4
attraverso lo studio di casi pratici di traduzione, i parametri
di cui il traduttore deve tener conto nella scelta di una
metodologia traduttiva ed, in particolare, vengono proposte
cinque modalità di traduzione.
Partendo dal suo primo grande teorizzatore, Ferdinand de
Saussure, si intende dimostrare come nello strutturalismo
siano già presenti, anche se non affrontati in modo
esplicito, concetti che testimoniano la presenza di una
problematica interlinguistica. Vedremo poi uno sviluppo
della teoria di Saussure che dobbiamo alla scuola danese, in
particolare a Louis Hjelmslev. Anch’egli sostiene che la
traduzione sia impossibile, ma, come vedremo, tale
conclusione risulta in realtà attenuata dalla prova di
commutazione. Evidenzieremo poi come alcuni dei principi
enunciati dai linguisti della Scuola di Praga diano l’impulso
maggiore nell’elaborazione delle teorie contemporanee della
traduzione. Jakobson è il primo autore a focalizzare
interamente la propria attenzione sui problemi posti dalla
traduzione fino ad individuare tre diverse modalità di
traduzione: intralinguistica, interlinguistica e intersemiotica.
Verrà in seguito preso in esame il modello Senso ↔ Testo di
Mel’čuk e, per quanto riguarda il generativismo sintattico,
verrà presentata la teoria standard di Chomsky. Alla teoria
chomskiana si rifanno alcuni autori dichiaratamente
orientati allo studio della traduzione.
5
Nel secondo capitolo verranno prese in esame quelle che si
ritengono essere le quattro tendenze traduttive moderne
più significative in ambito europeo e nordamericano. Dalla
metà degli anni sessanta il modo di affrontare l’attività di
traduzione inizia a cambiare e l’attenzione non viene più
focalizzata sul singolo sistema linguistico, ma sul testo e sui
diversi contesti culturali in cui questo viene a trovarsi.
Vedremo come Nida sia il primo a introdurre il concetto di
“equivalenza dinamica” nello studio della traduzione: il
messaggio del testo deve essere tradotto in modo tale da
provocare sul nuovo destinatario lo stesso effetto che
provocava sul lettore originale. Il significato del messaggio
deve essere adattato al contesto culturale e concettuale del
destinatario affinché venga recepito nel modo migliore,
anche a scapito della forma e dello stile del testo. In
seguito analizzeremo il movimento dei Translation Studies e
gli studi del loro fondatore, James Holmes, il quale,
dedicandosi all’analisi del rapporto tra testo tradotto e testo
di partenza, individua alcune tipologie di traduzione. Gli
studiosi israeliani esponenti della teoria polisistemica
amplieranno il lavoro dei teorici dei Translation Studies,
includendo nel loro studio i fattori extratestuali che
influenzano una traduzione. I problemi che riguardano la
natura della traduzione sono alla base anche della
riflessione che ispira l’opera di Derrida, esponente del
6
movimento decostruzionista, il quale mette in discussione le
teorie tradizionali basate sull’idea che il significato possa
essere determinato e trasferito da un testo all’altro.
Alla luce delle differenti teorie elaborate, nel terzo capitolo
verranno prese in esame alcune applicazioni concrete.
Tramite alcune agenzie pubblicitarie di Milano abbiamo
recuperato cinque campagne stampa che, diffuse a livello
internazionale, sono state tradotte o adattate nelle varie
lingue dei paesi destinatari. L’analisi si propone di far
emergere come la traduzione pubblicitaria debba tener
presente l’interazione esistente tra componente linguistica e
componente iconica, le quali interagiscono a vicenda al fine
di ottenere una comunicazione persuasiva ed efficace,
facendo leva sui valori e sulle credenze di una determinata
società. Lo studio del contesto culturale in cui il messaggio
apparirà è la premessa indispensabile per la buona riuscita
di una campagna pubblicitaria e costituisce la prima fase
del processo traduttivo.
Ciascuna delle campagne stampa che si prenderanno in
esame rappresenta una diversa tipologia di traduzione ed
esemplifica come la traduzione non solo sia possibile, ma
possa anche essere più o meno efficace a seconda delle
scelte operate dal traduttore stesso. La traduzione infatti
non è un processo meccanico, ma un processo di
7
negoziazione nel quale entrano in gioco autore, traduttore,
contesto, cultura e finalità traduttive.
8
1. LA TRADUZIONE NELLA RIFLESSIONE
LINGUISTICA DEL NOVECENTO
1.1. LA NOZIONE DI “SIGNIFICATION” IN SAUSSURE
Saussure nella sua indagine adotta un punto di vista
strutturale con l’intento di vedere come una lingua
funziona. A questo scopo abbandona la linguistica
diacronica optando per la sincronia. In ciascuna lingua ci
sono delle leggi che non operano nella storia, ma nella
sincronia, nella contemporaneità e predeterminano la
singola unità linguistica nel suo aspetto interno ed esterno.
Saussure introduce anzitutto una distinzione tra linguistica
esterna e linguistica interna. Entro quest’ultima il linguaggio
si articola in due momenti complementari ma ben distinti:
la langue, intesa come sistema di segni e la parole, intesa
come utilizzo di questo sistema di segni nella
comunicazione
1
. La langue può essere studiata
indipendentemente dalla parole e costituisce il solo
autentico oggetto della linguistica
2
. La langue è identica per
tutti gli individui di un gruppo che parla la stessa lingua, la
1
F. DE SAUSSURE, Cours de linguistique générale, Paris, 1916, trad. it. di Tullio de
Mauro, Corso di linguistica generale, Laterza, Bari, 1970.
2
E. RIGOTTI, Principi di teoria linguistica, La Scuola, Brescia, 1979, p. 29.
9
parole invece è un atto individuale, i singoli parlanti sono gli
esecutori della parole.
Per capire cosa Saussure intenda con sistema di segni,
bisogna partire dalla definizione di segno. Entro il segno
Saussure distingue un signifiant e un signifié. Il segno
infatti unisce un concetto ed un’immagine acustica.
Quest’ultima non è il suono materiale, ma la traccia
psichica di questo suono ed è di natura sensoriale
3
. Queste
due facce sono intimamente unite e si richiamano l’un
l’altra.
Il segno è dunque un’entità interamente psichica, sia sul
piano del significato che del significante.
Il processo traduttivo non rientra nel sistema categoriale
delineato da Saussure proprio per il fatto che egli
concepisce la langue come un tutto strutturato chiuso in se
stesso. Sistemi linguistici diversi infatti non sono isomorfi in
quanto articolano i significati in modo diverso. Là dove
l’italiano distingue “legna”, “legno”, “legname” e “bosco”, il
francese ha soltanto “bois”.
Tornando al sistema linguistico, un aspetto fondamentale
del suo meccanismo è costituito dalle differenze su cui si
fonda il valore linguistico
4
. All’interno della struttura del
sistema linguistico si può sostituire un elemento con un
altro, purché quest’ultimo non si confonda con un elemento
3
F. DE SAUSSURE, Op. Cit., pp. 83-84.
4
Ibid., p. 134.
10
già presente nel sistema. L’identità delle unità linguistiche è
costituita soltanto dalle differenze. Tali unità, cioè i segni,
esistono solo nel sistema, ossia esistono in quanto valori.
Quindi ciascun elemento del significante è tale in quanto si
oppone a tutti gli altri elementi. Ma questo vale, secondo
Saussure, anche sul piano del significato
5
.
Il valore linguistico nasce quindi dal fatto che il segno è
unione inscindibile di significante e significato e dal fatto
che ciascun segno esiste solo nella solidarietà di tutto il
sistema segnico, cioè ciascun segno è se stesso in quanto si
oppone agli altri segni. Questa opposizione è basata sulla
forma e non sulla sostanza: significato e significante non
sono importanti per la loro qualità positiva, ma per la loro
essenza negativa, il loro contrapporsi agli altri significati e
significanti. La loro sostanza non è rilevante dal punto di
vista del funzionamento della lingua. Il valore di una parola
nasce dalle differenze fra il suo significato e i significati
delle altre parole. L’articolazione del significato è dunque
determinata dall’articolazione del significante e viceversa.
Ma se la forma linguistica del significante emerge in
rapporto alla forma linguistica del significato e a sua volta
la forma linguistica del significato emerge in rapporto alla
5
E. RIGOTTI, Op. Cit., p. 37.
11
forma linguistica del significante, è evidente un circolo
vizioso
6
.
La contraddittorietà della nozione saussuriana di valore
linguistico, legando in modo necessitante i due piani
linguistici, esclude ogni base di comparazione,
indispensabile perché due grandezze siano confrontabili, e
nega una possibilità di confronto fra sistemi linguistici
diversi.
La linguistica del secolo scorso, per l’impossibilità di
collocare il processo traduttivo nel sistema categoriale dello
strutturalismo classico, ha quindi trascurato a lungo la
traduzione. Infatti come sottolinea Mounin
7
: ”L’attività di
traduzione pone un problema teoretico alla linguistica
contemporanea: accettando le tesi correnti sulla struttura
dei lessici, delle morfologie e delle sintassi, si finisce col
sostenere che la traduzione è impossibile”.
La nozione di signification, però, ci permette di cogliere la
presenza di una problematica interlinguistica nella dottrina
di Saussure benché l’autore non l’affronti esplicitamente. La
signification è contrapposta al signifiè come ciò che può
essere interlinguistico a ciò che è esclusivamente
intralinguistico
8
: “Il francese mouton può avere la stessa
significazione dell’inglese sheep, ma non lo stesso valore”.
6
E. RIGOTTI, Op. cit., p. 41.
7
G. MOUNIN, Les problèmes théoriques de la traduction, Gallimard, Paris, 1963, p.
8.
8
F. DE SAUSSURE, Op.cit., p. 14.
12
L’inglese opera una distinzione a livello di segni tra mutton
e sheep che il francese non fa. Quindi il senso della parola
mouton si precisa nella parole, nel testo. La signification
può allora essere interpretata come il momento conclusivo
della costituzione del senso nel passaggio da langue a
parole. Ciò significa che signifiè e signification sono
entrambi inclusi nel senso e che la signification è di natura
linguistica e non extralinguistica.
Nella signification individuiamo quindi una dimensione del
significato che può rimanere intatta nella traduzione
9
.
9
E. RIGOTTI, La traduzione nelle teorie linguistiche contemporanee in Processi
traduttivi: teorie ed applicazioni, La Scuola, Brescia,1981, p. 74.