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CAPITOLO 2
2. Il fenomeno delle serie tv
Da qualche anno il fenomeno delle serie tv si è affermato nel mondo prepotentemente
anche se fino a poco tempo fa erano considerate dei prodotti di serie B, venivano girate e scritte
con poca cura e gli attori consideravano il recitarvi un trampolino di lancio o la loro ultima
spiaggia. Non erano considerate tali solo dagli attori ma anche dai telespettatori che hanno
sempre avuto un atteggiamento diffidente nei loro confronti penalizzando il prodotto.
Ultimamente, però, anche i migliori registi, i migliori sceneggiatori e persino molte star di
Hollywood hanno deciso di avvicinarsi a questo mondo portandone la qualità ad un livello
molto vicino a quello cinematografico.
Le serie tv, come le conosciamo oggi, sono nate dall’intuizione di David Lynch, regista,
sceneggiatore, produttore cinematografico e musicista statunitense che nel 1990 ha fatto sì che
i televisori, americani prima ed europei poi, trasmettessero Twin Peaks ispirando registi e
produttori per dare vita a migliaia di serie tv. Alcune di queste hanno tenuto e tengono incollati
allo schermo (di televisore, di computer o di smartphone, poco importa) milioni e milioni di
persone in tutto il mondo creando dei veri e propri dibattiti all’interno dei quali i telespettatori
scambiano opinioni e pareri sui singoli episodi che compongono le serie tv influenzandone la
loro vita. Creano un rapporto con i diversi personaggi imitando e modificando il loro modo di
vivere in base ai loro atteggiamenti, ai loro stili di vita e alla loro alimentazione. Ma questo
meccanismo di empatia non sempre ha effetti positivi.
Luca Mastrantonio giornalista del Corriere della Sera, saggista e docente di
comunicazione e storytelling multimediale all’Università IULM di Milano, commentando il
suo ultimo libro Emulazioni pericolose – L’influenza della finzione sulla vita reale pubblicato
lo scorso anno afferma: “Questo doppio binario porta a cortocircuiti molto forti, e appunto,
stimoli emulativi nelle fasce più giovani, in formazione, o in quelle più mutevoli, perché
ambiscono a un nuovo ruolo o vedono il proprio messo in crisi”.
Aggiunge in seguito:
In alcuni casi le serie tv offrono delle maschere psichiche, che i fan si limitano a
indossare sui social o a trasformare in realtà, ma in maniera innocua; altre volte,
invece, concorrono indirettamente al perfezionamento di un’azione, anche criminale,
offrendo spunti o suggerimenti tecnici, quasi istruzioni, come fossero dei tutorial del
web; infine, diventano moventi reali, o presunti, come fossero alibi, per soggetti
deboli o psicopatici.
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Pertanto, il loro scopo è quello di creare un rapporto empatico tra i personaggi ed i
telespettatori coinvolgendo tutti i loro sensi, anche se questo dovesse significare emulare in
modo pericoloso. Questa esperienza vissuta dal telespettatore in ogni episodio può essere anche
definita sentimento in quanto coinvolge le sue esperienze affettive, ragion per cui due persone
che guardano la stessa serie tv avranno quasi sempre emozioni e reazioni differenti. Questo è il
principale motivo del successo delle serie i cui produttori mirano proprio a creare una
connessione tra i due in maniera tale che il consumatore sia attratto da esso e quindi spinto alla
sua visione o al suo acquisto. Inoltre, bisogna dire che non esistono serie tv ispirate solo a fatti
realmente accaduti ma molte di esse sono prodotto di fantascienza pertanto presentano
situazioni improbabili che portano il telespettatore a mettersi in contatto con eventi inverosimili
nei quali gli autori celano messaggi nascosti sulla vita, sull’amore e comunicano messaggi
culturali molto importanti.
2.1 La figura del telespettatore
Il telespettatore ha un ruolo fondamentale perché è grazie a lui se le piattaforme
streaming hanno avuto successo. Negli anni passati la televisione era l’unico mezzo di
comunicazione ma da quando è entrato in gioco lo streaming ha subito un calo di circa 981 mila
spettatori in prima serata infatti la maggior parte di quest’ultimi che ancora seguono film o
programmi in tv sono anziani. In questo modo si è arrivati ad avere una frammentazione del
pubblico subita in base alla disponibilità, l’accesso e la facilità d’uso per la visione del prodotto.
Per capire meglio, lo streaming rende accessibile il prodotto a qualsiasi ora del giorno e della
notte, permette di mettere in pausa se si viene interrotti o di tornare indietro di alcuni minuti per
capire meglio il passaggio appena trasmesso. Uno dei suoi principali vantaggi, quindi, è quello
che mentre la televisione è un mezzo statico, lo streaming è interattivo e dinamico, per cui
quando una trasmissione televisiva finisce, non la si potrà più vedere, a meno che non ci sia una
sua replica o una sua registrazione, mentre il servizio in streaming è sempre disponibile, pronto
per essere visto in qualsiasi parte del mondo.
Un altro vantaggio è rappresentato dal fatto che con la linea ADSL è oggi possibile
usufruire di collegamenti capaci di trasmettere contenuti multimediali di qualità superiore al
tradizionale mezzo televisivo per cui basta avere una connessione internet per poterne usufruire.
È proprio grazie a questi vantaggi e a questa comodità che il telespettatore ha scelto la
via più semplice per gestire la modalità e la tempistica di visione. A questo proposito Anna
Sfardini ha classificato i telespettatori in quattro categorie differenti:
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- pubblici performer
- pubblici partecipanti
- pubblici multipiattaforma
- pubblici fan
Il pubblico performer ha un ruolo allo stesso tempo attivo e passivo poiché accetta di
partecipare alla realtà televisiva come protagonista, questo accade per esempio quando si
partecipa ai reality show in veste di concorrente. Il pubblico partecipante ha un ruolo attivo e il
suo scopo mira proprio alla partecipazione. Il pubblico multipiattaforma non prende in
considerazione solo la televisione come mezzo di comunicazione ma tiene in conto anche gli
altri canali, personalizzando le sue scelte. Il pubblico fan, infine, mira a condividere il proprio
gusto con gli altri, rappresenta quindi un pubblico orientato al contenuto.
Queste quattro tipologie di pubblico non devono necessariamente essere prese in
considerazione singolarmente in quanto in un soggetto si possono riscontrare più di esse, ma
questa suddivisione è stata fatta solo per cercare di capire il tipo di pubblico a cui sono destinati
i diversi prodotti.
2.2 Cosa significa streaming?
Questo termine è stato nominato più volte fino a questo momento e per questo è
opportuno dare una breve spiegazione a riguardo affinché si possa capire appieno il suo uso.
Streaming in informatica indica un particolare sistema per la trasmissione di determinati segnali
via internet solitamente audio o video.
2.2.1 Tipi di streaming
Nonostante questo termine venga ormai utilizzato anche per riferirsi allo streaming in
diretta (o live streaming) bisogna precisare che viene erogato in due diverse modalità: live e su
richiesta.
- Lo streaming live è molto simile alle tradizionali trasmissioni radiotelevisive. In
questo caso i dati vengono trasmessi utilizzando appropriate tecniche di
compressione
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in maniera tale da alleggerire il più possibile il carico sulla rete
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La compressione dei dati, in informatica e nelle telecomunicazioni, è la tecnica di elaborazione dati che, attuata
a mezzo di opportuni algoritmi, permette la riduzione della quantità di bit necessari alla rappresentazione in forma
digitale di un'informazione. https://it.wikipedia.org/wiki/Compressione_dei_dati
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utilizzata per la trasmissione. L’utilizzo di queste particolari tecniche di
compressione comporta però un leggero ritardo di una decina di secondi.
- Per quanto riguarda invece lo streaming su richiesta, detto a volte streaming on
demand, tutti i contenuti si trovano già pronti all’uso, sotto forma di file compressi.
Tipici esempi di streaming su richiesta sono YouTube o i più recenti servizi a
pagamento Spotify e Netflix.
2.3 Cos’è una serie televisiva?
Una serie televisiva o serie tv è una fiction televisiva
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suddivisa in diverse parti,
chiamate episodi, trasmesse in giorni diversi. Generalmente ogni serie tv è costituita da un
minimo di otto episodi ad un massimo di ventiquattro ognuno dalla durata media di 45 minuti
ciascuno. Nella prima puntata possono esservi vari elementi ricorrenti come i personaggi,
l’ambientazione, il tema narrativo e altri ancora. Ma prima di entrare dettagliatamente nella
descrizione della serie tv è opportuno spiegare come il modo di concepirle sia cambiato.
Inizialmente le prime serie tv degli anni Cinquanta e Sessanta avevano una struttura episodica,
ogni puntata aveva una storia a sé quindi non richiedeva una particolare attenzione da parte del
telespettatore, che riusciva facilmente a tenere il filo qualora si fosse perso qualche episodio,
ma negli anni Ottanta non fu più così. Le serie tv iniziarono ad avere una trama orizzontale che
coinvolgeva i protagonisti nell’arco di più episodi quindi non si parlava più di serie ma di film
in più episodi che avendo più tempo e più puntate a disposizione riusciva a distribuire la trama
in un arco temporale più ampio. La trama orizzontale veniva affiancata da una trama verticale
la quale, al contrario dell’orizzontale che riguardava l’evolversi delle relazioni tra i personaggi,
aveva il compito di risolvere il caso della puntata.
Un’altra importante precisazione che va fatta è sul perché nel linguaggio odierno la serie
tv viene chiamata serial televisivo o viceversa. Innanzitutto, bisogna sottolineare che anche se
apparentemente può sembrare che appartengano alla stessa tipologia, presentano caratteristiche
differenti. Nel serial ogni puntata è la continuazione della precedente quindi rappresenta
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La fiction televisiva è il macro-genere di programmi televisivi caratterizzati dalla narrazione di eventi di fantasia,
non reali. Il termine fiction, derivato dal latino fingere e generalmente usato per indicare qualsiasi opera narrativa
frutto di fantasia, è in Italia un anglicismo accolto nella lingua nazionale a partire dagli anni ’60, diffusosi nei
decenni seguenti grazie, ma non solo, al successo delle cosiddette "soap opera" importate dagli Stati Uniti. Fino
all'inizio degli anni '80 venivano prevalentemente chiamati teleromanzi o sceneggiati televisivi. Per un lungo
periodo, dall'inizio delle trasmissioni da parte della RAI, fino al finire degli anni '60, furono spesso creati e
sviluppati in modo da avere anche la funzione di elevare il grado d'istruzione dei telespettatori, costituendo una
sorta di incrocio tra il teatro e una specie di scuola nazionale.
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un’unica storia, la serie invece è strutturata in diversi episodi ognuno con una storia a sé ma
non sempre è così poiché negli ultimi anni sempre più spesso, anche se i singoli episodi
continuano a mantenere un certo grado di autonomia, sono presenti temi narrativi sviluppati per
più episodi, per un'intera stagione o anche per l'intera durata della serie. Questa tipologia di
serie televisiva viene chiamata serie serializzata, infatti una delle caratteristiche più importanti
delle serie tv è la serialità.
Negli ultimi anni, la serie televisiva si è imposta come il genere per eccellenza della
programmazione di tutte le reti, infatti occupa un posto privilegiato. Carrión sostiene che le
serie tv sono diventate paradigmatiche del nostro momento storico a causa della relativa brevità
dei loro capitoli, a causa della loro capacità di dare una risposta quasi immediata e a causa
dell'alta qualità tecnica di molti di esse e per essersi adattate a tutti i canali di distribuzione
(incluso Internet). Inoltre, Aldo Grasso professore ordinario di Storia della radio e della
televisione all’università Cattolica di Milano, afferma che gran parte del miglior cinema attuale
è associato a serie televisive che, in alcuni casi, sono diventate veri e propri fenomeni sociali.
Infatti, come afferma Monika Bednarek, professoressa dell’Università di Sidney, la serie
costruisce e riflette le realtà sociali, favorisce il coinvolgimento del pubblico e crea altri
discorsi, come reazioni dei fan, commenti critici o pettegolezzi su di esse e sui loro protagonisti.
La caratteristica principale è la ripetizione della struttura narrativa e dei personaggi. Il
modello tradizionale prevede tre momenti: rottura dell’equilibrio iniziale dovuta alla presenza
di un problema, reazione dei protagonisti, tentativi di risolvere la situazione, risoluzione e
ripristino dell’ordine iniziale. Sebbene ci siano elementi di continuità che legano un capitolo
con un altro, ad esempio le relazioni sentimentali che sorgono tra i personaggi, in generale,
possiamo dire che ogni consegna è autonoma, cioè il conflitto sorge e si risolve, quindi nulla è
in sospeso per l’episodio successivo; questo rende i personaggi, psicologicamente
contrassegnati come antieroi, immutabili e prevedibili.
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Inoltre, il mercato delle serie tv si sta muovendo nel senso dell’on demand. È da qui che
poi prendono origine fenomeni esclusivi del XXI secolo, come quelli del binge watching
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,
ovvero essere in grado di guardare una serie televisiva tutta d’un fiato. Questo è possibile solo
per le serie uscite già da tempo e dei cui episodi si abbia la totale disponibilità oppure per quelle
più recenti ma che sono rilasciate tutte in un momento unico e non con cadenza settimanale,
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G. Mapelli, Los procedimientos de atenuación en las series televisivas españolas entre humorismo y
construcción del ethos, Università degli studi di Milano, 22 Dicembre 2017, p. 140.
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Neologismo che deriva dall’unione di binge, traducibile come “abbuffata” e watching, ossia, visione, è un
termine inglese con cui ci si riferisce all’atto di guardare programmi televisivi per un lungo periodo di tempo,
consecutivamente e senza soste. In italiano viene tradotto con “gara d’abbuffata”.
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come accade per la maggior parte. Il modo in cui si guarda una serie tv è considerato un
elemento fondamentale per la scrittura delle serie perché il modo in cui viene fatto cambia
radicalmente la sua creazione. La storia viene pensata in base al modo in cui verrà vista, con un
tempo per riflettere e uno per fare supposizioni, il tutto con i tempi decisi dalla
programmazione. Pertanto, se si guarda un episodio a settimana il telespettatore ha tutto il
tempo di fare le sue supposizioni o le sue conclusioni, al contrario, invece, se tutti gli episodi
vengono rilasciati nello stesso momento si ha la voglia di scoprire cosa succede e quindi
abbuffarsi di ore di episodi uno dopo l’altro. James Poniewozik, giornalista statunitense, scrive
che il binge watching in streaming assomiglia alla lettura di un libro “Ricevi subito tutto e decidi
tu i tempi” e spiega che anziché esser riflessivo è immersivo. Questo tipo di streaming quindi
non ha bisogno di protrarre la suspence a lungo ma deve comunque riuscire ad attirare
l’attenzione del telespettatore che dopo aver concluso il primo episodio deve sentire la necessità
di guardare subito dopo quello successivo. Le serie tv devono avere successo subito e devono
farlo sfruttando quello che piace agli spettatori.
Un esempio ne è la serie tv “La casa di carta” oggetto di studio del mio elaborato. La
serie tv è arrivata in Italia nel 2017 sulla piattaforma Netflix attirando fin da subito l’attenzione
di migliaia di telespettatori di tutte le età lasciandoli dalla prima all’ultima puntata sempre più
soddisfatti del prodotto suscitando interesse anche nei confronti di chi non aveva nessuna
intenzione di prenderne visione ma che a causa dei rumors sul suo conto ha deciso di farlo.
2.4 La nascita delle serie tv
Come sono nate le serie tv? Per conoscere la loro evoluzione ed essere consapevoli del
perché oggi sono quel che sono è necessario fare un salto nel passato, precisamente negli anni
’40. Innanzitutto, bisogna dire che il paese che produce e ha prodotto la maggior parte delle
serie televisive sono senza dubbio gli USA, infatti molti sono stati i paesi ad importare questo
tipo di prodotto: tra questi anche l’Italia. Ma se negli USA già negli anni ’40 questo nuovo
genere stava iniziando a farsi strada, in Italia, invece, arriverà definitivamente dieci anni dopo,
quando le prime trasmissioni pubbliche della RAI cominciarono a trasmettere le fiction seriali,
non ancora conosciute come serie televisive. Negli anni ’50 e ’60 la tv divenne un importante
strumento di acculturazione ed è proprio secondo questa logica che nel palinsesto della RAI