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INTRODUZIONE
«Every great idea is on the verge of being stupid»
1
Michel Gondry
L’idea di questa tesi nasce innanzitutto da una profonda
ammirazione per Michel Gondry e i suoi lavori. Quando ero più giovane,
negli anni Novanta, guardando Mtv, non mi affascinava tanto la musica,
quanto piuttosto la creatività dei video musicali che andavano in onda. A
quei tempi i video venivano identificati in base al gruppo musicale, senza
nessun riferimento al regista che li realizzava. Qualche anno più tardi, per
lavoro, ho studiato e messo in pratica le tecniche ed i programmi di
montaggio video. Inoltre, per perfezionare le mie capacità, ho analizzato
vari film e videoclip, anche quelli che guardavo da giovane, ma con occhio
più critico ed ho iniziato così a comprendere le caratteristiche dei diversi
registi. Tra questi il nome di Gondry già risaltava per il suo stile originale.
Non a caso Nicoli inserisce ben due dei videoclip diretti da Gondry tra i 50
più significativi della storia
2
e Di Marino li definisce «due capolavori
assoluti»
3
. Come vedremo, la particolarità di questo regista sta nell’uso che
fa degli effetti speciali e del montaggio, un uso mai fine a se stesso ma con
lo scopo di esprimere una determinata poetica, dove il contenitore
cinematografico si fa contenuto stesso. Il regista francese utilizza il
videoclip per sperimentare le diverse tecniche di montaggio e i vari effetti.
Il risultato è un misto di effetti speciali esplicitamente realizzati e trucchetti
1
Trad.: “Ogni grande idea è ad un passo dall’essser stupida”, in GONDRY M. (a cura di), I've been
twelve forever, DVD e pressbook, Palm Pictures, 2004
2
NICOLI L. (a cura di), Music Box: I 50 videoclip più significativi della storia, in DI MARINO B.,
Clip. 20 anni di musica in video (1981-2001), Castelvecchi, Roma, 2001, pp. 177-179
3
DI MARINO B., Clip, op. cit., p. 83
4
artigianali messi in atto con abilità e astuzia. La sensazione che si ha nel
vedere i suoi filmati è quella che si può provare nell’osservare una nuova
invenzione o un trucco di magia. Non a caso Gondry viene spesso
considerato un Méliès contemporaneo, ma l’artigianalità e l’originalità che
si percepiscono nel guardare i loro filmati, che proiettano lo spettatore in un
mondo onirico e fanciullesco, non sono le uniche caratteristiche che
accomunano i due registi francesi. Come il suo connazionale, infatti, anche
Gondry ha rivoluzionato il modo di fare cinema con l’utilizzo della
computer grafica come implementazione alla struttura narrativa e, come
vedremo più avanti, con la storicizzazione del cinema postmoderno. La
pellicola cinematografica esige regole diverse dal videoclip musicale ma ciò
nonostante Gondry rimane coerente con i suoi obiettivi.
L’intento di questa tesi è proprio quello di analizzare quali siano gli
elementi di continuità fra il Gondry regista di videoclip e quello dei
lungometraggi, andando così a scoprire quali siano le caratteristiche
fondamentabili della sua poetica.
Per arrivare a spiegare tutto questo bisogna prima di tutto fornire il
lettore degli strumenti appropriati per analizzare Michel Gondry e le sue
opere, e per poter poi affrontare una lettura, la più completa ed esaustiva
possibile, sulla poetica del regista francese.
Nel primo capitolo sarà necessario quindi allontanarsi dalla vicenda
artistica di Michel Gondry e gettare uno sguardo al contesto storico e sociale
nel quale essa si sviluppa. In questo capitolo mi limiterò a circoscrivere
brevemente la nascita del postmoderno e le sue caratteristiche. Questa prima
analisi sul contesto postmoderno ci fornirà le basi per spiegare meglio i
caratteri del cinema contemporaneo. Non verranno analizzate tutte le
caratteristiche del cinema contemporaneo, argomento che non si finirebbe
5
mai di approfondire per la sua natura mutevole e contradditoria, ma
verranno prese in considerazione le più significative ai fini di una completa
lettura delle opere e della poetica dell’autore. Successivamente si
analizzeranno le origini del videoclip e le varie tipologie attraverso le quali
questo si manifesta. In seguito, analizzeremo una caratteristica molto
marcata nell’attività del regista francese: l’autofiction, la messa in scena
della propria vita in accadimenti fantastici, fino a confondersi con dei sogni,
il tutto rappresentato in maniera palesemente romanzata, attraverso uno stile
teatrale fatto di espedienti filmici artigianali.
Dopo aver delineato il contesto storico ed i concetti fondamentali nel
primo capitolo verrà spiegato chi è Michel Gondry e si analizzeranno alcune
delle sue opere più rappresentative. Partendo dai videoclip, con i quali si è
formato e nei quali ha sperimentato alcune delle tecniche a lui più
congeniali. Verrà approfondito il rapporto con Charlie Kaufman,
indispensabile per poter poi analizzare i lungometraggi del regista francese.
Una maggiore attenzione verrà data ai due film più rappresentativi del
regista, che sono Eternal sunshine of the spotless mind
4
e La science des
rêves
5
.
Nel terzo ed ultimo capitolo verranno esposti i temi fondamentali
della poetica di Michel Gondry. Scopriremo, così, come questa poetica in
realtà derivi principalmente dai tic del postmoderno ma che, allo stesso
tempo, cerchi di storicizzarli. Vedremo, quindi, come l’autore
ha sistematicamente e puntualmente decostruito i tic postmoderni, li ha
vivisezionati uno ad uno sempre e in ogni tappa della sua filmografia per
4
GONDRY M., Se mi lasci ti cancello, tit. or. Eternal sunshine of the spotless mind, Stati Uniti, 2004
5
GONDRY M., L’arte del sogno, tit. or. La science des rêves, Francia/Italia, 2006
6
una marcia filologica senza sosta che fa del regista di Versailles uno fra i
maggiori esponenti di questo percorso storicizzante.
6
6
PROTANO E., Per una storicizzazione del postmoderno: il cinema di Michel Gondry, in AA. VV.,
Michel Gondry. L’eterno dodicenne, a cura di Protano E., il Foglio, Piombino, 2012, p. 21
7
CAPITOLO 1
NEL CONTESTO POSTMODERNO
Spesso si sentono nominare termini come postmoderno,
postmodernismo, postmodernità. Ma che cosa significano esattamente?
Risulta molto difficile definire il postmoderno, lo si capisce già dal
suo nome ambiguo: «che lo si usi come aggettivo o come sostantivo,
“postmoderno” denuncia da subito la natura sfuggente, ambigua e indefinita
del fenomeno a cui si riferisce»
7
. Infatti, se andiamo ad analizzare la parola
stessa, ci accorgiamo che essa è formata dal prefisso “post”, che indica
qualcosa che viene dopo, e dal termine moderno, «modernum, dall’avverbio
latino modo (che significa “ora in quest’attimo, attualmente”)»
8
. La parola
stessa indica, quindi, qualcosa che viene dopo di quello che, però, c’è
ancora. A riguardo Ceserani afferma:
Il nome è parso a taluni discutibile, ma di fatto ormai è stato accettato ed è
entrato nel linguaggio comune. E forse non si tratta neppure di un nome
mal trovato, proprio per la connessione ampia che instaura con il periodo
precedente della modernità e l’incapacità che denuncia, nel nuovo periodo,
di darsi un nome proprio e originale e la tendenza, in esso evidente, a
qualificarsi semplicemente come posteriore al moderno.
9
7
CANOVA G., L’alieno e il pipistrello. La crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani,
Milano, 2000, p. 5
8
Ibid.
9
CESERANI R., Raccontare il postmoderno, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p. 10
8
D’altronde, «se lo si potesse ricondurre a una facile formula
sinteticamente riassuntiva, il postmoderno non porrebbe i problemi che
pone»
10
.
Non è l’intento di questo capitolo dare una spiegazione esaustiva a
questo scenario storico così difficile da analizzare, come osserva Canova:
Uno scenario che è […] per sua natura disomogeneo, sfuggente e
contradditorio: non c’è forma o emergenza del postmoderno che non rischi
di essere smentita e contraddetta da un’altra forma ugualmente
postmoderna, ma di segno antitetico e contrapposto a quella precedente.
Tanto che il primo tratto connotativo della postmodernità non può che
essere individuato nella sua intrinseca ed ineliminabile contraddittorietà.
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In questa sede ci limiteremo a circoscrivere brevemente la nascita
del postmoderno fino a delinearne le caratteristiche. Quindi affronteremo i
caratteri principali del cinema contemporaneo, analizzando più in dettaglio
gli elementi che ritroveremo nel corso dell’analisi su Michel Gondry.
Successivamente osserveremo le origini del videoclip, dai suoi precursori
fino ai giorni nostri, con le sue varie classificazioni. Partendo poi, dal
concetto di autorialità e di autobiografia, analizzeremo l’autofiction e quindi
la messa in scena della propria vita mescolata ad avvenimenti fantastici in
maniera palesemente romanzata.
Quello che mi propongo in questo capitolo è di delineare il contesto
storico nel quale nasce e si forma Michel Gondry, e di fornire al lettore gli
strumenti appropriati per capire meglio le opere e la poetica del regista
francese.
10
CANOVA G., L’alieno e il pipistrello, op. cit., p. 6
11
Ibid.