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§ 1. Prospetto delle proprietà farmacologiche
1.1 Proprietà antiemetiche
Nel paziente oncologico sottoposto a chemio- e/o radioterapia, nausea e
vomito sono effetti indesiderati molto frequenti e da non sottovalutare visto
che possono portare alla riduzione del dosaggio, all’abbandono da parte del
paziente della terapia antiblastica, oppure al vomito anticipatorio con i
successivi cicli di chemioterapia. Di conseguenza, il controllo di questi
effetti collaterali può essere importante per il successo delle terapie
antineoplastiche.
Vi sono tre tipi di emesi provocata da terapia citotossica: acuta, ritardata e
anticipatoria (tabella I).
Tabella I. Definizioni e caratteristiche dei differenti tipi di risposte emetiche alla terapia
citotossica.
L’emesi anticipatoria ha una componente psicologica e può essere indotta
da stimoli come il pensiero di una ulteriore terapia citotossica o dall’attesa
in ospedale. Comunque, la sua correlazione con episodi emetici precedenti
enfatizza il bisogno di eliminazione o riduzione della sindrome acuta
[Andrews PRL e Blower PR,1993]. La profilassi parenterale o la
somministrazione orale del Granisetron (Figura 1) riduce l’incidenza di
nausea e vomito indotti da una terapia citotossica (compresa l’alta emeticità
del cisplatino) o previene completamente questi sintomi ed è un efficace
terapia d’intervento dove l’emesi è già in atto. Il Granisetron è efficace
anche nella prevenzione e nel trattamento dell’emesi indotta da radiazioni
Emesi acuta Entro 24 dalla somministrazione della terapia
Emesi ritardata Segue la fase acuta e può verificarsi 24 ore dopo la chemioterapia.
Può persistere fino ad una settimana dopo il trattamento e
generalmente è meno severa dell’emesi acuta
Emesi anticipatoria Può verificarsi prima del trattamento dei cicli di chemioterapia
successivi al primo. E’in relazione prevalentemente alla prima
esperienza di nausea e vomito indotta dalla terapia citotossica
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in dosi uguali a quelle usate per il controllo da nausea e vomito provocati
dalla chemioterapia. Si dissente sul fatto che ci siano o meno differenze
clinicamente rilevanti nell’attività antiemetica fra i vari antagonisti 5-HT
3
.
Molta di questa speculazione si è concentrata intorno alla specificità del
legame con i recettori 5-HT
3
e alla relativa efficacia negli studi in vitro. Il
Granisetron si è rivelato altamente specifico per i recettori 5-HT
3
[Fekes et
al.,1987; Ranger GJ e Nelson DR,1989; Freeman AJ et al.,1992], mentre il
tropisetron mostra un debole legame con i recettori 5-HT
4
[Freeman AJ et
al., 1992; Lee CR et al., 1993]. Le opinioni differiscono per quanto
riguarda le caratteristiche generali del legame dell’ondansetron che sembra
essere altamente selettivo per i recettori 5-HT
3
[Freeman AJ et al., 1992] e
mostra un livello significativo di attacco ad altri siti [Andrews PL et al.,
1992]. Inoltre dati recenti hanno rivelato che i recettori 5-HT
3
delle cellule
enterocromaffini dell’ileo isolato nelle cavie, differiscono dai loro
equivalenti neuronali nell’affinità ai vari recettori 5-HT
3
agonisti ed
antagonisti. Il rilascio di serotonina è stato inibito dal Granisetron e dal
tropisetron ma non dall’ondansetron a concentrazioni nanomolari [Gebauer
A et al, 1993]. Comunque queste ed altre differenze trovate in studi in vitro
non possono riflettere adeguatamente le condizioni in vivo e la loro
rilevanza clinica deve ancora essere verificata. Se queste differenze sono
supportate da risultanze cliniche esse possono influenzare la scelta del
medico per quanto riguarda l’antagonista 5-HT
3
.
Un altro argomento di attuale interesse è se il Granisetron e altri recettori
antagonisti 5-HT
3
possono essere usati efficacemente nei bambini. In
questo caso l’emesi indotta da trattamento citostatico può avere un effetto
significativamente dannoso sulla compliance del paziente. Uno studio
preliminare da parte di Marr [Marr HE et al., 1994] coinvolse giovani
furetti (da 10 a 13 settimane) che ricevettero una singola dose endovenosa
di 0,5mg/kg di Granisetron 15 minuti prima dell’esposizione di tutto il
13
corpo a irradiazione con raggi x (50Gy per 10,4 minuti; n = 4) o ad
un’iniezione di ciclofosfamide (80 mg/kg) più doxorubicina (6 mg/kg)
[n=4]. Il Granisetron ha diminuito o abolito la quantità di vomito e di
conati osservata in paragone a quella di animali adulti trattati in modo
significativo con radiazioni (p<0,05). E’ interessante il fatto che la risposta
emetica dei giovani furetti ai farmaci citotossici era ridotta se paragonata
con quella degli adulti e un’iniezione di cisplatino (12.5 mg/kg) non ha
ottenuto una risposta emetica. Comunque sia non ci sono state differenze
negli effetti dell’irradiazione completa del corpo su i due gruppi il che
suggerisce che l’irradiazione di tutto il corpo può causare emesi per un
meccanismo addizionale.
Fig. 1. Struttura molecolare del Granisetron; C
18
H
24
N
4
O
1.2 Fisiopatologia dell’emesi e meccanismo d’azione
I meccanismi per cui la chemioterapia e la radioterapia causano nausea e
vomito non sono compresi chiaramente [Plosker e Goa, 1991; Graves
T,1992]. La zona che si presume sia la sede dell’azione è periferica infatti,
nel tratto gastrointestinale le cellule enterocromaffini della mucosa
contengono approssimativamente il 90% di tutta la serotonina
dell’organismo e si pensa che il danno cellulare compiuto dalla terapia
antineoplastica causi il rilascio della serotonina da queste cellule. Questo
neurotrasmettitore stimola le fibre vagali afferenti dell’intestino e
probabilmente le rende sensibili ad altri stimoli che in successione attivano
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il centro del vomito. Quest’ultimo si trova nella formazione reticolare del
bulbo e consiste in realtà di numerosi gruppi di neuroni distribuiti in questa
regione, che controllano le differenti componenti dell’atto del vomito.
L’irritazione della mucosa del primo tratto del tubo gastroenterico provoca
vomito. Gli impulsi che partono dalla mucosa vanno al centro del vomito
lungo i vaghi e i nervi simpatici. Fibre afferenti dai nuclei vestibolari
mediano la nausea e il vomito delle cinetosi. Altre fibre afferenti
raggiungono questo centro dal diencefalo e dal sistema limbico; infatti si
può avere il vomito anche per stimoli emozionali. Così si parla di “odori
nauseabondi” e di “visioni rivoltanti”. Nel bulbo vi sono chemocettori, che
danno luogo al vomito, se stimolati da agenti chimici circolanti. La zona
chemocettrice scatenante o “CTZ” (Chemorecepter Trigger Zone), sede di
queste cellule recettrici, è probabilmente vicina o inclusa nell’area
postrema, banda di tessuto a forma di V sita sulle pareti del quarto
ventricolo vicino all’obex [Ganong W. F. , 1999]. Il Granisetron è un
antagonista selettivo dei recettori 5HT
3
e si pensa che eserciti i suoi effetti
antiemetici bloccando i recettori 5HT
3
sia in zona periferica che centrale.
L’azione periferica è stata dimostrata dall’inibizione degli effetti provocati
dalla serotonina in 3 sistemi di tessuto animali, ovvero l’ileo di un maiale,
il cuore [Fekes et al.,1987; Ranger GJ e Nelson DR, 1989] ed il nervo vago
[Elliot P et al.,1990] di un coniglio. Inoltre dati recenti hanno suggerito che
l’antagonismo del Granisetron nei confronti dei recettori 5-HT
3
sul nervo
vago isolato di un ratto è insormontabile [Newberry NR et al., 1993]. Il
Granisetron inoltre, inibisce fortemente il riflesso di Bezold-Jarisch
(bradicardia momentanea) indotta dalla serotonina, il che è una valutazione
funzionale dell’antagonismo del recettore 5-HT
3
periferico. Le
caratteristiche generali del legame dimostrano che il Granisetron ha una
forte affinità per l’individuazione del sito centrale del 5-HT
3
nel cervello
[Seynaeve C. et al.,1991]. La densità maggiore di questi siti è nel nucleo
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del tratto solitario, il principale terminale per le fibre afferenti vagali che
hanno origine nel tratto gastrointestinale [Leslie RA et al.,1990; Pratt GD et
al.,1990] .
Un’altra importante sede di recettori è nell’area postrema del midollo
allungato (autonomo ad essa) che è la sede scatenante della CTZ nell’emesi
[Plosker e Goa, 1991].La selettività del Granisetron per i recettori 5-HT
3
è
stata dimostrata nei ratti e sempre quest’ultimo manca di qualsiasi
interazione con il 5-HT
1
a-d, 5-HT
4
, dopamina D
1
o D
2
, istamina H1,
benzodiazepine, picrotoxina oppure α
1
, α
2
o β recettori adrenergici [Fake
CS et al., 1987; Ranger GJ e Nelson DR 1989; Freeman AJ et al.,1992].
Studi nel cervello di ratti e porcellini d’india hanno dimostrato che
l’affinità del Granisetron per i recettori 5-HT
3
è da 4000 e 40000 volte più
grande rispetto ad altri tipi di recettori [Blower PR,1990] . Sebbene la
serotonina sembri essere la causa principale dell’emesi durante la terapia
antineoplastica, diversi altri neurotrasmettitori sono capaci di stimolare la
risposta emetica, compresi la dopamina, l’acetilcolina e l’istamina, sia
attraverso il sistema nervoso centrale sia attraverso quello periferico.
1.3 Proprietà farmacocinetiche
1.3.1 Somministrazione endovenosa
Il profilo farmacocinetico di una singola dose endovenosa di Granisetron è
stato stabilito in volontari sani e in pazienti malati di cancro nella ricerca di
Plosker e Goa, [Plosker e Goa, 1991]. Nella tabella II è illustrato un
sommario dei range dei valori registrati per parametri farmacocinetici dopo
la somministrazione di 40µg/kg di Granisetron somministrati nel giro di 30
minuti in volontari sani e malati di cancro. Il profilo farmacocinetico del
Granisetron in volontari sani per via endovenosa è stato determinato per