-Test Econometrici per il prezzo delle opzioni sul Mib30 nei modelli a volatilità stocastica – IV
Introduzione
di azioni dopo 90 giorni ad un prezzo di poco superiore a quello odierno.
Se alla scadenza le azioni TELECOM perderanno il 10%, il nostro
investitore non avrà più convenienza ad esercitare il diritto di opzione e lo
lascerà decadere, subendo perciò una perdita effettiva di £ 1.000.000.
Per sua natura l’opzione è dunque, anche nel contesto italiano, uno
strumento riservato ai grandi investitori, istituzionali e non, utile a
garantire una maggiore gamma di strategie di copertura dei propri
portafogli azionari con buona efficienza. L’utilità di tale strumento è
massima infatti in presenza di portafogli di titoli molto differenziati, e
questo motivo, insieme all’alta rischiosità, ne rende l’utilizzo da parte del
piccolo investitore, che opera prevalentemente tramite banca o trading on
– line, poco appetibile.
Sul mercato italiano, lo standard di riferimento per determinare il prezzo
delle opzioni è, come sui mercati internazionali, il modello Black –
Scholes (per una referenza classica sulle opzioni e loro valutazione, si
veda Hull [HU97]). Questo modello, per la semplicità di utilizzo e per le
buone performance nella determinazione dei prezzi, rimane tuttora
ineguagliato, sebbene sia ampiamente riconosciuto da un grande numero
di studi come soffra di evidenti inadeguatezze. In particolare, l’ipotesi di
base di Black & Scholes e cioè quella di una volatilità costante del titolo
sottostante l’opzione, è sconfessata dall’evidenza empirica sui mercati: la
volatilità di un titolo o di un indice azionario in realtà varia nel tempo
dispiegando un particolare andamento conosciuto dagli operatori di
mercato come “sorriso di volatilità” (“Volatility Smile”). La necessità di
ottenere delle stime dei prezzi delle opzioni sempre più accurate ha
indotto gli operatori a sviluppare delle tecniche in grado di sopperire a
questa inadeguatezza. Tra queste ha riscosso grande successo il metodo
delle “matrici di volatilità”, che consente di fatto alla volatilità di variare,
-Test Econometrici per il prezzo delle opzioni sul Mib30 nei modelli a volatilità stocastica – V
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e permette un certo miglioramento delle performance rispetto ad un Black
– Scholes classico. Contemporaneamente, nel corso degli ultimi decenni,
in letteratura hanno fatto la loro comparsa un gran numero di modelli per
la determinazione dei prezzi delle opzioni che considerano la volatilità del
titolo o dell’indice variabile. Nessuno di questi si è tuttavia imposto sul
piano operativo, o per i risultati non sempre brillanti in termini di
performance o per difficoltà di utilizzo. Una classe importante, e più
recente, è quella che considera l’ipotesi di una volatilità stocastica. Essa
ha attirato l’attenzione delle principali istituzioni finanziarie, in quanto da
una parte consente un notevole miglioramento delle stime dei prezzi reali
delle opzioni e dall’altra riproduce in modo naturale i famosi sorrisi di
volatilità. E’ bene tuttavia chiarire che, ad oggi, i modelli a volatilità
stocastica non hanno sostituito Black – Scholes nella prassi operativa.
Estensioni e miglioramenti avvenuti nel corso degli ultimi anni rendono
comunque questo filone di studi tutt’altro che esaurito ed è per questo che
abbiamo concentrato su di esso la nostra attenzione.
La nostra ricerca prende in esame le opzioni sull’indice azionario MIB30:
nonostante il mercato del MIBO30 (Mib 30 Options) sia il più grande e
sviluppato mercato delle opzioni in Italia, i lavori e gli studi su di esso
sono molto pochi, in prevalenza commissionati dalla CONSOB stessa.
La maggioranza di tali studi (si consideri ad esempio [CA98]), si
concentra sulle proprietà fondamentali delle opzioni e non si appoggiano
a nessun modello di valutazione dei prezzi.
Lo scopo del nostro lavoro è quello di verificare innanzitutto l’efficacia
del modello Black – Scholes sul mercato del MIBO30, e di testare allo
stesso tempo, offrendo un preciso riscontro quantitativo, i miglioramenti
indotti dall’utilizzo delle matrici di volatilità da parte degli operatori. A
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questo punto, il nostro studio seleziona e prende a riferimento un noto
modello a volatilità stocastica sviluppato da S.Heston nel 1993 [HE93]
con l’intento di verificarne sul mercato del MIBO30, la presunta generale
superiorità in termini di precisione ed accuratezza di stima. Ove è
risultato possibile è stato sempre fornito un confronto con i risultati
ottenuti dall’utilizzo del modello Black – Scholes e del metodo delle
matrici di volatilità.
Descriveremo ora il contenuto dei capitoli del presente lavoro di tesi.
Nel capitolo 1 vengono presentate le nozioni di base su cui poggia il
modello Black – Scholes, viene ricavata la formula del prezzo e viene
analizzato in maniera ampia il problema dell’inadeguatezza derivante
dall’ipotesi di volatilità costante del prodotto finanziario sottostante
l’opzione, valutandone i riflessi sui prezzi delle opzioni.
Il capitolo 2 è relativo al problema della costruzione di modelli adeguati
a descrivere una volatilità variabile, con tutte le difficoltà di carattere
matematico ed finanziario che ciò comporta.
Il capitolo 3 illustra i maggiori modelli a volatilità stocastica sviluppati
nell’ultimo decennio e fornisce alcune prove analitiche che ne
incoraggiano l’utilizzo.
Il capitolo 4 presenta il modello a volatilità stocastica di S.Heston e studia
le implicazioni derivanti da un suo utilizzo.
Il capitolo 5 riguarda l’analisi empirica operata. Sono stati effettuati un
gran numero di test sul mercato delle opzioni sul MIB30.
In sintesi le conclusioni cui siamo pervenuti sono le seguenti: il mercato
del MIBO30 è risultato, nonostante sia il più ampio e sviluppato d’Italia,
un mercato con poche opzioni realmente negoziate e con volumi di
scambio consistenti. La maggioranza dei prezzi di mercato monitorati è
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risultata scarsamente significativa per via dei bassi volumi di scambio
rilevati. Queste lacune del mercato si sono purtroppo riflesse sulla qualità
delle performance dei modelli presi in considerazione, che spesso hanno
fornito degli errori di stima innaturalmente alti e difficilmente valutabili.
Non sorprendentemente, l’andamento delle variazioni logaritmiche
dell’indice MIB30 è risultato a più test significativamente non normale.
Con queste premesse, il modello Black – Scholes ha continuato a ben
comportarsi ed a fornire delle stime dei prezzi soddisfacenti nella
maggioranza dei casi. Analizzando le distorsioni del modello è apparso
inequivocabilmente chiaro che le opzioni scritte sull’indice MIB30 sono
maggiormente sensibili alla vita residua dell’opzione stessa rispetto alle
variazioni del Prezzo Strike in misura 10 volte maggiore; di conseguenza
il modello Black – Scholes mostra le sue più evidenti lacune nel fornire
stime di opzioni a breve termine con errori percentuali spesso superiori al
50%, i cui prezzi sono però in larga misura irragionevoli per le
motivazioni precedentemente esposte. L’utilizzo delle matrici di volatilità
fornisce dei benefici molto sfumati e quantitativamente deludenti nel caso
di una stima che utilizzi una classificazione secondo il prezzo Strike, nella
misura pari al 2-3% del prezzo di mercato, mentre consente
miglioramenti fino al 15% nel caso di una classificazione che tenga conto
della data di scadenza. L’utilizzo del modello a volatilità stocastica di
S.Heston ha fornito dei risultati discordanti: sebbene abbia migliorato
nella maggiorparte dei casi, per una misura pari al 13-14% di media le
performance del modello Black – Scholes, e per uno scarto di alcuni punti
percentuali (2-3%) i risultati ottenuti con l’utilizzo delle matrici di
volatilità, è risultato assolutamente non adatto alla determinazione dei
prezzi delle opzioni a breve termine, dove anzi è risultato il più
penalizzato con errori percentuali di prezzo mai inferiori al 30% e spesso
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superiori al 70%. Gran parte di questo comportamento ampiamente
insoddisfacente deve imputarsi alla procedura di stima dei parametri
utilizzata, che in presenza di opzioni fortemente sensibili alla vita residua,
ne sottostima l’impatto.
Nel complesso, dunque, le performance di un modello a volatilità
stocastica sono risultate interessanti, anche se non è chiaro, per via della
notevole difficoltà di manipolazione ed utilizzo del modello, se esse siano
sufficienti a dar più credito a questo approccio rispetto all’uso delle
matrici di volatilità. L’impiego di modelli più complessi ed adeguati al
fine di ottenere stime migliori è lasciato a futuri studi.
Concludiamo segnalando che per l’impostazione “teorica” dell’analisi
empirica ci siamo ispirati al recente lavoro di Bakshi, Cao e Chen [CH97]
sull’indice Standard & Poor 500, mentre per la parte computazionale, in
particolare per ricavare i “prezzi Heston” delle opzioni sul MIB30,
abbiamo fatto ricorso al toolbox NAG (Numerical Algorithms Group) del
software MATLAB. Le pagine specifiche di codice che illustrano
l’algoritmo dedicato al prezzaggio ed alla stima dei parametri sono
riportate alla fine di questa tesi per comodità del lettore.