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Capitolo 1
Introduzione
1.1 La SSIS e la Formazione dei Nuovi Docenti
“Scusi, saprebbe dirmi cos’è la SSIS?” Una simile domanda potrebbe creare un certo
imbarazzo nell’‘uomo della “strada”, ma dovrebbe trovare una risposta sicura e circostanziata
da parte degli insegnanti, siano essi docenti universitari o professori di scuola superiore. Dico
dovrebbe, poiché il condizionale è d’obbligo. Infatti, benché si sia giunti ormai al VII ciclo di
corso e si siano già ‘sfornati’, migliaia di abilitati, molti non hanno ancora ben chiaro cosa siano
le SSIS, quale funzione svolgano, come siano strutturate ed organizzate, cosa significhi lo
stesso acronimo. Eppure, la loro istituzione, sancita dal Decreto Interministeriale del 26 maggio
1999, ha istituito in tutta Italia le Scuole di Specializzazione per la formazione degli Insegnanti
della Scuola Secondaria (SSIS), che sono entrate in funzione in alcune sedi universitarie già
nell’anno accademico 1999-2000.
L’Università Federico II di Napoli (all’interno del consorzio interuniversitario con le università
Suor Orsola Benincasa e Seconda Università di Napoli) è nel gruppo delle prime università
italiane che sono state in grado di attivare la Scuola di specializzazione e nell’anno accademico
1999/2000 hanno avuto inizio le attività didattiche.
Il termine SSIS sta per Scuola di Specializzazione per la formazione di Insegnanti della scuola
Secondaria, e suo scopo primario è quello di “ insegnare ad insegnare”. La sua istituzione nel
nostro paese, ha costituito il punto di arrivo assai importante di un dibattito più che decennale
sulla formazione degli insegnanti e ha rappresentato una sorta di “rivoluzione culturale”. In Italia
non è mai esistita una Scuola che insegnasse ad insegnare. Finalmente, per quanto ultimi
rispetto agli altri Paesi industrializzati, anche nel nostro Paese i laureati che vogliono dedicarsi
all'insegnamento hanno l'opportunità di acquisire le competenze metodologiche, didattiche e
psicopedagogiche necessarie.
Le SSIS sono strutture formative nelle quali hanno opportunamente avuto riconoscimento sia
insegnamenti dedicati alle scienze dell’educazione (didattica, pedagogia, psicologia, etc.
raccolte nell’”area comune”) sia insegnamenti specificatamente destinati alla formazione
“didattico-disciplinare” per le classi di abilitazione relative, così come i laboratori didattici e le
attività di tirocinio. Tutto ciò costituisce l’elemento innovativo che fa delle varie scuole sorte in
Italia una realtà nuova e in ulteriore evoluzione. Il cambiamento epocale può essere sintetizzato
nei seguenti punti:
a) la struttura che prepara i futuri docenti è l’università, cioè l’istituzione formativa nella quale
l’insegnamento è intrinsecamente legato alla ricerca;
b) l’università, tuttavia, non opera da sola, come in passato, ma interagisce strettamente con il
sistema scolastico per la parte relativa ai laboratori e al tirocinio;
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c) il tirocinio diventa un elemento centrale nel processo formativo ed è coordinato dai
supervisori, insegnanti in servizio nei livelli scolastici in cui gli allievi si preparano ad operare.
La presenza della SSIS introduce, anche nella scuola, il concetto di formazione professionale
iniziale, particolarmente vivo e sentito dalla moderna società. Il sistema educativo italiano,
infatti, deve confrontarsi e rispondere alle complesse richieste formative che vengono da un
insieme sempre più ampio ed eterogeneo di utenti che hanno esigenze, motivazioni, obiettivi e
capacità assai diversificate.
Per rispondere a tali richieste, ma anche per rispondere ad esigenze dal “respiro europeo”, le
istituzioni formative hanno dovuto aprirsi ad un nuovo percorso che ha richiesto e richiede una
grande flessibilità ed una adeguata capacità di rinnovare l’organizzazione, i contenuti e i modi
della relazione educativa.
A questo fine appare cruciale avere la disponibilità di insegnanti colti, attenti alle esigenze
formative, consapevoli dei processi di apprendimento e di crescita, capaci di porsi obiettivi, di
operare e di valutare i risultati, disponibili alla ricerca e al cambiamento. Ecco perché le SSIS
dovrebbero offrire e spesso offrono una nuova visione del processo formativo degli insegnanti,
superando il concetto che per poter insegnare sia sufficiente “sapere” e non invece “saper
insegnare”. La SSIS, dunque, rappresenta una svolta che vuol dire insegnanti più preparati, più
motivati, più selezionati, più ‘formati’: in una parola “insegnanti specializzati”. Una svolta determinata
da Scuole nelle quali, oltre ad acquisire le metodologie e le tecniche di insegnamento, ogni corsista
effettua un tirocinio pratico guidato da docenti esperti e selezionati, che permette ai futuri abilitati di
entrare in una classe con una esperienza già maturata; un’esperienza fatta veramente “sul campo”,
e non a spese di poveri e ignari alunni, i quali sconterebbero sulle proprie spalle l’inesperienza di un
neolaureato che si ritrovi, ex abrupto, con un registro in mano ed una classe da gestire.
Obiettivo principale della Scuola di Specializzazione è la “formazione professionale degli
insegnanti” della Scuola Secondaria. Tale obiettivo è perseguito nel contesto dell’attività
didattica e di ricerca dell’Università Federico II di Napoli e con le attività di formazione
permanente e ricorrente degli insegnanti. Nello specifico, la Scuola di Specializzazione ha
l’obiettivo di formare insegnanti che abbiano acquisito saperi e capacità operative relative:
1) alle scienze dell’educazione e ad altri aspetti trasversali della funzione docente;
2) alle metodologie didattiche delle discipline che corrispondono alle diverse classi di
abilitazione; alla struttura interna, alla genesi, allo sviluppo storico, alle implicazioni
epistemologiche, al significato pratico e alla funzione sociale di ciascun sapere.
Perno centrale dell’item punto 1) è la “Relazione”, quale presupposto fondamentale su cui si
costruisce il rapporto apprendimento-insegnamento e la capacità dell'insegnante di porsi “in
Ascolto” delle proprie allieve/allievi creando quel canale che permette alle singole esperienze e
alle originalità individuali di interagire e produrre ricchezza sul piano umano e culturale. Le
discipline dell’”area comune” della Scuola, di fatto, intendono sviluppare negli specializzandi le
capacità di:
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a) ascoltare, osservare, comprendere gli allievi, con una particolare consapevolezza delle
problematiche dell’interculturalità e dell’integrazione scolastica;
b) promuovere, utilizzando le specifiche possibilità offerte dai saperi disciplinari: lo sviluppo
dell’identità personale, l’autorientamento, le competenze metacognitive, la fiducia e il piacere di
apprendere;
Capacità complementari a quelli sopra citati e al tempo stesso punti focali dell’item 2) che si
intende sviluppare negli specializzandi attraverso le didattiche delle specifiche discipline sono:
a) rendere significative, sistematiche e motivanti le attività didattiche, anche attraverso un
approfondimento continuo delle proprie conoscenze in una prospettiva interdisciplinare;
b) organizzare il tempo, lo spazio, i materiali, le tecnologie didattiche per fare della scuola un
ambiente favorevole per l’apprendimento;
c) promuovere l’innovazione e assumere il proprio ruolo sociale nel quadro dell’autonomia della
scuola;
Nella mia personale esperienza della SSIS, ho riscontrato e vissuto molti degli aspetti
sopraccitati sebbene “a tratti”, in quanto talvolta esaltati da alcuni docenti a volte
completamente sviliti da altri. Credo fermamente che la SSIS testimoni l’impegno e la volontà di
creare, nel tempo, insegnanti più preparati di quelli che spesso si ritrovano (non per loro colpa, ma a
causa di un sistema complicato e talvolta perverso) oggi a causa di populistiche sanatorie o di
immissioni in ruolo tanto frettolose da avere il sapore di operazioni da propaganda elettorale o di
contrattazioni sindacali. Tuttavia, l’impegno non basta: sono necessarie leggi certe, a lungo termine;
è necessario che non si operino continui cambiamenti ed aggiustamenti, magari determinati
dall’avvicendarsi dei vari ministri; è necessario che non venga vanificato tutto ciò che è stato fatto
per operare quella tanto auspicata svolta di qualità che solo le Scuole di specializzazione, si
chiamino SSIS o qualsiasi altro nome, nella persona di docenti universitari e non davvero
“innamorati” del processo di Insegnamento-Apprendimento, potrebbero determinare.
In ultimo, vorrei riportare alcune questioni prettamente burocratiche sulla SSIS. L’iscrizione alle
SSIS avviene dopo il superamento di un test di ammissione selettivo, in quanto la Scuola è a
numero chiuso, secondo i posti cattedra disponibili in ogni regione. Gli specializzandi SSIS
frequentano un determinato ammontare di ore di corsi (“il sapere sapiente”) e di laboratori (“il
sapere insegnato in un contesto controllato”) organizzati in temi trasversali delle Scienze
dell’Educazione e in temi trasversali delle didattiche disciplinari. Ad essi si accompagnano un
determinato ammontare di ore di tirocinio pratico guidato (“il sapere insegnato sul campo”).
Poiché per accedere alla Scuola di Specializzazione occorre possedere una laurea specifica, la
Scuola presuppone che gli allievi abbiano un’adeguata conoscenza dei saperi che sono oggetto
dell’insegnamento. Comunque, poiché accade che, relativamente ad alcune materie pur
nell’ambito della propria o di altre discipline la preparazione di base è carente, spesso le attività
didattiche prevedono (ma non sempre, e non sempre in maniera adeguata) una buona parte di
contenuto della materia stessa.
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