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Introduzione
Il mondo del rock è un universo vastissimo, esplorato sotto molti
punti di vista e ricco di numerose sfaccettature e contraddizioni riguardanti
le varie forme e sottogeneri di cui è contraddistinto. La cultura rock ha
interessato fino ad oggi sei decenni e per tutto quest‟arco temporale si è
evoluta senza sosta sia sotto l‟aspetto artistico che economico. Le
sperimentazioni, a volte anche ardite, non sono mai mancate e mai
cesseranno di mancare.
Per ciò che riguarda uno dei sottogeneri del rock, la musica
progressiva europea, essa è forse considerata il lato più oscuro e difficile da
interpretare. Eppure molti gruppi hanno raggiunto l‟apice del loro successo
passando proprio per questa strada occultata dai media e bistrattata dalla
critica in modo a volte troppo severo. Non che questo abbia portato ad
un‟interruzione dello sperimentalismo o ad un cambio repentino delle
mode ad esso legato. Anzi, la fortuna del sottogenere ha fatto in modo che
gruppi tendenzialmente lontani da questa concezione musicale fossero
particolarmente attratti verso la strada prog. Dal Regno Unito infatti questa
musica ha intrapreso molte strade e percorsi eterogenei, mai abbandonati
del tutto nemmeno oggi.
Scrivere sul rock progressivo e sui generi che ha influenzato è
operazione percorsa e ripercorsa più volte da intenditori e appassionati del
genere. Ma a volte si tende a dimenticare quei gruppi musicali che hanno
subito influenze, benché non minime, da parte dello sperimentalismo prog.
Questo lavoro si concentra su una di queste band: i Queen. Essi hanno
coperto un arco temporale che va dagli anni ‟70 ai ‟90 toccando tutti i
generi contemporanei, ma poca critica e poche riviste specializzate hanno
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ricordato o fatto caso alle influenze determinanti il successo di Freddie
Mercury e compagni. Per svolgere questa analisi si deve quindi tener conto
dei materiali a disposizione e cercare in essi le risposte ai numerosi
interrogativi che ruotano attorno all‟argomento.
La bibliografia ufficiale si concentra più sull‟aspetto della vita privata
del cantante del gruppo, sulla sua omosessualità o bisessualità, sulla malattia
e sulla gente che ha vissuto insieme a lui. Poco o scarsamente trattato è
l‟aspetto artistico in sé. Ma i lavori intrapresi, gli album pubblicati, i testi
delle canzoni e i videoclip parlano da soli: ed è di questi materiali che si
terrà conto per l‟analisi musicale delle forme e dei contenuti tenendo
sempre in considerazione le idee ruotanti attorno al rock progressivo, che
presenta, invece, una bibliografia vasta e completa. Si procederà
incrociando le caratteristiche del prog con quelle della musica dei Queen.
Il primo capitolo introduttivo si concentra sulle origini del genere
prog e sulle caratteristiche fondamentali dello sperimentalismo, accanto alla
citazione di alcuni dei gruppi più rappresentativi o più imitati di tutti i
tempi, tenendo soprattutto in considerazione il discorso ruotante attorno
alla tradizione colta, che non interessa soltanto il lato artistico-musicale ma
anche quello pittorico, fotografico, letterario e della tradizione popolare e
folkloristica del paese di cui si vuol trattare.
Seguendo i punti indicati dal primo capitolo per l‟individuazione
delle caratteristiche della musica progressiva europea, il secondo capitolo
tratterà delle influenze che hanno interessato le esperienze dei membri dei
Queen prima della loro definitiva formazione (soffermandosi brevemente
sul gruppo predecessore, gli Smile, e più a lungo sulla formazione artistica
di Freddie Mercury). Seguirà un‟individuazione del genere (o meglio dei
generi) cui questo gruppo appartiene, o che la critica crede appartenga. In
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seguito ci si soffermerà sugli elementi culturali e colti in genere che è
possibile individuare nelle tracce degli album più accostabili alle
sperimentazioni e alle ambizioni estetiche del prog. Seguendo un criterio
cronologico, gli anni più ricchi saranno i ‟70, i più vicini al genere preso in
esame, ma non mancheranno considerazioni anche artistico-letterarie e
pittoriche su alcune tracce e copertine degli anni ‟80 e ‟90, più un accenno
ad un album postumo.
Il terzo capitolo ruoterà attorno ad un sottogenere prog, l‟art rock,
ovvero il genere che interessa più da vicino le forme della musica classica,
citazioni o imitazioni di essa. Dopo un paragrafo introduttivo riguardante la
concezione della musica classica da parte del rock progressivo, si
analizzeranno alcuni frammenti di pentagramma tratti dalle partiture dei
Queen, seguendo sempre un criterio cronologico, album per album e
traccia per traccia, tralasciando le tracce propriamente rock o pop. L‟ipotesi
sarà quella di individuare tutte le forme della musica colta possibili da
rintracciare, senza tralasciare la musica popolare ove riscontrabile. La regola
fondamentale per quest‟analisi sarà l‟individuazione di melodie, ritmi e
armonie complesse o eleganti, nei casi ritenuti più degni di nota.
Infine, il quarto capitolo si concentrerà su due brani particolarmente
complicati da analizzare dal punto di vista musicale. Si tratta del brano forse
più rappresentativo di Freddie Mercury, Bohemian Rhapsody, di cui si
vedranno la genesi, le caratteristiche dei cori, di alcuni tratti caratterizzanti il
pianoforte, della complessità armonica e dei tempi sempre variabili.
Fondamentale sarà, inoltre, l‟individuazione di un tema o concetto
dominante riscontrabile, per ipotesi, nel cromatismo. In conclusione seguirà
l‟accostamento per eccellenza alla musica lirica da parte di Mercury: l‟album
Barcelona, in cui duetta con la soprano spagnola Montserrat Caballé. Qui
l‟analisi sarà più breve per quanto riguarda il singolo omonimo (seguendo lo
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stesso criterio usato per la Bohemian) e ci si concentrerà altresì sulle altre
tracce dell‟album per individuare particolarità a livello di strumenti musicali
e forme classiche o popolari.
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Capitolo I
Progressive rock e tradizione colta
1.1 Progressive: origini e caratteristiche del genere
Il progressive rock è un sottogenere della musica rock che nacque e si
sviluppò alla fine degli anni ‟60 in Gran Bretagna. Erano gli anni in cui
dominavano incontrastati i Beatles, i Rolling Stones e i grandi personaggi
come Elvis Presley che imposero al mondo musicale stili e mode mai
superati del tutto.
Le prime avvisaglie di cambiamento, però, si ebbero con la comparsa
nel panorama musicale, soprattutto britannico, di gruppi emergenti e
particolarmente innovativi, che videro la luce nei bassifondi delle metropoli;
una musica che nacque dal basso, dalle influenze fusion e jazz rock. Fu un
fenomeno che presto invase Germania, Francia e perfino l‟Italia.
Che cos‟è il progressive rock? È possibile darne una definizione ai fini di
individuare i gruppi che effettivamente hanno partecipato a queste
sperimentazioni? Quanto la proggressive si avvicina alla tradizione popolare?
Si tenterà di dare una risposta a tutti questi quesiti per fare chiarezza
sull‟argomento
1
.
Aprile e Majer (2009) affermano, senza mezzi termini, che
1
La bibliografia sul genere è vasta, soprattutto in area anglosassone. Tra le opere più
importanti ed innovative, nonché più complete ed esaustive, si segnalano: E. Macan,
Rocking the Classics. English Progressive Rock and the Counterculture, New York, Oxford
University Press, 1997; B. Martin, Listening to the Future. The time of progressive rock,
Chicago, Carus Publishing Company, 1998; C. Rizzi, Progressive, Firenze, Giunti, 2009.
Un contributo importantissimo è dato anche dalla rivista critica on line
www.ondarock.it, nell‟articolo di Michele Chiusi.
9
non esiste definizione per questa musica che tutti chiamano
“progressiva”, se non come musica perennemente dimenticata
dai canali di informazione più popolari
2
.
ma subito dopo individuano le necessità di questa musica e di questi gruppi,
essenzialmente riassumibili con quanto segue:
uscire dal guscio, frantumare il reale, offendere la normalità, su
questi presupposti d‟azione prenderanno dunque forma queste
nuove ondate. Agli scontati triangoli basso-chitarra-batteria si
anteporranno le manie sperimentali
3
.
Si è agli albori del ‟68 e non occorre ricordare che uscire dal guscio,
frantumare il reale e offendere la normalità furono le parole d‟ordine per la
rivolta giovanile. Quello su cui si vuol mettere l‟accento qui sono proprio le
“manie sperimentali” che derivarono dal genere rock. Non si trattò soltanto
di suonare un certo tipo di musica, di presentarsi sul palco in un
determinato modo, di provenire da una realtà tanto povera di mezzi quanto
ricca sul piano della volontà di affermarsi, quanto di accettare alcuni
cambiamenti radicali nell‟ambito delle composizioni musicali dell‟epoca, di
non facile digeribilità da parte della critica coeva. E questi furono proprio i
presupposti della musica prog, le sue caratteristiche principali, elencabili
come di seguito:
rifiutare in toto la forma canzone, o quantomeno stravolgerla
dall‟interno, realizzando brani di una lunghezza e di una
complessità quasi esagerate (dai sei minuti ai venti e più),
suddividendone la struttura in sezioni e sottosezioni;
2
A. Aprile - L. Majer, La musica rock progressiva europea, Milano, Calypso, 2009, pp. 15-16.
3
Op. cit., p.17, corsivo mio.
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introduzione di strumenti musicali non tipici della tradizione
rock passata (il famoso triangolo basso-chitarra-batteria su
citato da Aprile-Majer non scomparirà mai) quali: fiati, archi,
ottoni per l‟avvicinamento alla musica colta o classica ma,
soprattutto l‟utilizzo di strumenti a tastiera come l‟organo
hammond e il mellotron
4
;
arrangiamenti, fraseggi della chitarra e parti del basso e della
batteria ricchissimi di variazioni e ridondanti insieme ad una
struttura ritmica e melodica a tratti epica, con situazioni
armoniche di una complessità tale da far pensare alla musica
classica o a sue imitazioni vere e proprie, nonché vere e
proprie citazioni da autori classici;
lo sviluppo del genere dalla classe borghese anni ‟60 portò ad
un rifiuto esplicito di argomenti politici e di attualità nella
maggior parte dei casi, preferendo invece situazioni fantastiche
fuori dal mondo ordinario e potenti metafore tratte
soprattutto dalla letteratura e dalle arti visive;
scarsa (nel caso live) o nulla (in studio) improvvisazione;
forte legame virtuosistico tra il musicista e il suo strumento,
legame che definì stili legati al nome;
importante fu la grafica utilizzata per le copertine degli album,
in cui vi si ritrovano anche qui metafore tratte dalla tradizione
pittorica e dalle arti visive, in un linguaggio criptico e
fantastico;
4
Per approfondire l‟argomento strumenti musicali si consiglia A. Baines, Storia degli
strumenti musicali. Dalle origini a oggi, Milano, Rizzoli, 2002.