valentiniani non possono far altro che sparire per diventare oggetto di una satira mordace
e spietata.
1.1 Sintesi sul sistema valentiniano
Che l insegnamento di Valentino si sia diffuso durante il principato di Antonino Pio, che
assunse l impero nel 138, è attestato dalla notizia di Tertulliano ( De Praescriptione
Haereticorum , cap. XXX) e di Teodoreto ( De Haereticorum Fabulis , lib. I). Valentino era
Egiziano, nativo di Phrebonis, imbevuto di platonismo e cultura greca, e secondo quanto
vantavano i suoi discepoli, nel tentativo di ricollegarsi alla tradizione apostolica, auditore
di Teoda, che fu discepolo di San Paolo 1
. La tradizione attribuisce a Valentino la
composizione di alcuni salmi, e le epistole citate da Clemente Alessandrino (nel II e III
libro degli Stromati ), una delle quali sarebbe indirizzata al diacono antiocheno
Agathopodo. Valentino compose anche alcune omelie e un opera sull origine dei mali, di
cui sono superstiti alcuni frammenti nella tradizione indiretta di Clemente ( Stromati VI) e
di Epifanio ( Panarion XXXI). Quanto al fatto che abbia anche scritto un suo vangelo, la sola
notizia che abbiamo è quella dello stesso Tertulliano nel De Praescriptione Haereticorum .
Valentino, secondo la notizia di Tertulliano, ( Adv. Val. , cap 4), disertò dalla Chiesa
Cattolica per invidia quando, nonostante la sua solida formazione oratoria e filosofica, il
suo tentativo di ascendere al soglio papale, fu vanificato posto ex martyrii praerogativa . Valentino lasciò Alessandria e venne a Roma, durante il
pontificato di Igino, e vi rimase fino ad Aniceto.
Si dà qui di seguito una sintesi sul sistema valentiniano, come ricavata dall esame del
primo libro dell Adversus Haereses d Ireneo, e dell Adversus Valentinianos , cercando di
seguire lo stesso ordine della narrazione.
Il Dio dei valentiniani è l essere eterno e ingenerato, monade assoluta e inattingibile,
definito da questi secondo la sostanza il Primo Eone Perfetto, secondo la persona
Pre -‐‑principio, ovvero Pre -‐‑padre, in opposizione al primo degli Eoni, Nous , detto anche
Padre; Bythos
Abisso, perché la sua trascendenza è assoluta. Questo supremo principio si sdoppia ne l
suo stato potenziale, in ordine logico, non cronologico, come controparte femminile di se
stesso, in Sighè , il Silenzio. Questa è la manifestazione del medesimo processo messo in
atto da Pre-‐‑padre, secondo cui egli pensa e quindi genera il Pleroma: di qui viene il nome
di Protennoia , Pre-‐‑pensiero, poiché espressione della volontà di Pre-‐‑padre di creare il
1
Clemente, Stromati VII 106,4
6
Pleroma. Sighè è così chiamata poiché aspetto della trascendenza assoluta di Pre-‐‑padre nei
confronti di tutti gli Eoni; essa presenta anche il nome di Charis , Grazia, poiché impulso
che spinge Pre-‐‑padre alla creazione per rendere partecipe di sé gli Eoni, e infine quello di
Sighè , Silenzio. Così, perfettamente androgino e integrato con la sua Sighè , il primo
Principio esprime nell unità l archetipo della perfezione ontologica, quell unità in cui si
articola la duplicità della sizigia, cioè l unione di ogni Eone alla sua controparte femminile,
nella quale ciascuno ha il proprio aspetto potenziale, come mera vitalità che contiene e
delimita l elemento maschile sì che questo risulta tutt uno con quello femminile.
Abisso affida quindi la creazione alla sua Sighè, «non altrimenti che fosse il suo seme 2
» e
genera da se stesso il Nous , Unigenito, cioè il Figlio, benché non sia il solo , e Verità, che
insieme ai genitori costituiscono la Tetrade originaria, prolifica matrice della fecondità degli
Eoni . Il Nous , è il frutto dell auto riflessione del Padre, che si ripiega sulla sua Ennoia , per
proiettare come immagine la sua conoscenza fuori di sé, orientata verso la creazione.
Come tale, questo Nous è la conoscenza del Non Nato , cioè del primo Principio, ed è rivolto
alla contemplazione del Padre che si riflette in lui attraverso la Verità, alla quale è
vincolato nella sizigia. Nous-‐‑Veritas si distingue ancora in Logos-‐‑Vita e Uomo-‐‑Chiesa;
l Uomo rappresenta il Logos come archetipo ideale degli uomini spirituali, cioè gli
gnostici, o meglio il loro gruppo privilegiato e destinato alla salvezza, che è la loro Chiesa.
Per rilevare la trascendenza assoluta del primo Principio anche nei confronti degli stessi
Eoni, i valentiniani distinguono il Logos immanente ( Nous ) dal Logos proferito (Logos), in
modo tale che il primo sia più connesso con il Padre di quanto non lo sia con il Logos e gli
altri Eoni ; infatti è il solo in comunicazione col Padre, essendone lo spirito di conoscenza.
Così il Logos è la seconda distinzione di Nous , del quale è la spinta vitale, poiché
contenuto da Zo é Vita , la quale si dilata creando la realtà divina, il Pléroma. Per opera
del Logos, infatti, comincia la prima fase del duplice processo di formazione degli Eoni,
cioè quella secondo la sostanza, processo che in seguito è completato per opera del Cristo
superiore Spirito Santo, che formano gli Eoni secondo la gnosi; peraltro nello stesso
ordine in cui avviene la formazione di Achamoth da Enthymesis , che riceve la sostanza e la
gnosi in due momenti differenti, come dirò più avanti. Gli Eoni così emessi dal Logos sono
l ipostatizzazione delle diverse potenze, nomi, virtù del Padre. Logos-‐‑Vita e Uomo-‐‑Chiesa
fanno parte della seconda Tetrade, che insieme alla prima costituiscono L Ogdoade
primigenia, radice genitrice di tutti gli Eoni futuri . La Tetrade viene definita pitagorica da
Ireneo (cfr. Adv. Haer. I,1,1): la tetrade era sacra presso i pitagorici, perché l uno, il due, il
tre e il quattro in essa contenuti, se sommati tra loro, danno sempre il numero dieci, che
2
Ireneo, Adv. Haer. I,1,1
7
era considerato simbolo di perfezione cosmica, poiché dopo il dieci, per i pitagorici non
esisteva altro numero: tutti gli altri numeri infatti, erano considerati come ripetizioni di
quelli che li precedono (cfr. Plutarc o, De placitis philos . I,3). La seconda Tetrade, emula della
prima e per così dire impaziente di offrire il suo frutto al Padre , genera gli Eoni rimanenti come
coppie di ambedue i sessi vincolate dalla sizigia; da un lato Logos e Vita generano una
Decade di Eoni, i cui nomi sono Profondo e Mescolanza ; Sempre giovane e Unione ,
Autogenerato e Piacere , Immobile e Mistione , Unigenito e Beata ; dall altro Uomo e Chiesa
emanano una Dodecade, cioè due Eoni in più nell eguagliare nel numero delle emanazioni i
genitori Verbo e Vita che sommati ai dieci Eoni da loro emanati, sono appunto dodici , i cui nomi
sono Paracleto e Fede , Paterno e Speranza , Materno e Carità , Sempre pensante e Intelligenza ,
Ecclesiastico e Beatitudine , Perfetto e Sophia. Fondato il Pleroma, Unigenito, il solo tra gli
Eoni che possiede la conoscenza del Padre, è impaziente di comunicarla anche agli altri
Eoni, ma Sighè , il Silenzio, lo zittisce, nonostante il Padre volesse che in tutti gli Eoni ardesse la
sete della gnosi . Di qui il turbamento generato dal desiderio si propaga come un epidemia
tra gli Eoni, (la passione di Sophia è passione di tutto il Pleroma, ed ha inizio intorno a Nous-‐‑
Veritas ) che vedono inesorabilmente frustrata la loro brama di conoscenza, e si trasmette
con inaudita violenza all ultimo di loro, Sophia, appunto come un cancro nato in una parte
qualsiasi di un corpo, che diffondendosi, trasmette la sua malignità a un altro membro . Il peccato ,
infatti, che coinvolge tutta la realtà divina ed è all origine della creazione del mondo, si
concretizza nell ultimo dei trenta Eoni, Sophia, perché nelle successive emanazioni che
procedono dal primo Principio ogni volta l emanato risulta viepiù degrada to
dell emanante, sino a raggiungere il massimo grado di degradazione nel trentesimo Eone
ai margini del Pleroma, appunto Sophia, che perciò sintetizza in sé la condizione
d imperfezione comune a tutto il Pléroma, cioè l ignoranza del Padre.
Il dramma di Sophia è presentato sia da Tertulliano sia da Ireneo secondo questo schema:
dissimulando di essere in competizione con Unigenito, il solo partecipe del mistero di
Abisso, con il pretesto dell amore verso il Padre, Sophia si spinge a cercarlo, ma poiché
quello è inattingibile, rischia di dissolversi nella sostanza universale travolta da
un accidiosa concupiscenza. Interviene quindi Horos , il Limite mondo dal Pleroma, e il Pleroma dal primo Principio) che la rianima, la persuade a
desistere dalla ricerca, la ricolloca in sizigia con Perfetto, espelle dalla realtà divina la
concrezione informe della concupiscenza, Enthymesis , insieme alla Passione, inseparabile
appendice di quella (cioè il male, frutto del peccato). Horos consolida e stabilizza pertanto il
Pl éroma, separando da questo il frutto della passione che lo aveva turbato. Come segno
delle sue funzioni, Horos assume anche questi nomi: 8
Adv. Val. 10,3), colui che
Horos (di oscura interpretazione: vindice, giudice, raccoglitore di frutti), forse perché sarà il
economia spirituale, cioè quando le anime spirituali si
ricongiungeranno nel Pleroma come spose agli angeli che circondano il Salvatore 3
.
Non appena Enthymesis è espulsa dal Pleroma, e Sophia reintegrata in sizigia con Perfetto,
comincia il processo d illuminazione, cioè di formazione secondo la gnosi, che coinvolge
tutti gli Eoni, per opera della coppia Cristo-‐‑Spirito Santo (la cui funzione intermediaria col
Padre le conferisce i connotati di dynamis divina), emessa da Unigenito, con lo scopo di
perfezionare il Plé roma , il cui stato d imperfezione, cioè d incomunicabilità col Padre, si
era sintetizzato, attraverso il frazionamento del nome divino (il Nous ) in una pluralità di
attributi (gli Eoni), nell ignoranza di Sophia . La funzione infatti della coppia Cristo-‐‑Spirito
Santo (lo Spirito Santo è elemento femminile della sizigia perché in ebraico ruah , spirito, è
di genere femminile) è quella di trasmettere agli Eoni la gnosi, cioè la conoscenza che il
fondamento del loro essere fosse posto nell inconoscibilità del Padre da cui derivano, e che quello
della loro esistenza fosse posto nella conoscibilità del Padre, cioè nel Figlio, il Nous , ad opera del
quale erano stati formati e generati.
Per gli Eoni tale illuminazione, cioè il perfezionamento nella gnosi, significa diventare tutti
reciprocamente uguali in unione con il Nous , «sì che tutti si trasformano in Unigeniti, Logoi,
Uomini, Perfetti e tutte in Silenziosità, Vite, Chiese e Fortunate 4
». Tutto ciò avviene per
rilevare l assoluta unità perfezione del Pleroma, stavolta perfezionato nella gnosi, dove
gli Eoni non sono distinti in base alla loro effettiva individualità, bensì rappresentano
all interno dell unico essere divino, il Pléroma appunto, le varie articolazioni del Nous ,
aspetto conoscibile del Dio sommo. Diretta conseguenza di quest assimilazione reciproca
di tutti gli Eoni verso l unità perfezione, è il frutto collettivo di tutti gli Eoni, l astro più
bello del Pl eroma : Gesù, il Salvatore, che perciò è dotato di tutte le proprietà di quelli e
rappresenta in sé la sintesi della perfezione del Pleroma (in opposizione con Sophia , che ne
3
ito, attestato anche dallo Pseudo-‐‑ Elenchos (cfr.
Refutatio VI, 30,6-‐‑7 ), Enthymesis sarebbe il frutto abortivo e amorfo concepito per mezzo della sola
concupiscenza da Sophia , che voleva generare da se stessa, in competizione stavolta col Padre, senza il
Enthymesis è esposto dalla madre inorridita, che esausta e
vittima della passione, supplica, insieme a tutto il resto del Pleroma, il Padre, perché accorra in suo aiuto, ma
quello le invia Horos in sua immagine tramite Unigenito, per soccorrerla come ho già detto. Il frutto del
peccato di Sophia , Enthymesis, è di sostanza spirituale, infatti proviene da un Eone, ma è in stato di estrema
imperfezione, poiché generato fuori della sizigia: pertanto è debole e femmina, incapace cioè di generare.
4
Tertulliano, Adv. Val. 12,1
9
sintetizzava invece l imperfezione) conseguente all opera d illuminazione conferimento
della gnosi, realizzata da Cristo-‐‑Spirito Santo. Il Salvatore, per le ragioni che dirò, si
configura come aspetto del Nous riguardo all attività che quello svolge fuori dal Pleroma,
finalizzata all economia spirituale; di qui il nome, che rileva la sua funzione volta al
recupero dell elemento spirituale degradato all esterno del Pleroma e nel mondo. L Eone è
collettivo di tutti gli Eoni. Una volta composto il Pleroma in unità, ed emesso il Salvatore,
il prodotto informe della passione di Sophia, Enthymesis , confinato da Horos nel nulla e nel
vuoto di Epicuro, cioè nel Chaos esterno al Pleroma, che è la regione dell ombra e del vuoto ,
comincia a disperarsi anche a causa del luogo stesso in cui si trova. Da questo momento in poi
Ireneo, e di conseguenza Tertulliano, applicano a Enthymesis il nome Achamoth , oscuro e
intraducibile per il secondo autore: questo nome, è il corrispettivo ebraico di Sophia , ed è
applicato sempre da Ireneo per indicare la Sophia esterna al Pleroma, cioè l Enthymesis
della Sophia pleromatica. Enthymesis , ovvero Achamoth , è del tutto informe, non altrimenti
che un feto abortito; infatti è l aborto della madre Sophia , cioè il frutto dell ignoranza. Il
Cristo-‐‑Spirito Santo vuole confortarla e discende il Pléroma protendendosi verso di lei su
Stauròs , la Croce, per conferirle la sostanza solo secondo la forma, non secondo la gnosi.
Dopodichè la abbandona, ritornando nel Pleroma, non senza però lasciarle l aroma
dell incorruttibilità, per farle sentire la sua inferiorità rispetto agli Eoni, che al contrario di
lei si trovano nella luce del Pl éroma in comunicazione col Padre, e farle così desiderare di
ascendere al mondo divino. Il Cristo superiore, nell atto di protendersi verso Achamoth su
Stauròs , la Croce, è per i Valentiniani l archetipo ideale del Cristo storico crocefisso per la
redenzione degli spirituali, in virtù d un principio fondamentale nella dottrina gnostica,
per cui un avvenimento della realtà divina, si traduce in immagine nella realtà terrena. La
struttura del cosmo infatti, è vista platonicamente dagli gnostici in senso binario, sì che la
realtà inferiore, il mondo, è soltanto il riflesso, cioè immagine, della realtà superiore. Così
formata, Achamoth decide di ascendere alla luce del Pleroma, alla ricerca di quella virtù
invisibile che l aveva animata, cioè il Cristo superiore, ma Horos la ferma, dicendole I AO che
altro non è che il modo in cui i greci erano soliti pronunciare il tetragramma
impronunciabile, con cui gli ebrei rilevano l ineffabilità del nome di Dio. Di qui Achamoth
cade preda della passione, molteplice e varia, che si esplicita nel dolore, generato
dall ignoranza, nel timore di perdere così la vita come la luce che l aveva abbandonata, e nel
disagio sopra queste cose. Da questi sentimenti nacque la materia, da cui si generò il
mondo materiale; «ma le sopravvenne anche un altra disposizione, quella della conversione verso
10
colui che l aveva vivificata 5
» , cioè il Cristo superiore. Dalla conversione infatti, ha origine
tutto l elemento psichico, compreso il Demiurgo, mentre dal dolore e dal disagio
l elemento ilico, cioè materiale. Dalle lacrime di Achamoth , il pianto irrigatore, sgorga infatti
ogni sostanza liquida; dal riso illuminatore invece, provocatole dal ricordo di Cristo,
risplende ogni sostanza lucida. Di qui, come già fece la madre, si volge alla preghiera,
supplicando il Cristo di aiutarla; ma quello, che già era tornato nel Pleroma, e forse si
sdegnava di scendere ancora, le invia il Paracleto (il Confortatore), cioè il Salvatore, e gli
angeli a quello consustanziali «con la disposizione del Padre di fondare in suo nome ogni cosa,
sia le cose visibili sia quelle invisibili, cioè i Troni, le Divinità e le Dominazio ni
6
» . Ma Achamoth,
non appena vede il Salvatore in tutto il suo splendore, circondato com è dagli angeli ,
recupera le forze dalla sola presenza di quello , e in segno di riverenza, si copre il volto con un
velo ; allora il Salvatore le elargisce la gnosi, liberandola dalla passione. Tuttavia il
Salvatore non può depurare Achamoth dalle Passioni come già fece il Cristo con Sophia ,
perché ormai le passioni si erano irrobustite e avevano messo radici , ma le separa da Achamoth,
«le mischia e le consolida, trasformandole da una passione incorporea in materia incorporea, e formò
in loro attitudine e natura sì che potessero diventare corpi, e si formassero due sostanze 7
»: la prima
cattiva, nata dalle passioni, cioè la sostanza ilica o materiale, l altra derivata dalla conversione
e soggetta alla passione , cioè la sostanza psichica. La materia pertanto, è lo stadio più
degenerato della sostanza spirituale derivata da Sophia , e come tale, è incorporea, cioè un
mero principio metafisico. Solo in un secondo momento infatti, il Demiurgo plasma i corpi
dalla materia. Tale materia, senza ancora né forma né solidità corrisponde alla terra
informe e invisibile di Gen I,2 ed è pertanto definita incorporea, asomatos . La
considerazione che la creazione del mondo sia diretta conseguenza del peccato implica,
con la svalutazione di tutta la realtà materiale, il rifiuto della corporeità.
Libera così dalle passioni, Achamoth si unisce con gli angeli che circondano il Salvatore, e
che gli sono consustanziali: il frutto di questa unione è il terzo principio; «il parto spirituale,
fatto a immagine e somiglianza degli angeli del Salvatore 8
». Achamoth infatti, partorisce adesso i
semi spirituali, che sono destinati a maturare negli uomini spirituali come immagine
perfetta degli angeli del Salvatore nel mondo terreno, fino al momento dell economia
5
Ireneo, Adv. Haer. I, 4,1
6
Ireneo, Adv. Haer. I, 4,5
7
Ireneo, Adv. Haer. I, 4,5
8
Ireneo, Adv. Haer. I, 4,5
11
spirituale, cioè quando gli uomini spirituali potranno entrare nel Pleroma per unirsi in
coppia con gli angeli come loro spose . Di qui Achamoth , ironizza Tertulliano, grazie «al
privilegio dello ius trium liberorum 9
», poiché erede del regno dei
cieli e ormai emancipata dalla passione, si volge alla loro formazione, addotti gli
insegnamenti del Salvatore . Tuttavia Achamoth non può plasmare la sostanza spirituale, perché
le è consustanziale, ed ha lo stesso grado d imperfezione di quella; il seme spirituale ha
bisogno infatti di maturare nel mondo terreno attraverso il duplice processo di formazione
secondo la sostanza e secondo la gnosi. Pertanto, si limita alla formazione della sostanza
psichica, creando il Demiurgo, «Padre e Re, di tutte le cose, sia di quelle a lui consustanziali, cioè
di quelle psichiche, che chiamano anche destre, sia di quelle che furono derivate dalla passione e
dalla materia, cioè sinistre 10
»: questi è il Dio dell economia del Testamento. Il
sentimento di conversione, da cui nacque il Demiurgo, poiché disposizione positiva se
paragonata alle altre passioni da cui ha origine la materia, qualifica il Dio del
Testamento, pur nella sua imperfezione, positivamente; pertanto il dualismo dei
valentiniani non sembra poi essere così polemico col Giudaismo. Il Demiurgo è chiamato
anche Padre, Madre-‐‑Padre, poiché genera da solo senza elemento femminile, ma anche
Senza-‐‑Padre, perché a crearlo è stata Sophia Achamoth ; nel Trattato Tripartito troviamo
anche i nomi: Giudice, Luogo, Dimora, Legge che si riferiscono al Tribunale degli psichici
nella Regione Intermedia, come dirò. Il Demiurgo da solo crea il mondo operando dalla
materia e la distingue così nei corpi psichici e ilici (perciò non crea ex nihilo ), ed opera
spinto a sua insaputa dalla Madre ( Achamoth), che a sua volta opera spinta dal Salvatore;
di qui il nome Madre-‐‑Padre, perché crea da solo, e Senza-‐‑Padre, perché la Madre, come
dirò, non è ancora in sizigia col Salvatore. Il Demiurgo è del tutto ignaro della realtà
superiore, «perché la Madre volendo fare tutte le cose in onore degli Eoni, le fece ad immagine di
quelli, e ancor più per mezzo di quella le fece il Salvatore, sì che la Madre conserv a l immagine
invisibile del Padre, non riconosciuta dal Demiurgo; questo poi conserva l immagine del Figlio; gli
angeli e gli arcangeli creati da lui (gli angeli corrispondono ai cieli e sono intellettivi ; il
Demiurgo è l empireo di questo mondo) conservano invece l immagine dei rimanenti Eoni 11
».
Pertanto il Demiurgo è solo la causa efficiente della creazione, la causa formale risiede
invece nella Madre. Così il Demiurgo «crea il cielo non conoscendo il cielo, plasma l uomo, non
9
Tertulliano, Adv. Val. 18,1
10
Ireneo, Adv. Haer. I, 5,1
11
Ireneo, Adv. Haer. I,5,1
12
conoscendo l uomo, fa apparire la terra, non conoscendo la terra 12
», ignorando le forme ideali di
ciò che crea e credendo di essere lui solo ogni cosa ; ma lo guida la Madre, «che vuole che quello
sia a capo della propria sostanza, signore di ogni attività 13
». Di qui i vari nomi di
Achamoth/Sophia , tra i quali Madre, perché madre degli spirituali, Terra (la stessa terra
invisibile e fluida di Gen I, 2) perché terra vergine onde nascono i figli di Dio, cioè gli
spirituali, e Ogdoade, perché immagine extrapleromatica dell Ogdoade celeste; e così il
Demiurgo è detto anche Ebdomade, perché ubicato nel settimo cielo, o meglio lui stesso è
il settimo cielo che delimita il mondo terreno da quello divino (il che rileva il carattere
arcontico del Demiurgo), cioè al di sotto della Madre che dimora fino alla consumazione
nella Regione Intermedia, tra i cieli e il Pleroma, appunto L Ogdoade. Ireneo sembra
contraddirsi quando, a differenza di quanto dice in Adv. Haer. I 4,2; 4,5; 5,1 fa derivare la
sostanza psichica non più dalla sola conversione, ma anche dal timore in Adv. Haer . I 5,4;
in realtà l elemento psichico creato dal Demiurgo contiene in sé l elemento ilico derivato
dal timore, perché in esso egli infonde l uomo psichico , cioè l uomo fatto a immagine e
somiglianza (Gen 1, 26), che infine viene rivestito da una tunica di pelle, cioè la carne sensibile .
Dal dolore invece, il Demiurgo crea suo malgrado tutti gli elementi spirituali della malvagità,
compreso il Diavolo, Kosmokrator, il quale è di natura spirituale e pertanto non ignaro
dell economia superiore, mentre il Demiurgo non conosce né l una né l altro, perché lui è
psichico, e non può conoscere la realtà spirituale. Pertanto, il Diavolo e i suoi arconti sono
derivati dall alterazione radicale della sostanza spirituale della Madre, e ne conservano in
modo perfettamente antitetico lo stesso grado di eccellenza, che si traduce nella loro
cosciente opposizione verso l economia superiore. Tutti gli altri elementi corporei del
mondo sono poi derivati da altrettante passioni, sì che gli stessi elementi corporei sono per
così dire, il riflesso delle passioni; «la terra corrisponde alla fissità dello spavento, l acqua alla
mobilità del timore, l aria all immobilità del dolore; in tutte queste si nasconde il fuoco , che nella
consumazione distruggerà ogni cosa, apportatore di morte e distruzione, come nelle tre passioni
si nasconde l ignoranza 14
». Di qui il Demiurgo plasma l uomo dalla terra invisibile e fluida
(uomo coico o ilico uomo fatto a immagine), insuffla quindi l elemento psichico in alcuni
de gli uomini ilici da lui creati (uomo psichico uomo fatto a immagine e somiglianza)
rivestendo i corpi così formati della tunica di carne soggetta ai sensi , ma la Madre, a insaputa
del Demiurgo, nasconde il seme spirituale (immagine della Chiesa superiore) nel soffio di
12
Ireneo, Adv. Haer. I,5,3
13
Ireneo, Adv. Haer. I,5,3
14
Ireneo, Adv. Haer. I,5,4
13
quello, sì che fosse trasmesso soltanto ad alcuni degli psichici, «per essere nutrito nel corpo
ilico sino a diventare pronto ad accogliere il Logos perfetto 15
»; pertanto ogni uomo spirituale è
dotato di una componente pneumatica (il soffio, in cui si innesta il seme) e di un involucro
ilico (il ricettacolo materiale del soffio, l anima), e così ogni uomo psichico del solo
involucro materiale dello spirito, cioè l anima. Tuttavia la coesistenza dei tre tipi di uomo
nell uomo spirituale, e di due tipi di uomo nell uomo psichico è solo esteriore, poiché i tre
tipi di uomo hanno sorti differenti; gli uomini materiali o ilici o coici sono comunque
destinati alla corruzione; gli spirituali invece sono destinati per natura all incorruttibilità,
indipendentemente dalla loro condotta, mentre gli psichici possono acquistare
l immortalità, anche se a un livello inferiore di salvezza rispetto agli spirituali, e sono
dotati di libero arbitrio. Pertanto , «il genere umano si divide in tre nature così: coico, psichico e
spirituale, come si divide in tre diramazioni la discendenza di Adamo (nel quale erano confluite
le tre nature) in Caino, Abele e Seth 16
»; a Caino (agricoltore ilico) cioè fanno capo gli
uomini coici, destinati a corruzione, ad Abele (pastore psichico) gli psichici, di sorte
intermedia, a Seth (generò un figlio) gli spirituali, che hanno il privilegio della salvezza. I
due tipi di uomo, psichico e spirituale infatti, entrambi di natura divina ma in misura
differente, che confluirono nell involucro materiale (l uomo coico o ilico) di Adamo (la sua
natura infatti è triplice e nondimeno unita , cfr. Adv. Val. 29,2) non sono trasmessi al genere
umano attraverso di lui con la generazione carnale così come è trasmesso l elemento ilico,
ovvero l anima. Le due componenti divine furono invece inserite nell uomo secondo il
volere di Sophia /Achamoth che opera per mezzo del Demiurgo, e quindi veicolate con la
generazione carnale nell uomo; questo spiega perché tutti gli uomini siano coici, solo
alcuni di questi psichici, e gli spirituali ancora meno degli psichici. Durante la vita terrena
poi, i tre tipi di uomo crescono come mescolati tra loro, e l elemento psichico resta
intimamente legato con quello spirituale fino alla consumazione, e solo allora avviene la
loro definitiva separazione; la sostanza spirituale infatti «è stata inviata giù nel mondo per
essere formata unendosi con l elemento psichico, educata insieme con esso nel ritorno 17
». Pertanto
la maturazione dell elemento spirituale (la Chiesa) disseminato nel mondo da Achamoth
nelle anime dei giusti dal principio fino ad oggi , avviene, come per Sophia , attraverso un lento
processo di formazione che culmina nella gnosi, cioè la presa di coscienza da parte dello
gnostico sulla propria vera essenza; gli psichici invece possono salvarsi solo se liberano il
15
Ireneo, Adv. Haer. I,5,6
16
Ireneo, Adv. Haer. I,7,5
17
Ireneo, Adv. Haer. I,6,1
14