5
Non solo abiti, dunque, ma spazi ed atmosfere del vivere
quotidiano. Un fenomeno di estetizzazione diffusa che viene definito
total living e che caratterizza la rinnovata produzione delle azienda di
moda di oggi. Il product design si occupa di gestire l’intera
produzione e di creare il concept, ovvero la filosofia di fondo, che
permea ogni creazione dell’azienda. Oltre alla produzione, anche le
altre due grandi aree dell’offerta globale, la comunicazione e la
distribuzione vengono gestite attraverso il design. La comunicazione e
il punto vendita si avvalgono di diverse discipline di design. Il retail
design, il graphic design e il design della comunicazione riescono a
trasmettere l’identità dell’azienda nella mente del consumatore,
comunicando non più solo un ‘immagine effimera ma un immaginario,
una storia che incontra e soddisfa i gusti e le aspettative del mercato.
L’azienda di moda, insomma, lavora in un ottica di design totale
attraverso la quale l’identità dell’azienda e della marca ( nella moda
coincidono) vengono proposte al consumatore finale, il quale si trova
così immerso nella brand experience o più precisamente nel global
fashion enterteinment.
Armani è uno dei pochi stilisti che è riuscito a gestire con coerenza
l’identità della sua offerta globale, conciliando produzione
comunicazione e distribuzione nelle sue mani, diventando così
imprenditore del suo stile unico ed irripetibile. Il progetto globale di
Armani è l’esempio della perfetta integrazione di moda design e
comunicazione nel creare il global fashion enterteinment.
Il lavoro inizia, in una prima parte introduttiva, con l’analisi
dell’oggetto moda, del passaggio di quest’ultimo ad un sistema,allo
studio di tale sistema in cui l’oggetto stesso è inserito. Del sistema
moda si indagano le teorie principali e le regole definendo i passaggi
chiave, haute couture, prèt à porter, fashion system, all’interno
dell’evoluzione del costume del secolo scorso, il ‘900, con particolare
attenzione alla democratizzazione della moda negli anni 60-70 e alla
6
nascita dello stilismo, fattore chiave per l’integrazione tra moda e
design, creatività e progetto. Ulteriore passo della moda è la
considerazione che la sua offerta non si basa solo sul prodotto-abito,
ma anche su una serie di elementi, che comprendono produzione,
comunicazione e distribuzione e che creano l’offerta globale. Si
analizzerà, poi, l’azienda di moda come marca-sistema in cui brand e
corporate coincidono, e in cui la produzione, la comunicazione e la
distribuzione vengono gestite a livello globale e rese coerenti
attraverso il brand design. Sempre in questo capitolo verranno prese
in considerazione le principali manifestazioni comunicative della
moda, la pubblicità, la sfilata e il punto vendita. Aspetto essenziale di
questa tesi è il rapporto tra moda e design, giacché attività creativa
regolata da una cultura progettuale particolare e rivolta ad un settore
specifico.
Si passa infatti, nel secondo capitolo, a definire il binomio
inscindibile moda-design. introducendo il ruolo strategico e operativo
che il design ha nelle aziende di moda, si descrivono le varie
discipline del design che gestiscono gli elementi dell’offerta globale:
product design ( ideazione del concept e del prodotto), graphic design
( sistema di identità visiva e comunicazione) e retail design (
ideazione del punto vendita). E’ nel concept store che tutti gli
elementi dell’offerta globale trovano perfetta orchestrazione, in una
sorta di experience design in cui è resa visibile ed esperienziabile
l’identità dell’azienda di moda.
Nel terzo capitolo si esaminerà il fenomeno del total living come
progressiva estetizzazione del quotidiano attraverso strategie di
brand extensione e cobranding attuate dalle aziende di moda per
testimoniare il desiderio e la versatilità della moda di essere anche
qualcos’altro e ciò anche grazie al design. La moda diviene stile di
vita, scena generale, ambiente diffuso, estetica declinata per luoghi e
7
momenti, proposta complessa e complessiva, il capitolo si conclude
con una descrizione del nuovo consumatore di total living.
L’ultimo capitolo prende ad esempio di quanto illustrato nei
precedenti capitoli, il caso dello stilista Giorgio Armani, quale
precursore del Made in Italy e dello stilismo. Nel suo lavoro moda e
design, poesia e progetto si integrano e tutti gli elementi dell’offerta
globale sono gestiti direttamente in prima persona e permeati dal suo
stile di inconfondibile eleganza. Dopo aver elencato le tappe
fondamentali del suo successo come stilista ed imprenditore si
passerà ad analizzare le tre aree della sua offerta globale: la
produzione e il conseguente total living, la comunicazione, con precisi
esempi riguardo alla pubblicità e alla sfilata-evento, e la distribuzione
con riferimento alle principali caratteristiche dei suoi concept store. Il
ruolo del design nella Giorgio Armani spa ha un ruolo strategico molto
importante perché coordina e rende coerente ogni sua attività. Il
design trasferisce tecnica e valori, in una sorta di fertilizzazione
incrociata tra gli elementi dell’offerta globale e imprimendo su tutto il
suo stile inconfondibile. Lo stesso stile che riflette l’identità profonda
dell’azienda e che fa maturare un vantaggio competitivo duraturo non
solo per la sua azienda ma per tutto il Made in Italy.
8
“Il brutto è sempre stato prodotto
da coloro che si sforzano di realizzare qualcosa di bello,
mentre il bello è opera di coloro che mirano a realizzare
qualcosa di utile.” Oscar Wilde.
CAPITOLO 1
IL SISTEMA MODA
1.1 CHE COS’E’ LA MODA
Molto è stato detto e scritto sulla moda. Ne hanno dissertato
letterati, poeti, sociologi, psicologi ed economisti. Ne parlano
consumatori, giornalisti, negozianti, creativi, manager e imprenditori.
Eppure, come ogni argomento sfuggente che tuttavia tocchi la
sensibilità e il gusto di ogni individuo, sembra che tutto e il contrario
di tutto si possa ancora dire. Si afferma che è un argomento futile,
oppure serissimo, che la moda è quella delle sfilate e delle riviste,
oppure solo quella dei convegni istituzionali; si dice che non esiste se
non nella fantasia di chi la crea, che chiunque può costruirsi la
propria.
È difficile fornire una definizione del concetto di moda, anche
perché non esiste al riguardo un'interpretazione oggettiva e univoca.
Secondo il Grande dizionario Garzanti la moda è "l'usanza più o meno
mutevole che, diventando gusto prevalente, si impone nelle abitudini,
nei modi di vivere, nelle forme del vestire"
1
.
1
Il Grande Dizionario della Lingua italiana, Garzanti, 1993.
9
Ogni giorno sentiamo parlare di Moda come scelta mutevole di capi
di abbigliamento, in realtà la moda è un sistema multidimensionale
che non riguarda solo l’abbigliamento, ma che comprende tutte le
attività umane e che si basa sulla scelta, in base a criteri sociali di
gusto, di un modello di comportamento
2
. Il fatto che il vestire
rappresenti solo uno degli ambiti di significatività della moda è
confermato da Devoto, secondo il quale "La moda è un principio
universale, uno degli elementi della civiltà e del costume sociale, che
interessa non solo il corpo ma anche tutti i mezzi di espressione di cui
l'uomo dispone"
3
. Con gli studi di Simmel e Veblen la moda viene
analizzata dal punto di vista culturale e sociale, come fenomeno
caratterizzato da due spinte contrapposte: l’imitazione di un modello
esistente che garantisce la coesione sociale e la differenziazione
personale che appaga il bisogno di distinguersi dagli altri e di
mostrare la propria agiatezza e il proprio status sociale.
La diffusione della moda, secondo questi autori, avviene attraverso
un processo molto lento, chiamato da Simmel “teoria del
gocciolamento”
4
, nel quale le classi inferiori imitano le classi più
elevate che a loro volta adottano una nuova moda per ristabilire la
differenza. Un processo basato, dunque, sulla continua innovazione e
sul cambiamento. Coll’ avvento della società industriale anche
Blumen analizza il fenomeno moda, inserendo un elemento molto
importante: La comunicazione. Attraverso l’abito si comunica la
propria identità sociale, si scambiano informazioni tra gruppi e tra
individuo e società.
La diffusione della moda non avviene più attraverso il processo di
imitazione-differenziazione ma attraverso un processo di “selezione
2
Saviolo S., Testa S., Strategic management in the fashion companies, Etas Libri, 2002, p.5.
3
Devoto, Oli, Il dizionario della Lingua italiana, le Monnier, 1995.
4
Ricci Bitti P., Caterina R. (a cura di), Moda relazioni sociali e comunicazione, Zanichelli, Bologna,
2005, Op Cit., p. 7.
10
collettiva”
5
attuato mediante un continuo scambio di messaggi
emotivi condivisi da un crescente numero di individui appartenenti a
diversi ambienti culturali e sociali. Con la società post-industriale,
caratterizzata dalla frammentazione delle identità sociali, dall’ elevata
mobilità sociale e dalla nascita di sub-culture, la moda non proviene
più solo dall’alto ma anche dal basso. Nasce la figura dello stilista
che, cogliendo la formazione di pratiche sub culturali, di avanguardia
o di èlite, le firma e le diffonde alla massa. Il processo di diffusione
della moda avviene molto rapidamente, si assiste ad un vero e
proprio “supermercato dello stile”
6
e la moda da fenomeno
prettamente culturale e sociale diventa fenomeno industriale e di
consumo.
La moda si evolve in sistema, in cui il segno è elaborato di volta in
volta, non dalla massa dei consumatori, ma da un ristretto fashion-
group che si eleva ad interprete dei bisogni della massa stessa.
“Strutturalmente il segno di moda è arbitrario: non è l’effetto né di
una evoluzione progressiva né di un senso collettivo, nasce
bruscamente ogni anno per decreto”
7
. La moda, come fenomeno
culturale, sociale ed economico ha una storia che ha portato alla
nascita del Sistema-moda attraverso il passaggio dall’haute couture al
Prèt à Porter.
1.2 CENNI STORICI
La storia della moda può essere raccontata prendendo come
riferimento tre periodi della storia occidentale che corrispondono ad
altrettanti modelli di strutture sociali. I periodi vengono identificati in
5
Ricci Bitti P., Caterina R. (a cura di), Moda relazioni sociali e comunicazione, Zanichelli, Bologna,
2005, Op Cit., P. 7.
6
Idem, p. 12.
7
Barthes R., Il senso della moda, Einaudi, 2006, Op. Cit., p.45.
11
agricolo, industriale e post-industriale in cui si riconoscono le tre fasi
caratterizzanti il sistema moda : Haute Couture, Prèt à Porter e
Fashion System.
1.2.1 LA NASCITA DELLA MODA: L’ HAUTE COUTURE FRANCESE
Il primo periodo riguarda essenzialmente la storia fino alla
rivoluzione francese ed industriale. Prima di queste due rivoluzioni, la
società era strutturata in classi, la moda non esisteva ancora,
esisteva solo il costume dell’epoca. Di moda si può parlare solo con
l’avvento della rivoluzione industriale, quando il primo settore ad
industrializzarsi fu proprio quello tessile fiorentino che funzionava già
come sistema avanzato, e le differenze sociali di classe si
esprimevano secondo quei fenomeni di uguaglianza e differenziazione
che caratterizzavano proprio il meccanismo della moda
8
. E’ in questo
periodo industriale che nasce l’Haute Couture, un modello classico di
moda basato sulla sartoria, riferito al pubblico aristocratico, con Parigi
come suo polo propulsivo. L’iniziatore del fenomeno fu il famoso
couturier Charles Frederick Worth, che trasferitosi a Parigi nel 1858,
iniziò a disegnare, scegliere i tessuti, firmare i suoi capi, fare sfilate
con collezioni stagionali e vere modelle, organizzare spettacoli
pubblicitari ed aprire un Atelier.
Con Worth Il couturier non era più il sarto di corte che eseguiva gli
ordini ma un artista vero e proprio che riusciva ad imporre la sua
visione ed influenzare il gusto del momento.
La vera consacrazione dell’alta moda avvenne però nei primi anni
del 900 in occasione dell’Esposizione Internazionale al Papillon
d’Elegance dove le vecchie sartorie trasformatesi in “maisons” (case
di moda), presentarono per la prima volta le loro creazioni a un
8
Bucci A., L’impresa guidata dalle idee, management dell’estetica e della moda, Domus Academy
Edizioni, Milano, 1992, pp. 56-58.
12
pubblico internazionale
9
. Fino agli anni ‘40 la moda rimase
appannaggio delle èlite parigine e americane, e fu solo negli anni ‘50,
al termine della guerra, che l’Alta Moda si diffuse anche in Italia.
1.2.2 LA MODA ARRIVA IN ITALIA
La moda italiana diventò un cult internazionale quando le sorelle
Fontana balzarono alla ribalta grazie al vestito da sposa realizzato per
Linda Christian in occasione del matrimonio con Tyrone Power. In
quegli anni gli americani presero possesso di Cinecittà e il cinema da
quel momento portò molto lavoro alle sorelle Fontana ma anche ai
nuovi stilisti nascenti quali: Emilio Federico Schubert, Valentino,
Roberto Cappucci, Iole Veneziani, Biki, Germana Marucelli. Il boom
degli anni ’50 consentì all’Italia di andare in competizione con paesi
come la Francia, da sempre leader del settore. Fu proprio con
l’intuizione del buyer Giovanni Battista Giorgini che la moda trovò
espressione anche in Italia. L’intuizione consistette nel presentare le
creazioni delle sartorie italiane a buyer americani subito dopo le
sfilate parigine. Fu intelligente la strategia della sfilata: proporre abiti
di boutique insieme a quelli per il tempo libero e per lo sport
incrociando il gusto più informale e colorato degli americani.
All’High fashion show parteciparono oltre alle sorelle Fontana,
Emilio Schubert, la casa di moda Fabiani, Noverasco, Veneziani, e
anche Germana Marucelli, anticipatrice del new look di Christian Dior.
Il gruppo dei compratori tornò in America entusiasta e quando
Giorgini organizzò la seconda sfilata vennero dall’America in trecento.
Fu un successo strepitoso tanto che il comune di Firenze, per la sfilata
successiva, autorizzò l’utilizzo di Palazzo Strozzi prima e Palazzo Pitti
poi. Prima delle sfilate di Giorgini, il fenomeno commerciale della
9
Quinto E., Tinarelli P., Un secolo di moda, creazioni e stili del xx secolo, federico Motta Editore,
Milano , 2003, p. 57.
13
moda non esisteva. Le case di alta moda, infatti, vendevano solo ai
privati. Intanto dal ’58 al ’63 il grande boom fece aumentare i
consumi del 5% e l’esportazione passò da un passivo di 187 miliardi,
a un attivo di 124,3 miliardi. Molti stilisti iniziarono a creare l’alta
moda pronta, ovvero il prodotto di alta moda confezionato ad hoc per
essere fruibile non solo da un’elite. Il primo a intraprendere questa
strada fu lo stilista francese Pierre Cardin, seguito ben presto da altri
atelier. In quegli anni venne decretata la fine della sudditanza italiana
all’haute couture francese e l’inizio del vero Prèt à Porter Made in
Italy
10
.
1.2.3 LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLA MODA: IL PRET A’ PORTER
Il periodo post bellico si caratterizzò per un aumento del reddito e
quindi dei consumi, tra cui anche quelli di moda, quest’ultima da
fenomeno culturale ed elitario gradualmente ampliò la sua base
sociale a personalità del mondo del cinema, dello sport e dello
spettacolo diventando fenomeno di consumo
11
.
I compratori stranieri iniziarono così ad interessarsi alle linee di
moda più commerciali, le boutique più importanti iniziarono a vendere
non più abiti su misura ma confezionati in taglie, adattabili quindi a
tutti i clienti e a costi più bassi.
La qualità dei vestiti rimase comunque molto alta, anche grazie ai
materiali usati: venivano utilizzate infatti stoffe pregiate, seconde
solamente a quelle inglesi. Anche le case di Alta moda francesi
iniziarono a produrre abiti confezionati partecipando direttamente alla
produzione industriale dei propri modelli. È in questo periodo, in
10
Quinto E., Tinarelli P., Un secolo di moda, creazioni e stili del xx secolo, federico Motta Editore,
Milano , 2003, pp. 67-71.
11
Bucci A., L’impresa guidata dalle idee, management dell’estetica e della moda, Domus Academy
Edizioni, Milano, 1992, p. 59.
14
questo meccanismo commerciale, che si sviluppa il nuovo settore
pubblicitario che porta alla nascita dell’editoria specializzata in moda.
Dai primi anni sessanta l’ haute couture francese perse il monopolio
della creazione, Parigi non fu più la sola fonte d’ispirazione per il
design della moda femminile ma cominciarono a farsi largo nuove
case di moda e stilisti italiani interpreti dell’abito confezionato come
oggi lo intendiamo. La nascita del Prèt à porter italiano, con Giorgini e
la sua sfilata a Palazzo Pitti , aprì le porte al Fashion system che
prese base a Milano
12
.
1.2.4 L’ INDUSTRIALIZZAZIONE DELLA MODA E LO STILISMO
La diffusione del Prét à porter non fu solo l’effetto di un allargamento
delle proposte delle case di moda verso un pubblico più ampio,
quanto l’inserimento del fenomeno moda all’interno di un contesto
caratterizzato da profonde trasformazioni sociali che resero possibile
l’industrializzazione della moda e lo sviluppo dello stilismo come
interprete dei cambiamenti in atto. Alla fine degli anni ‘60 la
contestazione politica coinvolse anche il mondo della moda. La rottura
col passato divenne evidente, soprattutto tra i giovani.
Nacquero movimenti come gli yuppie che rivoluzionarono
completamente il modo di essere e di apparire, mutarono i
comportamenti sessuali e culturali, aumentò la scolarizzazione, il
tempo libero e la disponibilità economica. I giovani cercavano nuove
forme di aggregazione in contrapposizione alle istituzioni. Nacque il
fenomeno dei Jeans, come forma di ribellione all’autorità,
improvvisamente anche le donne ebbero voglia di vestire in modo
informale. La stilista londinese Mary Quant creò la minigonna,
12
Quinto E., Tinarelli P., Un secolo di moda, creazioni e stili del xx secolo, federico Motta Editore,
Milano , 2003, p. 213.
15
simbolo della moda di quegli anni. La minigonna infatti significava
giovinezza, libertà, movimento. Una costante perdita di interesse nei
confronti dell’abbigliamento di lusso, inoltre, portò molti giovani ad
adottare forme innovative e talvolta provocatorie di abbigliamento
per comunicare la propria identità, costruendosi il proprio stile
personale. La moda per far fronte alla mutata domanda dovette
differenziare la sua offerta e diventare un vero “supermercato dello
stile” immettendo sul mercato, reinterpretandoli e integrandoli i
diversi stili sorti dalla strada
13
. Gli stilisti interpretavano i
cambiamenti sociali in atto, anzi li anticipavano, facendosi portatori
dei nuovi valori. Giorgio Armani, introducendo la giacca nel
guardaroba femminile, contribuì all’emancipazione della donna più del
femminismo. Nacquero nuovi e numerosi stili che riflettevano la
frantumazione della società. La moda come unico modello di
riferimento non esisteva più
14
. In questo modo venivano inventate e
proposte nuove forme che rovesciavano i criteri fino ad allora validi di
stile ed eleganza, spostando il discorso a un livello di forte
espressività e comunicatività”
15
.Il fenomeno degli stilisti si inserì in
questo contesto, essi, infatti, proponevano diversi linguaggi che
corrispondevano ad altrettanti mondi possibili da comunicare. In
questo periodo iniziò una produzione industriale dei capi di
abbigliamento in cui la parte ideativa assumeva un ruolo centrale e
strategico: dalla progettazione, al disegno, dalla promozione
dell’immagine alla comunicazione e alla distribuzione. L’alleanza tra
stilismo e industria dovette la sua nascita alle trasformazioni sociali
ed economiche dell’Italia. Negli anni ’70 gli operai iniziarono una serie
13
Fortunati L., Danese E., Manuale di comunicazione, sociologia e cultura della moda, volume III, Il
Made in Italy, pp. 83-84.
14
Bucci A., L’impresa guidata dalle idee, management dell’estetica e della moda, p. 60.
15
Fortunati L., Danese E., Manuale di comunicazione, sociologia e cultura della moda, volume III, Il
Made in Italy, Op. Cit. p. 85.
16
di scioperi e di occupazioni delle fabbriche che mandarono in crisi il
settore tessile, costringendo molte fabbriche a chiudere. Molti paesi
superarono questa crisi decentrando la propria produzione: gli Usa
nelle aree satellite del Centro America, la Francia nell’Africa del nord,
la Germania nell’Est europeo. L’Italia però non avendo aree satellite
fu costretta a ripiegare sulla propria struttura interna industriale.
L’intera produzione tessile venne decentrata in un articolato sistema
di piccole e medie imprese. Tale soluzione portò grande innovazione
nella produzione grazie alla flessibilità, ovvero alla capacità di
cambiare rapidamente il genere produttivo. Artefice di questa idea fu
Marco Rivetti, amministratore delegato del gruppo GFT, che riuscì a
rivitalizzare l’industria tessile grazie al rapporto instaurato con gli
stilisti ed in particolare con Giorgio Armani. Marco Rivetti definì il
rapporto tra imprenditori e stilisti di “mutuo soccorso”, nel quale
entrambi avrebbero dovuto mantenere la propria autonomia tenendo
conto delle rispettive esigenze
16
. Negli anni settanta e ottanta
l’alleanza tra stilismo e industria e, quindi, tra creatività e
imprenditoria, segnò la nascita del Made in Italy. È proprio grazie
all’incontro e alla collaborazione tra questi due mondi così diversi che,
negli ultimi 20 anni del 900, si affermò la moda italiana nel mondo.
Salirono alla ribalta le stelle di Versace, Armani, Ferrè, Krizia,
Missoni che si ritrovarono a fondere la propria arte con il sistema
della produzione industriale. “Il successo degli stilisti non fu solo il
risultato di innovazioni organizzative o produttive, ma fu anche
determinata dalla capacità di recepire e tradurre le sollecitazioni
provenienti dalle forme dell’abbigliamento giovanile per estenderle
all’età adulta e alle nuove modalità rappresentative della classe
16
Quinto E., Tinarelli P., Un secolo di moda, creazioni e stili del xx secolo, pp. 200-205.
17
media”
17
. Nel 1975 nacque la Giorgio Armani spa che lanciò una linea
di “prêt-à-porter” maschile e femminile aprendo undici nuovi punti
vendita. Armani anziché accettare il contratto come stilista per
l’azienda di abbigliamento GFT, propose un rapporto di licenza per la
realizzazione di una linea con il suo nome instaurando un rapporto di
maggior autonomia ed emancipazione nei confronti dell’industria. Nel
1981 il marchio si affermò come grande marchio mondiale con la
presentazione del suo primo profumo e l’apertura di negozi in tutto il
mondo. “Una delle principali innovazioni del Pret à Porter fu dunque
quella di aver trasposto e amplificato il racconto di esclusività
dell’haute couture nella produzione in serie”
18
.
1.2.5 IL FASHION SYSTEM E IL MADE IN ITALY
Il Fashion System italiano ebbe in Milano il suo centro propulsivo,
caratterizzato da un sistema efficiente di infrastrutture, da un sistema
di creazione di comunicazione e immagine e snodo tra i maggiori
centri produttivi italiani e i mercati di esportazione europei. Quando
gli stilisti decisero di estendere il proprio marchio agli accessori, nella
convinzione che il complemento è indispensabile per rendere un abito
bello, venne consacrato l’impero della moda italiana nel mondo.
Questo fenomeno, infatti, inizialmente fu un fenomeno prettamente
italiano, e solo successivamente venne copiato anche all’estero. Il
mercato si allargò ulteriormente e diventò globale e la moda venne
utilizzata per lanciare qualsiasi prodotto, dall’automobile al televisore,
caratterizzando quello che verrà definito come “Global Fashion
17
Fortunati L., Danese E., Manuale di comunicazione, sociologia e cultura della moda, volume III, Il
Made in Italy, Op. Cit. p. 86.
18
Fortunati L., Danese E., Manuale di comunicazione, sociologia e cultura della moda, volume III, Il
Made in Italy, Op. Cit. p. 88.
18
Enterteinment”
19
. Attualmente la moda italiana è uno dei settori
dell’export più in salute e i tassi di crescita maggiori sono stati
riscontrati in Cina e in Russia. Il Made in Italy frutto di una lunga e
proficua cooperazione tra moda, cultura, arte, artigianato, abilità
manifatturiera, design, territorio e memorie storiche è riuscito a
costruire, nel corso degli anni, la più importante filiera d’occidente, e
per quanto i Cinesi cerchino di copiarla facendo una spietata
concorrenza, non riusciranno a raggiungere i suoi stessi obiettivi. Il
successo della moda Made in Italy è dovuto soprattutto alla capacità
di poter creare i propri tessuti, le proprie stampe, di poter avere degli
accessori in linea con lo stile della collezione, e questo proprio grazie
al fatto che dal filato alla tessitura, dalla tintura al taglio, alla
confezione, e a tutto il mondo degli accessori, il prodotto è tutto Made
in Italy. In particolare il successo dell’industria italiana è dovuto alle
strette relazioni tra filiera tessile, sistema di subfornitura, sistema
distributivo e settori collaterali del Made in Italy. Per quanto riguarda
la filiera tessile, la ricerca di un prodotto sempre diverso, sempre più
innovativo ha fatto si che gli stilisti abbiano cominciato a collaborare
direttamente con i loro fornitori di materie prime per arrivare ad
ottenere un prodotto finito che si avvicini alle esigenze di mercato.
19
Termine presentato al convegno Blurring landscapes, socio semiotica dell’estetica quotidiana.
Organizzazione AISS-specialistica sulla moda, Bologna-Rimini, 2006.