Tipologia psicologica e analisi dei sogni
INTRODUZIONE
Tutto il nostro mondo interiore è realtà,
forse ancora più reale del mondo visibile.
1
Marc Chagall
“La vita si specchia nel sogno” scrive Augusto Romano nel saggio introduttivo al ciclo
di seminari sull'analisi dei sogni tenuti da C. G. Jung dal 1928 al 1930, “e questo
traendola fuori dal limbo dell'insignificanza, le dà una forma, la modella secondo un
destino in cui il sognatore dovrà riconoscersi”
2
.
In questo scritto si propongono delle riflessioni personali, inserite in una cornice teorica,
su due dei pilastri della teoria analitica junghiana: l’osservazione analitica dei sogni, e le
funzioni della coscienza, che rappresentano distinti e differenti punti di osservazione,
proponendo un collegamento tra questi.
Ho scelto di trattare il tema dell'analisi dei sogni e delle funzioni stimolata dall'idea
della relatività dell'osservazione, caratterizzata dalla soggettività della personalità del
paziente e dell'analista, e come dalla stessa relatività dei punti di vista possa nascere un
processo di unione ogni volta unico e singolare.
Nel primo capitolo viene presentata brevemente la teoria freudiana del sogno, i
discostamenti operati da alcuni autori, ed una prima analisi delle differenze col pensiero
junghiano, preceduta da una introduzione storica dell'uso del sogno, se il passato serve a
comprendere il presente ed a organizzare il futuro, si è ritenuta utile una panoramica di
alcune precedenti teorie per rendere possibile il confronto tra l’utilizzo attuale in analisi
e le incubazioni rituali, in cui si soleva dormire in un'area sacra allo scopo di guarire dai
mali attraverso il sogno stesso, con la mera differenza che per noi oggi il luogo sacro è,
simbolicamente, il campo archetipico che si crea tra analista e analizzato.
Nel secondo capitolo si focalizza l'attenzione sul metodo junghiano dell'analisi dei
sogni, e su come l'autore svizzero, discostandosi dalle idee psicoanalitiche freudiane,
abbia fatto dell'analisi dei sogni uno degli strumenti imprescindibili della sua psicologia
delle immagini, insieme all'osservazione delle produzioni artistiche, e delle fantasie. Si
sottolineerà l’importanza della funzione compensatoria dei sogni, che verrà ripresa nel
terzo capitolo in riferimento alla funzione inferiore nei sogni. Il capitolo si completa con
un esemplificativo elenco di tipi di sogno che si è riscontrato attraverso lo studio e la
pratica clinica.
Nel terzo ed ultimo capitolo si introduce la teoria dei tipi e delle funzioni della
coscienza considerate come una modalità di elaborazione dei dati psichici da parte
dell'individuo per giungere alla formulazione di una comprensione del mondo ed un
adattamento al piano di realtà che può avvenire in base a valutazioni razionali del
pensiero, su valutazioni emozionali, o ancora vi sarà chi, attraverso la sensazione
percepirà le cose così come sono, mentre un altro, intuitivamente ne comprenderà i
nessi che legano tra loro gli oggetti, secondo un disegno del tutto personale. In questa
alternanza di relazioni con l'oggetto vi è pienamente visibile ed esperibile la varietà
umana, che attraverso la combinazione funzionale si costituisce un habitus individuale
derivante quindi dall'interazione con l'esterno e dalle esperienze che ne son derivate per
l'individuo, tra le varie possibilità si struttura una gerarchia funzionale, che include un
1 Chagall M., La mia vita, SE, Milano, 1998.
2
Jung, C.G., Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928-30, a cura di W. Mcguire, Bollati Boringhieri, Torino,
2006 – pag. 9.
1
Tipologia psicologica e analisi dei sogni
tipo di adattamento predominante ed una determinata direzione e caratteristica
all'atteggiamento cosciente ponendosi al servizio della volontà consapevole
dell'individuo.
Il lavorare con i tipi e sui tipi, attraverso un ragionamento condiviso da Jung e da altri
autori, sembra essere di grande sostegno al lavoro analitico e di accompagnamento al
percorso individuativo, sia del paziente che dell'analista. Difatti la tipologia può
influenzare la relazione terapeutica, il modo di sognare, e lavorare sui sogni e, più in
generale, sulle immagini (ad esempio attraverso l’immaginazione attiva). Verrà inoltre
proposta una lettura tipologica dei sogni, nello specifico dell’emersione della funzione
inferiore o comunque delle funzioni non dominanti, e la loro integrazione (similmente a
quanto viene rappresentato, a volte, nelle fiabe).
Ricordando con la Von Franz:
“Che un analista dovrebbe sempre ricordare che non si deve mai saltare direttamente
alla funzione inferiore. Naturalmente nella vita questo accade, la vita segue il suo
corso. Ma il processo analitico non deve seguire questa strada e normalmente, se
segue indicazioni espresse dai sogni, non lo fa. La tendenza del processo va nella
direzione di uno sviluppo sinusoidale. È questo il modo normale in cui l'inconscio cerca
di far emergere la funzione inferiore.”
3
Verrà inoltre proposto un tentativo di fare emergere le eventuali differenze tra modi di
sognare o raccontare il sogno in base alle funzioni o all’essere introverso o estroverso.
3
Von Franz M.L., Tipologia psicologica, Red ed., Cornaredo (Milano), 1988 - pag. 45
2
Tipologia psicologica e analisi dei sogni
CAPITOLO I
CENNI STORICI
IL SOGNO NELLA STORIA
I sogni, da sempre, influenzano i pensieri e aiutano a risolvere i problemi, tanto da
considerare i frutti dell'immaginazione fecondata dal sogno i primi elementi del sapere
umano. “I sogni sono la fonte più comune e universalmente accessibile per la facoltà
umana di simbolizzazione” (Jung, 1961)
4
.
Sognare è un'esperienza universale, tutti gli esseri viventi dormono e tutti sognano. I
sogni possono essere fuggevoli frammenti di immagini oppure intere e lente vicende
che si costruiscono attorno alla nostra notturna immobilità. Possono essere vuoti e
caotici, pieni di volti amici, o dominati da mostri sconosciuti. Possono darci risposte e
sicurezza, oppure lasciarci confusi e smarriti.
Il sogno è essenziale nella storia dell'umanità, fondamentale per la sopravvivenza fisica
e psichica, per la nostra evoluzione o come motore creativo
5
. Nel XIV sec Ibn Khaldun,
storico e filosofo tunisino, descrive il sogno come una delle condizioni indispensabili
della società umana, importante come il clima e l'approvvigionamento di cibo.
In ogni epoca e in ogni campo di applicazione, il sogno ha aiutato l'umanità a superare e
portare a termine difficili imprese di vita. Si nota come ogni popolo abbia attribuito ai
sogni un ruolo o compito specifico, riflettendo in pieno lo status culturale del momento,
difatti l'attività del sognare, per essere compresa, va collocata nel contesto sociale e
storico, in passato ed in alcune culture ci si rivolge allo sciamano o all'indovino per dare
senso ad un sogno fatto, noi lo portiamo nella stanza analitica.
Ci si è sempre chiesto quale fosse il significato dei sogni e la logica nascosta dietro la
metafora onirica. Il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, afferma che i sogni ricoprono un
ruolo di fondamentale importanza essendo considerati emanazione del volere divino
contenenti messaggi e verità mediate tra l'uomo e il trascendente: “Un sogno non
interpretato è come una lettera non letta”
6
.
Ritengo utile una breve panoramica sul senso assunto dal sogno in vari contesti storici.
La letteratura cinese antica è ricca di riferimenti ai sogni considerati parte integrante
della realtà in linea con la teoria buddhista della coscienza e dell’esistenza. Visione che
si esprime nel paradosso della farfalla di Chuang Chou, filosofo cinese del IV sec a.C.,
che sognò di essere una farfalla e svegliandosi di soprassalto, ritrovandosi il solito
vecchio Chou, si chiese se fosse stato lui a sognare di essere una farfalla o se fosse la
farfalla a sognare di esser Chou.
Tale e paradossale quesito è espresso da diversi filosofi greci, finanche dallo stesso
Jung, che in Ricordi Sogni Riflessioni
7
, pubblicazione autobiografica postuma
dell'autore, racconta di un sogno in cui camminando per una strada giungeva ad una
piccola cappella in cui entrando trovava davanti all'altare uno yogi con il suo volto,
svegliandosi impaurito disse “È lui quello che mi sta meditando, ha un sogno ed io sono
4
Jung, C.G., Simboli ed interpretazioni dei sogni (1961), Opere volume XV, Bollati Boringhieri, Torino, 1997.
5
Cfr. Moss R., Storia segreta dei sogni, Castelvecchi ed., Roma, 2009.
6
Cohen A., Il Talmud, Laterza, Bari, 1999. - pag. 137.
7
Jaffè A., (a cura di), Ricordi, sogni, riflessioni di C. G. Jung (1961), Rizzoli, Segrate, 1978.
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Tipologia psicologica e analisi dei sogni
quel sogno! Sapevo che quando egli si fosse svegliato non sarei più esistito”
8
.
La confusione tra il riconoscimento del reale rispetto all'onirico ebbe un ruolo
importante anche nei miti indù, ad esempio, nel Libro di Krishna
9
, si narra l'aneddoto
del piccolo Krishna accusato ingiustamente di aver mangiato della terra, la madre
Yasoda gli chiese allora di aprire la bocca per verificare se fosse vero e, guardandovi
dentro, vide l'intera opulenza della creazione, lo spazio in tutte le direzioni, le terre e i
mari, l'insieme dell'ego, i sensi e i suoni, percependo come in quella bocca si trovassero
tutti gli esseri, il tempo eterno e la natura materiale e spirituale, vedendo persino sé
stessa che allattava il figlio sulle ginocchia. Attonita esclamò “O sto dormendo o mi
trovo di fronte all'energia illusoria di Dio”.
In alcune culture, invece, il quesito nemmeno si pone, gli Ashanti africani pongono
sullo stesso piano sogno e realtà. Per i Pokomani del Guatemala, durante la notte, il
corpo rimane dormiente e le azioni vengono compiute dall'anima che si allontana
lasciando che il sogno le registri. I San del deserto africano sostengono che c'è sempre
un sogno che ci sta sognando, mentre per la cultura polinesiana nei sogni si risvegliava
il mana, spirito e potenziale interiore che attraverso il sogno portava informazioni dalle
vite precedenti, costituenti la base dell'inconscio collettivo.
Per altri popoli, come gli antichi egizi, la distinzione tra sogno e realtà è netta e a loro si
fa risalire l'origine dell'oniromanzia, per loro i sogni erano un mezzo per dare uno
sguardo alla realtà più profonda dell'esistenza degli dèi. Lo stesso valse per i popoli
Israeliti, che prendevano i sogni come messaggi di Dio e si affidavano ai patriarchi per
interpretarli. Un esempio è il racconto presente nel Libro della Genesi
10
, in cui il
patriarca Giuseppe, figlio di Giacobbe, è investito da Dio del dono di interpretare i
sogni, accusato di mentire venne punito e venduto dai fratelli, continuando a svolgere il
suo ruolo di interprete in prigione, un giorno il Faraone lo chiamò al suo cospetto per
raccontargli un sogno in cui vedeva sette vacche grasse che risalivano dal Nilo e sette
vacche magre che si nutrivano delle vacche grasse, si svegliò e successivamente riprese
il sonno in cui, in sogno, gli apparvero sette spighe piene e sette spighe vuote che
divoravano quelle piene. Giuseppe allora spiegò al Faraone che l’esperienza onirica era
un avvertimento di Dio che sarebbero arrivati sette anni di abbondanza seguiti da sette
anni di carestia, e così avvenne.
Le divinità, greche, romane o i personaggi biblici, si servivano dei sogni come canale di
comunicazione con il divino. Secondo i Greci le divinità visitavano sotto forma di entità
il sognatore per comunicarvi. Nell'Iliade, Omero racconta che gli dèi si servivano di
sogni mendaci per punire i malfattori. Elaborarono anche dei riti propiziatori per i sogni
ai quali attribuivano proprietà terapeutiche, recandosi al Tempio di Asclepio pregando
che il dio si recasse loro nel sonno per indurre la cura ai malanni.
Successivamente, alcuni autori come Platone e Aristotele, abbandonarono l'idea che i
sogni fossero di ispirazione divina, anticipando la visione moderna della psiche.
Aristotele, autore de il Parva Naturalia in cui si occupa sia del sogno che dell'arte
divinatoria, sosteneva che se gli dèi avessero parlato agli uomini attraverso i sogni
avrebbero dovuto rivolgersi ai più dotati di intelletto, ma avendo tutti la facoltà di
sognare, non è possibile che tutti siano in comunicazione con gli dèi; rafforzando così
l'idea che i sogni considerati profetici altro non fossero che coincidenze e suggestioni.
Con questa speculazione però, Aristotele, non privò l'atto del sognare della caratteristica
8
Ibidem – pag. 360.
9
Bhaktivedanta Swami Prabhupada A.C., Il Libro di Krishna, Bhaktivedanta Book Trust International, 2015, fonte:
www.radiokrishna.com – pag. 65.
10
Gen 40:8
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Tipologia psicologica e analisi dei sogni
di ausilio alla vita del sognatore, riconoscendone la capacità di portare indicazioni utili
alla valutazione e la cura dello stato di salute psicofisica
11
.
Nonostante le posizioni critiche dei due filosofi, nel II sec A.C. presso Artemidoro di
Daldi conosciuto anche come Artemidoro di Efeso, accorrevano folle a consultarlo, per
la sua arte interpretativa dei sogni. Egli raccolse ed interpretò in cinque libri,
l'Onirocritica, più di 3000 sogni, dividendoli in cinque tipi differenti: sogni simbolici o
allegorici, sogni profetici, fantasie, incubi e visioni diurne; sottolineando che i simboli e
le immagini andavano analizzati nel contesto del sogno e, soprattutto, che il sogno
doveva essere interpretato in relazione all'individuo che lo aveva sognato. Prima di
quanto si potesse immaginare quindi, vi era già un precursore della tecnica analitica
dell'interpretazione e analisi dei sogni che, a differenza dei suoi interpreti
contemporanei, non attribuiva significati comuni ai simboli dei sogni, se non con le
dovute eccezioni.
Anche se ad oggi non vi è una definizione univoca sullo scopo dei sogni, molti
concordano nel credere che certi sogni abbiano influito sulle scelte dei sognatori e che
queste abbiano cambiato il corso della storia. Infatti, tanti personaggi hanno ammesso di
essersi lasciati guidare dai loro sogni in momenti cruciali della loro vita, come il sogno
rivelatore di Cartesio dal quale capì che la scienza e la filosofia dovevano procedere
insieme, Robert Louis Stevenson che si fece ispirare per la scrittura del celebre
capolavoro Dottor Jekyll e Mr. Hyde, o ancora W. Churchill e i suoi sogni che lo
mantenevano in continua comunicazione con le proprie ombre familiari e che lo
accompagnarono nella sua carriera. Alla soglia del '900, troviamo molti nomi importanti
che hanno riferito di avere usato i loro sogni come bussole decisionali, ad esempio Otto
Loewi, farmacologo tedesco, attribuì ad un sogno l'esperimento che contribuì alla
formulazione della sua teoria sulla trasmissione chimica degli impulsi nervosi, per la
quale fu vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1936. Dal sogno come
strumento premonitore, si passò alla fine dell’800 ad interessarsi scientificamente al
fenomeno del sogno. Tra gli studiosi che se ne occuparono ricordiamo Alfred Maury,
medico francese che, attraverso lo studio sistematico dei propri sogni, si impegnò nella
dimostrazione che questi fossero causati da stimolazioni esterne, giudicando non degne
di nota le auto-rivelazioni e le immagini specifiche che nei sogni oggi definiremo i
messaggi del nostro inconscio.
Nel 1861, K.A. Scherner, pubblicò “La vita del sogno”, apportando un grande
contributo alla visione teorica nonché alla funzione simbolica del sogno e connotandosi
come fonte di ispirazione per il lavoro di S. Freud. Secondo l'autore, i sogni, si
esprimono in un linguaggio simbolico equivalente, ad esempio se si sogna un amico in
piedi in mezzo alla neve probabilmente quella persona sarà, per il sognatore, fredda e
distaccata. Inoltre, i sogni riportano simboli collegabili alla fisiologia umana.
Alla fine dei XIX secolo, S. Freud, iniziò ad interessarsi ai sogni in quanto, dal punto di
vista organico, non riusciva a trovare cause effettive ai disturbi accusati dai pazienti,
arrivando alla conclusione che, questi, dovessero essere necessariamente di origine
psichica e che uno dei modi per giungere ai segreti della psiche, era proprio il sogno.
11
Anche in questo concetto si ritrova il pensiero espresso da Jung agli inizi del '900, secondo cui nei sogni, come nei
sintomi, è possibile ritrovare il malanno e la cura ad esso.
5