli scopi ultimi sono i medesimi, i metodi e i mezzi utilizzano
variano, infatti, nei servizi a bassa soglia l’approccio di aiuto è basilare e
primario.
I SerD si configurano come la principale rete pubblica territoriale
che fanno da intermediari tra il soggetto e la vasta gamma di cure
disponibili, essi stessi sono il primo importante veicolo di cura. Nei SerD
vengono erogate prestazioni sia di tipo farmacologico che psicologico in
aiuto immediato sia per le crisi di astinenza che per la riabilitazione.
La vita in Comunità è attualmente considerato il metodo
privilegiato per la cura ma anche per la re-immissione in società. Lo
scopo è di donare al tossicodipendente un ruolo sociale e delle abitudini
positive. La comunità è un luogo dove il soggetto abita per un periodo
con tutte le implicazioni relative ad esso, quali il convivere insieme ad
altri tossicomani o al sottostare a regole ferree sugli orari e gli impegni
giornalieri.
Breve approfondimento, infine, anche sui luoghi di detenzione e
sulle misure repressive e le sanzioni legati al fatto che il consumo di
droghe per scopi non terapeutici è vietato dalla legge italiana.
Una persona tossicodipendente in carcere ha diritto ad un
trattamento individualizzato e può usare la carcerazione come occasione
per avviare un percorso di cura orientato alla riabilitazione. La vita
carceraria è inadatta ad un individuo che soffre di tossicodipendenza per
6
tanto per le persone idonee vengono applicate misure alternative alla
detenzione per soddisfare l'esigenza di un trattamento.
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CAPITOLO 1
1. Definizione della tossicomania e approfondimento sul
meccanismo di craving.
Secondo una definizione corrente, la tossicomania (nell’uso
anglosassone addiction, letteralmente “dedizione”), è uno “stato
patologico conseguente all'assunzione continuativa, senza finalità
terapeutiche, di sostanze psicotrope”, precisando che, “attualmente, al
fine di tenere distinte le accezioni proprie della psichiatria del termine
mania, si preferisce parlare di tossicodipendenza)” (
1
).
La condizione di intossicazione dovuta alle assunzioni periodiche
di una determinata sostanza psicotropa, di origine naturale oppure
prodotta in laboratorio, porta ad una malattia a decorso cronico, con
numerose ripercussioni sullo stile di vita del soggetto e conseguenze
spesso irreversibili sul piano biologico e psicologico (
2
).
In breve, la tossicodipendenza comporta:
1) Un invasivo desiderio di procurarsi e assumere in corpo la
dose di sostanza psicotropa;
2) L’instaurarsi della c.d. tolleranza (aumento della dose per
arrivare all’effetto);
3) La dipendenza fisica e psicologica;
4) Molteplici danni per l’individuo.
Schematicamente, si ritiene dire che siano tre le proprietà che
una sostanza psicotropa deve possedere per essere considerata capace
di instaurare dipendenza:
1
VOCABOLARIO TRECCANI on line, voce “Tossicomania”.
2
CANCRINI L., Psicopatologia delle tossicodipendenze, in Lezioni di psicopatologia,
Torino, Bollati Boringhieri, 1997, pp. 103-28.
8
Tolleranza, meccanismo per cui il corpo si abitua alla sostanza e
necessita di dosi sempre maggiori per ottenere gli effetti iniziali;
Astinenza, stato di sofferenza e di gravi disturbi dovuto alla
mancanza della sostanza o alla riduzione della dose abituale;
Craving, desiderio incontrollabile di ottenere un’altra dose. Si
badi che il soggetto è incline ad assumere un’altra dose non solo per i
piacevoli effetti che la sostanza provoca ma anche per calmare i dolori
delle crisi;
Il craving indica l’impulso incontenibile di riprovare gli effetti dati
da una sostanza psicotropa già utilizzata, inoltre si caratterizza in alcuni
aspetti fondamentali: (
3
)
o Inclinazione compulsiva verso i momenti in cui si assume
la sostanza;
o Presenza di molti sintomi organici;
o Presenza di molti sintomi emotivi (ansia per la mancanza
della sostanza e per le relative crisi di astinenza);
o Presenza di molti sintomi cognitivi (idealizzazione della
sostanza e dei suoi effetti);
o Ricerca compulsiva della sostanza;
o Incapacità di bloccare questa ricerca anche in presenza
di pericoli per il proprio benessere fisico e problemi sia
sociale che legali, quali azioni criminali;
o Evitamento ossessivo dell’astinenza.
Il craving può essere considerato il fattore più importante per le
dipendenze patologiche da sostanza psicotropa. Esso presenta uno
spettro di condizioni mentali e disturbi, soprattutto sull’umore
(depressione in mancanza della sostanza), disedonìa (assenza di
3
MAREMMANI I., CANONIERO S., ZOLESI O. Forme cliniche del craving e farmaci
anticraving. Itaca 1999; 7:20-39.
9
piacere) e svariati disturbi alimentari. La dinamica di azione del craving
non è chiara, perché sono frequenti le ricadute: tossicomani che si sono
disintossicati da tempo provano un forte desiderio riassumere la
sostanza, di tornare alle vecchie abitudini di consumo. E spesso ci
ricascano.
Il meccanismo d’azione del craving è che la droga funzionerebbe
come rinforzo positivo, infatti, soprattutto per le sostanze che agiscono
sui neurotrasmettitori quali esempio la dopamina che appare implicata
nelle fasi anticipatorie e motivazionali al comportamento d’apertura verso
lo stimolo appagante (
4
).
Insieme al craving, risulta fondamentale trattare le crisi di
astinenza.
Il termine “astinenza” sta ad indicare una serie di disturbi
caratterizzati da cambiamenti sia fisico che cognitivo che appaiono alla
sospensione del consumo di una sostanza. L’interruzione provoca una
forte sofferenza che necessita in molti casi cure mediche. Le crisi di
astinenza non sono uguali tra di loro e variano da sostanza a sostanza.
Sostanzialmente si divide in astinenza fisica, se i sintomi sono
prevalentemente fisici o corporei, e astinenza psicologica se i sintomi
sono principalmente cognitivi (
5
).
Le fasi dell’astinenza sono sostanzialmente due: le crisi a breve
termine e le cosiddette crisi protratte. Le prime interessano
maggiormente le droghe che danno dipendenza fisica possono essere
molto dolorose e fisicamente sfiancanti; le seconde si manifestano a
4
BERRIDGE K.C., ROBINSON T.E. What is the role of dopamine in reward: hedonic
impact, reward learning or incentive salience? In Brain Research Review, 1998; 309-
369.
5
ANDREOLI V., CASSANO G.B., ROSSI R., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali, Edra Masson, 2007.
10
distanza di tempo dall’ultimo utilizzo della sostanza e sono, solitamente,
di minore intensità.
Le crisi di astinenza raramente portano alla morte e possono
essere superate anche se non trattate, senza un aiuto esterno però
diventa veramente difficile sopportarle. Le crisi, come già detto sono
soggettive e relative alla sostanza, però ci sono altri fattori che le
aggravano, come la durata della dipendenza e presenza di malattia
organiche, quali diabete, HIV, etc. (
6
).
1.2 Il disturbo da uso di sostanze nel DSM
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, redatto
dall'American Psychiatric Association, nella sua precedente versione
(DSM-IV, pubblicata nel 2000) (
7
), prevedeva due diversi quadri distinti
legati all’uso delle sostanze: la dipendenza propriamente detta e il
semplice abuso, anche abituale. Nel DSM-V (
8
) questa distinzione non
viene più presa in considerazione, il consumo viene presentato secondo
un continuum che va da una minore ad una maggiore gravità.
Attualmente non esiste una vera classificazione di tutte le
sostanze psicotrope. Si possono distinguere sulla base della gravità della
dipendenza indotta, oppure in ragione degli effetti che producono, per
esempio neuro deprimenti (oppiacei), stimolanti (cocaina, amfetamine) o
allucinogeni.
6
NIZZOLI U., PISSACROIA M., Trattamento completo degli abusi e delle dipendenze.
Piccin, Osservatorio delle droghe e delle tossicodipendenze, 2004
7
ANDREOLI V., CASSANO G.B., ROSSI R. (a cura di), DSM-IV. Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali, Milano, Elsevier, 2ª ed: 2002.
8
AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION, ed. it. BIONDI M (a cura di) DSM-5. Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina editore, 2014.
11
La dipendenza fisica tradizionalmente veniva considerata più
grave della dipendenza psichica, ma questo giudizio, come pure la
distinzione netta tra i due tipi, sembra sfumarsi oggigiorno, vista la
difficoltà di rilevare secondo metodi scientifici una maggiore gravità
dell’una sull’altra.
La dipendenza fisica è associata a sostanze quali alcol,
benzodiazepine, oppiacei ecc. Mentre una dipendenza psichica,
inizialmente considerata più leggera, a sostanze quali caffeina,
cannabinoidi, LSD e mescalina.
Ad es. nella tabella che segue, pubblicata su una autorevole
rivista medica (
9
), si compara la dipendenza fisica con la dipendenza
psicologica provocata da alcune fra le più comuni sostanze di uso
ricreativo e di abuso. Questa scala divide le sostanze di abuso a seconda
della dipendenza fisica e di quella psicologica:
Dipendenza
psicologica
Dipendenza fisica
Cocaina 3.0 1.3
Tabacco 2.8 1.8
Eroina 2.6 3.0
Barbiturici 2.2 1.8
Benzodiazepine 2.1 1.8
Alcol 1.9 1.6
9
NUTT D, KING LA, SAULSBURY W, BLAKEMORE C. "Development of a rational scale
to assess the harm of drugs of potential misuse". Lancet. 369 (9566) March 2007: 1047–
53.
12
Anfetamina 1.9 1.1
Cannabis 1.7 0.8
Ecstasy 1.2 0.7
La dipendenza fisica tradizionalmente viene considerata più
grave di quella unicamente psicologica. Varie evidenze hanno inoltre
sottolineato che spesso la dipendenza fisica è limitata ad un preciso arco
temporale e sono molti i fattori che concorrono ad indicare la gravità della
tossicomania.
Le altre differenze rispetto al DSM IV sono l’introduzione
dell’astinenza da cannabis e da cocaina. La dipendenza da tabacco
viene considerata una tossicodipendenza e viene introdotto il poli-abuso.
Vengono modificati i gradi di severità, divisi in 2-3 sintomi dipendenza
lieve, 4-5 moderata; >6 severa, questi vengono applicati a tutte le
dipendenze.
Il DSM tende molto ad usare la parola “addiction”, anche a causa
dell’incerta definizione potenzialmente negativa della parola
“dependence” (
10
).
Nella categoria si trovano sia i disturbi da uso di sostanze e sia i
disturbi indotti da sostanze come intossicazione e altri disturbi mentali
indotti da sostanze/farmaci, si specifica che per esempio bisogna
utilizzare per quanto possibile il richiamo alla possibile sostanza, per
esempio “intossicazione da metamfetamina” (piuttosto che
“intossicazione da stimolante”).
10
BIONDI M (a cura di), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali,
cit., pag. 346.