Prefazione
L'Asia centrale è sempre stata un'area strategica da millenni, da qui sono
passate innumerevoli popolazioni, fu la terra d'origine degli Unni e dei
Turchi, qui passava la Via della Seta descritta da “ Il Milione ” di Marco
Polo, e sempre questa nel XIX secolo fu al centro del “Grande Gioco” che
coinvolse l'Impero britannico e la Russia zarista.
Oggi quest'area, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, è ritornata a essere
una zona contesa dalle grandi potenze, sia per motivi meramente
economici, gas e petrolio in primis, sia per motivi puramente strategici
(l'Heartland di Mackinder), tanto che si è cominciato a parlare, in particolar
modo dopo alcuni eventi del 2001, di “ Nuovo Grande Gioco” .
Da notare inoltre che se in passato erano solo due i protagonisti di questo
“risiko”, adesso i giocatori sono diventati molto più numerosi, anche se i
principali sono sostanzialmente tre :
1) Gli USA: hanno preso il posto di potenza egemone che nel XIX
secolo fu del Regno Unito. Attualmente sono in crisi, sia
a causa degli alti costi della guerra, sia soprattutto a
causa della crisi economica che attanaglia il paese.
2) La Russia: dopo il crollo del regime sovietico, ha avuto dieci anni
disastrosi con El'cin. Con l'ascesa di Putin, il paese si è
risollevato, riprendendosi quel ruolo di grande potenza
che ebbe dai tempi di Pietro il Grande.
3) La Cina: è il paese con la crescita economica più alta da decenni.
Secondo molti analisti è destinata, in un futuro molto
prossimo, a soppiantare gli USA dal ruolo di prima
potenza.
La partita, appena iniziata, è già entrata nel vivo, con una guerra quasi
decennale, rivoluzioni colorate e passaggi di campo repentini che fanno da
sfondo a una lotta sotterranea, ma non per questo meno spietata, dove il
premio finale non è solamente l'accaparrarsi ingenti risorse, ma anche
l'acquisizione di una posizione strategica di grandissimo rilievo nel
panorama geopolitico odierno.
3
Capitolo I - L'Asia centrale prima del Grande Gioco
Quest'area ha avuto un'importanza notevole nella storia essenzialmente per
due motivi:
1) luogo di nascita dei popoli nomadi dell'Eurasia;
2) zona di passaggio degli scambi commerciali tra l'Europa e l'Estremo
Oriente.
1.1 I popoli nomadi
Il conflitto tra popoli nomadi presenti nelle steppe dell'Asia centrale e i
popoli sedentari dell'Eurasia, come i cinesi, fu una costante per un lungo
periodo di tempo.
I nomadi cercavano pascoli per le loro mandrie, i popoli sedentari terre da
coltivare; i primi avevano dalla loro il vantaggio della mobilità grazie
all'uso sapiente che fecero del cavallo,
1
mentre i secondi avevano dalla loro
vantaggi come la maggior densità demografica e una migliore
organizzazione che poteva portare alla nascita di imperi millenari molto
estesi (es. l'Impero cinese e quello romano).
2
Per un lunghissimo periodo di tempo i nomadi furono sempre una spina nel
fianco per i popoli sedentari, molte infatti furono le civiltà che caddero a
causa di tali popoli, molti dei quali provenivano proprio dalle steppe
dell'Asia centrale, es. gli Unni.
1.2 La Via della Seta
Tale definizione apparve la prima volta nel 1877, fu infatti il geografo
tedesco Ferdinand von Richthofen, zio del famoso Barone rosso, a coniare
il termine “ Seidenstraße”, la Via della Seta, nell'introduzione di una sua
opera, Tagebucher aus China.
Questa non fu altro che la prima grande autostrada commerciale che
collegava la Cina, patria dell'omonimo tessuto, all'Europa, consumatrice di
tale bene, passando per le steppe dell'Asia centrale e i deserti del Vicino
Oriente.
1 Furono loro i primi ad usarlo, a inventare il carro da guerra e altri espedienti
come la staffa.
2 Diamond Jared, Armi, acciaio e malattie - Breve storia del mondo negli ultimi
tredicimila anni, Torino, Einaudi 2006, pp. 61-67
7
1.2.1 La Via della Seta e Roma
Scambi commerciali regolari tra l'Oriente e l'Occidente si instaurarono a
partire dalla nascita dell'Impero alessandrino, nel IV secolo a.C.
Tale via ebbe un'importanza notevole anche durante l'Impero romano,
importanza testimoniata da due aneddoti di Plinio il Vecchio;
nel primo parlava di una mitica T erra dei Seri cioè paese della seta:
“...primi sono gli uomini conosciuti come Seri, famosi per il filato ottenuto dalle foreste;
dopo averle macerate in acqua estraggono la parte bianca dalle foglie [... ] Tanta gente
viene impiegata e tanto lontana è la regione da cui proviene per permettere alle matrone
di indossare in pubblico vesti trasparenti.” 3
Nel secondo invece affermava che i commerci con l'Oriente causavano una
forte emorragia per le casse dello stato, in quanto i pagamenti dovevano
avvenire in oro:
“...ancora più fortunato è il mare dell’Arabia: da questo gli Arabi traggono le perle che
esportano; e secondo la valutazione più bassa ogni anno gli Indiani, i Seri e gli abitanti
della penisola d’Arabia tolgono al nostro impero cento milioni di sesterzi: tanto ci costano
il lusso e le donne. ” 4
Da sottolineare come questa emorragia di valuta pregiata verso la Cina
sarebbe continuata anche dopo la caduta dell'Impero romano, vedi l'argento
americano dell'Impero spagnolo, il famoso Peso de a Ocho 5
, oppure il
dollaro americano in questi anni.
Di questi scambi commerciali tra l'Impero romano e la Cina trassero molti
benefici i Parti, a cui sarebbero succeduti successivamente i Sassanidi, che
3 “...primi sunt hominum qui noscantur Seres, lanicio silvarum nobiles, perfusam
aqua depectentes frondium canitiem, [...] tam multiplici opere, tam longinquo
orbe petitur ut in publico matrona traluceat. ” Plinio il Vecchio, Naturalis historia
Liber VI Geographia (Asia) , p. 54
http://www.hsaugsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost01/PliniusMaior/plm_hi06
.html 02/01/2011
4 “...Arabiae etiamnum felicius mare est: ex illo namque margaritas mittit,
minimaque computatione milies centena milia sestertium annis omnibus India et
Seres et paeninsula illa imperio nostro adimunt: tanti nobis deliciae et feminae
constant. ” Plinio il Vecchio, Naturalis historia Liber XII Arborum naturae , pp.
83-84
http://www.hsaugsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost01/PliniusMaior/plm_hi12
.html 02/01/2011
5 Fino alla prima metà dell'Ottocento i commerci tra l'Europa e l'Oriente furono
caratterizzati dall'acquisto di merci asiatiche, come la seta e il tè, in cambio di
argento. Emblematico ad esempio fu il fatto che la maggior parte dell'argento
spagnolo ricavato dalle sue colonie americane sia finito nei porti asiatici, cinesi in
particolare. Tale situazione continuò con gli inglesi fino ai primi dell'Ottocento,
fino a quando questi ultimi ebbero un “colpo di genio”: porre fine a tale salasso,
sostituendo l'argento con una droga, l'oppio, che essi coltivavano in una loro
colonia, il Bengala.
Ciò provocò un forte malcontento nel governo cinese, a causa dei problemi di
salute che ciò comportava, ma soprattutto perché da quel momento la Cina passò
da un forte avanzo di argento a un disavanzo spaventoso, in parole povere gli
europei stavano recuperando tutto l'argento speso nei secoli precedenti. Tale
situazione avrebbe poi portato allo scoppio, nel 1839, della guerra dell'Oppio.
Vedi Cipolla Carlo M., Conquistadores,pirati,mercatanti, Bologna, il Mulino
2003, pp. 60-74
8
sfruttarono la loro posizione geografica di zona di transito della Via della
Seta per arricchirsi, facendo da mediatori tra i due imperi e stando attenti
che tra le due superpotenze dell'epoca non avvenissero contatti diretti,
contatti che avrebbero potuto togliere a loro il ruolo di mediatori su quel
ricco commercio, o peggio ancora avrebbe potuto far nascere una grande
alleanza sino-romana che li avrebbe posti tra l'incudine e il martello, con il
rischio di finire stritolati:
“ Gli abitanti di [Da Qin] (in questo caso il riferimento è alla Siria romana) sono alti, onesti
nel loro agire come i cinesi, ma indossano vesti straniere; essi considerano il loro paese
un'altra Cina. Da sempre essi desiderano inviare ambascerie (presso di noi), ma la gente
di Anxi (i parti) volendo trarre profitto dal commercio che essi hanno con noi, non
permette loro di attraversare il proprio paese.”
6
1.2.2 Irrompono i Mongoli
Con la fine dell'Impero romano nel V secolo d.C. e quello dei Sassanidi nel
VII secolo d.C, e con la comparsa della lavorazione della seta nell'Impero
bizantino nel VI secolo d.C., i commerci che avvenivano attraverso tale via
diminuirono, per poi riprendere slancio nel XIII secolo con l'avvento dei
Mongoli, i quali riuscirono a conquistare buona parte dell'Asia e a
instaurare una...
“...pax mongolica che regnava dal Mediterraneo al Pacifico. La sua principale
caratteristica, legata alla sicurezza dei territori e delle frontiere, è rappresentata dalla
prosperità economica che ne derivò, dovuta soprattutto allo straordinario sviluppo del
commercio terrestre e marittimo su scala mondiale.”
7
Non pochi furono gli europei che attraversarono con tutta sicurezza tale via.
Famosissimo fu ad esempio il viaggio che Marco Polo effettuò per giungere
alla corte del gran Khan a Cambaluc, l'odierna Pechino:
“Viaggiarono per tre anni affrontando tremende fatiche, incontrando tempeste e bufere,
attraversando fiumi che erano in piena sia d'inverno sia d'estate tanto da non poterli
guadare a cavallo.”
8
1.2.3 Tamerlano
La venuta dei Mongoli portò alla rifioritura dei commerci eurasiatici, ma
anche orrori e devastazioni.
9
Una delle vittime principali delle orde di
Gengis Khan fu l'Asia centrale. Questa subì delle devastazioni immani,
basti pensare a Samarcanda che venne quasi rasa al suolo .
La situazione cambio drasticamente con l'emergere della figura di Tīmur-i
Leng, Timur lo Zoppo, conosciuto meglio come Tamerlano, il quale
convinto di essere l'erede di Gengis Khan creò...
6 Mazzei Franco, Volpi Vittorio, Asia al centro , Milano, Università Bocconi
editorie 2006, p. 2
7 Vercellin Giorgio, Genghiz Kahn , Firenze, Giunti 1998, p. 51
8 Polo Marco, Il Milione , Milano, TEA 2006, p. 17
9 Famoso fu il Sacco di Baghdad del 1258, che pose fine al Califfato abbaside.
9
“ ...un immenso quanto effimero impero che si estendeva dall'Anatolia al Singkiang e dalla
Siberia alle frontiere dell'India. Non solo assestò all'Orda d'Oro un colpo gravissimo, ma
conquistò l'Iran, sconfisse il nascente impero ottomano, devastò l'India. Morì proprio
mentre si stava preparando a conquistare la Cina.”
10
Ricordato da molti per le devastazioni e le stragi compiute dalle sue orde, fu
tuttavia anche protettore di poeti e artisti. Sotto di lui, Samarcanda, divenuta
nel frattempo la sua capitale, ebbe una fioritura monumentale, e ancor oggi
uno dei suoi più grandi monumenti è la sua tomba.
11
Con lui tuttavia si ebbe l'ultimo grande impero nell'area, in quanto con la
sua morte il suo impero cominciò a disgregarsi, tanto che dopo circa un
secolo la sua dinastia scomparve per sempre.
12
Con la scomparsa
dell'Impero timuride, la regione perse l'unita politica: l'Asia centrale si
ritrovò frammentata in khnati musulmani che si facevano la guerra tra di
loro, mentre la Persia si ritrovò governata dai safavidi, considerati da molti
come i creatori della coscienza nazionale iraniana, avendo in particolare
stabilito lo sciismo come religione di stato. Questi paesi sarebbero diventati
nell'Ottocento, assieme all'Afghanistan, allo Xijang e al Tibet, i “campi di
battaglia” del Grande Gioco .
1.2.4 Declino della via
L'avvio delle grandi esplorazioni europee di fine '400, Diaz, Colombo, da
Gama, per non parlare poi della circumnavigazione del globo di Magellano,
consentì per la prima volta agli europei di commerciare direttamente con
indiani e cinesi, evitando in questo modo le rotte terrestri della Via della
Seta, non dovendo più pagare in questo modo i vari intermediari che allora
controllavano tale via: Venezia, gli Ottomani e i khanati dell'Asia centrale.
Ciò, unito alla scomparsa di un grande impero come quello mongolo che
garantiva sicurezza e stabilità ai traffici e alla politica di chiusura della Cina
verso l'esterno, provocò a una crisi irreversibile alla Via della Seta.
La chiusura cinese inoltre favorì indirettamente i commerci marittimi
europei nell'Oceano Indiano e nel Sud-est asiatico, in quanto uno degli
effetti della politica isolazionista del Celeste impero fu la scomparsa delle
grandi giunche cinesi, che per trent'anni, guidate da Zheng He, dominarono
tali mari nella prima metà del '400. Il vuoto causato dalla scomparsa di tale
flotta sarebbe stato riempito dai portoghesi mezzo secolo dopo.
13
La perdita di importanza della Via della Seta comportò pertanto una perdita
di interesse dell'area da parte delle grandi potenze europee.
10 Vercellin G. op.cit., p. 55
11 Famosa è la presunta maledizione che colpirebbe chi la dovesse profanare.
Aperta il 19 Giugno 1941 da una spedizione scientifica sovietica, tre giorni dopo,
il 22 Giugno 1941, l’Unione Sovietica fu attaccata dalla Germania nazista.
Quando Stalin venne a conoscenza della maledizione ordinò immediatamente di
ricollocare le spoglie al suo posto e di chiudere il mausoleo. Il caso volle che
subito dopo, il 22 Febbraio 1943, i sovietici riuscissero a sconfiggere i tedeschi
nella sanguinosa battaglia di Stalingrado.
Dopo questa vicenda, nessuno osò più toccare la tomba di Tamerlano ed è ancora
oggi severamente vietato farlo.
12 Ibidem, p. 56
13 http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/cina021.htm 10/01/2011
10
Capitolo II - Il Grande Gioco
Il XX secolo è stato il secolo americano, il XXI probabilmente sarà il
secolo cinese o indiano, mentre il XIX fu sicuramente il secolo britannico.
Gli inglesi infatti erano riusciti a costruirsi un impero che nel periodo della
sua massima estensione dominava su una popolazione di quasi 500 milioni
di abitanti (un quarto della popolazione mondiale) e misurava più di 35
milioni di km², circa il 25% delle terre emerse.
14
La Gran Bretagna fu
inoltre il paese dove nacquero e si svilupparono le prime industrie, la flotta
inglese dominava i sette mari e la sterlina era il dollaro del tempo. Perla di
tale impero era l'India, tanto che tutti i domini britannici ruotavano intorno
a essa per facilitarne la difesa e i collegamenti .
15
Fu proprio per mantenerne
il controllo che scaturì una guerra fredda ante litteram con la Russia,
passata alla storia come Grande Gioco .
2.1 I giocatori e la posta in gioco
Questa sorta di conflitto ebbe due definizioni:
The Great Game , il Grande Gioco;
Турниры теней , Turniry tenyei, il Torneo delle Ombre;
La prima definizione è chiaramente un'espressione inglese, “coniata da uno
dei protagonisti, Arthur Conolly, immortalata anni dopo da Kipling nel suo
Kim”,
16
mentre la seconda definizione è un termine russo coniato da un
ministro zarista.
17
Infatti, gli attori principali del Grande Gioco furono
l'Impero britannico e la Russia zarista, e la posta in gioco era niente poco di
meno che il possesso dell'India:
“Per quattro secoli l'impero russo si era venuto ampliando al ritmo di circa centocinquanta
chilometri quadrati al giorno, vale a dire più di cinquantamila all'anno. Ai primi
dell'Ottocento più di tremila chilometri separavano l'Impero britannico da quello russo in
Asia. Alla fine del secolo la distanza si era ridotta a poche centinaia, e in certe zone del
Pamir a meno di trenta.”
18
14 “ alla fine della prima guerra mondiale,[...] l'Inghilterra raggiunse i 35.498.222
kmq, con una popolazione di 460.315.416 abitanti. ” http://cronologia.leonardo.it/umanita/restau2/cap225.htm 10/01/2010
15 Vedi Città del Capo e, dopo l'apertura del canale di Suez, l'Egitto
16 Hopkirk Peter, Il Grande Gioco , Milano, Adelphi 2007, p. 24
17 Ibidem, p. 27
18 Ibidem, p. 28
11
2.2 I primi piani di invasione russa
L'India aveva cominciato ad entrare nell'immaginario russo nel XVIII
secolo, quindi ben prima che iniziasse il Grande Gioco. Ciò è testimoniato
dagli innumerevoli progetti nati in quel periodo per conquistarla.
2.2.1 Pietro e Caterina
“Il primo zar a volgere lo sguardo all'India fu Pietro il Grande”.
19
Egli
aveva deciso di inviare a Khiva
20
una spedizione per rendere il Khan di quel
paese suo vassallo. I suoi obiettivi erano i ricchi giacimenti auriferi del
fiume Oxus, l'attuale Amu Darya, e i commerci con l'India.
21
Tuttavia il
contingente di quattromila uomini al comando di Aleksandr Bekovich
giunto in città nel 1717, venne trucidato con l'inganno dal khan, per cui la
conquista di Khiva fu rimandata .
22
Infatti lo zar al momento era “troppo
impegnato a estendere le sue frontiere altrove, in particolare nel Caucaso,
per mandare una spedizione punitiva a vendicare Bekovich e i suoi
uomini.”
23
Ciononostante, il sogno di procurarsi le immense ricchezze
indiane non morì con Pietro, anzi dopo la sua morte circolò in Europa una
strana storia circa il suo testamento:
“Si raccontava che dal letto di morte Pietro avesse segretamente ordinato ai suoi eredi e
successori di perseguire quello che riteneva il destino storico della Russia: il dominio sul
mondo. L'India e Costantinopoli erano le due chiavi gemelle per raggiungere questo fine, e
la Russia se ne sarebbe dovuta impadronire a qualunque costo. Nessuno ha mai visto
questo documento, e gli storici sono sostanzialmente inclini a ritenere che non sia mai
esistito. Ma Pietro il Grande era un uomo temuto e rispetto, e del suo testamento si
continuò a parlare per un pezzo.”
24
Quarantanni dopo la Russia riprese a interessarsi dell'India.
25
Fautrice di
questo interessamento fu la zarina Caterina II:
“Si sa che nel 1791, verso la fine del suo regno, Caterina prese in attenta considerazione un
piano per strappare l'India dalla morsa sempre più stretta del dominio inglese […],
concepita da un francese, […], propose a Caterina di far marciare le sue truppe via terra,
attraverso Buchara e Kabul, annunciando che venivano a ripristinare nell'antica gloria
l'ordine musulmano dei moghul.”
26
Il piano poi saltò, “ma fu il primo di una lunga serie di progetti più o meno
simili per l'invasione dell'India, accarezzati dai governanti russi nel secolo
successivo”
27
19 Ibidem, p. 40
20 Capitale a quei tempi del Khanato omonimo, situata oggi nell'Uzbekistan.
21 Ibidem, p. 40
22 Ibidem, pp. 41-43
23 Ibidem, p. 44
24 Ibidem, p. 44
25 Da notare che nel frattempo gli inglesi, grazie alla vittoria conseguita nella guerra
dei sette anni, erano riusciti a estromettere dalla regione i francesi, trovandosi la
strada spianata per il dominio futuro nel subcontinente indiano.
26 Ibidem, p. 45
27 “Caterina fu dissuasa dal suo aiutante generale ed ex amante, il monocolo conte
12
2.2.2 Napoleone
Gli ultimi grandi progetti, prima dell'inizio del Grande Gioco, si ebbero
durante l'epoca napoleonica:
Il primo fu dello zar Paolo I : “Al principio del 1801, Napoleone ricevette
da Pietroburgo una proposta straordinaria. Ad avanzarla era lo zar Paolo I,
[…] un attacco combinato di Russia e Francia. [Trentacinquemila cosacchi
e trentacinquemila francesi] , verso est attraverso Persia e Afghanistan fino
all'Indo.”
28
Il progetto comunque, realizzato in maniera superficiale,
29
non
convinse il corso, che declinò l'invito.
“Deluso, ma non scoraggiato, Paolo decise di fare da sé, [e i cosacchi]“male equipaggiati e
peggio approvvigionati partirono da Orenburg nel cuore dell'inverno diretti alla remota
Chiva, quasi millecinquecento chilometri a sud, […] in un mese l'armata percorse a cavallo
oltre seicento chilometri, raggiungendo un punto poco a nord del Lago d'Aral.”
30
Quei cosacchi, destinati a una morte certa risultarono tuttavia fortunati.
Infatti una congiura di palazzo portò all'assassinio di Paolo I e alla salita al
potere del figlio Alessandro: “Fortemente sospettato di connivenza con i
congiurati, [ordino subito di richiamare i cosacchi], non avendo alcun
voglia di farsi trascinare in una guerra superflua con la Gran Bretagna” 31
Il secondo progetto, ben più pericoloso per gli inglesi, venne concepito
dallo stesso Napoleone.
Una spia inglese, presente nei colloqui di pace fra i due imperatori a Tilst,
affermò che:
“...composte le divergenze, [i due imperatori], progettavano, nientemeno, di dividersi il
mondo: alla Francia sarebbe toccata l'Occidente, alla Russia l'Oriente, India inclusa.”
32
Il progetto di Napoleone simile a quello di Paolo I, ma migliore, prevedeva
come primo passo: “prendere e spartirsi Costantinopoli: poi, marciando
attraverso una Turchia sconfitta e una Persia amica, le due potenze
avrebbero attaccato insieme l'India” 33
Ciò preoccupava molto gli inglesi,
che subito si adoperarono per portare dalla loro parte lo scia di Persia.
34
Alla fine tale timore risultò vano, in quanto i rapporti tra i due imperatori si
guastarono velocemente: Napoleone infatti, i l 22 giugno 1812, decise di
gettare i dadi, dando inizio all'invasione della Russia e, indirettamente, alla
fine del proprio impero.
35
Potemkin.” Ibidem , p. 45
28 Ibidem, p. 51
29 Addirittura lo zar affermava che lungo il percorso non si sarebbe incontrata terra
arida e selvaggia ma, “...strade aperte e spaziose che l'attraversano. I fiumi la
bagnano quasi a ogni passo. L'erba da foraggio abbonda. Il riso cresce
rigoglioso.” Ibidem, p. 52
30 Ibidem, pp. 52, 54
31 Ibidem, p. 54
Riguardo la complicità di Alessandro I con i congiurati vedi Troyat Henry,
Alessandro I. Lo zar della Santa Alleanza , Milano, Bompiani 2001 pp. 75-86
32 Hopkrik, op. cit., pp. 58-59
33 Ibidem, p. 59
34 Ibidem, pp. 50-60 da notare come questa “lotta” per attirare la Persia dalla propria
parte diverrà un tema ricorrente nel Grande Gioco
35 Bainville Jacques, Napoleone, Milano , Baldini Castoldi Dalai 2006, pp. 466-492
13
2.3 Fase iniziale – Le prime mosse
2.3.1 Prime avvisaglie del Grande Gioco
Se da una parte a Londra furono entusiasti della sconfitta dell'Orco corso,
avvenuta per lo più per merito dei russi, d'altra parte molti, soprattutto a
Calcutta, cominciarono a preoccuparsi seriamente della Russia:
“In sedici anni di regno, […] Alessandro aveva accresciuto il suo impero di
cinquecentomila chilometri quadrati e di tredici milioni di nuovi sudditi. [...] Nell'arco di
soli dieci anni l'esercito russo era cresciuto dalle ottantamila alle seicentoquarantamila
unità, senza contare le riserve la milizia territoriale, la cavalleria tartare e via dicendo.”
36
Pertanto dopo la sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo, i rapporti tra
gli inglesi e i russi si guastarono velocemente:
37
“L'idillio con la Russia non era tuttavia destinato a durare. In alcuni cominciava a
germogliare l'inquietante presentimento che Napoleone fosse stato rimpiazzato da un
nuovo mostro. [Se in Europa, dopo il congresso di Vienna, le ambizioni di Alessandro
cessarono], in Asia le cose andarono in modo ben diverso.”
38
Durante le guerre napoleoniche la Gran Bretagna era diventata la signora
incontrastata dei mari. Aveva annientato la flotta franco-spagnola
39
e
sfruttato l'invasione francese dei Paesi Bassi per occupare tutte le colonie
olandesi, tenendosi, a guerra conclusa, la Colonia del Capo, essenziale per
controllare le rotte per l'India. Se grazie alla guerra dei sette anni la Gran
Bretagna era diventata la più grande potenza marittima e coloniale del '700,
le guerre contro Napoleone avevano reso tale egemonia assoluta, in quanto
tutte le altre sue dirette concorrenti erano uscite a pezzi dalla guerra.
Dall'altra parte c'era invece la Russia che, pur non possedendo la potenza
marittima inglese, dimostrava di essere la più grande potenza militare
terrestre dell'epoca, avendo l'esercito più numeroso del tempo, risorse
umane e materiali quasi illimitate e un territorio immenso che le permetteva
una difesa in profondità e uno spazio di manovra che le altre potenze
europee si sognavano. Inoltre fu l'unica a riuscire ad annientare l'esercito
napoleonico, considerato fino ad allora imbattibile o quasi.
In pratica, dopo le guerre napoleoniche, si stava riproponendo l'ennesimo
scontro tra potenze terrestri e potenza marittime, visto più volte nella storia:
Sparta-Atene, Roma-Cartagine, Francia-Inghilterra e, per andare più vicino
ai giorni nostri, URSS-USA. Il Grande Gioco stava avendo inizio.
36 Hopkirk, op. cit ., pp. 87-88
37 Infatti gli inglesi, fedeli alla balance of power in Europa, mal vedevano le mire
russe sulla Polonia. Questi dissidi sarebbero stati sfruttati abilmente durante il
congresso di Vienna dal camaleontico Talleyrand, allora capo della delegazione
francese, riuscendo a far reinserire la Francia sconfitta in guerra nel novero delle
grandi potenze europee. Sul congresso di Vienna e le sue conseguenze vedi:
Ferreo Guglielmo, Ricostruzione . Talleyrand a Vienna (1814-1815) , Milano
Corbaccio 1999
38 Hopkirk, op. cit., pp. 84-85
39 Vedi la battaglia di Trafalgar: Martelli Antonio, La lunga rotta per Trafalgar – Il
conflitto navale anglo-francese , Bologna, il Mulino 2005, pp. 169-308
14
2.3.2 Le possibili vie di invasione
“Due in particolare erano gli obiettivi di San Pietroburgo: il Mediterraneo e
l’Oceano Indiano.”
40
Infatti il più grande desiderio dello zar russo era
vedere le sue truppe marciare a Costantinopoli e in India.
41
Non a caso uno
sbocco sul mare, libero dal ghiaccio presente nei grandi porti del nord, è
sempre stato un sogno sia della Russia zarista che dell'Unione Sovietica.
Sia le guerre alla Svezia compiute da Pietro il Grande che quelle di Caterina
II contro l'Impero ottomano furono mosse per tale motivo, guerre che poi
avrebbero portato alla fondazione di San Pietroburgo
42
e di Sebastopoli,
base della flotta del mar Nero. Da notare che la conquista della Crimea era
vista come il primo passo verso il raggiungimento all'agognato premio
finale: Costantinopoli. La città turca divenne l'ossessione dell'Impero russo
per tutto l'Ottocento, sia per motivi meramente “sentimentali ”,
43
sia per
motivi strategici, in quanto il possesso della città avrebbe dato ai russi il
controllo sugli stretti e il tanto sospirato sbocco sul Mediterraneo.
Il primo obiettivo, Costantinopoli, era di dominio pubblico; il secondo,
l'India, invece era più una supposizione o meglio un timore presente in
alcuni ambienti inglesi, in special modo a Calcutta.
Non a caso, è a un giovane capitano dell'esercito indiano, John Macdonald
Kinneir, a cui “va ascritto il merito della prima analisi seria” 44
sul Grande
Gioco che stava sorgendo. Il problema che si era posto era molto semplice:
Quale via avrebbe preso un ipotetico invasore dell'India? Sarebbe venuto
dal mare o avrebbe seguito la via terrestre?
Gli europei vennero dal mare e cosi pure gli arabi nel 711 d.C.
45
Ma a parte questi casi, tutte le altre innumerevoli invasioni seguirono la via
terrestre. Gli Arii, i Persiani di Dario I, Alessandro Magno, Mamhud
Ghazni, Tamerlano, Babur il Turco,
46
lo scia di Persia Nadir.
47
L'ultima
invasione via terra degna di nota fu quella del sovrano afghano Ahmed
Durrani che nel 1756 invase e saccheggiò Delhi.
A quel tempo Kinneir “giudicò che un aggressione marittima fosse da
escludere. [Infatti per lui] la miglior difesa dell'India contro un'invasione
40 Cimminella Marco Luigi , “Il Grande Gioco in Asia centrale” Eurasia 09/03/2010
http://www.eurasia-rivista.org/3353/il-grande-gioco-in-asia-centrale 11/01/2011
41 Da sottolineare come alla richiesta di Alessandro di avere per se Costantinopoli,
[...]Napoleone aveva scosso la testa:"Mai! Cosi diventereste imperatore del
globo. " Hopkirk, op. cit ., p. 58
42 Fondata nel 1703, divenne la nuova capitale del paese dal 1712, fino al 1918.
43 Mosca si considerava la "Terza Roma", erede della "Seconda Roma" cioè
Costantinopoli, dopo che nel 1453 quest'ultima, dopo un lungo assedio, era stata
presa dai turchi. Lo stesso titolo di zar venne assunto dai governanti russi poco
dopo la fine dell'impero bizantino, in quanto si consideravano successori
dell'ultimo imperatore bizantino. Infatti zar o meglio czar altro non è che la
traduzione slava di Cesare.
44 Ibidem, pp. 94-95
45 Ibidem, p. 97
46 Fondatore dell'Impero moghul.
47 “ si impadronì per breve tempo di Delhi, ancora capitale moghul, e porto via il
famoso diamante Koh-i-Noor e il trono del pavone.” Ibidem , p. 97
Tale diamante, che è stato per molto tempo il più grande conosciuto al mondo,
entrò a far parte dei gioielli della corona britannica quando la regina Vittoria fu
proclamata imperatrice d'India.
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via mare stava nella supremazia marittima della Royal Navy.” 48
Quindi rivolse l'attenzione alle possibili vie terrestri utilizzabili da un
invasore:
“Erano essenzialmente due: verso est attraverso il Medio Oriente, o verso sud-est
attraverso l'Asia centrale. La prima era quella che avrebbe intrapreso probabilmente un
aggressore proveniente dall'Europa (un Napoleone dice Kinneir); la seconda sarebbe stata
la scelta più ovvia per la Russia.” 49
Da sottolineare come “tutte le strade, da qualunque parte arrivasse
l'aggressore, transitavano per l'Afghanistan.”
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“Comunque Kinneir non credeva che lo zar progettasse di impadronirsi dell'India: “ Penso
che i russi non desiderino affatto estendere da questa parte il loro impero, già troppo
ingombrante e forse destinato a crollare da un momento all'altro sotto il suo stesso
peso ”.Riteneva che per le ambizioni dello zar Costantinopoli fosse un obiettivo molto più
probabile.”
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In effetti egli aveva ragione, l'interesse principale della Russia era
Costantinopoli; inoltre per tutta la prima metà dell'Ottocento le truppe russe
furono impegnate nel Caucaso in un'aspra guerra contro i ribelli della
regione,
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una sorta di guerra cecena ante litteram.
Per tale motivo la Russia per ora si era limitata a inviare agenti in Persia e
nei khanati dell'Asia centrale in concorrenza con quelli inglesi, senza però
tuttavia andare oltre, per non rischiare una guerra con l'Impero britannico.
Tuttavia i rapporti si stavano guastando velocemente, inoltre “il Grande
Gioco non era più limitato ai canati dell'Asia centrale.”
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Il terreno di
scontro si stava estendendo anche al Caucaso, dove alcuni inglesi stavano
cercando di aiutare i ribelli circassi a liberarsi dal “ giogo russo” .
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I russi stavano diventando sempre più potenti e questo non poteva non
preoccupare gli inglesi che della balance of power fecero il marchio di
fabbrica della loro politica estera.
“Complessivamente, dall'avvento di Pietro [il Grande] i sudditi dello zar erano quasi
quadruplicati, da quindici a cinquantotto milioni. Al tempo stesso, le frontiere russe erano
avanzate di ottocento chilometri verso Costantinopoli, e di milleseicento verso Teheran.
Quanto all'Europa, la Russia aveva sottratto alla Svezia più territorio di quel che le aveva
lasciato, e alla Polonia un'area vasta quasi come l'impero austriaco.” 55
Preoccupati di ciò gli inglesi decisero di agire, compiendo la loro prima
mossa in Afghanistan.
48 Ibidem, pp. 97-98
49 Ibidem, pp. 98-99
50 Ibidem, p. 100
51 Ibidem, p. 102
52 Ibidem, p. 185
53 Ibidem, p. 184
54 Ibidem, pp. 185-194
55 Ibidem, p. 196
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