Accanto o meglio insieme al tempo rurale, si imposero nuovi tempi
sociali: il tempo signorile e quello clericale.
Quello signorile era un tempo militare, il periodo in cui iniziavano
nuovamente i combattimenti e si richiedeva il servizio del vassallo.
Il tempo signorile era anche il tempo dei censi contadini, nel quale
le date salienti dell’anno erano le grandi feste. Fra esse ve ne erano
alcune che polarizzavano la sensibilità temporale della massa
paesana: le scadenze feudali, in cui si pagavano i censi in natura o
in denaro. Tali date variavano secondo le regioni ed i domini, ma
l’epoca che risaltava di più era quella della fine dell’estate in cui
avveniva il prelevamento essenziale dei signori sulle raccolte. La
grande data del termine era San Michele (29 settembre), talvolta
sostituita da San Martino d’inverno (11 novembre).
Il tempo medievale era un tempo religioso e clericale, un tempo
religioso perché l’anno era prima di ogni altra cosa l’anno liturgico.
La storia di Cristo fu a poco a poco riempita di momenti, di giorni
significativi presi dal ciclo dei santi, e cosi le feste dei grandi santi
si intercalarono nel calendario cristologico e la festa di Ognissanti
divenne accanto a Natale, Pasqua, Ascensione e Pentecoste, una
delle grandi date dell’anno religioso
2
.
2
Cfr. La civiltà dell’Occidente medievale, Jacques Le Goff, Piccola Biblioteca Einaudi, 1999
4
Ciò che teneva viva l’attenzione della gente del Medioevo riguardo
a tali feste e le conferiva il carattere di data era che, oltre alle
cerimonie speciali e spesso spettacolari che le distinguevano,
rappresentavano punti di riferimento della vita economica: date di
censi agricoli, giorni di riposo per gli artigiani e gli operai.
Tempo clericale perché il clero era per la sua cultura il padrone
della misura del tempo. Esso soltanto aveva bisogno per la liturgia
di misurare il tempo ed esso soltanto era in grado di farlo. Il tempo
medievale era scandito dalle campane ed il loro suono faceva
conoscere il solo tempo quotidiano approssimativamente misurato,
quello delle ore canoniche, sul quale si regolavano tutti gli uomini.
Tempo agricolo, tempo signorile e tempo clericale erano
caratterizzati dalla loro stretta dipendenza in rapporto al tempo
naturale. Ciò che era evidente per il tempo agricolo lo era anche per
gli altri due tempi
3
. Infatti il tempo militare era legato a quello
naturale, con le operazioni di guerra che iniziavano con l’estate e
finivano con essa.
Invece il tempo clericale non era sottoposto a questo ritmo e, non
soltanto la maggior parte delle grandi feste religiose sostituirono
feste pagane anch’esse in rapporto diretto con il tempo naturale, ma
3
Cfr. La civiltà dell’Occidente medievale, Jacques Le Goff, Piccola Biblioteca Einaudi, 1999
5
soprattutto l’anno liturgico era in accordo con il ritmo naturale dei
lavori agricoli.
1.2 Le feste nel Medioevo
Dopo aver soddisfatto le esigenze essenziali della sussistenza e per i
potenti anche quelle del prestigio, gli uomini medievali chiedevano
poco altro e le loro uniche gioie profonde e disinteressate erano le
feste ed i giochi, sebbene per i grandi la festa era pur sempre
un’ostentazione, una propaganda. La rocca, la chiesa e la città erano
degli scenari di teatro e laddove vi era un centro di vita sociale si
improvvisavano scene e rappresentazioni.
In chiesa le cerimonie liturgiche erano delle feste e proprio dal
dramma religioso nasceva il teatro
4
. Nel castello si susseguivano
banchetti, tornei, giullari e tutte le classi della società trasformavano
le feste familiari in cerimonie dispendiose (addirittura i matrimoni
lasciavano i contadini impoveriti per anni ed i signori per mesi).
I giochi esercitavano su questa società una seduzione particolare
con i tornei e gli sport militari che esprimevano l’essenza della vita
cavalleresca mentre le feste folcloristiche rappresentavano la vita
4
Cfr. La civiltà dell’Occidente medievale, Jacques Le Goff, Piccola Biblioteca Einaudi, 1999
6
delle comunità contadine (la Chiesa deve accettare addirittura di
vedersi travestita nella Festa dei Pazzi).
Tutta la società medievale si divertiva, quindi al di là delle calamità,
delle violenze e dei pericoli, gli uomini medievali trovavano la
sicurezza, l’abbandono in queste manifestazioni gioiose.
1.3 Cosa sono i media events?
Facendo un salto temporale le feste medievali le potremmo
ritrovare anche nei tempi odierni. Una delle caratteristiche
principali dello sport è l’istanza festiva che si distingue dalla
temporalità ordinaria.
L’aspetto dell’eccezionalità della gara, della competizione è sempre
stato celebrato dai mezzi di comunicazione di massa ma è con la
televisione che si raggiungono grandi traguardi: la percezione della
conquista dell’evento eccezionale, la contiguità dell’esperienza
integrata nei confini della quotidianità della fruizione televisiva. La
specificità linguistica della trasmissione televisiva dello sport che
possiamo ricondurre all’istanza festiva è la diretta dell’evento
5
.
5
Cfr, Le logiche della televisione, ( a cura di) Gianfranco Bettetini, Paolo Braga, Armando
Fumagalli Franco Angeli editore, 2005
7
I grandi avvenimenti sportivi (come ad esempio possono essere le
Olimpiadi, i Mondiali e gli Europei di calcio), quelli ad alto
contenuto spettacolare, hanno proprio le caratteristiche dei
cosiddetti media events. Gli eventi mediali (potremmo anche
definirli “cerimonie televisive”, “televisione festiva” o anche
“performances culturali”) sono avvenimenti mediali non creati dal
nulla, ma che esistono in virtù dell’imponente contributo dato dai
mass media
6
.
E’ da anni che si parla di media event, cioè del racconto televisivo
di accadimenti simbolici che mettono in scena passaggi sociali,
definiscono e confermano identità collettive, rilegittimano l’ordine
ed i valori. Si tratta quindi di eventi trasmessi in diretta e che
tengono ferma una nazione o addirittura il mondo intero e vengono
riconosciuti dagli spettatori come una sollecitazione ad
interrompere le loro routines quotidiane per unirsi all’esperienza
festiva (questo è uno dei motivi che li rendono vicini alle feste
medievali).
Sono interruzioni monopolistiche nel senso che quasi tutte le reti
(fatta qualche piccola eccezione) si staccano dalla loro
programmazione regolare per dedicarsi al grande evento e non a
6
Cfr. L’industria della comunicazione sportiva, Balducci Stefano, Franco Angeli editore, 2007
8
caso sono annunciati con solennità e riverenza in anticipo. Questi
eventi rimuovono i conflitti, coagulano il gruppo e consolidano il
reticolo sociale e regolano persino il rapporto con il passato ed il
futuro.
Lo sport spettacolo è una manna per la televisione, proprio perchè
è un generatore di eventi prevedibili di cui si conoscono bene i dati
necessari alla collocazione nel flusso televisivo e che raccoglie
l’interesse di un grande pubblico
7
. Gli eventi mediali sono
organizzati fuori dai media, ciò inteso non solo come esterno allo
studio solito di una trasmissione, ma anche come evento non ideato
dagli organizzatori televisivi.
Il preavviso permette la preparazione sia della televisione che del
pubblico, con un periodo di attesa incoraggiata dall’attività
promozionale dei broadcasters (potremmo parlare di una vera e
propria pianificazione dell’evento)
8
. Lo stesso pubblico ritiene
doveroso guardare e lasciar perdere tutto ponendosi davanti allo
schermo spesso in gruppo piuttosto che individualmente (un
esempio di ciò è dato dalla trasmissione sui maxischermi delle
partite dell’Italia durante i Mondiali e gli Europei e che
7
Cfr. Comunicazione e sport, (a cura di) Antonio Catolfi e Giorgio Nonni, Quattroventi, 2006
8
Cfr. Le grandi cerimonie dei media, Dayan D., Katz E., , Bologna, Baskerville, 1993.
9
coinvolgono e fanno scendere in piazza una grande quantità di
persone).
Dayan e Kats distinguono varie categorie di eventi mediali:
competizioni, conquiste ed incoronazioni.
Secondo la loro idea, le competizioni sono quelle tra campioni,
regolate da norme conosciute sia dai rivali, sia dal pubblico, che
attirano centinaia di migliaia di spettatori, comprendendo quindi le
gare sportive e i duelli politici.
Mentre le conquiste sono eventi unici, di portata straordinaria sia
per l’evento in sé, sia per la stessa trasmissione e modalità di
fruizione dell’evento, in cui lo sforzo di pochi cambia la vita di tanti
altri (come ad esempio lo sbarco sulla Luna).
Infine le incoronazioni sono parate, eventi che ricordano alla società
la propria eredità culturale ed invitano il pubblico a riconoscersi in
essa ed a farne tesoro e quindi includono nozze, funerali e
cerimonie
9
.
L’evento mediale si presenta come qualcosa di unico con
caratteristiche ben definite: l’assenza o minore incidenza della
pubblicità, la lunga durata delle trasmissioni in diretta, il commento
impegnato e rispettoso del telecronista, la molteplicità dei punti
9
Cfr. L’industria della comunicazione sportiva, Stefano Balducci, Franco Angeli editore, 2007
10
visuali inaccessibili agli spettatori presenti sul posto, la ricerca di
inquadrature di alto significato simbolico (bandiere che sventolano,
fiaccole e bracieri, mani che si stringono o si levano in alto) ed un
uso liturgico delle musiche.
Per queste sue peculiarità gli eventi mediali favoriscono la
partecipazione rituale ed emotiva degli spettatori. Addirittura la
costruzione operata dalla tv, attraverso l’attivazione di proprie
tecniche narrative e la mobilitazione dell’immaginario collettivo,
può essere ritenuta una forma di produzione intenzionale della
storia. Si potrebbe parlare di un contratto implicito che relaziona tre
attori fondamentali: i pubblici televisivi, gli organizzatori
dell’evento e i produttori dell’evento, ossia la macchina televisiva
10
.
Per organizzatori non si intendono solo i responsabili esecutivi
della manifestazione, ma anche i giornalisti sportivi genericamente
intesi, dal momento che allestire un torneo internazionale racchiude
in sé anche la capacità di reinterpretare il passato di quella
manifestazione, rielaborando il significato delle edizioni precedenti
in funzione di un prodotto che sia originale, ma anche continuo con
il passato.
10
Cfr: L’Italia in tv agli Europei ‘96, a cura di Nicola Porro,edizioni RAI-Eri, RAI VQPT n.
149, 1997
11
I produttori dell’evento invece sono quelli che si occupano della
costruzione del palinsesto, definiscono la regia e compongono una
trama narrativa che riproduca e combini elementi tradizionali,
appetibili al pubblico. Il palinsesto è un dispositivo feriale/festivo,
un’architettura temporale che cerca di riorganizzare ed ottimizzare
nella sua griglia l’incastro fra i diversi strati di un’architettura
preesistente
11
.
Riguardo al pubblico distinguiamo quello in campo, il quale può
intervenire in tempo reale, reagendo allo svolgimento dell’incontro;
e poi il pubblico domestico di telespettatori, il quale viene sempre
più maggiormente coinvolto in una sorta di partecipazione a
distanza attraverso sondaggi nei quali esprime aspettative e
previsioni
12
.
Questo contratto definisce la produzione di senso dell’evento, con
gli organizzatori che tracciano un canovaccio, usato dai produttori, i
quali uniscono elementi narrativi e materiali reperibili
nell’immaginario collettivo a loro disposizione. Infine i pubblici
interagiscono con l’evento, conferendogli una particolare curvatura.
11
Cfr. : Eventi e riti della televisione, Guido Barlozzetti, Franco Angeli, 2002
12
Cfr: “L’Italia in tv agli Europei ‘96”, a cura di Nicola Porro,edizioni RAI-Eri, RAI VQPT n.
149, 1997
12
1.4 Mediatizzare un rito/evento
Gli eventi sportivi offrono alla tv il linguaggio universale
dell’agonismo che mette in gioco la vittoria o la sconfitta. In primo
luogo la tv li assume e poi provvede a rimodellarli ad uso e
consumo dei palinsesti e degli interessi degli sponsor, indispensabili
per sostenere il livello degli investimenti necessari.
La tv tende a moltiplicare le occasioni, in modo da estendere la
superficie da mettere in valore e costruisce un calendario
internazionale sempre più gremito di appuntamenti (dai tornei di
tennis alle coppe europee di calcio). Inoltre condensa le durate, allo
scopo di ridurre le pause e contenere i tempi di svolgimento e non
ha nemmeno il timore di modificare il sistema di regole per
accentuare la spettacolarità (esempi possono essere l’abolizione nel
calcio del retropassaggio al portiere oppure il golden gol ai
supplementari che assegna la vittoria alla prima squadra che va in
rete nei supplementari od anche l’introduzione del tie-break nel
tennis o l’abolizione del cambio palla nella pallavolo)
13
.
Infine spettacolarizza tutte le fasi e le componenti della gara, il tutto
riorganizzato ed amplificato semplicemente per fare spettacolo e
tenere alta la tensione emotiva del pubblico, il tutto ricercando la
13
Cfr. : Eventi e riti della televisione, Guido Barlozzetti, Franco Angeli, 2002
13
visibilità assoluta che racconti tutto ciò che avviene (ciò appare
sintomatico in particolare nella Formula 1).
Naturalmente l’accumulazione di tali eventi ha delle conseguenze
ed infatti si è andato consolidando un calendario della temporalità
televisiva che ha determinate caratteristiche. Innanzitutto
riorganizza lo statuto delle feste e ne intensifica il ritmo, inserisce
poi nel suo svolgimento episodi che rinviano a linee storiche
diverse, modificandone quindi la tradizionale gerarchia di rilevanza.
Infine ne aggiunge altri estratti dall’agenda fortemente attualizzata
di sport, spettacolo e cronaca ed aumenta il numero delle occasioni
evento con il rischio di erodere il valore simbolico di quelli resi
autorevoli dalla stratificazione storica dell’agenda
14
.
1.5 L’evento sportivo come collante della società
15
I grandi eventi sportivi sembrano quasi rappresentare un genere
narrativo autonomo che utilizza l’impatto sociale della
comunicazione televisiva per offrire al pubblico il racconto di una
vicenda intensa e piena di contenuti simbolici.
14
Cfr. : Eventi e riti della televisione, Guido Barlozzetti, Franco Angeli, 2002
15
Cfr: L’Italia in tv agli Europei ‘96, a cura di Nicola Porro,edizioni RAI-Eri, RAI VQPT n.
149, 1997
14