1
L’obiettivo di questa tesi di laurea è studiare le traduzioni del primo libro
dell’Odissea di Omero durante il Rinascimento, in modo particolare quella italiana
di Girolamo Baccelli e quelle francesi di Jacques Peletier du Mans e di Salomon
Certon, considerando inoltre la traduzione ad verbum di Andrea Divo poiché si
tratta della versione latina più utilizzata all’epoca per queste opere di traduzione
in volgare.
L’idea del mio elaborato parte da una ricerca condotta da diversi studiosi di Omero
che, nel novembre 2013, hanno partecipato ad una giornata di studi all’Université
Savoie Mont Blanc, Silvia D’Amico, Christiane Deloince-Louette, Monica Barsi,
Andrea Baldissera, Paola Pecci, Gabriele Bucchi e Francesco Tissoni. Data la
difficoltà di leggere Omero in lingua originale per tutta la prima metà del XV
secolo, cioè fino a quando non è ripresa la circolazione dei manoscritti e non sono
comparse le prime edizioni a stampa, inizialmente Virgilio è stato l’unico modello
epico. L’autore dell’Eneide verrà preferito a Omero anche quando, negli anni
Ottanta del Quattrocento, quest’ultimo inizierà ad essere letto in lingua originale
grazie allo sviluppo degli studi greci in seguito alla presa di Costantinopoli. L’Iliade
e l’Odissea vengono poi tradotte in esametri virgiliani o in volgare, ma faticano
comunque a diventare dei modelli da imitare perché non sembrano rispettare le
regole aristoteliche, il verosimile e il decoro
1
. Inoltre, è necessario sottolineare il
diverso approccio in rapporto alla traduzione dei classici in Italia e in Francia: nel
primo caso si privilegia la lingua latina per esprimere la padronanza perfetta del
latino virgiliano, in terra francese invece è importante la scelta del volgare in
accordo con la politica culturale di Francesco I: il traduttore deve creare una nuova
lingua poetica capace di portare lustro alla nazione.
Nella prima parte del mio elaborato tratterò della traduzione nel XVI secolo, poi
passando dal generale al particolare mi concentrerò sull’analisi della situazione dei
testi omerici in Italia e in Francia e infine analizzerò alcune traduzioni del primo
libro dell’Odissea. Per quanto riguarda la suddivisione del testo greco in passaggi
1
Guido Baldassarri, Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema rinascimentale e
tradizione omerica, Roma, Bulzoni, 2016.
2
e i titoli delle diverse sezioni, seguo l’analisi fatta da Mario Zambarbieri
2
: il proemio
(vv. 1-10), il primo concilio degli dei (vv. 11-95), Atena scende ad Itaca (vv. 96-143),
il banchetto dei Proci e il cantore Femio (vv. 144-155), i dubbi di Telemaco (vv.
156-177), Odisseo è vivo e tornerà in patria (vv.178-220), l’assenza di Odisseo (vv.
221-269), i tre moniti e la sparizione della dea (vv.269-324), il canto di Femio (vv.
325-364), Telemaco affronta i Proci (vv. 365-419), notturno ad Itaca (vv. 420-444).
Nell’analizzare le traduzioni, faccio riferimento alla numerazione dei versi nei testi
del Rinascimento studiati precisando la corrispondenza con i versi dell’originale o
della traduzione ad verbum.
2
Mario Zambarbieri, L’Odissea com’è: lettura critica. Volume 1: Canti I-XII, Milano, LED, 2002.
3
1. La traduzione nel Cinquecento
Come emerge dagli studi di Gabriele Bucchi in Meraviglioso diletto. La traduzione
poetica del Cinquecento e le Metamorfosi d’Ovidio di Giovanni Andrea
dell’Anguillara
3
, prima che la cultura romantica iniziasse a interrogarsi veramente
sull’etica di questo procedimento, la traduzione faceva parte della libera
imitazione, “riscrivere gli autori antichi significava dunque integrarli, correggerli e
migliorarli, aggiornandoli al gusto del pubblico”
4
.
A inizio Cinquecento, grazie alla diffusione dell’industria tipografica, sempre più
persone vogliono leggere e vogliono farlo in volgare, di conseguenza aumenta il
numero delle traduzioni e il problema di fondo non è più se sia lecito tradurre ma
come si debba tradurre. In Italia l’argomento è affrontato in opere tra loro
cronologicamente distanti (si veda la lettera sul tradurre di Ludovico Castelvetro a
Gaspare Calori
5
, il Dialogo del modo de lo tradurre di Fausto da Longiano
6
, il
Discorso del tradurre del Toscanella
7
) ed esercita una scarsa influenza sui
contemporanei a differenza del dibattito innescato in Francia da Etienne Dolet
8
e
da Joachim du Bellay
9
. Castelvetro contrappone la propria scelta di tradurre ut
interpres, “di parola in parola” e quindi più fedele e letterale, a quella, più diffusa,
di coloro che all’epoca preferivano volgarizzare ut orator, “di sentenza in
sentenza” e che erano attenti “ai sensa piuttosto che ai verba”
10
. Longiano
individua cinque tipi di rapporto tra atto interpretativo e testo antico: metafrasi,
parafrasi, compendio-epitome, ispianatione (commento), vera e propria
3
Gabriele Bucchi, Meraviglioso diletto. La traduzione poetica del Cinquecento e le Metamorfosi
d’Ovidio di Giovanni Andrea dell’Anguillara, Pisa, Edizioni ETS, 2011.
4
Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., p.14.
5
Ludovico Castelvetro, “Lettera sul traslatare”, scritta nel 1543 ma pubblicata per la prima volta
da A. Calogerà in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XXXVII, Venezia, Simone Occhi, 1747,
pp. 73-92.
6
Sebastiano Fausto da Longiano, Dialogo del modo de lo tradurre d’una in altra lingua segondo le
regole mostrate da Cicerone, Venezia, Griffio, 1556.
7
Orazio Toscanella, Discorsi cinque di Oratio Toscanella (II. Per tradurre), Venezia, Pietro de’
Franceschi, 1575.
8
Etienne Dolet, La manière de bien traduire d’une langue en autre, d’advantage de la puntuaction
de la langue françoise, plus des accents d’ycelle, Lyon, E. Dolet, 1540.
9
Joachim du Bellay, Deffence et illustration de la langue françoise, Paris, Arnoul L’Angelier, 1549.
10
Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., p.25.
4
traduzione. Come dice Ruscelli
11
nel 1553, “s’ha da avvertire sopra ogn’altra cosa
che colui che traduce non lasci cosa alcuna di quelle che l’autor suo dica […] et se
vi aggiunge sia con manifesto miglioramento, o per dichiarare o per illustrare”
12
.
Toscanella riprende un passo dell’Ars Poetica in cui Orazio si rivolge al fidus
interpres (Ars poetica 133-134) e distingue tra “interprete” (tenuto ad esser fedele
all’originale) e “imitatore”
13
.
I primi esperimenti sono delle versioni poetiche per un pubblico colto esperto della
lingua originale e capace di passare da un testo ad un altro senza difficoltà (ad
esempio la traduzione in versi sciolti del IV libro dell’Eneide fatta da Niccolò
Liburnio
14
) oppure semplici esercizi accademici e privati per gareggiare con
l’originale attraverso la versione poetica (Varchi e Annibale Caro, per esempio, si
dilettano nel tradurre i classici ma non giungono mai a stampe), in seguito si insiste
soprattutto sull’utilità sociale del volgarizzare per un pubblico che non conosce le
lingue classiche e il traduttore diventa un’“insostituibile mediazione, almeno per
una gran parte del pubblico, tra antichi e moderni”
15
e molte sono le immagini
utilizzate per definire questo ruolo. Il traduttore è come l’agricoltore capace di
trasportare l’opera-pianta da un terreno (lingua originale) ad un altro (lingua
moderna)
16
, nell’Art Poétique di Sébillet
17
il volgarizzatore ha la stessa gloria di chi
“par son labeur et longue peine tire des entrilles de la terre le trésor caché, pour
faire commun à l’usage de tous les hommes”
18
, nella dedicatoria a Francesco de’
Medici della versione dell’Odissea di Baccelli (1582) quest’ultimo è “il primo che
11
Girolamo Ruscelli, Tre discorsi di Girolamo Ruscelli a M. Lodovico Dolce. L’uno intorno al
Decamerone di Boccaccio, l’altro all’Osservationi della lingua volgare e il terzo alla traduttione del
libro d’Ovidio, Venezia, Plinio Pietrasanta, 1553.
12
Ruscelli, Tre discorsi, op. cit., c.2I4r-v, in Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., p.26.
13
Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., pp.23-28.
14
Niccolò Liburnio, Lo libro quarto dell’Eneida vergiliana con verso heroico volgar in lingua Thosca
(tradotto per M. Nicolo Liburnio vinitiano), Venezia, G. A. Nicolini da Sabbio, 1534.
15
Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., p.37.
16
Metafora usata, ad esempio, da Dolce nella prefazione a Il primo libro delle Trasformationi
d’Ovidio da M. Lodovico Dolce in volgare tradotto, Venezia, Bindone e Pasini, 1539.
17
Thomas Sébillet, Art poétique françois, Parigi, 1548.
18
Sébillet, Art poétique, op. cit., 1548; si cita da Francis Goyet, Traités de poétique et de rhétorique
de la Renaissance, Paris, Livre de Poche, 1990, p.146.
5
porta di Grecia in Firenze questa quasi preziosissima gioia delle poesie di
Omero”
19
.
Per quanto riguarda il metro, nel decennio 1540-1550 quasi l’unanimità in Italia
sceglie l’endecasillabo sciolto, verso scelto da Trissino, mentre dai primi anni
Cinquanta, grazie al successo dell’Orlando Furioso e dei poemi epico-cavallereschi
in generale, si impone l’ottava anche nelle versioni dei classici (ad esempio il Dolce
riprende la traduzione delle Metamorfosi in endecasillabi sciolti del 1539 nelle
Trasformationi in ottave del 1553
20
), Omero, Virgilio e l’Ovidio delle Metamorfosi
ma anche i classici moderni (il Decameron, ad esempio, viene riscritto in ottave dal
Brusantino nel 1554
21
) vengono tradotti in ottave e verso la fine del secolo si
decide di compiere la stessa operazione per le opere di Stazio
22
, di Claudiano
23
e
dell’Ovidio erotico
24
, per l’Africa di Petrarca
25
e per il Ludus scaccorum di Vida
26
.
Il traduttore diventa sempre più spesso non solo imitatore del poeta antico ma
anche suo commentatore e interprete, crede di poter migliorare e rendere
accessibile ad un pubblico più vasto l’autore, antico o moderno, di partenza,
aggiornandolo al gusto e alla poetica correnti
27
.
19
Girolamo Baccelli, L’Odissea d’Homero tradotta in volgare fiorentino da M. Girolamo Baccelli,
Firenze, Sermartelli, 1582, c. A2v, citato in Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., pp.29-37.
20
Lodovico Dolce, Trasformationi di M. Lodovico Dolce, Venezia, Giolito, 1553.
21
Vincenzo Brusantini, Le cento novelle da M. Vincenzo Brugiantino, dette in ottava rima, Venezia,
Francesco Marcolini, 1554.
22
Erasmo di Valvasone, La Tebaide di Statio ridotta dal sig. Erasmo di Valvasone in ottava rima,
Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1570.
23
Giovan Domenico Bevilacqua, Il ratto di Proserpina di Claudiano da Giovan Domenico Bevilacqua
in ottava rima tradotto, all’illustrissimo et eccellentissimo signor don Francesco di Moncada […] con
gli argomenti et allegorie di Antonino Cingale, Palermo, Giovan Francesco Carrara, 1586.
24
Angelo Ingegneri, De’ rimedi contra l’amore ridotti in ottava rima da m. Angelo Ingegneri gli due
libri di Ovidio, Avignon, Pietro Rosso, 1576.
25
Fabio Marretti, L’Africa del Petrarca in ottava rima insieme col testo latino, fedelissimamente
tradotta da m. Fabio Marretti, Venezia, Domenico Farri, 1570.
26
Girolamo Zanucchi da Conigliano, Battaglia de’ scacchi di mons. Vida ridotta in ottava rima da
Girolamo Zanucchi da Conigliano, Trevigi, Angelo Mazzolini, 1589. Tutto il paragrafo fa riferimento
a Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., pp.37-42.
27
Bucchi, Meraviglioso diletto, op. cit., pp.45-47.