7
Scendendo nel dettaglio, il lavoro tratterà in primo luogo la storia del
tifo organizzato, quindi le sue origini, che riguardano la scena inglese,
che è caratterizzata dai famosi hooligans; l’analisi passerà poi al
movimento del tifo organizzato in Italia, con la nascita degli “ultras”. Di
questo fenomeno verranno riportate le particolari caratteristiche
organizzative, e il succedersi di continuità e trasformazioni che dagli
anni settanta caratterizzano il movimento ultras.
L’ultima parte del lavoro è quella più ampia. Verrà analizzata la
relazione tra il tifo organizzato e l’identità locale, con particolare
riferimento ai legami che si vengono a creare tra tifo e identità, tra il
tifo e la violenza, tra il tifo e la politica e tra il tifo e la comunicazione.
Per quanto riguarda la relazione tra il tifo e l’identità viene preso in
considerazione il fatto interessante di come il far parte di una
particolare tifoseria implica nell'individuo un senso di appartenenza ad
una comunità. E’ per questo che vengono creati e vengono adottati
particolari simboli di appartenenza, che accrescono nel tifoso il senso
di identità e il particolare legame con la sua squadra del cuore. Verrà
poi analizzata la situazione che nel ventesimo secolo si è venuta a
creare tra la squadra inglese del West Ham e la comunità locale nella
quale questa è nata, dove, dopo la costruzione di una particolare
tradizione, il legame tra la squadra e il suo pubblico si è fatto forte e di
stima reciproca. Si farà poi riferimento al FC Barcelona e la società
catalana, osservando come il club sia divenuto un simbolo della
Catalogna.
Nella relazione tra tifo e la violenza si cercherà di spiegare i
comportamenti aggressivi di cui si rendono protagonisti i gruppi ultras,
analizzando la particolare contrapposizione amico/nemico che sembra
accompagnare il pubblico in ogni incontro tra due squadre diverse.
Dopo di che verrà approfondita quella che è forse la più grave tragedia
che si sia mai verificata durante un incontro di calcio, la strage
dell’Heysel, dove persero la vita trentanove tifosi juventini accorsi in
Belgio per sostenere la loro squadra nella finale di Coppa dei Campioni
del 1985, disputata contro la squadra inglese del Liverpool.
8
Parlando poi della relazione tra tifo e politica, dopo un'analisi
dettagliata della relazione che intercorre ed è intercorsa tra la
dimensione politica e il movimento ultras, passerò ad una distinzione
tra tifoserie di estrema sinistra, tifoserie di estrema destra e mi
interrogherò sul fatto se esistano o meno tifoserie apolitiche. Nel primo
caso ci sarà un approfondimento che porterà all’analisi delle B.A.L.
(Brigate Autonome Livornesi); nel secondo, che riguarderà le tifoserie
di estrema destra, si parlerà degli Irriducibili della Lazio. Un altro
paragrafo sarà poi dedicato ai due simboli sportivi (e non solo) di
queste due tifoserie analizzate, Cristiano Lucarelli, attaccante e
capitano del Livorno, e Paolo Di Canio, capitano della Lazio; si parlerà
delle loro gesta, del loro rapporto con la politica e del loro rapporto con
le rispettive curve.
Infine prenderò in considerazione il rapporto tra il tifo e la
comunicazione, osservando la particolare relazione tra gli ultras e i
mezzi di comunicazione.
L’obiettivo di questo lavoro sarà quello di vedere come il tifo
organizzato sia un fenomeno molto importante sociologicamente, in
quanto è in relazione con molte sfere della società, a partire dalle
comunità locali, fino a riguardare settori altrettanto importanti come la
politica, la classe sociale e la comunicazione.
9
PARTE PRIMA
L’identità locale e lo sport
10
CAPITOLO I
L’identità locale come fenomeno di aggregazione
1. Il concetto di “comunità”
In sociologia si trovano alcune parole che si prestano a molte
interpretazioni, tanto che spesso risulta difficile darne una precisazione
scientifica. Tra queste parole rientra il concetto di comunità. Tuttavia,
la sociologia delle comunità locali ha fatto in modo che tale concetto
fosse utilizzato in modo specifico per quel che concerne gli elementi
dell’organizzazione sociale e territoriale. Questo è tipico della
tradizione anglosassone, infatti il termine inglese community tende ad
assumere espressamente il significato di comunità locale; nonostante
ciò le differenze di accezione non sono del tutto superate, in quanto
spesso accade che comunità sia usata in relazione a fenomeni più
latamente riferibili alla communitas.
1
Inoltre tale concetto di comunità non è unidimensionale: la comunità
intesa in questo modo comporta sia un senso di identità/appartenenza
al proprio gruppo, sia un sentimento di coinvolgimento e una
sensazione di maggiore sicurezza da parte dell’individuo. Per questo il
concetto di comunità è usato relativamente a situazioni in cui gli esseri
umani si trovano ad interagire in una stretta maglia di relazioni
significative con i propri simili, tanto da far generare crescenti
domande di comunità in tal senso.
Un esempio è dato da Robert Nisbet, che individuava nelle società
contemporanee una “domanda di comunità”, cioè un bisogno di
rapporti di più elevata qualità umana, che cerchi di riparare a quel
diffuso senso di insicurezza individuale che si propaga nelle società
moderne.
2
Nonostante la società contemporanea offra ai cittadini un
1
A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Franco Angeli, Milano 2000,
p. 13.
2
R. NISBET, The Sociological Tradition, Heinemann, London 1957; trad. It. La
tradizione sociologica , La Nuova Italia, Firenze 1976.
11
governo di massa, un’educazione di massa, una produzione di massa e
una comunicazione di massa, non è in grado di offrire la sicurezza e il
senso di appartenenza che sembrano indispensabili alla sensazione di
pieno benessere.
Oggi il termine comunità viene generalmente usato nell’accezione
definita anglosassone, ovvero per riferirsi ad elementi di
organizzazione sociale e territoriale. Infatti, il concetto classico di
comunità, è ereditato da quello di “comunità locale”, che si basa
principalmente sul senso di appartenenza. Introdurre aspetti di
comunità porta a ravvivare la sfera pubblica, e a rafforzare la funzione
di mediazione esercitata da associazioni collocate ad un punto
intermedio fra i due estremi dell’individuo e dello stato.
3
La comunità locale rappresenta un elemento di organizzazione sociale,
anche se esistono due differenti approcci per descrivere la comunità
come entità sociologica: da una parte la comunità è vista come gruppo
sociale o come sistema sociale; dall’altra, la comunità è vista come
rete di relazioni.
4
Il primo approccio parte dalla constatazione che molte caratteristiche
fondamentali di un gruppo sociale (come la presenza di un numero
abbastanza stabile di individui, uno o più rituali di adesione, un corpo
di ruoli ascritti ed uno di norme), sono una parte integrante della
struttura della comunità. Per questo motivo sembra legittimo parlare
della comunità come di un gruppo sociale.
Tuttavia tale approccio non ha molti sostenitori, anche se sta
acquisendo sempre maggiore interesse l’analisi della comunità come
sistema sociale, cioè “quella combinazione di elementi che dà luogo
alla maggior parte delle funzioni sociali aventi una rilevanza locale”.
5
I
sistemi sociali, come del resto anche i gruppi sociali, sono costituiti da
3
A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op. Cit., p. 14.
4
Differenziazione tratta da A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op.
Cit., p. 16.
5
R. L. WARREN, New Perspectives on the American Community: A Book of Readings,
Rand McNally & Co., Chicago 1972; citato in A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle
comunità locali, Op. Cit., p. 16.
12
un gruppo di membri, da una struttura normativa, e da una o più
prove di appartenenza. Analizzando la comunità locale come sistema
sociale, si pone essa tra gli elementi dell’organizzazione sociale:
guardando all’ordine gerarchico di associazione, la comunità emerge in
questo senso come “il primo sottosistema potenzialmente in grado di
affrontare l’intera gamma delle esigenze fisiologiche, psicologiche, e
sociali dell’uomo”.
6
Il secondo approccio studia la comunità come rete di interazioni, anche
se le condizioni della comunità moderna non sono completamente
aderenti alle definizioni classiche di interazione; oggi per esempio, non
è possibile osservare empiricamente il coinvolgimento di ciascun
membro della comunità in una medesima rete di interazioni faccia-a-
faccia tra due o più individui, dove ciascuna persona tiene conto
dell’altra, ad eccezione forse che nei più piccoli raggruppamenti di case
rurali. Tale difficoltà concettuale viene allora risolta con l’osservazione
che non solo gli individui interagiscono, ma anche i gruppi e le
istituzioni che compongono la comunità.
Nel definire sociologicamente la comunità, si avanza anche l’ipotesi
dell’esistenza di vincoli e di legami tra i membri della comunità. In ogni
caso l’uomo trae un senso di sicurezza dalla propria identificazione con
la comunità di appartenenza; tale identificazione dipende dall’esistenza
di valori, norme e scopi comuni tra i membri della comunità. Vi è un
sentire di comunità, cioè “una consapevolezza di condividere tanto un
modo di vita che una terra comune”.
7
Questo porta alla condivisione di
valori, credenze e fini, che derivano in particolar modo dall’ambiente
storico da cui nasce la comunità. Inoltre il sentimento di comunità è
relativo a norme, con i membri che hanno un complesso di aspettative
6
R. MACIVER, Society: A Textbook of Sociology, Farrer & Rinehart, New York 1937;
citato in A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op. Cit., p. 17.
7
R. MACIVER, C. PAGE, Society: An Introduction Analysis, Holt, Rinehart e Winston,
New York 1949; citato in A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op.
Cit., p. 17.
13
comportamentali condivise, al quale si suppone essi debbano
conformarsi.
2. Gli studi sulla “comunità”: da Ferdinand Tönnies alle
prospettive recenti
La comunità è una delle categorie fondanti della scienza sociologica, e
assume grandissima importanza nell’interpretazione delle società locali
e nella persistenza degli elementi identificativi che le
contraddistinguono.
Il concetto di comunità designa uno specifico stato dei raggruppamenti
sociali nel quale predominano i rapporti diretti e informali, fondati
prevalentemente su una determinante affettiva, dove l’integrazione tra
gli individui viene facilitata da un senso rafforzato di solidarietà e
appartenenza.
8
Nella tradizione delle scienze sociali la comunità viene solitamente
messa in relazione con il concetto di società, con l’obiettivo di formare
una coppia di termini in contrapposizione tra di loro: la comunità
rappresenterebbe un raggruppamento sociale non ancora investito dai
processi di modernizzazione, la società ne sarebbe il contraltare.
Pertanto i concetti di comunità e di società costituiscono uno degli
schemi binari che hanno permesso di spiegare analiticamente i
passaggi determinanti verso la modernizzazione.
9
Il concetto di “comunità” viene spiegato con esattezza a partire dalla
dicotomia di Tönnies Gemeinschaft/Gesellschaft (comunità/società).
10
La teorizzazione Tönnesiana può essere considerata come la fonte
prima della sociologia della comunità, come la base fondante dell’idea
di communitas, che coniugandosi successivamente all’analisi del
territorio confluirà nel concetto di community.
8
Definizione tratta da A. MAGNIER, P. RUSSO, Sociologia dei sistemi urbani, Il Mulino,
Bologna 2002, p. 87.
9
Ibidem, pp. 87, 88.
10
F. TÖNNIES, Gemeischaft und Gesellschaft, 1887; trad. It. Comunità e società, Ed.
di Comunità, Milano 1979.
14
Tönnies sostiene che tutti i rapporti sociali sono volontari, che esistono
solo perché gli uomini vogliono che esistano. Vi sono diverse forme di
relazioni sociali, dalle più semplici alle più complesse; le ragioni per cui
gli uomini desiderano unirsi tra loro variano da persona a persona e da
caso a caso.
11
In certe occasioni gli uomini si uniscono perché vedono
un significato intrinseco nella loro relazione; altre volte questo avviene
solo allo scopo di ottenere un risultato concreto. Il primo tipo di
relazione ha la sua base nella volontà essenziale (o naturale), il
secondo nella volontà arbitraria (o razionale). In un rapporto sociale
che si basa sulla volontà essenziale ogni individuo comprende
pienamente gli altri ed ha un interesse diretto nell’altrui benessere; la
relazione è fine a se stessa invece che mezzo per altri fini. Vi è una
unità di scopi, valori e credenze fondati sulla memoria e sui sentimenti
della tradizione e della esperienza comuni.
Gli uomini che si basano sulla volontà arbitraria invece, si preoccupano
del proprio benessere e basano le proprie azioni sulla deliberazione e
sulla discriminazione. Vi è una attenta valutazione dei vari mezzi che
possono condurre allo scopo desiderato.
12
La relazione sociale può quindi basarsi sulla comprensione, l’unità e il
sentimento, oppure sul desiderio di raggiungere qualche fine specifico.
Su questi due tipi di relazione si fondano la Comunità e la Società.
Tönnies, contrappone i due idealtipi di comunità e società come i due
estremi del processo di cambiamento e di progressiva razionalizzazione
innescato dalla modernità. La Gesellschaft è l’espressione della società
dell’era moderna, fatta di interessi, bisogni, e desideri che spingono
l’uomo verso una maggiore individualità e razionalità, la “formazione
ideale e meccanica”,
13
che si allontana dal senso di appartenenza,
11
A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op. Cit., p. 19.
12
Il tema della volontà essenziale e della volontà arbitraria è trattato ampiamente da
Tönnies nel Libro Secondo in F. TÖNNIES, Gemeischaft und Gesellschaft, 1887; trad.
It. Comunità e società, Op. Cit.
13
Ibidem, p. 45.
14
Ibidem.
15
fratellanza, anche empatia, tipici della comunità, la Gemeinshaft., cioè
la “vita reale e organica”.
14
Per Tönnies la Gemeinschaft è caratterizzata da un comune senso di
appartenenza e di collettività che legano insieme i membri in gruppi
naturali, la cui organizzazione sociale è basata sulla proprietà comune
e la fratellanza o sulla condivisione della stessa attività lavorativa e
quindi dello stile di vita.
Tönnies sostiene che, con il passare del tempo, le relazioni societarie
sostituiscono quelle comunitarie, e che la volontà naturale evolve
costantemente fino al trionfo di quella razionale. In questo modo il
cambiamento sociale e culturale può essere interpretato anche
economicamente: il sorgere del capitalismo e del reddito monetario ha
provocato la sostituzione dei valori e delle ideologie comunitarie con
quelli relativi al commercio e agli affari.
15
L’autore tedesco sviluppa un atteggiamento negativo nei confronti
della società e avverte l’esigenza di integrarvi i valori della comunità.
La preferenza verso la comunità è netta: “…la comunità è la
convivenza durevole e genuina, la società è soltanto una convivenza
passeggera e apparente. E’ quindi coerente che la comunità debba
essere intesa come un organismo vivente, e la società, invece, come
un aggregato e prodotto meccanico”.
16
Il lavoro di Tönnies farà in modo che in seguito anche molti altri si
rifaranno all’uso dello strumento metodologico delle tipologie per
spiegare in concetto di comunità.
Anche le nozioni di solidarietà organica e meccanica di Durkheim si
avvicinano alla costruzione idealtipica di Tönnies, con la differenza che
Durkheim vedeva la solidarietà organica, basata sull’eterogeneità degli
individui e frutto di una progressiva divisione del lavoro tipica dell’era
moderna e della razionalizzazione, come una tendenza positiva che
15
A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op. Cit., pp. 22, 23.
16
Tratto da F. TÖNNIES, Gemeischaft und Gesellschaft, 1887; trad. It. Comunità e
società, Op. Cit., p. 46, 47.
16
allontanava dalla solidarietà meccanica, basata al contrario sulla
similarità degli individui, tipica delle società pre-industriali.
17
Tönnies,
invece, vede l’allontanamento dalla Gemeinschaft come negativo, in
quanto esso reprimerebbe l’istinto, la tradizione e la memoria collettiva
in favore del progresso e dell’individualismo spinto.
Inoltre, il concetto di comunità, può essere uno strumento
interpretativo di altri problemi teorici, come il cleavage
città/campagna. Vi è infatti un filone di teoria sociologica e di studi
empirici secondo il quale le due coppie di termini coincidono, che può
essere ricollegato agli studi antropologici e può essere ricondotto alla
figura di Robert Redfield e si suoi studi sulle comunità contadine dello
Yucatàn.
18
La campagna rispecchierebbe il luogo privilegiato dei
rapporti di tipo Gemeinschaft, mentre i processi di urbanizzazione e il
sorgere della città come fenomeno sociale hanno l’effetto di porre le
condizioni per lo sviluppo della Gesellschaft.
19
Tuttavia vi è anche un altro aspetto dicotomico che riguarda il concetto
di comunità, ed è relativo alla duplice valenza epistemologica che lo ha
caratterizzato nella storia delle scienze sociali. In questo caso si fa
riferimento alla distinzione tra la “comunità à la Tönnies” (communitas)
e la comunità intesa come “comunità locale” (community).
20
La prima
è un concetto analitico che indica un certo stato dei rapporti all’interno
di un gruppo sociale stabile; è quindi una costruzione concettuale che
raccoglie alcuni elementi analitici secondo un procedimento idealtipico.
In questo caso la comunità rappresenta un modello di rapporti umani
17
E. DURKHEIM, De la division du travail social: étude sur l’organisation des sociétés
supérieures, Alcan, Paris 1893; trad. it. La divisione del lavoro sociale, Ed. Di
Comunità, Milano 1962.
18
R. REDFIELD, The Little Community and Peasant Society and Culture, Ill., The
University of Chicago Press, Chicago 1960; trad. It. La piccola Comunità, la società e la
cultura contadina, Rosemberg & Sellier, Torino 1976. Citato in A. MAGNIER, P. RUSSO,
Sociologia dei sistemi urbani, Op. Cit., p. 88.
19
Per una dettagliata ricostruzione del dibattito sulla dicotomia, si veda U. HANNERZ,
Exploring the City: Inquires Toward an Urban Anthropology, Columbia University
Press, New York 1980; trad. it. Esplorare la città, Il Mulino, Bologna 1992.
20
A. MAGNIER, P. RUSSO, Sociologia dei sistemi urbani, Op. Cit., p. 89.
17
resi solidi dalla continuità dei riti, delle rappresentazioni e
dell’appartenenza. La seconda invece, si riferisce al carattere locale di
un aggregato, senza riguardo per i particolari contenuti dei rapporti
che intercorrono tra i membri; la “community”, a differenza della
“communitas”, è costituita dall’appartenenza a un luogo empirico.
Sempre su questo filone è importante fare riferimento anche alla
dicotomia proposta da Zimmerman, che distingue la “comunità
localistica” dalla “comunità cosmopolitica”.
21
Nel primo caso si ha una
forma di associazione che privilegia i legami tra individui, famiglie e
comunità ristretta; nel secondo, viene esaltata l’autorealizzazione degli
individui e la costruzione di legami sociali di carattere formale.
Zimmerman ha il merito di aver rappresentato una delle prime
tipologie direttamente e specificatamente interessate alle comunità
territoriali, vale a dire quelle comunità che hanno “una base geografica
relativamente definita e compatta”.
22
Il concetto di comunità però non si è sviluppato solamente seguendo
un percorso dicotomico; nel periodo tra le due guerre mondiali la
sociologia americana ha ripreso il tema, individuando nella comunità il
primo sottosistema sociale all’interno del quale l’individuo vede
soddisfatti tutti i propri bisogni di socialità. La sociologia del secondo
dopoguerra ha avuto un ritorno di interesse per l’argomento, e le
elaborazioni teoriche da essa prodotte sono presto entrate nel rango
dei classici.
23
Un esempio è dato dal sociologo americano Edward Banfield, che,
occupandosi di una comunità specifica del Sud Italia, ne ha indagato il
particolare ethos denominato “familismo amorale”,
24
ovvero un
atteggiamento nei confronti della realtà caratterizzato da un elevato
grado di fatalismo, da sfiducia nei confronti della sfera istituzionale e
21
C. ZIMMERMAN, The Changing Community, Harper and Row, New York 1938.
22
A. R. MONTANI, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Op. Cit., p. 25.
23
A. MAGNIER, P. RUSSO, Sociologia dei sistemi urbani, Op. Cit., p. 89.
24
E. BANFIELD, The Moral Bases of a Backward Society, The Free Press, New York
1957; trad. It. Le basi morali di una società arretrata, Il Mulino, Bologna 1976.
18
da un ripiegamento nella dimensione privata-familiare intesa come
barriera protettiva rispetto alle insicurezze del mondo esterno.
25
In periodi più recenti, vi sono stati anche altri studi che hanno insistito
sul concetto di comunità; alcuni che si rifanno all’elaborazione
filosofica,
26
e altri che sviluppano temi di sociologia economica.
27
25
Definizione di “familismo amorale” tratta da A. MAGNIER, P. RUSSO, Sociologia dei
sistemi urbani, Op. Cit., p. 90.
26
In questo ambito l’approccio comunitarista ha proposto una chiave diversa nello
studio della coesione sociale. Oggetto del “new communitarian thinking” è un modello
di coesione sociale che recupera il valore dei legami di tipo espressivo-affettivo rispetto
a quelli di carattere strumentale e affettivamente neutrale. Nell’ambito sociologico, la
riscoperta della dimensione comunitaria ha oscillato tra l’accezione communitas e
l’accezione community. L’accezione communitas ricorre nel lavoro di sociologi con forte
propensione all’elaborazione filosofica [A. FERRARA (a cura di), Liberalismo e
comunitarismo, Editori Riuniti, Roma 1992; A. ETZIONI, The Spirit of Community,
Crown, New York 1993; Z. BAUMAN, Community. Seeking Safety in an Insicure World,
Polity, Cambridge 2001; trad. it. Voglia di Comunità, Laterza, Roma-Bari 2001], I quali
ragionano sui termini dell’integrazione nelle società complesse e s’interrogano sulla
possibilità di recuperare la spontaneità del legame sociale. Sotto questo aspetto, la
comunità viene vista come una risorsa strategica per la coesione nei rapporti tra
individui e la creazione di un consenso sugli obiettivi da raggiungere collettivamente.
Tratto da A. MAGNIER, P. RUSSO, Sociologia dei sistemi urbani, Op. Cit., p. 90.
27
In questo caso possiamo fare riferimento a quel filone che sviluppa i temi di
sociologia economica con particolare attenzione alla cosiddetta “costruzione sociale del
mercato” [ A. BAGNASCO, La costruzione sociale del mercato, Il Mulino, Bologna
1988]. I sociologi che elaborano questa linea di riflessione si dedicano alla
ricostruzione delle radici sociali delle economie locali. Tale ritorno di interesse per il
tema della comunità ha spinto alcuni autori a raggruppare all’interno di questa agenda
tutte le precedenti elaborazioni teoriche sulle peculiarità economiche territoriali, ad
esempio gli studi teorici ed empirici sui distretti industriali [ F. PIKE, G. BECATTINI, W.
SENGEMBERGER (a cura di), Distretti industriali e cooperazione tra imprese in Italia,
Banca Toscana, Firenze 1991; G. BECATTINI, Distretti industriali e made in Italy: le
basi socioculturali del nostro sviluppo economico, Bollati Boringhieri, Torino 1998; C.
TRIGILIA, Grandi partiti e piccole imprese: comunisti e democristiani nelle regioni a
economia diffusa, Il Mulino, Bologna 1986]. Questo filone ha il merito di riuscire meglio
di altri a fondere l’accezione communitas con quella community. In esso convergono le
argomentazioni di chi isola analiticamente la comunità come modello di rapporti sociali
fondati su legami emotivo-affettivi e quelle di chi la individua empiricamente nelle
19
In questo lavoro si darà molta importanza alla comunità locale, al suo
legame con lo sport e con il calcio in particolare e si vedrà come essa
svolge un ruolo primario nella costruzione delle identità. Un ulteriore
passo sarà quello di osservare come la comunità locale abbia un
legame forte anche con il gruppo ultras, il quale tende ad identificarsi
sempre con la propria città o con la propria regione, o comunque con
un territorio piuttosto ristretto.
3. Dalla comunità all’identità collettiva
Per le comunità locali è di grande importanza la questione dell’identità
collettiva, e soprattutto il modo in cui questa viene costruita. Tale
questione è essenziale in particolar modo per definire la membership
della comunità, in quanto ogni unità locale è caratterizzata da una
specifica forma di riconoscimento reciproco, e a partire dalla quale tutti
i suoi appartenenti si identificano.
Per poter analizzare l’identità collettiva, dobbiamo prima di tutto far
riferimento all’identità individuale. L’individuo per costruire la sua
identità, ha bisogno di appartenere, ha la necessità di sentirsi parte di
un collettivo, di integrarsi in un organismo più ampio che fornisca
identità. Anche la collettività ha bisogno dell’appartenenza degli
individui per mantenersi in vita. Gli individui si concepiscono all’interno
di confini che li rendono affini ad altri che con loro li condividono; il
concetto di appartenenza entra così in contatto anche con il concetto di
“identità collettiva”. Se l’appartenere del singolo a un’entità più ampia
da un lato risponde all’esigenza della costruzione dell’identità
individuale, dall’altro può configurare un’identità collettiva di questa
entità, data dalla somma delle singole appartenenze ad essa.
28
realtà socio-economiche sperse sul territorio. Tratto da A. MAGNIER, P. RUSSO,
Sociologia dei sistemi urbani, Il Mulino, Bologna 2002, pp. 90, 91.
28
A. SPREAFICO, Le vie della comunità. Legami sociali e differenze culturali, Franco
Angeli, Milano 2005, p. 183.