sui modi di storicizzazione, come pure sul suo carattere narrativo e veritiero.
Le modalità di storicizzazione del racconto
Secondo il senso comune, una pellicola storica è un'opera che mette in scena il passato.
Questa definizione non soddisfa tuttavia gli specialisti più esigenti. Secondo Robert Rosenstone:
Pour être un film historique et non un film en costume d'époque utilisant le passé comme cadre
exotique ou dépaysant, un film doit d'une manière ou d'une autre soulever les questions, les
idées, les données et les débats du discours historique de son temps2.
In effetti, la rappresentazione storica è spesso un pretesto per “interrogare” l'attualità. Un
film storico comporta vari livelli di storicità. Precisiamo innanzitutto che, per storicità, intenderemo
l'insieme dei "segni" storici del film. Possiamo inquadrare questa nozione di storicità in una
concezione più ampia, facendola corrispondere al carattere con il quale possiamo prendere
coscienza della specificità storica di un evento. Di conseguenza, non sarebbe soltanto ciò che è
veritiero, ma prima di tutto ciò che corrisponde ad un fatto storico.
Il primo livello coincide alle finzionalizzazioni del film che sono determinate da fenomeni
storici reali, mentre il secondo è direttamente legato "alla storicizzazione" del film, cioè "la messa
in storia del passato". Inoltre, questi due livelli diventano effettivi in un film storico grazie alla
lingua cinematografica che permette allo spettatore di accedere ad un certo livello di chiarezza, che
gli concede la possibilità di capire la storicità di un opera. Jacques Rancière propone un'ipotesi:
Le cinéma a un rapport intrinsèque avec une certaine idée de l'histoire et avec l'historicité des
arts qui lui est liée.
L'autore cita Godard, per cui il cinema è un "mistero", cioè “le tracé et la sacralisation d'un
geste de l'homme qui dessine une idée de la communauté humaine”3. In questo senso,
l'accostamento con Buongiorno, notte è inevitabile. Vedremo più avanti come questa citazione si
esprime pienamente nell'opera di Bellocchio, la cui rimane infatti più come un “mistero” che come
2/ Robert A. ROSENSTONE, « Like Writing History with Lighting : Film historique/Vérité historique », in Vingtième
siècle, n° 46, Presses de Sciences Po, avril-juin 1995, pp.162-175.
3/ Jacques RANCIERE, « L'historicité du cinéma », in De l’histoire au cinéma, Bruxelles, Editions Complexes, IHTP /
CNRS, 1998, pp. 45-60.
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“un film storico” propriamente nella mente dello spettatore.
Il carattere storico della finzione
La lingua cinematografica si iscrive nella coscienza degli spettatori, che portano, nel
presente della loro ricezione, la storia che viene loro raccontata. Per Christian Delage, questi “segni
di storiticità” condizionano la ricezione del film:
Qu'elle soit voulue ou non, une place nous est toujours attribuée, en tant que spectateur, pour
simultanément « entrer » dans la narration proposée et en « sortir » par la distance critique4.
Paul Ricœur avanza un'ipotesi fondamentale. Secondo lui,
Les événements racontés dans un récit de fiction sont des faits passés pour la voix narrative que
nous pouvons tenir ici pour identique à l'auteur impliqué, c'est-à-dire à un déguisement fictif de
l'auteur réel. Une voix parle, raconte ce qui, pour elle, a eu lieu. Entrer en lecture, c'est inclure
dans le pacte entre le lecteur et l'auteur la croyance que les événements rapportés par la voix
narrative appartiennent au passé de cette voix. Si cette hypothèse tient, on peut dire que la
fiction est quasi historique, tout autant que l'histoire est quasi fictive. Le récit de fiction est
quasi historique dans la mesure où les événements irréels qu'ils rapportent sont des faits passés
pour la voix narrative qui s'adresse aux lecteurs ; c'est ainsi qu'ils ressemblent à des éléments
passés et que la fiction ressemble à l'histoire5.
Così, il film storico, con la sua struttura narrativa, mette in forma la temporalità della storia e
propone molti livelli di "lettura", che determinano la sua percezione ideologica, le cui prospettive
sono riattualizzabili indipendentemente dall'epoca in cui il film viene fruito.
La veridicità della finzione storica
Qual'è il valore storico del film di storia? Nessuna risposta è possibile senza prima tenere
4/ Christian DELAGE, « Cinéma, Histoire la réappropriation des récits », in Vertigo, Le cinéma Face à l’Histoire, n°16
5/ Paul RICOEUR, Temps et récit, « 3. le temps raconté », Paris, Seuil, Points Essais, 1985
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conto in anticipo di tre evidenze. Innanzitutto, la storia scritta è soltanto una ritrascrizione possibile
del passato, e le verità costituite sono “rinvii a giudizio” in attesa di nuove scoperte. Il regista non
cerca di enunciare dogmi, salvo casi-limite di “impegno” o di schieramento ideologico-politico.
Cerca soltanto di convincere i suoi spettatori della plausibilità delle sue vicende. Infine, una verità
storica deriva dai valori culturali, dalle interrogazioni e dalle necessità della società che la enuncia.
In un film storico, il regista imita il passo dello storico, descrivendo i fatti dei protagonisti
all'interno di una trama di eventi. Tuttavia, le differenze tra un film ed uno studio storici sono
numerose. Prendiamo l'esempio del carattere fittizio del film. Il regista può inventare,
contrariamente allo storico, personaggi che non sono esistiti veramente. Tuttavia, se la loro
esistenza non è storicamente incoerente, i personaggi restano plausibili e possono dunque penetrare
fittiziamente nel campo della storia, per illuminare le prospettive e le problematiche affrontate
nell'opera.
Il cineasta sovietico Pudovkin considera immediatamente il cinema come rappresentazione e
distanza di fronte alla realtà:
Le processus du filmage peut n'être pas seulement une simple fixation de l'évènement qui se
passe devant l'objectif, il peut être aussi une forme particulière de représentation de cet
évènement. Entre l'évènement naturel et son apparence à l'écran, il y a une différence marquée.
C'est précisément cette différence qui fait du cinéma un art.6
Il regista si concede di conseguenza un privilegio che uno storico non può permettersi:
reinventa la storia offrendole nuove potenzialità ideologiche. Il carattere immaginario e verosimile
della sua opera gli permette dunque di liberarsi dal reale pur instaurando nuove possibilità
d'interpretazione del passato. Con dei fatti immaginari il regista riesce a raccontare una parte del
“vero” o dell' “essenziale” della Storia e rende così il passato intelligibile, sia a chi ha vissuto in
prima persona quegli avvenimenti, sia a chi ne sente parlare per la prima volta.
La finzionalizzazione apre campi d'indagine nuovi e non rappresenta affatto un ostacolo alla
conoscenza dei fatti realmente accaduti, perché come qualsiasi altra ricostruzione storica, propone
una versione dei fatti plausibile.
6/ POUDOVKINE, Film Technique and Film Acting, in CHATEAU, Dominique (sous la direction de Michel Marie),
Esthétique du cinéma, collection « cinéma 128 », Éditions Armand Colin Cinéma, 2006
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Qualsiasi ricostruzione è discutibile, e comporta sempre un margine d'errore. Ma quanto può
essere serio un simile modo d'investigazione del reale? Lo statuto di ciò che abbiamo chiamato
“film storico” è comunque considerato inferiore a quello di un'opera storica propriamente detta,
anche se rimane di più in memoria perché ha un valore estetico e mette in gioco il principio di
piacere. In effetti, sono spesso le immagini più che gli scritti che si fissano in memoria, la
comprensione delle nuove generazioni. Charles Pathé aveva anzi detto che il cinematografo sarebbe
“la scuola e il giornale di domani”.
Ma come spiega Robert Rosenstone,
Il faut dépasser l'idée d'un conflit larvé entre histoire filmée7 et histoire écrite pour envisager
ensemble le passé et le présent auxquels les deux types d'histoire se réfèrent. Avec ce point de
vue, la question de la supériorité du livre sur le récit filmique perd son sens au profit d'un
questionnement sur le type d'univers historique que le film construit8.
Il primo compito di chi voglia analizzare questo genere di film non sarà dunque tanto quello
di verificare il grado di “verità” storica o la “validità” dell'opera dal punto di vista storiografico,
quanto piuttosto quello di capire come il regista abbia inteso rendere questi fatti storici in una
finzione e con quali elementi cinematografici sia riuscito a dare un'impressione di realtà9. La
controversa sul realismo mobilita infatti tre prospettive ben diverse: quella dell'ontologia (di che
cosa “parla” il film?), quella della semiotica (come “parla” il film?) e quella dell'ideologia (quale
idee determinano la “parola” del film?). Secondo l'espressione di Marc Ferro10, il presente lavoro si
concentrerà su una “lettura cinematografica della Storia”, e non su una lettura storica dei film.
7/ con il termine di “histoire filmée” si intende un racconto storico filmico
8/ Robert ROSENSTONE, “Film historique/ vérité historique”, Vingtième siècle, revue d'histoire, N°46, avril-juin 1995
9/ Concetto di “effet de réel” coniato da Roland BARTHES, per individuare l'insieme dei meccanismi che mirano a far
aderire lo spettatore all'universo della finzione.
10/ Marc FERRO, Cinéma et Histoire, Editions Gallimard, 1993.
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