Salvatore Schillirò, Tra letteratura e storia: Elio Vittorini
Introduzione
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Il seguente lavoro si sviluppa nell'ambito delle ricerche attuate nei confronti di Elio
Vittorini, una delle punte di diamante della letteratura italiana contemporanea.
L'elaborato si propone di esaltare l’impegno politico-letterario-culturale che ha
contraddistinto tutta la vita dell'autore, dando tuttavia più spazio alla relazione con gli
avvenimenti storici novecenteschi. Da questo scopo viene la scelta della parte informativa
del titolo e soprattutto la struttura dell’opera. Questa vasta introduzione si pone l’obiettivo
di effettuare un veloce inquadramento del Vittorini letterato, propedeutico alla
comprensione della sua relazione con la storia; da qui la presenza di un paragrafo
concernente il dato letterario che si propone di vagliare, rapidamente, la molteplicità di
interessi letterari, nell'arco di tutta la sua carriera, notando gli elementi sottesi alla sua
produzione, dimostrando come molti temi o fattori vergati in un determinato periodo,
anticipino o richiamino conoscenze e avvenimenti connotati biograficamente. Da quanto
detto, segue la scelta del nome del succitato paragrafo ("Vittorini, un Gran Lombardo?"),
espressione celeberrima nell'ambito della sua scrittura, per palesare la grande maestà
intellettuale del protagonista di quest'elaborato. Il primo capitolo riguarda il rapporto
Vittorini-fascismo, ad esso si dà ampio spazio proprio perché il fine principale di questo
lavoro è la segnalazione della grande dedizione storico-politica profusa da sempre dallo
scrittore e perché biograficamente tale adesione si colloca nella fase giovanile, dando
l’opportunità di apprezzare le varie caratteristiche del Vittorini fascista. Tale sezione è
bipartita: il primo paragrafo tenta di rendere manifesto, rapidamente, che la storia fa
costantemente da sfondo alle trame di fantasia dei romanzi vittoriniani; il secondo
analizza l'accordo ed il disaccordo con il Partito nazionale fascista di Mussolini. Il
secondo capitolo, infine, sviscera l'unione e la rottura con il Partito Comunista Italiano,
fornendo anche in questo caso delle giuste informazioni sul contesto storico di quegli
anni. L'elaborato, infine, si prefigge l'edificazione di un percorso frutto della raccolta
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Introduzione
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organica di una molteplicità di fonti non sempre facilmente consultabili, sperando di poter
essere di ottimo appoggio per chi volesse scandagliare tali tematiche.
Vittorini, un Gran lombardo?
Per presentare I Gettoni, la collana da lui diretta che debuttò nell’autunno del 1951, Elio
Vittorini scrisse che «due sono in effetti i motivi per cui un manoscritto può diventare un
“gettone”: o la sua innocenza, e cioè la validità documentaria; oppure la forza, anche
artificiosa, o bizzarra, ma comunque creativa, che l’autore dimostri di possedere
attraverso le sue pagine».
1
La letteratura si configura quindi come un’attività culturale
che può compiersi entro due poli non necessariamente separati: la realtà e l’irrealtà. Ed
effettivamente Vittorini è un autore novecentesco che ha saputo interpretare a pieno tali
polarità, districandosi molto sapientemente in un secolo connotato da avvenimenti storici
essenziali ed esplicando nella sua produzione tali istanze. Basti pensare alle trame dei
romanzi, potenzialmente fantastiche, e contemporaneamente alle tracce di storia
disseminate in esse per capire come la vulgata espressione di “letterato impegnato” sia
perfetta per descriverlo.
Vittorini si muove letteralmente entro due mondi, riuscendo a farli coincidere; è a tutti gli
effetti un moderno Cicerone. Non è facile categorizzare il suo itinerario culturale per il
semplice fatto che si tratta di una personalità multipotenziale: la sua letteratura non è
costituita solo da romanzi, ma anche da riviste che crea o con cui entra in contatto
(«Solaria», «Bargello», «Il Politecnico», «Il Menabò»), il suo schieramento politico
(fondamentale per comprendere anche i contenuti delle sue opere) è mutevole, tanto
1
Elio Vittorini, Presentazione dei “Gettoni”, in Le edizioni Einaudi 1933-2018, a cura di Mauro Bersani e
Stefania Pico, Torino, Einaudi, 2018, p. 69.
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quanto mutevole è il XX secolo. Inoltre, è la coscienza di vivere e operare in un
determinato modo a caratterizzarlo fortemente; bastano le seguenti affermazioni per
rendersi conto di ciò:
Ora mi domando: che razza di prefazione al Garofano rosso è questa che potrebbe tanto meglio
esserlo alla Conversazione in Sicilia o al mio libro in corso? Mi sono già preoccupato di spiegare
che non per volontà mia non pubblicai il Garofano in volume. Non riuscito ad essere libro a suo
tempo, poi Garofano non poteva, nel suo rapporto con me stesso, esserlo più.
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Sono parole forti che ritraggono il carattere impetuoso di Vittorini, il quale senza mezzi
termini giudica quasi rotto il rapporto con la sua opera (a causa dell’intervento della
censura fascista, di cui si dirà dopo) e addirittura critica la prefazione che sta vergando in
quel determinato momento, dimostrando come la tematizzazione della letteratura sia
presente in lui. A tal proposito basta ascoltare le sue interviste per poter “palpare” la
consapevolezza vittoriniana di vivere coscientemente secondo certi schemi:
Ma anche prima di venire a Milano l’attività che mi ha più occupato non è stata la letteraria. In effetti
io non so se mi sono mai avvicinato per davvero a quello che di solito s’intende dire di ben
delimitato, di professionale, dicendo letteratura. Ho scritto i miei libri tutti così, per caso, così
mirando ad altro, così per rabbia o per piacere verso altro, e mi è in genere così indifferente di tenerli
a dormire in un cassetto o di pubblicarli.
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Sono anche i suoi interessi culturali a renderlo polivalente: si pensi alla pubblicazione
dell’antologia Americana nel 1942 (anch’essa incorsa nella censura fascista), alla sua
attività di traduttore, alle molteplici istanze freudiane presenti nelle sue opere, al rapporto
con più linguaggi artistici (fotografia
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o televisione) e le relazioni amichevoli e non,
intrattenute con importanti letterati del suo tempo, solo per farsi una vaga idea. Tutto
2
Elio Vittorini, Prefazione, in Id., Il Garofano rosso, Milano, Bompiani, 2018, p. 220.
3
Intervista a Elio Vittorini nella trasmissione “L’Approdo-settimanale di lettere e arti” del 1955.
4
Per un approfondimento sulla relazione tra Vittorini e l'arte fotografica v. Angelo Pietro Desole,
Conversazione illustrata in Sicilia (1953): una controversia fra Vittorini e Crocenzi, in «Rivista di studi di
fotografia», MMXIX, 10, 2019, pp. 82-99, https://oajournals.fupress.net/index.php/rsf/issue/view/516, url
consultato il 31 marzo 2022.
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Introduzione
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questo risulta poi stupefacente se viene visto sullo sfondo biografico entro il quale
Vittorini cresce: non riceve la cultura classica da studi costosissimi, non vive in un
ambiente familiare impregnato di cultura (men che meno umanistica), è figlio di un
ferroviere e inizia i suoi studi in un istituto tecnico. Cresce in un momento storico-
letterario in cui D’Annunzio con le sue tendenze superomistiche, Mussolini con il suo
attivismo e la voglia di superare i drammi della Grande Guerra sono istanze che
attecchiscono perfettamente in tale contesto: «Fu dunque […] rapidissimo a confondere
il dire e il fare nella convinzione che delle chiacchiere non si sapeva che farsene e delle
azioni, invece, almeno un poco esemplari, si aveva gran bisogno».
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La sua è palesemente
un'incessante ricerca di miglioramento: non pensa all'autarchia culturale fascista quando
cerca di far penetrare i testi americani in Italia, idem per quanto riguarda le scene più
piccanti presenti nel Garofano Rosso (e poi censurate), stessa cosa vale per il suo rapporto
con la politica, da sintetizzare entro la seguente coppia oppositiva: fascismo di sinistra
antifascismo/comunismo-anticomunismo. Vittorini anela al di più di conoscenza
partendo da un'ideale semplice, apparentemente sviluppato in Conversazione in Sicilia
(pubblicato a puntate nel biennio 1938-1939) ma presente già tra le righe nella fase
giovanile: «ogni cosa era questo, reale due volte; […] tutto reale due volte, e in viaggio,
quarta dimensione»
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. Vive cinquantotto anni, non molti per i canoni odierni, ma
sicuramente sufficienti per vedere alcune tra le più grandi trasformazioni del mondo e
soprattutto della cultura: la televisione, il consumismo, la massificazione culturale. È
proprio a proposito di quest’ultimo punto che in un'intervista dichiara un sentire comune
tra i grandi intellettuali di quel momento, con un tono tanto sicuro da dare l'impressione
di prevedere ciò che poi effettivamente accadrà:
5
Cesare de Michelis, Introduzione, in Elio Vittorini, Il Garofano rosso, Milano, Bompiani, 2018, p. 5.
6
Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, Milano, Bompiani, 2021, cap. XI, p. 54.
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Introduzione
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La crisi odierna dell'arte è secondo me una crisi, più che altro, della sua funzione informativa. Sono
quasi soltanto gli scienziati che oggi informano. Gli scrittori e i poeti nella generalità dei casi
svolgono oggi una funzione mediatrice soltanto.
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Egli si ritrova dunque in perfetta sintonia con due dei più grandi autori del XX secolo:
Pasolini e Montale. Basta citare una poesia montaliana di questi anni per delineare tale
comune sentire:
Il filosofo interdisciplinare
è quel tale che ama se vautrer
(vuol dire stravaccarsi) nel più fetido
lerciume consumistico. E il peggio è
che lo fa con suprema voluttà
e ovviamente dall’alto di una cattedra
già da lui disprezzata.
Non s’era visto mai
che un naufrago incapace di nuotare
delirasse di gioia mentre la nave
colava a picco. Ma non c’è pericolo
per gli uomini pneumatici e lui lo sa.
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Delineare un tracciato del cammino culturale seguito da Vittorini risulta molto difficile,
soprattutto alla luce del fatto che da autodidatta costruì la sua vasta conoscenza. Una delle
sue più grandi doti è sicuramente quella di conferire al testo una potenzialità descrittivo-
sensoriale capace di evocare sensazioni reali, quel doppio reale quasi (per restare in tema).
Inoltre, è capace di creare dei tessuti testuali che, partendo da trame abbastanza semplici,
riescono ad evocare elementi socioculturali, storici, politici, economici e ovviamente
letterari che rendono l'opera a tutti gli effetti figlia di un letterato impegnato come lui
(basta dare un’occhiata al contesto storico entro cui si snodano le trame di romanzi come
Uomini e no o Erika e i suoi fratelli per notarlo). Se dovessimo rappresentare le sue opere
tramite un oggetto, la matrioska sarebbe ideale. All'interno della sua produzione
romanzesca un elemento assolutamente rilevante è quello della sicilianità. Si tratta di un
7
Intervista a Elio Vittorini: https://www.teche.rai.it/2016/05/elio-vittorini-1968/, url consultato il 4 aprile
2022.
8
Eugenio Montale, Senza pericolo, in Id., Quaderno di quattro anni, Milano, Mondadori, 1977, p. 243.