2
Luis Landero nasce nel 1948 ad Alburquerque da una famiglia di
contadini che, successivamente, nel 1960, emigra a Madrid. Per pagarsi gli
studi si vede costretto a lavorare in diversi campi. Tra questi, sono
significative le lezioni di chitarra impartite, dai sedici ai diciannove anni, per
potersi pagare il liceo prima e l’Università, dove si era iscritto nella facoltà di
Filologia Ispanica di Madrid, dopo.
Questa prima parte della vita dell’autore sembra la più interessante per
chi intraprende la lettura di El guitarrista. È la tappa da cui deriva la
conoscenza diretta del mondo dei chitarristi e del gergo del flamenco. Sempre
in gioventù, l’autore fu in dubbio se dedicarsi alla chitarra o alla scrittura,
strada, quest’ultima, che scelse, come vediamo. Quindi, possiamo sostenere
la coincidenza romanzata tra autore-narratore dove ripercorre, dall’alto della
sua maturità, gli anni di formazione e di crescita. Risulta necessario stabilire i
limiti che esistono tra letteratura e storia e tra realtà e finzione. Come
afferma Ricardo Senabre in «El Cultural» del 13 marzo del 2002, «Lo
importante de la novela El guitarrista no es la posible coincidencia de su
historia con experiencias personales del autor, sino su cohesión constructiva y
la densidad de sus personajes, porque, sean o no verdaderos los hechos
narrados, han sido convertidos en materia literaria, y exigen una lectura
adecuada a su naturaleza artística»
3
.
El guitarrista ci trasporta nella Madrid a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60,
la Spagna del Franchismo, delle ristrettezze economiche, delle camere in
affitto, delle scuole private serali, dei lavori più disparati per poter
3
http://www.literonauta.com/recort/landero.html, p. 1. («La cosa importante
del romanzo El guitarrista non è tanto la possibile coincidenza della sua storia
con le esperienze personali dell’autore, bensì la sua coesione costruttiva e la
densità dei personaggi, perché, siano reali o meno i fatti narrati, sono stati
convertiti in materia letteraria, e esigono una lettura adeguata alla sua
naturalezza artistica»).
3
sopravvivere, dei padroni con il diritto di farsi obbedire in tutto, della lotta
per la vita. Emilio, il protagonista, è figlio di una sarta, che è rimasta sola ad
allevare il figlio, e affitta una camera della loro casa per guadagnare qualche
soldo in più. Emil lavora come apprendista in un’officina, studia la notte,
legge tutto quello che può, ascolta poesie alla radio. Possiede una fervida
immaginazione e un giorno, seguendo l’esempio del cugino Raimundo, cantor
de flamenco appena tornato da Parigi, decide di imparare a suonare la
chitarra, di divenire artista, di trionfare nel mondo dell’arte e di guadagnare
molto denaro, per raggiungere una sorta di riscatto sociale. Il narratore
racconta tutto questo con ogni dettaglio: descrive l’aspetto, il modo di
pensare, i problemi, le aspirazioni, i sogni, le fantasie del protagonista e ci
rende in tutto partecipi della storia.
4
La trappola
Uno dei temi in cui il lettore è coinvolto, per un senso di condivisione di
esperienze vissute, è senza dubbio la trappola della formicaleone che
compare fin dalle prime pagine del testo e che ne diventa il filo conduttore:
Al taller se bajaba por una rampa en espiral, y ya la primera vez que entré allí
tuve la sensación de haber caído en la trampa de la hormiga león, esas larvas que
parecen garrapatas o arañas y que viven en el suelo, junto a los caminos, donde
excavan unos conos de arena muy bien cernida y granulada por cuya pendiente
resbalan sin remedio las víctimas, y cuanto más intentan escapar más resbalan, y
cuanto más resbalan tanto más se afanan en huir. Entretanto, la hormiga león,
oculta bajo tierra, sin prisas, sin apuro, sin comparecer jamás en el escenario del
drama, sólo tiene que esperar el instante de asomar las garras y apoderarse de su
presa, ya extenuada y rendida, y arrastrarla con ella a su guarida de tinieblas. Y
ahí concluye la historia
4
.
In ogni episodio del romanzo vediamo una serie di esperienze, talvolta
deprimenti, talvolta esaltanti che, tuttavia, condizioneranno l’esistenza del
protagonista, una serie di scelte davanti alle quali si trova Emil da cui non
riesce ad evadere quando si mostreranno in tutta la loro deludente realtà.
La vita del protagonista è costellata di trappole e di inganni che egli per
primo intuisce come fatali, ma in cui, per volontà, per ingenuità o per
necessità, sprofonda sempre di più. La stessa nebbia da cui è circondato al
momento in cui la mattina, ancora addormentato esce di casa prima
dell’alba, è una coltre impenetrabile che non gli permette di vedere con
chiarezza ciò che lo circonda. Emil cammina per le strade periferiche,
intuendo i pericoli e le difficoltà del suo cammino ma senza avere la capacità
4
LANDERO, El guitarrista, cit., p. 13. (Per arrivare all’officina si scendeva
attraverso una rampa a spirale e fin dalla prima volta che sono entrato lì ho
avuto la sensazione di essere caduto nella trappola della formicaleone, quelle
larve che sembrano zecche o ragni e che vivono per terra, vicino alle stradine,
dove scavano dei coni di sabbia perfettamente setacciata che fa scivolare, senza
scampo, le vittime lungo i pendii e, più cercano di scappare, più sprofondano e,
più sprofondano più si affannano per fuggire. Intanto, la formicaleone, nascosta
sotto terra, senza fretta, senza difficoltà, senza mai apparire sullo scenario del
dramma, non deve fare altro che aspettare il momento di mostrare gli artigli e di
impadronirsi della sua preda, ormai esausta e arresa, per trascinarla con sé nella
sua tana tenebrosa. E qui si conclude la storia).
5
e la possibilità di dirigersi con sicurezza verso la sua meta. Comprendiamo fin
dall’esordio che l’istanza enunciatrice lo pone di fronte a tutta una serie di
legami che lo costringono a scelte obbligate e da cui non può evadere. Per
questo motivo entra in funzione la similitudine con la trappola della
formicaleone, animale che la costruisce scavando una montagnola di terra e
attende che la sua vittima, nel tentativo di scalarla, vi sprofonderà quanto più
tenterà di liberarsi. La discesa a spirale con cui scende verso l’officina del
signor Osorio è la concretizzazione del suo sprofondare senza fine, una discesa
senza uscita da un gorgo cui la vita lo ha costretto, una specie di inferno dove
la sua punizione è rappresentata dal lavoro noioso, umiliante e privo di
attrattive, di lavare nell’olio i pezzi smontati delle macchine insieme ad una
schiera di suoi compagni seduti in cerchio con lui. La differenza sta nel fatto
che i suoi compagni vivono con sottomissione lo stato di cose, mentre lui la
vive con infelicità, con un senso di insofferenza poiché non è capace di
liberarsene, come l’odore del cherosene che gli rimane appiccicato addosso,
soprattutto alle mani, segno indelebile che egli tenta inutilmente di lavare
via.
Ma anche altre situazioni narrative sono trappole altrettanto pericolose
di quella della formicaleone. Una è rappresentata da Raimundo il quale si
presenta da subito come consigliere e confidente di Emil ma che, in realtà,
alla fine ‘usa’ il cugino perché, con il suo talento e la sua freschezza, lo aiuti
a perseguire i suoi intenti e ad inseguire i propri sogni di gloria mediante il
successo ricercato nel mondo dell’arte, della musica e del flamenco.
Anche la tournée rappresenta una sorta di inganno. Inizialmente si
presenta come un’occasione, come una possibilità di esibirsi e di farsi
conoscere sulla scena artistica spagnola. Come le altre, però, finisce per
6
essere l’ennesimo buco nell’acqua, per Raimundo, in primis, perché viene
scartato dalla ‘rosa’ dei migliori con i quali Rives, l’impresario, vorrebbe
proseguire la tournée, e in secondo luogo per il talentuoso Emil che, per
rispetto verso Raimundo e per amore di Adriana, la donna con cui aveva
deciso di condividere la sua vita e il suo desiderio di riscatto, decide di
tornare a Madrid insieme a lui.
Con Adriana, inoltre, c’è una sorta di identificazione perché come lui è
vittima della vita cui il destino l’ha costretto: come lui appare vittima e
schiava del marito e padrone, Osorio, il proprietario dell’officina.
L’ambiguità, che pure lui intuisce nell’atteggiamento della donna, non riesce
ad aprirgli gli occhi sull’inganno che gli sta tessendo intorno e il riscatto
dell’una sarà anche il riscatto dell’altro nella mente e nelle speranze del
giovane chitarrista.
Ci troviamo, poi, di fronte alla simbolica trappola rappresentata dal
signor Rodó, scrittore che Emil considera un modello e che, poi, alla fine si
rivela essere un fallito, un uomo che non ha mai rispettato, se non nelle
speranze del padre, alcuna delle tappe che avrebbe dovuto raggiungere nella
vita e nella carriera.
La madre, poi, mostra un’altra sfaccettatura di tale trappola. Emil
desidera sempre che si rifaccia una vita, che sia felice. In qualche modo vuole
proteggerla, essendo l’uomo di casa. In questo modo, però, finisce per
rappresentare un ulteriore ostacolo nella vita di Emil, riversando su di lui le
responsabilità che sarebbero state del marito, e impedendogli di vivere il
mondo ingenuo e irresponsabile di un ragazzo della sua età, costretto,
dunque, a crescere troppo in fretta.
7
Tutti questi aspetti di uno stesso tema ricorrono in maniera quasi
ossessiva all’interno dell’opera e diventano una metafora delle difficoltà della
vita e delle scelte davanti alle quali ci troviamo ogni giorno o con le quali
dobbiamo confrontarci. La vita stessa è una trappola che ci ingoia e da cui è
quasi impossibile evadere. Nella vita del protagonista la storia con Adriana
sembra rappresentare la trappola più pericolosa, l’ostacolo più difficile da
superare proprio perché allettante, misteriosa e ambigua. Nello stesso tempo
lui per primo, anche se non consapevolmente, e certamente il lettore, che
tuttavia non ne comprende appieno le implicazioni, intuiscono che il
protagonista sta per essere irretito da una ragnatela da cui non sarà più in
grado di liberarsi. Con il colpo di scena finale, proprio quello che doveva
condurre Emil a perdersi definitivamente in una avventura senza senso, e
definitiva per il suo futuro, pur essendo motivo di forte sofferenza, diviene lo
strumento del riscatto:
Y cuando subí la rampa, me pareció que escapaba al fin de la trampa de la
hormiga león y que, según ascendía, el pasado iba quedando cada vez más atrás,
y que el ojo izquierdo se me despabilaba por completo para ver en toda su luz
aquel día de verano, y que allí arriba me esperaban otras vidas con las que
entrelazar la mía para formar de nuevo un laberinto de instantes, de promesas,
de episodios sin principio ni fin
5
.
Il nostro protagonista esce da queste avventure con la stessa rapidità
con cui attraversa la vita, sempre di corsa, costretto dagli eventi a dividersi in
molteplici attività, tanto da aver raggiunto una specie di sdoppiamento della
personalità; il testo fa un continuo riferimento ad una abilità particolare a cui
lo ha educato la lotta per sopravvivere ad una vita frenetica, ovvero ad essere
5
Ivi, p. 322. (E quando salii su per la rampa, mi sembrò di stare scappando
finalmente dalla trappola della formicaleone, e che, man mano che salivo, il
passato restasse sempre più indietro, e che l’occhio sinistro mi si risvegliasse
completamente per vedere in tutta la sua luce quel giorno d’estate, e che lassù
mi stessero aspettando altre vite con le quali incrociare la mia per formare di
nuovo un labirinto di istanti, di promesse, di episodi senza principio né fine).
8
perennemente in una condizione di dormiveglia, con un occhio sveglio e con
l’altro addormentato:
Y siempre me tapaba el izquierdo y dejaba en vela el derecho. No sé porqué,
pero siempre era así
6
.
Ogni momento diventa prezioso per recuperare le forze e per affrontare
una nuova giornata, di cui l’incitamento della madre al mattino diventa il
motivo conduttore:
Yo no había acabado de dormirme, según mis cálculos, cuando oía como un
estruendo el susurro apremiante de mi madre: «¡Émil, Émil! ¡Arriba! ¡Vamos,
date prisa, que ya vas con retraso!»
7
.
La voce della madre è, dunque, anche lo strumento che lo conduce
verso la sua vita così divisa: frenetica, ma allo stesso tempo ripetitiva, senza
sbocchi e vie d’uscita apparenti alla “trappola soffocante” della
formicaleone, dalla quale riuscirà ad uscire solo nelle ultime pagine del
romanzo:
Y cuando subí la rampa, me pareció que escapaba al fin de la trampa de la
hormiga león y que, según ascendía, el pasado iba quedando cada vez más atrás,
y que el ojo izquierdo se me despabilaba por completo para ver en toda su luz
aquel día de verano, y que allí arriba me esperaban otras vidas con las que
entrelazar la mía para formar de nuevo un laberinto de instantes, de promesas,
de episodios sin principio ni fin
8
.
Con un colpo di scena si disvela l’epilogo della storia. Tutti i nodi si
sciolgono e, metaforicamente, Emil riesce a liberarsi, ad aprire entrambi gli
6
Ivi, p. 18. (E mi chiudevo sempre il sinistro e lasciavo sveglio il destro. Non so
perché, ma era sempre così).
7
Ivi, p. 15. (E non avevo ancora finito di addormentarmi, secondo i miei calcoli,
quando percepivo come un frastuono il sussurro pressante di mia madre: «Emil,
Emil! Su! Andiamo, sbrigati che sei già in ritardo!»).
8
Ivi, p. 322. (E quando salii su per la rampa, mi sembrò di stare scappando
finalmente dalla trappola della formicaleone, e che, man mano che salivo, il
passato restava sempre più in dietro, e che l’occhio sinistro mi si risvegliasse
completamente per vedere in tutta la sua luce quel giorno d’estate, e che lassù
mi stessero aspettando altre vite con le quali incrociare la mia per formare di
nuovo un labirinto di istanti, di promesse, di episodi senza principio né fine).
9
occhi e a vedere la luce nel suo splendore, non offuscata dalla nebbia, come
sempre gli accadeva, e a lasciarsi il passato alle spalle definitivamente per
poter cominciare una nuova vita.
Il tempo narrativo
È chiaro che questo processo di narrazione si riflette sul modo di
rapportarsi alla struttura temporale
9
del testo poiché i vari episodi si pongono
su piani molto diversi al suo interno. In alcuni momenti sembra che vi sia una
sorta di distacco dagli avvenimenti narrati, in altri che vi sia una
contemporaneità degli eventi attraverso una sorta di diario che sembra
portarci all’interno della narrazione, quasi stessimo guardando un film. In
quest’ultimo caso, il lettore ha la sensazione di poter avere un ruolo nel
racconto e di aprire gli occhi ad Emil sul destino in cui, incoscientemente, si
sta dirigendo. Il cambiamento improvviso di scena, che caratterizza alcune
parti del romanzo, particolarmente all’inizio di ogni capitolo, ribaltano
continuamente la situazione, portandoci al di fuori della narrazione, come se
ci fosse una parte del racconto che si è svolta all’insaputa del lettore e di cui
non si conoscono i dettagli.
Questo espediente, utilizzato da Landero, accentua e allenta la tensione
proiettandoci in una dimensione simile a quella del protagonista, che non
riesce a comprendere il proprio ruolo all’interno della vita divisa che sta
conducendo.
9
Cfr. BERNARDELLI-CESERANI, Il testo narrativo, cit., pp. 84-88 e R. BOURNEUF, R.
OUELLET, L’universo del romanzo, Torino, Giulio Einaudi Editore s.p.a., 1976, pp.
122-142.
10
Fondamentale a questo scopo è il passaggio continuo che compie
Landero tra i vari tempi verbali. È uno strumento che gli serve per costringere
il lettore a porsi di fronte alla trama e ai personaggi con atteggiamento
psicologico diverso a seconda delle situazioni. Il presente illude il lettore di
partecipare direttamente all’azione, creando una sorta di immedesimazione
con il protagonista, facendo vivere le stesse speranze e gli stessi timori. Nello
stesso tempo crea un distacco, perché ciascuno agirebbe in modo diverso e
imboccherebbe strade che porterebbero lontano dalle soluzioni che Emil
desidera (alla fine vedremo che le sue scelte, invece, saranno quelle giuste).
Le distanze tra il lettore e la storia vengono ristabilite, con un
cambiamento repentino, nel momento in cui Landero ritorna al passato, dove
i personaggi sono gli unici che animano la scena del testo. Inoltre, il tempo
della rappresentazione si pone in una lontananza cronologica per cui si
diventa semplici spettatori del dramma, chiudendo ulteriormente i personaggi
nella trappola della formicaleone da cui ci aspettiamo non siano mai più
capaci di fuggire.
Il futuro risponde alle aspirazioni di Emil e di coloro che vedono nel
susseguirsi degli eventi la possibilità di un proprio riscatto. Il futuro non è
l’oggi di chi legge, ma dei vari personaggi che vedono proiettati in un tempo
successivo le proprie aspirazioni ad uscire dal grigiore della vita quotidiana.
Poi, come Leopardi ha espresso in una sua famosa poesia, il futuro è sempre
peggiore delle aspettative del presente, per cui si sa fin dall’inizio che poche
di queste saranno soddisfatte.
Per Landero, quindi, l’uso dei tempi verbali è uno strumento per dare
al lettore diversi punti di vista della storia narrata e per porre il lettore su
11
piani cronologici diversi, utilizzando le diverse tecniche alle quali si è fatto
cenno.
I tre maestri di vita
Il distacco a cui è costretto il lettore da molte situazioni porta anche a
non riuscire a condividere completamente le esperienze di Emil a causa della
difficoltà che abbiamo nel riuscire ad inquadrare perfettamente il suo
rapporto con tre dei personaggi, forse i più importanti; sono i suoi “maestri di
vita”, fondamentali per la sua crescita e per il suo arricchimento personale: il
professore di filosofia, Raimundo e il signor Rodó.
È significativo che del professore di filosofia, quello che occupa meno
spazio nel testo ma che è sempre presente, non ricordi neppure il nome. Ci
troviamo qui di fronte a un chiaro eco chisciottesco. Infatti, nel I capitolo del
romanzo di Cervantes il narratore, che sta introducendo la storia di Don
Chisciotte, dice di non sapere con certezza il cognome del protagonista:
Frisaba la edad de nuestro hidalgo con los cincuenta años; era de complexión
recia, seco de carne, enjunto de rostro, gran madrugador y amigo de la caza.
Quieren decir que tenía el sobrenombre de Quijada, o Quesada, que en esto hay
alguna diferencia en los autores que deste caso escriben; dunque por conjeturas
verosímiles se deja entender que se llamaba Quejana. Pero esto importa poco a
cuento; basta que en la narración dél no se salga un punto de la verdad
10
.
In entrambi i casi sia Cervantes che Landero quando parlano
rispettivamente del Chisciotte e del professore di filosofia li descrivono
10
M. DE CERVANTES, El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha, Barcelona,
Editorial Planeta, 2001, pp. 33, 34. (Il nostro gentiluomo toccava i cinquanta; era
robusto, asciutto nel corpo e nel viso, assai mattiniero e appassionato di caccia.
Pare che il cognome facesse Quijada o Quesada, ma non c’è accordo fra gli autori
che se ne occupano, e altre verosimili congetture lo darebbero per Quejana. La
cosa, a dire il vero, ha poca importanza, l’essenziale è che il racconto della sua
vicenda non si discosti, neppure di poco, dalla verità).
12
fisicamente in ogni particolare, così che il lettore ha ben chiari la loro
fisionomia, il loro aspetto, il loro carattere; immediatamente dopo si viene
spiazzati dal non conoscerne l’identità, in contrasto con il ruolo chiave che
essi hanno nell’ambito dei romanzi.
Il professore di filosofia è il primo punto di riferimento del protagonista
ed Emil ne ricorda molto bene gli insegnamenti:
Eso ocurrió hace unos treinta años, y aunque recuerdo muchas cosas de
aquella época, de lo que nunca he conseguido acordarme es del nombre exacto
del profesor. Se llamaba algo así como Guerrero, Quintero o Escudero. Lo único
que llegué a saber de él es que murió pocos cursos después del nuestro. Me lo
dijo un condiscípulo de entonces con el que me encontré en la calle por
casualidad. Tampoco me acuerdo del nombre de ese condiscípulo, y de los otros
sólo perduran datos dispersos, rostros innominados, situaciones aisladas, y un
vago anhelo de recordar algo que quiere concretarse pero finalmente se
malogra
11
.
Lo scrittore lo presenta in uno spazio temporale e in una collocazione
molto limitati, ovvero durante le sue lezioni nella scuola serale. Tra gli altri
esempi che propone agli allievi vi è quello riguardante la vita della talpa, «de
cómo la vida se le va en excavar y excavar galerías sin otra ganancia que la
alimentación y la cópula, y con ello la perpetuación de ese destino
miserable»
12
e che non vede mai neanche la luce del sole. Emil lo collega
sempre alla massima di Schopenhauer, che «la vida es un negocio que no
11
LANDERO, El guitarrista, cit., p. 29. (Questo avvenne fino ai trentacinque anni,
e nonostante ricordi molte cose di quell’epoca, quel che non sono mai riuscito a
ricordare è il nome esatto del professore. L’unica cosa che sono venuto a sapere
di lui è che morì pochi corsi dopo il nostro. Me lo disse un condiscepolo di allora,
con quello che ho incontrato per caso per strada. Non ricordo neanche il nome di
quel condiscepolo, e degli altri restano solamente dati dispersi, volti senza
nome, situazioni isolate, e un vago desiderio di ricordare qualche cosa che vuole
concretizzarsi ma che alla fine si perde).
12
Ivi, p. 25. (E portò l’esempio della talpa, di come passi la vita a scavare
gallerie senza altro guadagno che l’alimentazione e la copulazione, e con esso la
perpetuazione di quel destino miserabile).
13
cubre gastos porque la recompensa obtenida está acorde con el ahínco y el
desvelo que el hombre invierte en su existencia»
13
.
Il professore di filosofia ha un ruolo apparentemente di secondo piano
nella narrazione, ma è una figura determinante per la maturazione interiore
di Emil. Come Rodò, è un modello che, inizialmente innalzato su un
piedistallo, mostrerà ben presto la propria fragilità. Non si sa, dal racconto
che fine farà questo personaggio, ma scompare nell’ombra dopo aver lasciato
ad Emil un’eredità di pessimismo che passa attraverso il racconto filosofico di
Schopenhauer. L’allievo si rendeva conto che il professore, parlando dei
pensatori del passato e dell’esempio della talpa, parlava più a se stesso che
agli studenti, ripetendo che nessuno dovrebbe lasciare il mondo senza aver
lasciato un’impronta. I rimproveri che rivolge alla scolaresca
semiaddormentata è, implicitamente, un rimprovero che rivolge contro di sé,
la cui vita va sprecata in una ripetizione inutile di gesti e di parole.
Il professore di filosofia gli permette, dunque, di crescere poiché i suoi
insegnamenti rappresentano uno spunto forte per la propria analisi
introspettiva. Inizialmente Emil lo considera una specie di modello ideale cui
deve adeguarsi; successivamente, attraverso i suoi racconti, capisce che
diventa lo specchio in negativo di se stesso. Egli non dà ad Emil dei consigli,
ma degli imput, degli stimoli per aiutarlo a riflettere. Di qui il pessimismo di
Emil nei confronti della vita che conduce, la prima presa di coscienza della
realtà e delle relative sfaccettature negative che la riguardano. Tutto ciò,
però, lo aiuta a riflettere sui propri desideri e sulle proprie aspirazioni ed è un
punto di partenza rispetto al lavoro che continueranno Raimundo e il signor
13
Ibid, p. 25. (La vita è un commercio senza guadagno, perché la ricompensa
ottenuta non va mai di pari passo con l’impegno e la cura che l’uomo investe
sulla sua esistenza).
14
Rodó, i quali rappresenteranno, poi, il prosieguo della sua crescita e
incarneranno e rappresenteranno le due arti, musica e scrittura, emblemi
della vita futura di Emil, nonché di Landero stesso.
Raimundo è il cugino di Emil. Landero gli dà più spazio di tutti
all’interno del testo perché viene proposto come il personaggio attraverso il
quale il protagonista può tentare di sfuggire alla piattezza della vita che lo
opprime. Raimundo inoltre rappresenta la follia chisciottesca che inizia Emil
alla vita di avventura. Con lui diverrà il guitarrista che abbiamo trovato nel
titolo.
Il panorama penoso e deprimente della vita del protagonista, descritto
poco prima e che troviamo anche negli insegnamenti del professore di
filosofia, viene alterato qui dalla prospettiva con cui il cugino vede le cose,
dalla sua “filosofia di vita”. Il suo nome è Raimundo Pache, un chitarrista che
è appena tornato da Parigi dove aveva ottenuto “fama e gloria”. In realtà ha
anche molti tratti in comune con Jon Voight, il protagonista del film di John
Schlesinger Un uomo da marciapiede
14
. Egli presenta ad Emil un mondo
idealizzato, del tutto diverso dal contesto in cui vive quotidianamente e che
conosce. Un mondo denso di esperienze, brillante, dove un uomo può vivere
della sua arte, amato e stimato da tutti, e conoscere ambienti cosmopoliti,
godere dell’amore e della gloria. Quindi, lo introduce al mondo dell’arte,
della musica, del flamenco, della bohéme. Emil è affascinato dai racconti del
cugino. Alla fine, però, ci rendiamo conto che la felicità di Raimundo è fittizia
mentre infiniti sono gli insuccessi e le infelicità sia professionali, sia amorose
della sua vita. È vero, insegna ad Emil la chitarra e la vita dell’“arte” e per un
momento riesce quasi ad illudere Emil di poter vivere una vita diversa,
14
Midnight Cowboy, Usa, 1969.
15
seguendo la via della musica. Raimundo è un personaggio alla ricerca di un
riscatto; vuole fuggire dal pesante lavoro della terra e diventare ricco e
famoso, anche se non intende cancellare i suoi piani, molto tradizionali, di
mettere su famiglia con Ortensia, la fidanzata paesana. Landero lo presenta
cervantinamente come un cocciuto visionario:
-¡Qué dices, primo! –dijo Raimundo escandalizado-. La vida es lo más grande que
existe. Te levantas por la mañana y parece que el día no va a acabar nunca. La
vida es muy bonita y tiene muchas caras. No se apura con un trago ni dos. Nos
moriremos, y estaremos todavía comenzando a vivir. Tú lo que tienes que hacer
es encontrar tu identidad
15
.
[...]
-Yo te regalaré una guitarra. Y, en cuanto al tiempo, déjalo también de mi
cuenta. También tengo algunos remedios para eso. Junto con la guitarra, te voy a
regalar tiempo para tocarla. Serás guitarrista en unos pocos meses. Harás viajes,
ganarás dinero, serás famoso, seducirás mujeres, y nunca tendrás jefe. ¡Al carajo
los jefes!
16
[...]
-Pues ya està. La vida no es para los cobarde, primo. Y ya se nos ocurrirá un
nombre artístico que te vaya bien
17
.
Raimundo, con il suo esempio, indurrà Emil ad aprire gli occhi, a capire
che “non è tutto oro quel che luccica”. Infatti, egli vive una vita priva di
soddisfazioni, passando attraverso diversi fasi. Ha conosciuto la povertà, poi
la “gloria”. Tornato per amore di Ortensia e per paura di perderla mentre lui
è lontano dalla Spagna, perde tutto ciò che era riuscito a costruire a Parigi.
Avendo conosciuto la piccola gloria, tuttavia, la sua autostima è cresciuta e
ha perso, probabilmente, l’umiltà e la giusta prospettiva per rapportarsi ai
15
LANDERO, El guitarrista, cit., p. 74. (- Che dici, cugino! –disse Raimondo
scandalizzato-. La vita è la cosa più grande che esista. Ti alzi la mattina e
sembra che il giorno non finisca mai. La vita è molto bella ed ha molte
sfaccettature. Non si vuota con un sorso e nemmeno con due. Noi moriremo, e
staremo ancora cominciando a vivere. Quello che devi fare è trovare la tua
identità).
16
Ibid, p. 74. (- Io ti regalerò una chitarra. E, riguardo al tempo, lascia fare a
me. Ho alcuni rimedi anche per quello. Insieme alla chitarra, ti regalerò anche
del tempo per suonarla. Sarai chitarrista in pochi mesi. Farai viaggi, guadagnerai
soldi, sarai famoso, sedurrai donne, e non avrai mai un capo. Al diavolo i capi!).
17
Ibid, p. 74. (- Bene, è deciso. La vita non è per i codardi, cugino. E già ci verrà
in mente un nome d’arte che ti vada bene).