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Introduzione
Il presente lavoro si prefigge, tramite l'applicazione delle conoscenze acquisite nel
percorso formativo quinquennale intrapreso da chi scrive, di fornire una proposta di
traduzione di una selezione di dieci racconti tratti da "True Stories: Selected Non-
Fiction" dell'autrice australiana Helen Garner. Si allega un commento alla traduzione,
che in sé costituisce il fulcro della dissertazione, che raggruppa gli aspetti ritenuti di
maggiore interesse dal punto di vista traduttologico. Si include inoltre un capitolo di
apertura sull'autrice e il suo contesto storico-letterario, nel quale si fornisce da un lato
una visione generale sul momento storico che la vede acquisire popolarità, dall'altro
un inquadramento del contesto letterario, per poi passare ad una rassegna delle opere
e ad una presentazione del testo scelto.
La scelta dell'autrice, ed in particolare dell'opera, oltre che dall'ovvio vincolo della
ricerca di un testo non ancora tradotto in italiano, è stata dettata dal grande numero di
spunti di riflessione forniti dai testi presi in analisi. L'introduzione ad alcuni dei suoi
testi durante le prime lezioni del biennio di magistrale ha avuto un impatto notevole
su chi scrive: dal punto di vista dello stile la sintassi meticolosamente costruita
creava sempre frasi piacevoli e fluide, la varietà lessicale forniva un ampio ventaglio
descrittivo, non mancavano tuttavia colloquialismi, spesso funzionali al
raggiungimento di sottili picchi umoristici, e la scelta delle tematiche, nello specifico
nella non-narrativa, variava spaziando dalla saggistica all'articolo di giornale. Nel
tentativo di tradurre in italiano la selezione di racconti scelti si è partito
dall'acquisizione di una base solida sui pilastri della teoria della traduzione (dal
concetto di equivalenza alla teoria dello skopos agli approcci
stranianti/addomesticanti, con particolare riguardo ai vari modelli di strategie
traduttive) per poi passare alla presa in esame di vari testi accademici incentrati sulla
pratica della disciplina. In tale riguardo si è concluso che, pur trattandosi di testi di
non-narrativa, viste le similitudini dei testi in questione (fatta eccezione per l'articolo
Killing Daniel) con il testo letterario di narrativa (la componente altamente
descrittiva, la narrazione in prima persona, la sequenza cronologica degli
avvenimenti), si è voluto prediligere testi applicativi incentrati sulla traduzione
letteraria (Osimo, Landers, Calabrò per citarne alcuni).
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Prima di fornire una visione generale sulla suddivisione del commento, si vuole in
questa sede accennare (si approfondirà meglio nel cap. 2) al metro generale adottato
sulla base della teoria dello skopos. Si è immaginato che si sia trattato di un effettivo
lavoro di traduzione commissionato da una casa editrice (ovviamente in una vera
situazione lavorativa si sarebbe trattato di una traduzione dell'opera nella sua
interezza). Non si tratterà quindi di una traduzione con fini accademici, con la
presenza ad esempio di note esplicative in caso di perdita o realia intraducibile. Sarà
di contrasto una traduzione prevalentemente "commerciale" in cui tutte le scelte che
influenzano la produzione del testo di arrivo partono da quelle che si presume
sarebbero state le richieste del committente, basate sulle convenzioni vigenti nel
mercato: fluidità, leggibilità e scorrevolezza di un testo nella ricerca della maggiore
affinità possibile con il lettore medio. Da questa base si snodano tutte le altre
decisioni prese per gli elementi di interesse traduttologico presenti nel testo,
categorizzati nei vari sottocapitoli.
Il commento alla traduzione è suddiviso in quattro sottocapitoli: la sezione sulle
scelte sintattico-lessicali riassume il metro generale acquisito coerentemente sia con i
sopramenzionati dettami dello skopos, ponendo l'accento sui meccanismi di
semplificazione sintattico-lessicale, che con il mantenimento di uno stile che sia
coerente con quello dell'autrice, concentrandosi maggiormente su alcune scelte
lessicali. Il capitolo sul discorso diretto affronta un vasto ventaglio di aspetti relativi
all'oralità, alcuni ritenuti figli di un'incompatibilità di fondo tra inglese e italiano,
come per le forme di cortesia o come viene espressa la colloquialità nelle due lingue,
altri individuati come elementi caratteristici del testo, come l'abbondanza di enunciati
da parte di individui di età infantile, a cui si dedica un sottocapitolo a parte, e un
interessante meccanismo di modifica dei segni scritti nel discorso diretto riportato da
parte dell'autrice volto a sottolineare una o più caratteristiche della parlata
dell'enunciatore/enunciatrice (principalmente di natura diatopica e diastratica), che
nella traduzione ha occasionalmente necessitato di meccanismi di compensazione. Il
capitolo sui culturemi si concentra sull'applicazione di un approccio straniante o
addomesticante al singolo culturema o gruppo di culturemi, a seconda di fattori quali
il grado di identificabilità per il lettore modello, rilevanza nel contesto/economia del
testo, presenza o meno di un'esplicazione nell'originale, differenziando tra gli
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elementi culturali caratterizzanti della realtà australiana e quelli che più in generale
risultano più vicini alla cultura anglofona che non a quella nostrana. Infine il capitolo
sui giochi di parole si sofferma sui passaggi più problematici che hanno richiesto un
approccio maggiormente creativo e immaginativo, dai giochi di parole alle traduzioni
di alcuni testi poetici citati trasversalmente nei testi.
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1. Autrice, contesto storico-letterario e opere
1.1 Cenni biografici, attività letteraria e riconoscimenti.
Helen Garner nasce a Geelong, Victoria il 7 Novembre 1942, primogenita di
quattro sorelle e un fratello. Terminati gli studi superiori si iscrive alla Università di
Melbourne, dove consegue un Bachelor of Arts scegliendo inglese e francese come
major. Intraprende una carriera da insegnamente in vari istituti di istruzione
secondaria (1966 - 1972), esperienza terminata a seguito della pubblicazione di un
articolo anonimo
1
sulla rivista Digger (incluso nella raccolta e tradotto per la
presente tesi) nella quale l'autrice racconta di una lezione di educazione sessuale non
autorizzata presso la Fitzroy High School. Durante lo stesso periodo sposa Bill
Garner, con il quale ha una figlia, Alice Garner. Il matrimonio ha termine nel 1971 e
da allora si è sposata altre due volte, rispettivamente con Jean-Jacques Portail e con
lo scrittore australiano Murray Bail. Ad oggi non è sposata.
Ha continuato a lavorare come articolista freelance per diversi giornali e riviste
australiane, scritto racconti, (Honour & Other People's Children, 1980; Postcards
from Surfers, 1985; My Hard Heart: Selected Fictions, 1998), romanzi (Monkey
Grip, 1977; The Children's Bach, 1980; Cosmo Cosmolino, 1992; The Spare Room,
2008), sceneggiature (Monkey Grip, 1982; Two Friends, 1986; The Last Days of
Chez Nous, 1990) e opere non narrative (The First Stone, 1995; True Stories, 1996;
The Feel of Steel, 2001; Joe Cinque's Consolation, 2004; This House of Grief - The
Story of a Murder Trial, 2014; Everywhere I Look, 2016).
Il suo primo romanzo, Monkey Grip (1977), riceve il National Book Council
Award, il primo di una serie di riconoscimenti che si espande fino alla data odierna.
Tra essi il South Australian Premier's Awards nel 1986 per The Children's Bach, due
New South Wales Premier's Literary Awards (1986 e 1987, rispettivamente il
Christina Stead Prize for Fiction per Postcards from Surfers e il Television Writing
Award per Two Friends), il Walkley Award per Best Feature Writing per l'articolo
1
La stessa Garner spiega nel postscript di "Why Does the Women Get All the Pain?" (1996:41) di
essere stata "pateticamente facile da rintracciare" (traduzione mia) nonostante l'anonimità dell'articolo.
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pubblicato sul TIME Did Daniel Have to Die? (incluso nella raccolta con il titolo
"Killing Daniel", tradotto per questa tesi), e il primo Melbourne Prize for Literature
(2006). The Spare Room riceve il Victorian Premier’s Literary Award for Fiction, il
Queensland Premier's Literary Awards Fiction Book Award e il Barbara Jeffris
Award, e viene tradotto in diverse lingue. Il più recente riconoscimento risale al
marzo 2016, quando Helen Garner si è resa protagonista di un singolare episodio
cancellando l'email che le comunicava di aver vinto il Windham-Campbell prize,
credendola una bufala
2
. Ad oggi Helen Garner risiede a Melbourne.
1.2 Contesto storico
La carriera di scrittrice di Helen Garner ha inizio in un periodo prolifico e denso
di cambiamenti per la letteratura australiana contemporanea. Il suo primo romanzo
viene pubblicato appena quattro anni dopo che il premio Nobel alla letteratura viene
per la prima volta conferito a un australiano, Patrick White, nel 1973, evento che
segna simbolicamente l'affermarsi della letteratura australiana in un contesto globale.
Si ritiene opportuno, prima di approfondire oltre l'autrice, citare brevemente gli
eventi che portano e contribuiscono alla proliferazione di tale letteratura, per poi
fornire una breve rassegna degli autori e le principali correnti a partire dalla seconda
metà degli anni settanta. Si dedicherà maggiore attenzione alla letteratura femminile
e di genere
3
, in cui Garner si inserisce.
1.2.1 La scintilla del Vietnam
Vista la crucialità della questione vietnamina in questo quadro, sottolineata da
diversi studiosi e osservatori (Baraldi, 2002; Webby, 2001), si è scelto di dedicare ad
essa un breve paragrafo, al fine di inquadrare più puntualmente la cornice storica
nella quale si sviluppa la letteratura australiana contemporanea.
2
https://www.theguardian.com/books/2016/mar/02/helen-garner-learns-of-207000-literary-prize-
win-after-checking-junk-email
3
In italiano il termine "letteratura di genere" può riferirsi a quella che inglese è la "genre fiction"
o la "gendered fiction". L'accezione di riferimento sarà la seconda.
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Al termine del secondo conflitto mondiale la percepita minaccia asiatica e gli
equilibri geopolitici che legavano l'Australia a Stati Uniti e Gran Bretagna
4
determinarono il coinvolgimento di essa in tre seguenti conflitti, in particolare
l'occupazione olandese in Indonesia e Nuova Guinea, quella francese nell'Indocina e
quella britannica in Borneo. Tuttavia fu il coinvolgimento in Vietnam a determinare
un cambiamento radicale, seppur non immediato, nell'opinione pubblica, che getterà
le basi per il radicamento dei movimenti di controcultura, al livello australiano e
internazionale (vedi cap. successivo). Il coinvolgimento australiano ha inizio con i 29
istruttori militari inviati in Vietnam nel 1962 sotto il governo Menzies e la
reintroduzione della leva militare negli anni successivi, con un ulteriore incremento
nelle truppe inviate portato dal suo successore, Harold Holt, il quale, presentando
l'intervento come un atto di difesa, batté il candidato laburista Calwell, fortemente
opposto al coinvolgimento. Le proteste contro il conflitto si erano fatte già accese,
come durante la visita del presidente Johnson nel 1966, o come testimoniano gli atti
di disserzione da parte dei giovani che ricevevano la chiamata alle armi. Tali atti non
influenzarono l'assetto del governo Holt, che continuò a inviare battaglioni tra il
1966 e il 1967, anno della sua tragica scomparsa in mare e della successione di John
Gorton. Con Gordon si vide un primo ridimensionamento delle truppe a seguito di
una sempre più contraria opinione pubblica e il proliferare di manifestazioni e
proteste, fomentate dalle notizie che riportavano i caduti australiani. Si dovrà tuttavia
attendere fino all'elezione di Whitlam per vedere il ritiro definitivo delle truppe
australiane in Vietnam (Baraldi, 2002:11-16). Si vedrà come le riforme di
quest'ultimo influenzeranno, direttamente o indirettamente, la scena letteraria del
tempo (vedi cap. 1.2.3).
1.2.2 Tra controcultura e identità nazionale
Come menzionato la questione vietnamita si sarebbe rivelata di grande
importanza nello sviluppo di altri movimenti di controcultura non necessariamente
legati all'opposizione alla guerra, ma ad un più generale dissenso che ricalcava le
4
L'Australia aderisce alla SEATO (South-Eastern Asia Treaty Organization), organizzazione
analoga alla NATO che si prefissava la lotta alla minaccia comunista.
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ideologie della nuova sinistra radicale. Richard Neville definisce il Vietnam "il
grande unificatore di gioventù" (citato da Gerster in Pierce:315), una sorta di collante
che legava tra loro dei momenti di protesta e controcultura che non condividevano
nessariamente la stessa agenda politica. Pur trattandosi di un movimento
internazionale e non essendoci una controcultura peculiarmente australiana, è
indubbio il suo ruolo vitale nel rimodellamento dei vigenti modelli morali nel paese,
con conseguente maggior licenza a quegli autori che intendevano sperimentare
(Bennett in Bennet e Strauss, 1998:239). Baraldi espone la natura di questa
trasformazione culturale:
Obiettare l'intervento militare in Vietnam implicava necessariamente il rifiuto di
tutto quanto era associato con la società che lo aveva voluto. Non significava
semplicemente contestare una scelta, ma tutte le basi morali su cui essa si fondava. Il
"giro di vite" vietnamita impresse un'accellerazione fin lì impensata anche alla
discussione di questioni precedenti o ne pose di nuove e impensabili prima di allora,
come l'abolizione della pena di morte o della censura, un maggiore rispetto per
l'ambiente, i diritti degli aborigeni, il rinnovamento nella morale sessuale o la protesta
femminista e omosessuale.
(Baraldi, 2002:18)
Dunque un processo di accese battaglie sociali su vari fronti, diversificati ma
uniti da una volontà comune di contestare e provocare un establishment che
sembrava aver deluso le aspettative di molti. Questo processo avrebbe occupato la
seconda metà degli anni sessanta e settanta: dalla questione aborigena, con il
referendum del 1967 che porta al loro riconoscimento come cittadini australiani dopo
un trentennio di battaglie, all'emancipazione femminile, con la formazione dei primi
gruppi australiani di liberazione della donna a Sydney e Adelaide nel 1969, mentre la
campagna per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali viene inaugurata nel
1970.
Una simile tendenza unificatoria, nota Carter, si riflette nello sviluppo di una
letteratura auto-determinata, smossa dal tentativo di spezzare gli antichi legami col
vecchio continente e le sue logiche coloniali:
Despite radical differences in their politics and poetics, writers such as Peter
Carey, Malouf, Murray Bail, DavidWilliamson, Jack Hibberd, Les Murray, Frank
Moorhouse, Thomas Keneally, John Tranter and Helen Garner (though the impact of
women writers came in the next wave) could all be seen to represent a newly